Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL DILEMMA DI VOTARE O NON VOTARE? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Il dilemma di votare o non votare». I modi di reagire a esso sono sintomatici e prevedibili.

     ■ Per alcuni non bisognerebbe neppure parlare di tali cose. Politica ed elezioni non sarebbero temi per credenti.

     ■ Altri hanno usato l’occasione per dire tutto il male possibile dei propri politici, facendo di tutta l’erba un fascio, e usando tutto ciò come paravento per non andare a votare.

     ■ Altri ancora mostrano gli atteggiamenti e i pensieri tipici dei fautori dell’antipolitica, dell’anarchia e degli sfascisti, non mostrando nessun sentimento di gratitudine di poter vivere in una paese libero e democratico, a differenza di altri popoli, che volentieri cambierebbero con noi.

     ■ Ci sono coloro, che hanno apprezzato l’articolo e sono grati dei principi, che ho indicato.

     ■ Ci sono quelli, che hanno esternato le loro perplessità e la loro confusione riguardo a chi votare. Alcuni di loro hanno evidenziato che i criteri da me delineati restringono alquanto il campo di scelta, rendendola abbastanza difficile.

     ■ Infine, ci sono coloro, che non si sono mai posti questioni del genere, oppure non sono mai andati a votare.

     ■ Dalle risposte date, ho trovato conferma delle tre categorie reattive alla questione elezioni e voto: ▪ 1. Gli ingenui (analisi semplicistiche, spesso associate alla non conoscenza reale dei fatti o a grandi approssimazioni); ▪ 2. I massimalisti (bianco e nero; mondo e politica dal diavolo); ▪ 3. I fatalisti apocalittici (tutto è già deciso; l’anticristo sta già tramando, usando i politici).

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Equilibrio ricercato

2. Confusi e sfiduciati

3. Quelli del non-voto

4. L’antipolitica

5. I catastrofisti

6. Antipolitica fatalista

7. Voterò, ma...

8. I delatori

9. Tornerò a votare

10. Perché il tema?

11.

12. Autori vari

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Equilibrio ricercato}

 

Nicola Carlisi: Sono d’accordissimo con te, caro «Martella»! Rispetto e sottomissione alle autorità della propria nazione è un ordine di Dio (Rom 13,1.7); pregare per le autorità stabilite per i governanti è cosa accettevole a Dio (1 Tim 2,2,4). Quindi, votare con discernimento. {16-01-2013}

 

Antonio Romanelli: Io sono del parere che comunque bisogna andare a votare; bisogna «perdere» un po’ di tempo nell’ascoltare i programmi. E poi concordo con il fratello Nicola Martella: bisogna scegliere i meno peggio e, come c’insegna la Bibbia dal VT al NT, preghiamo per le autorità. (Ger 29,7; 1 Timoteo 2,1-2). {16-01-2013}

 

Samuele Maodda: Sono d’accordo! Bravo Nicola. Ma da dove le escono certe «dottrine»? Dalla borsa di Mary Poppins? {16-01-2013}

 

Nicola Martella: Sembra che ci siano almeno tre «borse» (o «cilindri»): quella dell’ingenuità (male informati; votare fa parte del «mondo»), quella del massimalismo (tutto bianco o nero, pieno o vuoto, tutto o niente) e quella del fatalismo escatologico (tanto è già scritto tutto, ed è tutto un complotto dell’anticristo).

     Poi, esiste il realismo biblico, quello ad esempio del Sal 37,23 (esistono persone oneste, che piacciono a Dio), di Ger 29,7 (bisogna cercare il bene della polis [da cui «politica»], poiché da esso dipende il proprio bene!) e di 1 Tm 2,1s (pregare per le autorità [che allora non si potevano scegliere!] «affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta devozione e dignità»).

 

Giovanni Samperi: Il cristiano non dovrebbe «appartenere» per partito preso a nessun gruppo politico, ma valutare la condizione del momento per il bene del paese, dando priorità (proprio perché siamo cristiani) alla morale comune, all’etica, alla serietà e all’integrità dimostrata dai singoli rappresentanti e dopo ai programmi, che il partito intende svolgere (sempre che non vadano contro quanto detto prima). Essere apolitici, non significa dunque non andare a votare o non informarsi di quello, che succede in politica, votare è un dovere e anche un diritto. Vero è che la scelta è veramente difficile. {16-01-2013}

 

Davide Forte: Giovanni Samperi, concordo con te. Se abbiamo il timore dell’Eterno, Egli non mancherà di guidarci nelle scelte. «Chi è l’uomo che tema il Signore? Egli gl’insegnerà la via ch’egli deve eleggere» (Salmi 25,12). {16-01-2013}

 

Michela De Rose: Anni fa un credente di passaggio diceva: Meglio un governo mal gestito che un paese senza un governo, che sarebbe anarchia totale. Votare è un mio diritto; per questo diritto sono stati fatti anni di lotta dalle generazioni precedenti. Perché rinunciare, per poi lamentarsi su chi ha vinto? È vero, sono un po’ confusa su chi votare, ma dopo aver letto il tuo commento, farò le mie valutazioni. {17-01-2013}

 

Gianni De Pasquale: Votare è un atto politico. Dalla politica dipendiamo per una convivenza civile. Nonostante gli allarmismi, è ancora possibile un quieto vivere. Per noi credenti questa è una benedizione, che va colta come tempo favorevole. {17-01-2013}

 

Antonio Nappo: Se Dio vuole il bene della città e ha stabilito un tipo di governo per essa, dobbiamo ubbidire e andare a votare. Resta il dilemma: per chi votare? Poiché tutti, per anni, hanno dato prova d’inefficienza, vuol dire che ci affideremo a Dio e sceglieremo, quello che reputiamo il male minore. Dio ci assista... {18-01-2013}

 

Massimo Galante: Bisogna votare. Chi non ha nessuna preferenza, può comunque votare scheda bianca. Bisogna comunque votare, dare a Cesare quello, che è di Cesare! {18-01-2013}

 

Liliane Vitanza-Hoffer: Premetto che in ogni nazione si trovano «cittadini del cielo», che boicottano il loro diritto civile, per il quale tanti sono morti. Viviamo su questa terra, in una nazione, dove Dio ci ha messi, e dobbiamo ubbidire alle leggi del governo. Ma abbiamo anche diritti, quindi andiamo a votare.

     Ognuno dovrà rispondere davanti a Dio di quel, che ha fatto: se non ha difeso la giustizia, se non ha aperto la bocca o scritto nei giornali per denunciare, se non ha utilizzato i mezzi legali, che lo Stato gli dà per manifestare la volontà di Dio.

     Vorrei dirvi che è possibile come credenti essere attivi nella politica e cambiare qualcosa nel proprio paese. In Svizzera, in Francia, in Germania, esistono partiti formati da persone «nate di nuovo». Per non utilizzare le parole «cristiano» si definiscono in un altro modo, ma sono dei partiti composti unicamente di «credenti nati di nuovo», che hanno come obiettivo e programma la difesa dei valori giudeo-cristiani secondo la Bibbia. Potrei darvi tanti esempi pratici. Il fatto di avere un partito da proporre ai membri delle chiese, è l’alternativa al gioco sporco di certi candidati. Io personalmente mi sono messa in lista per le elezioni del Consiglio Nazionale in Svizzera. Ed è stato una spinta nella mia testimonianza verso gli altri.

     Concordo che in Italia la situazione sia abbastanza difficile per giudicare i candidati. Ma voglio darvi un piccolo consiglio, che ho ricevuto: Registrate un discorso televisivo di un candidato. Guardatelo senza il volume, poi ascoltatelo senza il video. Questo esercizio permette di capire tante cose che non vengono dette (cosiddette non-verbali).

     Ma per favore andate a votare, perché la situazione attuale dell’Italia è il risultato del non-voto dei credenti e della mancata ubbidienza al comandamento di Dio in 1 Timoteo 2,1. {19-01-2013}

 

Monica Mancuso Fabrizi: Leggo sempre i tuoi articoli con molto interesse. Stavolta sono spinta a scriverti per ringraziarti. Da quando si paventano nuove elezioni, oggi che leggo, è la prima volta che sento un figlio di Dio toccare l’argomento. È di oggi l’invito di mio marito e mio alla nostra chiesa locale, a pregare per responsabilità a espletare questo diritto-dovere, e per discernimento su chi votare. È fuori discussione se doverci andare o no. Ripassiamo, pregando, quali siano i doveri, che il nostro ruolo in questo mondo richieda; Dio ci darà grazia di capire. {19-01-2013}

 

Gianpirro Venturini: Il problema non dev’essere «votare» ma chi votare. Perché purtroppo nel nostro «povero» paese la conflittualità «ideologica» si è a mano a mano trasformata in conflittualità di «potere»; ciò non è buono né utile! L’obiettivo dovrebbe essere: la gestione o amministrazione della cosa pubblica con giustizia ed equità, come del resto recita anche la nostra Costituzione; ma questa è un’arte e una scienza conosciuta da pochi e praticata da pochissimi (per non essere totalmente pessimista). Quindi, bisogna votare non gli oltranzisti, non gli sfascisti, non gli irresponsabili, non coloro che approfittano del potere per interesse privato; non gli ideologi del «potere alle masse» (un falso storico), non i professionisti inconcludenti della politica, non i ciarlatani che sfornano fanfaluche e che sanno soltanto fare campagna elettorale. Se qualcuno si salva, votiamolo, magari «turandoci il naso», ma votiamolo! E poi preghiamo il Signore che li ammaestri nel fare il bene della nazione e del popolo tutto! {23-01-2013}

 

 

2. {Confusi e sfiduciati}

 

Anna Maria Maiore: Caro Nicola, arrivata alle voci: «Bisogna rifiutare di votare chi ha grandi interessi... Bisogna rifiutare di votare chi fa della politica il modo per risolvere i suoi problemi... Bisogna rifiutare di votare chi è sotto processo... Bisogna rifiutare di votare chi ha già fatto in passato grandi promesse, che non ha mantenuto... Bisogna rifiutare di votare gli estremismi... Bisogna rifiutare di votare chi vuole ribaltare radicalmente il sistema istituzionale... Bisogna rifiutare di votare coloro, che vogliono spaccare il Paese... Bisogna rifiutare di votare coloro, che incoraggiano solo gli egoismi di una parte del Paese», ecc. ecc., — io che sono sempre andata a votare, perché credevo giusto esprimere la mia preferenza a questo o quel partito o persona politica, oggi veramente non so chi devo votare, visto che il «sistema» è corrotto e non voglio esserne complice. Grazie comunque per il dibattito, molto interessante e reale. {16-01-2013}

 

Nicola Martella: Si afferma: «... oggi veramente non so chi devo votare, visto che il «sistema» è corrotto e non voglio esserne complice». Molti nel mondo cambierebbero volentieri con noi. Essi non hanno neppure la libertà di poter dire la loro opinione, pena grandi vessazioni o addirittura la morte. Vedo che Dio la pensa meglio di noi sulle persone (Sal 37,23). Quando Dio ingiunse agli esuli in Babilonia di cercare il bene della «città» (polis, da cui politica), poiché da esso dipendeva il loro bene (Ger 29,7), c’era lì una delle più grandi dittature, e i Giudei erano in gran parte servi dei Babilonesi. Non penso che qualcuno voglia cambiare con loro; tanto più tale principio vale per noi! Quindi, cerchiamo il bene della «città», della «cosa pubblica», scegliendo gli amministratori migliori, che conosciamo.

 

Gabriella Ciriaco: Sinceramente è davvero molto difficile al giorno d’oggi, votare il «male minore», c’è corruzione dovunque, i valori cristiani stanno completamente scomparendo, tra non molto si accetteranno i matrimoni tra persone dello stesso sesso e anche l’adozione di figli da parte loro. Ci sono partiti, che sembrano un’alternativa, ma in realtà nascondono di fondo un antisemitismo marcato. Come fare a trovare qualcuno da votare, senza pensare di andare contro la volontà di Dio? Che il Signore ci dia discernimento e sapienza. {16-01-2013}

 

Nicola Martella: Le cose, che tu elenchi, al tempo di Paolo e degli altri apostoli erano amplificati per cento, come minimo. Tuttavia, a qual tempo, la gente non poteva scegliersi i propri governanti. Anzi, esprimere la propria opinione poteva costare la testa, come accadde a Giovanni Battista.

 

Giovanni Sarruso: Se non si vota, si lascia la decisione agli altri. Capisco i delusi, ma almeno si può scegliere tra i partiti minori; se poi non raggiungono il minimo, per stare in parlamento, pazienza. {16-01-2013}

 

Agostino Ronzani: Ho letto con molto interesse il tuo intervento sul «non voto legalizzato», che gira in rete. Infatti, mi ero chiesto se la cosa fosse legale. Purtroppo siamo tutti sfiduciati dal comportamento dei nostri politici, che ci propinano tante belle parole, ma pochi fatti per il bene comune degli italiani. Come si vede sotto elezioni rispuntano tutti i vecchi soliti noti, che per il «nostro bene» scendono in campo con le solite idee irrealizzabili, vista la situazione difficile nella quale ci troviamo. Personalmente mi è difficile ricordarmi di loro nelle preghiere; so che devo farlo, ma non so a chi dare il mio voto. Tuttavia, hai ragione: non votare è peggio. Molti sono morti, per darci questo diritto-dovere. Il Signore ci guidi e ti benedica grandemente. {17-01-2013}

 

 

3. {Quelli del non-voto}

 

Teodolindo Durante: Ciascuno si senta libero nella propria coscienza di votare oppure no. Giudicare coloro, che si astengono, è carnale e offensivo. E ritengo anche una mancanza di rispetto verso i fratelli postare materiale politico in un gruppo cristiano, che esiste per condividere la Parola di Dio. {16-01-2013}

 

Nicola Martella: Se tu leggessi il mio intero articolo, ti accorgeresti che c’è una analisi biblica precisa. Poi, i cristiani biblici italiani non sono extraterrestri, ma fintantoché vivono sono cittadini di questa nazione. Quindi, di là da ciò, che uno farà (votare o non votare), riflettere su queste cose, è una cosa buona. In certe altre nazioni i credenti non possono scegliersi chi li governa, e sono perseguitati; da noi, grazie a Dio, questo è ancora possibile. Nell’articolo non faccio indicazioni di voto per una formazione politica, ma indico criteri per votare in modo rispettoso dei principi biblici.

 

Teodolindo Durante: Non condivido l’articolo e te ne ho spiegato pure le ragioni. Non mettete pesi sui credenti e non giudicate chi non vota, perché non è giusto nei loro confronti. Quello, che ho letto, è stato sufficiente per comprendere il giudizio su coloro, che si astengono dal voto. Chi vota non pecca, e chi si astiene nemmeno. {16-01-2013}

 

Nicola Martella: Dove ho «giudicato» espressamente in esso chi non vota? Chi si astiene di votare, non pecca. Tuttavia, non votando, vota automaticamente la maggioranza, che uscirà dalle elezioni, che gli piaccia o no.

 

Teodolindo Durante: Ognuno ha le sue opinioni in merito al voto sì, o voto no. E sicuramente può esprimere il proprio punto di vista negli spazi adatti e personali. Per quel che riguarda la responsabilità di non votare, io ringrazio Dio di non aver votato, almeno non mi sono reso partecipe delle leggi inique, che hanno fatto e di tutto il resto, che è davanti agli occhi di tutti. Del resto ho votato dei referendum, che ritenevo giusto intervenire, per evitare il peggio.

     Io nella Bibbia non vedo nessun apostolo parlare di politica o impicciarsi delle cose del mondo, ma hanno parlato solo di Dio e dell’osservanza delle leggi di Dio e della società non in contrasto con quelle di Dio.

     Non votando, non si rendono responsabili delle azioni, che compiranno coloro, che andranno al governo di qualsiasi colore siano. Il nostro primario dovere secondo Dio è di pregare per tutti i governanti e le autorità. Perché il nostro combattimento non è contro carne e sangue, ma contro le podestà e i principati e i dominatori di questo mondo di tenebre. Gesù, quando lo volevano fare re, avrebbe potuto accettare e così dire: adesso potrò mettere le cose a posto; ma così non fu! Gesù andò via dicendo: il mio regno non è di questo mondo. E questo vale anche per noi. La nostra politica è il cristianesimo. È scritto: non v’impacciate nelle cose di questo mondo; il credente non deve impicciarsi nella politica e tanto meno patteggiare per un qualsiasi colore politico vigente. Ma deve saper riconoscere la sua posizione super partes ed essere sale e luce del mondo. Lascia al mondo scegliersi i loro rappresentanti, noi dobbiamo predicare solo l’Evangelo e ubbidire alle leggi secondo la Parola Dio, cioè le leggi che non contrastano la volontà del Signore. {16-01-2013}

 

Nuccia Trovato: Io non voto nessun ipocrita! Sono tutti uguali, quelli che presiedono! Credo solo in quelli che, pur avendo buone intenzioni, li fanno soccombere! Perché i potenti sono tutti mafiosi! E non sono uomini secondo Dio! Quelli che ci furono, li eliminarono: i Kennedi, Luter King e altri.

 

Nicola Martella: Questo era proprio l’atteggiamento di certi credenti agli albori del fascismo e del nazismo. Poi, venne il gran male e avvennero deportazioni di massa, lager e forni crematori per ebrei, dissidenti, minoranze varie e per handicappati. Poi, i cristiani stessi furono angariati dal regime. La colpa è sempre degli altri. Certi cristiani massimalisti non hanno soltanto il diritto di «cittadinanza nei cieli» (cosa positiva), ma vivono come extraterrestri sulla terra (cosa negativa). A loro non interessa se la nave affonda, sebbene siano nella stessa barca. Tali persone sono solo da commiserare. Come ho già ricordato nell’articolo, la Bibbia parla diversamente: «Costruite case e abitatele; piantate giardini e mangiatene il frutto; prendete mogli e generate figli e figlie; prendete mogli per i vostri figli, date marito alle vostre figlie perché facciano figli e figlie; moltiplicate là dove siete, e non diminuite. Cercate il bene della città, dove io vi ho fatti deportare, e pregate l’Eterno per essa; poiché dal bene di questa dipende il vostro bene» (Ger 29,4-7).

     Al tempo di Geremia e di Paolo, i cristiani non potevano eleggersi i propri governanti, per scegliersi i migliori e i più onesti. Inoltre, anche tra quelli, che governavano l’impero romano, c’erano cristiani; essi sono chiamati «quelli della casa di Cesare» (Fil 4,22).

     In tutto il mondo ci sono credenti, che Dio ha chiamato ad amministrare la «cosa pubblica» e concorrono da politici e amministratori al bene del loro Paese e a contrastare il male. Solo in Italia c’è tale dualismo e manicheismo.

     Vedo una certa confusione dottrinale. Gesù ha rifiutato d’essere re, poiché non era il suo tempo allora, essendo venuto per essere il Salvatore. Inoltre, non è mai scritto: «Non v’impacciate nelle cose di questo mondo», ma è scritto: «Uno che va alla guerra non s’immischia in faccende della vita [civile], se vuol piacere a colui, che lo ha arruolato» (2 Tm 2,4), intendendo che il soldato si concentra sul suo compito, come fa l’atleta (v. 5) e il lavoratore (v. 6). Quindi non c’entra nulla con il voto.

     È un atteggiamento semplicistico, per non dire altro, credere che bisogna essere sale e luce dappertutto, tranne che in parlamento, lasciando questo campo agli altri, magari proprio alle forze contrarie all’Evangelo. Se si mandano lì le persone migliori, è meglio per tutti, tanto più se sono timorate di Dio e oneste.

     Inoltre la Parola di Dio non serve soltanto per evangelizzare, ma anche a «riprendere, a correggere, a educare alla giustizia» (2 Tm 3,16). Ciò può avvenire dovunque, anche nel parlamento da parte di uomini timorati di Dio; ma bisogna sceglierli e mandarli col voto.

 

Teodolindo Durante: Io so solo una cosa, che ognuno deve render conto alla propria coscienza secondo Dio. E sinceramente per quel che mi riguarda, non me la sento di contribuire a dare una poltrona a coloro, che sono ottenebrati e fanno leggi contrarie alla volontà del Signore. Quindi, ognuno si assuma le proprie responsabilità davanti a Dio e agli uomini. {16-01-2013}

 

Nicola Martella: Sei libero di fare ciò, che ritieni più opportuno. Il mio intento è di far riflettere e discutere. Poi, chi crede di avere una coscienza, la usi al meglio. Ti ricordo solo che anche Pilato aveva una coscienza e, quando dovette prendersi le proprie responsabilità, preferì lavarsi le mani. E per di più accettò che la massa scegliesse Barabba, un ladrone. Anche questa è una soluzione. Tuttavia, anche di ciò bisognerà rendere conto. Chi sta sulla stessa nave e se ne disinteressa, poi non si lamenti, quando essa si sfascerà per incuria o contro qualche scoglio, perché ha fatto eleggere da altri chi la guida.

Salvatore de Stefano: Non essendo ideologizzato, sono stato candidato una dozzina di anni fa in una lista civica sul XIII Municipio [di Roma], e sono risultato tra i più votati, in virtù del mio impegno sociale sul territorio nell’ambito delle comunità di accoglienza; ma poiché la lista non ha superato il quorum, è stata esclusa. Il popolo abbagliato dalle scintillanti promesse, ha pensato bene di schierarsi sui due grandi blocchi di centro destra e centro sinistra. Successivamente, anche se non in maniera diretta, mi sono trovato impegnato in ambo gli ambiti a seguito di un impegno consociativo urbanistico. Conosco perfettamente le dinamiche, che muovono la politica, e sono motivati prevalentemente dal profitto personale. Certo la speranza è l’ultima a morire, nell’attesa che si candidi gente «onorevole», secondo il concetto biblico, rimango della seguente opinione: «La legge prevede la possibilità di rifiutarsi di votare e metterlo a verbale!».

 

Nicola Martella: Quelli, che propugnano di rifiutarsi di votare e di farlo metterlo a verbale, preparano la via, coscienti o incoscienti, ai superbi e, non per ultimo, ai prossimi (s)fascisti. Non condivido tale via. Chi destabilizza la nave, affonda con essa. Essendo tu di estradizione ebraica, dovresti temere ogni empasse istituzionale, sapendo che cosa hanno prodotto la confusione politica e l’ingovernabilità: l’avanzamento del fascismo e del nazismo con tute le loro conseguenze.

 

Salvatore de Stefano: Condivido la tua preoccupazione, che non mi lascia indifferente, ma faccio questa citazione: «Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere»; e non si può lasciare la nave in mano a una classe politica di pirati. Comunque, non credo che corriamo rischi dittatoriali, siamo già usciti indenni dai comunisti italiani che volevano farci diventare una colonia sovietica. Sono convinto invece, che una significativa partecipazione, incoraggerebbe le persone onorevoli di autentica vocazione politica a venire allo scoperto; e secondo me, non aspettano altro che vedere un popolo, che si sbarazza dai predatori. Molte persone perbene si candiderebbero in politica, ma sono scoraggiate poiché affermano, a ragione, che verrebbero inghiottite inesorabilmente dall’attuale sistema politico malsano. {18-01-2013}

 

 

4. {L’antipolitica}

 

Michele Cirillo: Partendo dal fatto che non c’è nessun giusto, neppure uno, affermo a parte questo che i nostri politici non appartengono a nessun partito, sono solo dei delinquenti. Ecco, a questo punto, ti dico che non andrò a votare! {16-01-2013}

 

Nuccia Trovato: Sarebbe stata difficile la scelta tra due ben di Dio, ma non è difficile, quando non c’è nessuno, che pratichi la giustizia. {16-01-2013}

 

Giovanni Samperi: E che facciamo, ce ne andiamo a vivere sui monti? Poi ai nostri figli cosa diciamo, che abbiamo fatto fare le scelte ai non-cristiani e il mondo si è perso? Si perderà lo stesso, ma almeno proviamoci a dargli una direzione mezza passabile. Non mi chiedere chi: non lo so. {16-01-2013}

 

Nicola Martella: Che non ci sia «nessun giusto, neppure uno» è un’affermazione soteriologica, presa dall’AT. Non dobbiamo mischiare capre e cavoli. Le persone oneste esistono, e cioè anche fra i politici, ed esse sono gradite al Signore. In caso contrario, il Salmista non potrebbe dire: «I passi dell’onesto sono guidati dall’Eterno; egli gradisce le sue vie» (Sal 37,23).

     Coloro che usano generalizzazioni e qualunquismo, invece di frenare il male, preparano il terreno al prossimo sfascismo, a cui segue poi il prossimo fascismo. Chi pensa che oggi viviamo nel mondo peggiore in Italia, non conosce la storia né sa quanto si stia peggio nel mondo oggi.

 

Andrea Parimbelli: Proprio perché la maggior parte dei nostri politici sono delinquenti, è opportuno votare; ora l’alternativa valida c’è ed è *** [N.d.R. suggerimento eliminato]. Non è più tempo di astenersi o si diventa corresponsabili dello sfacelo imminente, a cui l’Italia è già votata, proprio per la scarsa partecipazione e il disinteresse del popolo. {16-01-2013}

 

Nicola Martella: Sono d’accordo con le analisi, ma non con le soluzioni. Avevo chiesto di non fare nomi di persone, partiti e coalizioni, ma di discutere sui principi. Atteniamoci a questo per favore.

Stefano Bazzini: Chi ha il dubbio di non andare a votare «per protesta», secondo me merita di perdere il diritto di voto per sempre. I Partigiani hanno dato la vita per la libertà di voto e di espressione, e questi si permettono di «protestare». Non vanno bene i partiti attuali? Si impegnassero in prima persona per partecipare e cambiarli. Ma i pecoroni preferiscono belare. {16-01-2013}

 

 

5. {I catastrofisti}

 

Salvatore Paone: Il vero dilemma non è tanto se votare o non votare, ma a chi votare, visto la catastrofica situazione politica. Non vorrei demonizzare, ma la triste realtà è questa; a oggi personalmente non vedo nessuno partito favorevole, con questo sicuramente non è un inno a non votare, ma è piuttosto un inno a riflettere bene a chi dare il nostro diritto di voto. {16-01-2013}

 

Nicola Martella: Rispondo qui in generale un po’a tutti coloro, che già mi hanno scritto. L’Italia ha visto tempi peggiori e più confusi dei nostri attuali. La presunta mancanza di alternative credibili, a cui alcuni si appellano, potrebbe essere interpretata anche come pigrizia mentale a informarsi, per scegliere quanti si ritiene essere più degni o almeno meno peggio. La ricerca del «bene della città» (polis, da cui politica) o della «cosa pubblica» (res publica) dovrebbe starci a cuore, poiché dal suo bene, dice Dio, dipende il nostro (Ger 29,7). Anche fra i politici ci sono persone oneste, che vogliono il bene del Paese. Chi crede che i politici siano tutti corrotti o pensino soltanto agli affari loro, è ingiusto, malinformato, dà man forte all’antipolitica, fa maldicenza o non comprende nulla di politica. Le colpe sono sempre personali; la Parola c’ingiunge di giudicare con giusto giudizio. Le persone oneste esistono anche fra i politici ed esse sono gradite al Signore. «I passi dell’onesto sono guidati dall’Eterno; egli gradisce le sue vie» (Sal 37,23).

 

Salvatore Paone: Sono convinto e concordo con te che ci sono politici onesti e che vogliono fare tanto per il popolo, perdonatemi. Non è per far polemica, ma il punto è: Cosa c’è ne facciamo dei politici onesti, quando poi, quelli marci hanno sempre voce in capitolo? Sono anni che L’Italia con la politica si porta dietro un debito pubblico pari a 700 miliardi di euro. Il vero problema della politica Italiana sono le banche, per prima quella Nazionale. Essa presta soldi allo Stato con il 7% d’interessi, figuriamoci a noi. {16-01-2013}

 

Nicola Martella: Argomentare col pressapochismo è un pericoloso boomerang. A parte il fatto che il debito pubblico al novembre 2012 era a 2.020,668 miliardi di euro, che cosa c’entrano ora le banche con le prossime elezioni? Siamo chiamati a eleggere i membri del governo e del parlamento, non il consiglio d’amministrazione delle banche. Inoltre, non comprendo come la Banca d’Italia presti i soldi allo Stato al 7%, quando esso finanzia il debito pubblico con interessi attuali, che nel gennaio del 2013 sono allo 0,864% per l’annuale (rendimento medio ponderato), all’1,85% per il triennale (rendimento lordo), al 4,1% per il decennale e al 4,805% per il quindicennale (rendimento lordo). Quando si riportano delle cifre, si fa sempre bene a informarsi al meglio, altrimenti i propri argomenti diventano inconsistenti, oltre a fare brutte figure; poi, bisogna chiedersi se tutto ciò abbia un’attinenza diretta col tema in corso.

 

Pietro Calenzo: Concordo con l’analisi di Salvatore Paone, quando afferma una verità accertata: fra gli ultimi governanti ve ne sono stati alcuni, che hanno chiaramente favorito lobby bancarie (e personalmente aggiungo, addentellate a volte in maniera palese con massoneria e poteri clericali). {16-01-2013}

 

Salvatore Paone: Vedo che sono catalogato tra i «catastrofici», politicamente parlando. È ovvio che il mio discorso non va inteso che la politica dal dopo guerra a oggi è rimasta tale. Al contrario, dobbiamo dare merito ad alcune leggi fatte per la libertà di religione, per la democrazia, «per il vivere e lascia vivere», per essere stati inseriti in una comunità europea, con i pregi e difetti, che comunque siamo un paese molto noto nel mondo per la nostra cultura basata sul lavoro e sull’istruzione. È pure vero che per mantenere parte di questi requisiti ci vuole temperamento, unanimità e legalità. Purtroppo negli ultimi anni, siamo caduti economicamente troppo in basso, per via della crisi mondiale, per via delle banche, per via degli evasori fiscali, per via della mala politica, per via delle organizzazioni criminali. Insomma, per tanti motivi, ci ritroviamo oggi con un grande punto interrogativo: a chi darò il mio voto? Sicuramente al male minore, ossia a chi ha nei progetti il popolo. {18-01-2013}

 

Nicola Martella: Questo contributo è molto più sobrio ed equilibrato. È un gran passo in avanti in una analisi oggettiva e salutare.

 

Salvatore Paone: Vedi Nicola, purtroppo viene anche il nervoso ogni tanto, quando vedi delle ingiustizie. In ogni caso confidiamo nel Guardiano delle nostre anime: Gesù Cristo. {18-01-2013}

 

 

6. {Antipolitica fatalista}

 

Scandizzo Manuele: Prendendo come base i criteri da te elencati per andare a votare con la coscienza pulita, sentire di non aver favorito questo o quel politico corrotto di turno, credo che non si possa votare nessun partito; infatti, i nuovi, che reclamano un cambio, non li conosciamo e, come dici tu, la loro ricetta è magari più amara di quella precedente; i vecchi invece li conosciamo benissimo e continuare con loro sarebbe come lasciarsi morire a poco a poco senza la voglia di reagire!

     A questo punto penso che non voglio portarmi questo «peso», e lascio che Cristo se ne faccia carico! Quindi, ho deciso di seguire il consiglio di Proverbi 24,21-22, consapevole ormai che «i governi esistenti sono posti nelle loro rispettive posizioni da Dio», affinché si realizzi un disegno, che io non conosco e quindi voglio evitare di mettermi contro la sua disposizione (Rm 13,1-2)!

     So solo che il nostro regno non è di questo mondo (Gv 18,36) altrimenti sì che avremmo combattuto, e che andiamo incontro a tempi sempre più difficili, ma «tutte queste cose devono avvenire», affinché si realizzano le Scritture!

     L’unica cosa che mi sento di fare, è rivestirmi della armatura dell’amore, imbracciare lo scudo della fede e proclamando la buona novella, resistere in aspettazione del Gran Giorno del Signore (Efesini 6,12-13)!

     È molto difficile contraddirti, questa volta però credo che tu debba rivedere la tua posizione, altrimenti per favore convincimi, ma con dei criteri che corrispondano alla realtà politica del nostro paese e dei partiti che vorrebbero rappresentarci! {16-01-2013}

 

Nicola Martella: Il mio compito è di presentare un problema con varie sfaccettature e di suggerire criteri per un’etica il più vicino possibile ai canoni morali della Scrittura. Non sta a me indicare agli altri quale partito e coalizione siano più degni degli altri, né suggerire agli altri che cosa fare in questo caso, sebbene io abbia alquanto le idee chiare. Il mio compito è di far aprire le menti dei cristiani biblici, aiutandoli a dialogare con sobrietà e rispetto.

     La «politica» ha a che fare con la polis «città», quindi con la «cosa pubblica» (res publica). Dio ingiunse agli esuli di cercare il «bene della città» in cui si trovavano, dipendendo dal bene d’essa il loro bene (Ger 29,7). Ci sono certo tanti modi per cercare il «bene pubblico»; tuttavia, uno d’essi è impedire ai (più) malvagi di salire al potere.

     Le rivelazioni escatologiche su ciò, che avverrà alla fine dei tempi, servono per metterci in guardia dal male, che verrà, e per consolarci (vittoria del regno di Dio), ma non erano pensate per creare in noi un atteggiamento fatalista nell’oggi.

     A quelli che vogliono delegare a Dio o a Cristo le cose, ricordo che Egli non accetterà, poiché ha demandato ai credenti di fare il loro dovere; perciò, dove i credenti possono scegliere, viene detto loro: «Giudicate voi» (Lc 12,57; cfr. 1 Cor 5,12s; 10,15); e anche: «Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita!» (1 Cor 6,3). In Proverbi 24,21s non ho trovato ciò, che si afferma. Al contrario si afferma riguardo al Signore e al re che «improvvisa sorgerà la loro vendetta». Quindi l’autore non concepiva un dualismo, un fatalismo o un manicheismo. Anche Romani 13,1ss non suggerisce una via della passività fatalista, ma un atteggiamento positivo e attivo. In Giovanni 18,36 non è scritto che «il nostro regno non è di questo mondo», ma in quel momento non era quello di Gesù; Egli non rinunciò al suo essere re (Mt 27,11; Gv 18,37) e al suo regno proprio su questa terra (Ap 11,15). Inoltre è strano che si voglia rivestire l’armatura per combattere (Ef 6,12s), ma si voglia lasciare il campo proprio nel parlamento alle forze peggiori. Lì come altrove, deve valere questo principio della lotta: «Le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti nel cospetto di Dio a distruggere le fortezze; poiché distruggiamo i ragionamenti e ogni altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio, e facciamo prigioniero ogni pensiero, traendolo all'ubbidienza di Cristo» (2 Cor 10,4s).

     Nei tempi biblici, i credenti non avevano possibilità di scegliersi i propri governanti; grazie a Dio, oggigiorno abbiamo tale possibilità e possiamo contribuire a mandare a casa coloro, che hanno rubato o fatto solo i propri interessi.

     Nel mondo ci sono tanti credenti, che cercano il bene della loro polis, impegnandosi in prima persona nella «cosa pubblica» a diverso titolo e modo. Se il male e i malvagi sono stati frenati e puniti, è stato anche merito loro. Come credenti dobbiamo essere sale e luce in ogni ambito, dove Dio ci pone. L’alternativa è l’ascetismo, il massimalismo e il manicheismo. Per chi non ha da Dio una chiamata a servirlo nella «polis», impegnandosi nella «cosa pubblica», usi almeno il suo impegno civile, anche nel votare le persone più degne, che conosce, o almeno quelle, che egli ritenga essere il male minore.

 

Paolo Biticchi: Caro Nicola, chiunque andrà a governare, penserà soltanto per se stesso. Credo che ne abbiamo avuto le prove, e che prove. {19-01-2013}

 

Nicola Martella: Mi permetto di dissentire. Non andando a votare o mandando coloro, che hanno forti interessi economici (conflitto d’interesse), si favorirà certamente coloro, che penseranno specialmente a se stessi. È di ciò, che abbiamo avuto sufficienti prove, facendo leggi a personam. Conservare il bene comune, che abbiamo, e favorire un maggiore e diffuso bene comune, è un traguardo non trascurabile come cittadini, figuriamoci poi come credenti (1 Tm 2,1ss).

     Le ricette di alcuni santoni massimalisti e quelle dei cattivi maestri fatalisti e apocalittici, che insegnano ad astenersi dal voto e dalla partecipazione al bene comune, consegnano il Paese nelle mani peggiori, rendendo i credenti complici dei malvagi, che verranno. Così fu agli albori del nazi-fascismo, così può ancora succedere.

 

Paolo Biticchi: Come hai ben citato 1 Timoteo 2, Nicola dovresti citare anche Romani13,1. Poi, se tu voti per Tizio, ad esempio, hai fiducia, cioè credi in Tizio, avendo fede in lui. E dato che io rifuggo dal credere agli uomini, quindi non andrò a votare, confidando sulla magnificenza e sapienza del Signore e non su quella degli uomini. {19-01-2013}

 

Nicola Martella: Romani 13,1ss non sta in contraddizione col resto, ma corrobora il quadro; per altro ho già trattato tale brano. Al tempo di Paolo, non ci si poteva scegliere i propri governanti, ed essi agivano spesso a loro arbitrio, più che oggi accade. Le clientele politiche le avevano inventate i Romani.

     Inoltre, la fede (= fiducia in Dio) è una cosa, il fatalismo religioso è bel altra cosa; e questo che i santoni massimalisti e gli integralisti confondono. Anche a coloro, che confidano nella sapienza del Signore, viene detto nel NT: «Giudicate voi!» e cioè con «giusto giudizio» (cfr. Lc 12,57; 1 Cor 6,3; 10,15). Il voto politico e amministrativo è proprio questo.

     Dio non toglierà questa incombenza ad alcun credente, che si adagi su un comodo cuscino del fatalismo religioso. Questo era, ad esempio, l’atteggiamento di Ester; ma Mardocheo bel le mandò a dire: «Non ti mettere in mente che tu sola scamperai fra tutti i Giudei, perché sei nella casa del re. Poiché se oggi tu ti taci, soccorso e liberazione sorgeranno per i Giudei da qualche altra parte; ma tu e la casa di tuo padre perirete; e chi sa se non sei pervenuta a essere regina appunto per un tempo come questo?» (Est 4,13s).

     Dio non necessita di seguaci fatalisti, ma di quelli, che fanno il loro dovere in verità e giustizia, prendendosi le proprie responsabilità. Valga qui anche questa parola: «Esaminate ogni cosa e ritenete il bene; astenetevi da ogni specie di male» (1 Ts 5,21s).

 

Paolo Biticchi: È tutto giusto, Nicola. Però, sono persuaso in quello, che ho scritto, e non per avere letto, sentito o visto una qualsiasi tesi o persona, ma è soltanto una mia convinzione personalissima e opinabilissima. Io ho fiducia soltanto nel Signore, accettando gli eventi, ringraziandolo e cercando di non mettendomi mai in contrasto con la sua volontà, che tu chiami fatalismo. I tempi sono cambiati da Paolo, ma Dio rimane lo stesso. {19-01-2013}

 

Nicola Martella: Ai credenti biblici non è mai comandato di subire la storia e i suoi eventi, ma di trasformarli mediante la forza della fede e la grazia di Dio. Allora, con la forza del Signore, i luoghi desolati possono diventare giardini (Ez 36,34ss). I credenti dovrebbero essere sale e luce dappertutto; quelli, che il Signore chiama, dovrebbero esserlo anche in politica, agendo in modo esemplare per il bene del Paese. Solo in Italia un certo fatalismo consegna tutto nelle mani degli altri, spesso anche dei malvagi e degli affaristi, e si ritira in contemplazione. Eppure al tempo di Paolo c’erano credenti anche fra «quelli della casa di Cesare» (Fil 4,22).

 

Guerino Boscariol: Potremmo anche senza disubbidire al dovere sociale, andare a votare ma annullare la scheda, lasciando a Dio il compito di guidare le cose secondo la sua volontà! Inoltre, non dimentichiamo, come giustamente ci consiglia la Scrittura, di pregare per i governanti del Paese. {19-01-2013}

 

Nicola Martella: Tale atteggiamento si chiama fatalismo, non fede biblica, anche se ha una tale apparenza. Nelle scelte, a cui siamo chiamati, Dio non ci toglierà l’onere di scegliere, ma vuole che lo facciamo secondo il buon senso e in armonia con la sua volontà. In tali cose Dio non dice: «Lasciatemi giudicare», ma la Parola afferma: «Giudicate voi!».. Ecco un paio di esempi.

     ● «E perché non giudicate da voi stessi ciò, che è giusto?» (Lc 12,57).

     ● «Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita!» (1 Cor 6,3).

     ● «Io parlo come a persone intelligenti; giudicate voi di quello, che dico» (1 Cor 10,15).

 

 

7. {Voterò, ma...}

 

Omar Stroppiana: Grazie per questo articolo che, se non altro, aiuta a riflettere sulla questione in maniera biblica e seria. Mi permetto solo una battuta: leggendo l’elenco che comincia con «Bisogna rifiutare di votare chi...», diciamo che il campo delle possibili scelte si restringe di parecchio. {16-01-2013}

 

Guerino De Masi: Ho la stessa riflessione di Omar! {16-01-2013}

 

Nicola Martella: A me l’onere di stimolare la riflessione, a voi l’onore di accendere le sinapsi, di riflettere, di formulare pensieri fecondi, di contribuire e d’interagire con sobrietà e verità. Io vi ho dato alcuni criteri per mettere a fuoco l’oggetto, a voi il compito di usare al meglio il vostro binocolo. In tutti i tempi ci sono state persone «dabbene» o oneste, che Dio gradisce (Sal 37,23) e che hanno cercato il bene della città (polis) o della «res publica». Se così non fosse stato, oggi noi saremmo nella piena barbarie, ma non è così; facciamo sì di conservare il bene della «città», poiché da esso dipende il nostro bene, fintantoché viviamo (Ger 29,7).

 

Adolfo Monnanni: Mi sembra che in ogni partito c’è qualcosa da rifuggire; ma, non potendoli cambiare, il male minore è una discreta scelta. {16-01-2013}

 

Pietro Calenzo: Ci sarà qualche politico, meno peggio degli altri. Personalmente voterò, anche se sono persuaso che rappresentanti del popolo veramente cristiani biblici avrebbero vita breve. Concordo ovviamente nel pregare per le autorità, anche se confesso che a volte non mi viene facile.

     Concordo con l’analisi del fratello Nicola Martella, anche se il ventaglio delle possibili scelte, non è molto incoraggiante. {16-01-2013}

 

Pierluigi Prozzo: Ho letto il tuo articolo, e difficilmente non si può condividerne il contenuto. Mi chiedo solo una cosa, riguardo i tuoi consigli su chi sicuramente non si deve «votare», vale a dire: chi rimane dunque? {18-01-2013}

 

Nicola Martella: Ci rimangono molte persone degne e oneste o, detto diversamente, quelle meno peggio degli altri. Ci sono politici, che non hanno carichi pendenti, non sono sotto inchiesta, non hanno sperperato i soldi dello Stato, né si sono arricchiti indebitamente, usando il loro «peso» politico. Inoltre, non hanno fatto leggi ad personam, né hanno un conflitto d’interesse fra politica e finanze. Infine, bisogna diffidare da chi vuol vendere libri dei sogni, per poi non realizzarli e dare la colpa a qualcosa (congiuntura mondiale) o a qualcuno (sistema, partner politico, gli altri). Conviene, quindi, informarsi.

 

Fortuna Fico: Sai, Nicola, io non penso che il credente non debba votare, ho sempre combattuto per questo; noi facciamo parte di un sistema, nel quale dobbiamo poter esprimere le nostre preferenze. Ma credimi, questa volta sono in seria difficoltà: io voglio andare al voto, ma non so in questo momenti quale sia «il male minore». Conosci il gioco delle tre carte? Ebbene le tre carte sono sempre le stesse; le hanno un po’ mischiate, ma sono sempre quelle. E il nuovo? Ciarlatani urlanti e volgari! {18-01-2013}

 

Nicola Martella: Capisco, se le cose possono apparire così, specialmente se non si segue dappresso la politica e non ci si informa. Allora, tutto può apparire uguale; ma le cose non stanno così. In ogni modo, già non consegnare il paese agli (s)fascisti di turno e conservare il bene, che abbiamo, è buona cosa. A star peggio c’è sempre tempo. Altri, nel mondo, cambierebbero volentieri con noi.

 

Giovanni Savino: Io andrò a votare, anche se non con grande entusiasmo. Però prego il Signore che prima o poi susciti dei William Wilberforce nel nostro governo, che lottino per arginare la deriva morale e di principi, a cui stiamo assistendo attualmente. {19-01-2013}

Omar Stroppiana: Sceglierò persone, che abbiano almeno un programma adeguato ad affrontare la delicata situazione del paese, ma anche una condotta morale e civile, che non favorisca il peccato, esprimendo aperto disprezzo verso Dio e verso i valori biblici in cui, come credente, mi riconosco. {19-01-2013}

 

Siena Gianni: Personalmente non ho mai avuto dubbi: il voto è un diritto-dovere costituzionale. Sarebbe una buona occasione per mandare un messaggio chiaro, non votando i leader storici dei partiti: quelli che per vari motivi sono all’origine dello sfascio dell’Italia. Essi dovrebbero prendere seri provvedimenti contro i loro amici, che succhiano denaro pubblico e dovrebbero votare leggi e provvedimenti volti a riavere indietro i soldi rubati all’erario negli ultimi venti o trent’anni da evasori e sperperatori del pubblico denaro. Ma so, purtroppo, che una bandiera rosso «ematico», verde «prealpino», azzurro «calcistico», fa andare in visibilio la stragrande maggioranza degli elettori, come caproni in estro! E di questi ultimi, unitamente alla mentalità «pecorona» della massa, che non chiede la restituzione del maltolto ai suoi beniamini politici, c’è poco da sperare. Andare a votare? Sì, potrebbe essere necessario, se uno chiede di partecipare a un concorso, chiedono l’adempimento del dovere del voto. E poi, come ho detto, si può sempre mandare «messaggi» ben precisi; speriamo che l’elettorato si svegli! {23-01-2013}

 

 

8. {I delatori}

 

N.d.R.: Il lettore ha postato su un gruppo comune due immagini, che qui per spazio e decoro non posso riportare. Mi limito a descriverle.

 

Salvatore Paone: Votateli pure questi parassiti. [È allegata un’immagine, che mostra un collage variegato di politici, mentre fanno la pennichella, presumibilmente fra una sessione e l’altra della Camera e del Senato. Al centro c’è un’immagine di Totò e la sua famosa scritta: «E io pago!».]

 

Nicola Martella: Riguardo a tale collage di foto valga quanto segue: non so se sia giusto (a parte l’aspetto comico) giudicare un uomo (o degli uomini) dalla pennichella, che fa. Non è questo a rendere i politici dei «parassiti». I fatti non sono avvenuti allo stesso tempo, né ciò dice alcunché sulla rispettabilità di tali singoli politici, sulla loro solerzia o pigrizia. L’importante è ciò, che sta prima o dopo tale pennichella, oltre alla somma globale dei loro atti. Anch’io mi faccio la pennichella, ma non per questo sono pigro. Eviterei tali luoghi comuni.

 

Salvatore Paone: Lì si fanno la pennichella e qui invece fanno ricreazione... ma svegliamoci per favore. [È allegata un’immagine, che mostra un collage variegato di politici, mentre sono intenti a usare i loro mezzi di comunicazione (telefonini, computer portatili, tablet e simili).]

 

Nicola Martella: Non condivido questo modo di fare. I cristiani biblici non dovrebbero associarsi a tali «giochetti» di collage di foto, prese da contesti e momenti diversi, per denigrare i nostri politici. Tali autori usano composizioni di bassa lega, fatte con immagini casuali, che minano la dignità di persone che non conoscono. Tutto ciò è deplorevole. Vorrei vedere che cosa penserebbero e farebbero essi, se gli altri fanno ciò di loro. Inoltre tutto ciò non ha nulla a che fare col tema in corso.

 

Salvatore Paone: Giochetti? Sono loro, che giocano alle nostre spalle, di noi e dei nostri figli. Quindi, i cristiani biblici devono rimanere impassibili dinanzi a tutto questo? E non parlo solo della foto. {17-01-2013}

 

Nicola Martella: Le armi del cristiano biblico sono le seguenti: 1. Pregare per le autorità; 2. Votare i politici migliori; 3. Convertire i politici; 4. Lavorare per una moralizzazione positiva della politica.

     L’amara alternativa è la seguente: il blocco delle istituzioni, il caos, la barbarie, la guerra civile e la dittatura.

 

 

9. {Tornerò a votare}

 

Guerino De Masi: Va bene, caro Nicola, credo che andrò a votare! Con fatica, devo ammetterlo, ma mi sono convinto di questa mia responsabilità e opportunità. Ironia della cosa, è che è stata la tua lista di suggerimenti su chi non votare a farmi riflettere, contrapponendomi un’altra lista, che rispondeva alla tua. Mi sono sorbito alcuni dibattiti di politici in tv queste sere; e, sì, credo che tornerò a votare. Il «bene della polis» lo trovo in pochissimi tra i candidati, ovviamente dalle mie interpretazioni, su quanto vanno promettendo.

     Credo che capirai anche quanto mi sento direttamente condizionato dal fatto che lavoro in proprio come artigiano. La mia lista per chi non votare include, dunque tutti quelli, che in un modo o nell’altro penalizzano il lavoro in proprio con lacci e vincoli, oltre alle inique e pesanti tassazioni, che impediscono la crescita e la serenità dell’artigianato. Penso dunque a quelli, che appoggiano le banche che a loro volta strozzano l’imprenditore. Penso agli studi di settore, che ingabbiano in una logica mafiosa (non sei congruo: o ti adegui oppure verrai controllato dal fisco!). Penso alla tracciabilità delle tue spese, mezzo sicuro per stanare gli evasori (che è il parassita più odioso, secondo lo spot in voga). Penso alla rincorsa dello spread, che non fa altro che alimentare la crisi italiana e internazionale. Penso a coloro, che essendo a capo di alte finanze, non sanno neanche cosa voglia dire onorare i propri impegni di fine mese, quando i fidi vengono dimezzati, se non negati dagli istituti di credito. Penso agli oscuri circoli di finanzieri, che decidono la sorte d’interi paesi con le loro speculazioni mirate al solo loro utile. Penso a coloro, che si sentono in diritto d’importi un governo non scelto dal proprio popolo, ma per puro loro interesse. Penso a coloro, che mettono in ridicolo l’Italia, mio paese, mascherando le proprie vere motivazioni, che non sono altro che i loro personali interessi (vuoi che siano Stati, vedi Germania, Francia, vuoi che siano avversari politici italiani). Sarà forse perché sono cresciuto all’estero, ma amo la nostra Italia beffeggiata ingiustamente.

     Voterò dunque, ma non per coloro, che si prestano a tale gioco.

     Non voterò coloro, che non sanno niente di come si faccia ad arrivare a fine mese, che siano di sinistra o di destra. Non voterò coloro, che si sentono così indispensabili, perché sono tecnici (tantomeno se li manda qualcun altro, che non siano gli italiani). Non voterò per coloro, che credono che chiunque lavora in proprio è un ladro e un evasore. Non voterò per coloro, che si sentono investiti di giustizia propria perché provengono dall’ambiente della magistratura (lì, avevano un mensile da fame confrontato con quello da parlamentare). Non voterò per i paladini della famiglia, quando dimostrano di non sapere neanche cosa sia, dopo la seconda o terza moglie. Non voterò per… Ma non ti dirò per chi voterò, neanche io, caro Nicola.

     Rimane il mio pessimismo sul futuro di questa situazione di crisi voluta e studiata, secondo me, da chi ha interessi molto alti e che non ha alcuna sensibilità verso il gli italiani, verso il prossimo. {19-01-2013}

 

Nicola Martella: Grazie, Guerino De Masi, per il tuo sforzo. A volte bisogna spremere i limoni (anche quelli cerebrali), perché producano succo! Grazie per il tuo punto di vista di artigiano e per le tue riflessioni. Sono contento che tornerai a votare.

 

 

10. {Perché il tema?}

 

Contributo: Nicola, ti conosco da 25 anni e mi sembra che non hai mai parlato di questo argomento; perché lo fai adesso? C’è una particolare motivazione? {24-01-2013}

 

Nicola Martella: Antonio de Vivo, sei male informato. Sul mio sito ci sono vari articoli sulla società e sulla politica. [► Società] Perché lo faccio adesso? Perché ci appressiamo alle elezioni. Così ho fatto anche per altri argomenti di attualità, come ad esempio: «Dite ai Maya che stavolta salterò la fine del mondo».

 

Antonio de Vivo: Sono andato a delucidarmi su tutta la discussione, vedendo anche dei commenti contrastanti. Deduco che con la difficile situazione, che noi italiani stiamo attraversando, questo fa subito presa nei nostri discorsi. Sono d’accordo sul tuo proponimento di suscitare un’analisi accurata di tale argomento e condivido con te la «necessità» di salvaguardarsi da questi politici della fanta-politica italiana, per non finire dalla padella alla brace. Sono anche convinto che non dobbiamo aver rimpianti, se avessi votato... Anche se dalla mia esperienza cristiana penso: Come può una persona seppur perbene, contrastare questi lupi rapaci senza l’aiuto dello Spirito Santo? Quindi, alla fine non ci resta che appoggiare queste persone perbene, aiutandole con la nostra intercessione presso l’Iddio vivente.{24-01-2013}

 

 

11. {}

 

 

12. {Autori vari}

 

Maria Gioconda: Qualcuno mi fai il nome di qualche politico onesto? Mio marito, molti anni fa, era assessore e, siccome voleva fare a tutti costi l’onesto, si è visto costretto a dare le dimissioni; non girava con gli altri. Io non credo più a nessuno, non so neppure se andrò a votare! {16-01-2013}

 

Nicola Martella: Nessuno può aiutare la pigrizia dell’altro; per trovare politici onesti, bisogna informarsi meglio. L’esperienza negativa di una persona in un certo luogo, per quanto possa dispiacere, non può essere un criterio per giudicare l’intera politica italiana. Una rondine non fa primavera. Non per questo non bisogna andare a votare.

 

Rosario Patrizio Picone: Grazie del bel chiarimento. {17-01-2013}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Votare_non_Avv.htm

17-01-2013; Aggiornamento: 25-01-2013

 

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