Qui di
seguito discutiamo l’articolo «Il
dilemma di votare o non votare». I modi di reagire a esso
sono sintomatici e prevedibili.
■ Per alcuni non bisognerebbe neppure parlare di tali cose.
Politica ed elezioni non sarebbero temi per credenti.
■ Altri hanno usato l’occasione per dire tutto il male possibile
dei propri politici, facendo di tutta l’erba un fascio, e usando tutto
ciò come paravento per non andare a votare.
■ Altri ancora mostrano gli atteggiamenti e i pensieri tipici dei
fautori dell’antipolitica, dell’anarchia e degli sfascisti, non
mostrando nessun sentimento di gratitudine di poter vivere in una paese
libero e democratico, a differenza di altri popoli, che volentieri
cambierebbero con noi.
■ Ci sono coloro, che hanno apprezzato l’articolo e sono grati
dei principi, che ho indicato.
■ Ci sono quelli, che hanno esternato le loro perplessità e la
loro confusione riguardo a chi votare. Alcuni di loro hanno evidenziato
che i criteri da me delineati restringono alquanto il campo di scelta,
rendendola abbastanza difficile.
■ Infine, ci sono coloro, che non si sono mai posti questioni del
genere, oppure non sono
mai andati a votare.
■ Dalle risposte date, ho trovato conferma delle tre categorie reattive
alla questione elezioni e voto: ▪ 1. Gli ingenui (analisi
semplicistiche, spesso associate alla non conoscenza reale dei fatti o a
grandi approssimazioni); ▪ 2. I massimalisti
(bianco e nero; mondo e politica dal diavolo); ▪ 3. I fatalisti
apocalittici
(tutto è già deciso; l’anticristo sta già tramando, usando i politici).
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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1.
{Equilibrio ricercato}
▲
■
Nicola Carlisi:
Sono d’accordissimo con te, caro «Martella»! Rispetto e
sottomissione alle autorità della propria nazione è un ordine di Dio (Rom
13,1.7);
pregare per le autorità stabilite per i governanti è cosa accettevole a
Dio (1 Tim 2,2,4). Quindi, votare con
discernimento. {16-01-2013}
■
Antonio Romanelli: Io sono del parere che comunque
bisogna andare a votare; bisogna «perdere» un po’ di tempo
nell’ascoltare i programmi. E poi concordo con il fratello Nicola
Martella: bisogna scegliere i meno peggio e, come c’insegna la
Bibbia dal VT al NT, preghiamo per le autorità. (Ger 29,7; 1
Timoteo 2,1-2). {16-01-2013}
■
Samuele Maodda: Sono d’accordo! Bravo Nicola. Ma da
dove le escono certe «dottrine»? Dalla borsa di Mary Poppins?
{16-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Sembra che ci siano almeno tre «borse» (o «cilindri»): quella
dell’ingenuità (male informati; votare fa parte del «mondo»), quella
del
massimalismo (tutto bianco o nero, pieno o vuoto, tutto o niente) e
quella del fatalismo escatologico (tanto è già scritto tutto, ed
è tutto un complotto dell’anticristo).
Poi, esiste il
realismo biblico, quello ad esempio del Sal 37,23 (esistono persone
oneste, che piacciono a Dio), di Ger 29,7 (bisogna cercare il bene della
polis
[da cui «politica»], poiché da esso dipende il proprio bene!) e di 1 Tm
2,1s (pregare per le autorità [che allora non si potevano scegliere!] «affinché
possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta devozione e
dignità»).
■
Giovanni Samperi: Il cristiano non dovrebbe
«appartenere» per partito preso a nessun gruppo politico, ma valutare la
condizione del momento per il bene del paese, dando priorità
(proprio perché siamo cristiani) alla morale comune, all’etica,
alla serietà e all’integrità dimostrata dai singoli rappresentanti e
dopo ai programmi, che il partito intende svolgere (sempre che
non vadano contro quanto detto prima). Essere apolitici, non
significa dunque non andare a votare o non informarsi di quello, che
succede in politica, votare è un dovere e anche un diritto.
Vero è che la scelta è veramente difficile. {16-01-2013}
■
Davide Forte: Giovanni Samperi, concordo con te. Se
abbiamo il timore dell’Eterno, Egli non mancherà di guidarci nelle
scelte. «Chi è l’uomo che tema il Signore? Egli gl’insegnerà la
via ch’egli deve eleggere» (Salmi 25,12). {16-01-2013}
■
Michela De Rose: Anni fa un credente di passaggio
diceva: Meglio un governo mal gestito che un paese senza un governo, che
sarebbe anarchia totale. Votare è un mio diritto; per
questo diritto sono stati fatti anni di lotta dalle generazioni
precedenti. Perché rinunciare, per poi lamentarsi su chi ha vinto? È
vero, sono un po’ confusa su chi votare, ma dopo aver letto il tuo
commento, farò le mie valutazioni. {17-01-2013}
■
Gianni De Pasquale: Votare è un atto politico.
Dalla politica dipendiamo per una convivenza civile. Nonostante
gli allarmismi, è ancora possibile un quieto vivere. Per noi
credenti questa è una benedizione, che va colta come tempo favorevole.
{17-01-2013}
■
Antonio Nappo: Se Dio vuole il bene della città e
ha stabilito un tipo di governo per essa, dobbiamo ubbidire e andare a
votare. Resta il dilemma: per chi votare? Poiché tutti, per anni,
hanno dato prova d’inefficienza, vuol dire che ci affideremo a Dio e
sceglieremo, quello che reputiamo il male minore. Dio ci
assista... {18-01-2013}
■
Massimo Galante:
Bisogna votare. Chi non ha
nessuna preferenza, può comunque votare scheda bianca. Bisogna
comunque votare, dare a Cesare quello, che è di Cesare! {18-01-2013}
■
Liliane Vitanza-Hoffer:
Premetto che in ogni nazione si trovano «cittadini del cielo», che
boicottano il loro diritto civile, per il quale tanti sono morti. Viviamo
su questa terra, in una nazione, dove Dio ci ha messi, e dobbiamo
ubbidire alle leggi del governo. Ma abbiamo anche diritti,
quindi andiamo a votare.
Ognuno dovrà rispondere davanti a Dio di quel, che ha fatto: se
non ha difeso la giustizia, se non ha aperto la bocca o scritto nei
giornali per denunciare, se non ha utilizzato i mezzi legali, che lo
Stato gli dà per manifestare la volontà di Dio.
Vorrei dirvi che è possibile come credenti essere
attivi nella politica e cambiare qualcosa nel proprio paese. In
Svizzera, in Francia, in Germania, esistono partiti formati da persone
«nate di nuovo». Per non utilizzare le parole «cristiano» si definiscono
in un altro modo, ma sono dei partiti composti unicamente di «credenti
nati di nuovo», che hanno come obiettivo e programma la difesa dei
valori giudeo-cristiani secondo la Bibbia. Potrei darvi tanti esempi
pratici. Il fatto di avere un partito da proporre ai membri delle
chiese, è l’alternativa al gioco sporco di certi candidati. Io
personalmente mi sono messa in lista per le elezioni del Consiglio
Nazionale in Svizzera. Ed è stato una spinta nella mia
testimonianza verso gli altri.
Concordo che in Italia la situazione sia abbastanza difficile per
giudicare i candidati. Ma voglio darvi un piccolo
consiglio, che ho ricevuto: Registrate un discorso televisivo di un
candidato. Guardatelo senza il volume, poi ascoltatelo senza il video.
Questo esercizio permette di capire tante cose che non vengono dette
(cosiddette non-verbali).
Ma per favore andate a votare,
perché la situazione attuale dell’Italia è il risultato del non-voto
dei credenti e della mancata ubbidienza al comandamento di Dio in 1
Timoteo 2,1. {19-01-2013}
■
Monica Mancuso Fabrizi: Leggo sempre i tuoi
articoli con molto interesse. Stavolta sono spinta a scriverti per
ringraziarti. Da quando si paventano nuove elezioni, oggi che leggo,
è la prima volta che sento un figlio di Dio toccare l’argomento.
È di oggi l’invito di mio marito e mio alla nostra chiesa locale, a
pregare per responsabilità a espletare questo diritto-dovere, e per
discernimento su chi votare. È fuori discussione se doverci
andare o no. Ripassiamo, pregando, quali siano i doveri, che il
nostro ruolo in questo mondo richieda; Dio ci darà grazia di capire.
{19-01-2013}
■
Gianpirro Venturini: Il problema non dev’essere
«votare» ma chi votare. Perché purtroppo nel nostro
«povero» paese la conflittualità «ideologica» si è a mano a mano
trasformata in conflittualità di «potere»; ciò non è buono né utile!
L’obiettivo
dovrebbe essere: la gestione o amministrazione della cosa pubblica
con giustizia ed equità, come del resto recita anche la nostra
Costituzione; ma questa è un’arte e una scienza conosciuta da pochi e
praticata da pochissimi (per non essere totalmente pessimista). Quindi,
bisogna votare non gli oltranzisti, non gli sfascisti, non gli
irresponsabili, non coloro che approfittano del potere per interesse
privato; non gli ideologi del «potere alle masse» (un falso storico),
non i professionisti inconcludenti della politica, non i ciarlatani che
sfornano fanfaluche e che sanno soltanto fare campagna elettorale. Se
qualcuno si salva, votiamolo, magari «turandoci il naso», ma
votiamolo! E poi preghiamo il Signore che li ammaestri nel fare il bene
della nazione e del popolo tutto! {23-01-2013}
2.
{Confusi e sfiduciati}
▲
■
Anna Maria Maiore: Caro Nicola, arrivata alle
voci: «Bisogna rifiutare di votare chi ha grandi interessi...
Bisogna rifiutare di votare chi fa della politica il modo per risolvere
i suoi problemi... Bisogna rifiutare di votare chi è sotto processo...
Bisogna rifiutare di votare chi ha già fatto in passato grandi promesse,
che non ha mantenuto... Bisogna rifiutare di votare gli estremismi...
Bisogna rifiutare di votare chi vuole ribaltare radicalmente il sistema
istituzionale... Bisogna rifiutare di votare coloro, che vogliono
spaccare il Paese... Bisogna rifiutare di votare coloro, che
incoraggiano solo gli egoismi di una parte del Paese», ecc. ecc., — io
che sono sempre andata a votare, perché credevo giusto esprimere la mia
preferenza a questo o quel partito o persona politica, oggi veramente
non so chi devo votare, visto che il «sistema» è corrotto e
non voglio esserne complice. Grazie comunque per il dibattito,
molto interessante e reale. {16-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Si afferma: «... oggi veramente non so chi devo votare, visto che
il «sistema» è corrotto
e non voglio esserne complice». Molti nel mondo cambierebbero
volentieri con noi. Essi non hanno neppure la libertà di poter
dire la loro opinione, pena grandi vessazioni o addirittura la morte.
Vedo che Dio la pensa meglio di noi sulle persone (Sal 37,23). Quando
Dio ingiunse agli esuli in
Babilonia di cercare il bene della «città» (polis, da cui
politica), poiché da esso dipendeva il loro bene (Ger 29,7), c’era lì
una delle più grandi dittature, e i Giudei erano in gran parte servi
dei Babilonesi. Non penso che qualcuno voglia cambiare con loro; tanto
più tale principio vale per noi! Quindi, cerchiamo il bene della
«città», della «cosa pubblica», scegliendo gli amministratori
migliori, che conosciamo.
■
Gabriella Ciriaco: Sinceramente è davvero molto
difficile al giorno d’oggi, votare il «male minore», c’è corruzione
dovunque, i valori cristiani stanno completamente scomparendo,
tra non molto si accetteranno i matrimoni tra persone dello stesso sesso
e anche l’adozione di figli da parte loro. Ci sono partiti, che sembrano
un’alternativa, ma in realtà nascondono di fondo un antisemitismo
marcato. Come fare a trovare qualcuno da votare,
senza pensare di andare
contro la volontà di Dio? Che il Signore ci dia discernimento e
sapienza. {16-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Le cose, che tu elenchi, al tempo di Paolo e degli altri apostoli erano
amplificati per cento, come minimo. Tuttavia, a qual tempo, la gente
non poteva scegliersi i propri governanti. Anzi, esprimere la
propria opinione poteva costare la testa, come accadde a Giovanni
Battista.
■
Giovanni Sarruso: Se non si vota, si lascia la
decisione agli altri. Capisco i delusi, ma almeno si può scegliere
tra i partiti minori; se poi non raggiungono il minimo, per stare in
parlamento, pazienza. {16-01-2013}
■
Agostino Ronzani: Ho letto con molto interesse il
tuo intervento sul «non voto legalizzato», che gira in rete. Infatti, mi
ero chiesto se la cosa fosse legale. Purtroppo siamo tutti sfiduciati
dal comportamento dei nostri politici, che ci propinano tante belle
parole, ma pochi fatti per il bene comune degli italiani. Come si vede
sotto elezioni rispuntano tutti i vecchi soliti noti, che per il
«nostro bene» scendono in campo con le solite idee irrealizzabili, vista
la situazione difficile nella quale ci troviamo. Personalmente mi è
difficile ricordarmi di loro nelle preghiere; so che devo farlo, ma
non so a chi dare il mio voto. Tuttavia, hai ragione: non votare
è peggio. Molti sono morti, per darci questo
diritto-dovere. Il Signore ci guidi e ti benedica grandemente.
{17-01-2013}
3.
{Quelli del non-voto}
▲
■
Teodolindo Durante: Ciascuno si senta libero
nella propria coscienza di votare oppure no. Giudicare coloro,
che si astengono, è carnale e offensivo. E ritengo anche una mancanza di
rispetto verso i fratelli postare materiale politico in un gruppo
cristiano, che esiste per condividere la Parola di Dio. {16-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Se tu leggessi il mio intero articolo, ti accorgeresti che c’è una
analisi biblica precisa. Poi, i cristiani biblici italiani non sono
extraterrestri, ma fintantoché vivono sono cittadini di questa
nazione. Quindi, di là da ciò, che uno farà (votare o non votare),
riflettere su queste cose, è una cosa buona. In certe
altre nazioni i credenti non possono scegliersi chi li governa, e
sono perseguitati; da noi, grazie a Dio, questo è ancora possibile.
Nell’articolo non faccio indicazioni di voto per una formazione
politica, ma indico criteri per votare in modo rispettoso dei principi
biblici.
■
Teodolindo Durante: Non condivido l’articolo e te
ne ho spiegato pure le ragioni. Non mettete pesi sui credenti e
non
giudicate chi non vota, perché non è giusto nei loro confronti.
Quello, che ho letto, è stato sufficiente per comprendere il
giudizio su coloro, che si astengono dal voto.
Chi vota non pecca, e chi si astiene nemmeno.
{16-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Dove ho «giudicato» espressamente in esso chi non vota? Chi si
astiene di votare, non pecca. Tuttavia, non votando,
vota automaticamente la maggioranza, che uscirà dalle elezioni, che gli
piaccia o no.
■
Teodolindo Durante: Ognuno ha le sue opinioni in
merito al voto sì, o voto no. E sicuramente può esprimere il proprio
punto di vista negli spazi adatti e personali.
Per quel che riguarda la responsabilità di non
votare, io ringrazio Dio di non aver votato, almeno non mi
sono reso partecipe delle leggi inique, che hanno fatto e di
tutto il resto, che è davanti agli occhi di tutti. Del resto ho votato
dei referendum, che ritenevo giusto intervenire, per evitare il peggio.
Io nella Bibbia non vedo nessun apostolo
parlare di politica o impicciarsi delle cose del mondo, ma hanno parlato
solo di Dio e dell’osservanza delle leggi di Dio e della società non in
contrasto con quelle di Dio.
Non votando, non si rendono responsabili delle
azioni, che compiranno coloro, che andranno al governo di qualsiasi
colore siano. Il nostro primario dovere secondo Dio è di pregare
per tutti i governanti e le autorità. Perché il nostro combattimento
non è contro carne e sangue, ma contro le podestà e i principati e i
dominatori di questo mondo di tenebre. Gesù, quando lo volevano
fare re, avrebbe potuto accettare e così dire: adesso potrò mettere le
cose a posto; ma così non fu! Gesù andò via dicendo: il mio regno non è
di questo mondo. E questo vale anche per noi. La nostra politica è il
cristianesimo. È scritto: non v’impacciate nelle cose di questo mondo;
il credente non deve impicciarsi nella politica e tanto meno patteggiare
per un qualsiasi colore politico vigente. Ma deve saper riconoscere la
sua posizione super partes ed essere sale e luce
del mondo. Lascia al mondo scegliersi i loro rappresentanti, noi
dobbiamo
predicare solo l’Evangelo e ubbidire alle leggi secondo la
Parola Dio, cioè le leggi che non contrastano la volontà del Signore.
{16-01-2013}
■
Nuccia Trovato: Io non voto nessun
ipocrita! Sono tutti uguali, quelli che presiedono! Credo
solo in quelli che, pur avendo buone intenzioni, li fanno soccombere!
Perché i potenti sono tutti mafiosi! E non sono uomini secondo
Dio! Quelli che ci furono, li eliminarono: i Kennedi, Luter King e
altri.
▬ Nicola Martella:
Questo era proprio l’atteggiamento di certi credenti agli albori del
fascismo e del nazismo. Poi, venne il gran male e avvennero
deportazioni di massa, lager e forni crematori per ebrei, dissidenti,
minoranze varie e per handicappati. Poi, i cristiani stessi furono
angariati dal regime. La colpa è sempre degli altri. Certi cristiani
massimalisti non hanno soltanto il diritto di «cittadinanza nei cieli»
(cosa positiva), ma vivono come
extraterrestri sulla terra (cosa negativa). A loro non interessa se la
nave affonda, sebbene siano nella stessa barca. Tali persone sono
solo da commiserare. Come ho già ricordato nell’articolo, la Bibbia
parla diversamente: «Costruite case e abitatele; piantate giardini e
mangiatene il frutto; prendete mogli e generate figli e figlie; prendete
mogli per i vostri figli, date marito alle vostre figlie perché facciano
figli e figlie; moltiplicate là dove siete, e non diminuite.
Cercate il bene della città, dove io vi ho fatti deportare, e pregate
l’Eterno per essa; poiché
dal bene di questa dipende il vostro bene» (Ger 29,4-7).
Al tempo di Geremia e di Paolo, i cristiani non potevano eleggersi i
propri governanti, per scegliersi i migliori e i più onesti. Inoltre, anche tra
quelli, che governavano l’impero romano, c’erano cristiani; essi sono chiamati «quelli
della casa di Cesare» (Fil 4,22).
In tutto il mondo ci sono credenti, che Dio ha chiamato ad
amministrare la «cosa pubblica» e concorrono da politici e
amministratori al bene del loro Paese e a contrastare il male. Solo in
Italia c’è tale dualismo e manicheismo.
Vedo una certa confusione dottrinale. Gesù
ha rifiutato d’essere re, poiché non era il suo tempo allora, essendo
venuto per essere il Salvatore. Inoltre, non è mai scritto: «Non
v’impacciate nelle cose di questo mondo», ma è scritto: «Uno
che va alla guerra non s’immischia in faccende della vita [civile], se
vuol piacere a colui, che lo ha arruolato»
(2 Tm 2,4), intendendo che il soldato si concentra sul suo compito, come
fa l’atleta (v. 5) e il lavoratore (v. 6). Quindi non c’entra nulla con
il voto.
È un atteggiamento semplicistico, per non dire altro, credere che
bisogna essere sale e luce dappertutto, tranne che in parlamento,
lasciando questo campo agli altri, magari proprio alle forze contrarie
all’Evangelo. Se si mandano lì le persone migliori, è meglio per tutti,
tanto più se sono timorate di Dio e oneste.
Inoltre la
Parola di Dio non serve soltanto per evangelizzare, ma anche a «riprendere,
a correggere, a
educare alla giustizia» (2 Tm 3,16). Ciò può avvenire dovunque,
anche nel parlamento da parte di uomini timorati di Dio; ma bisogna
sceglierli e mandarli col voto.
■
Teodolindo Durante: Io so solo una cosa, che ognuno
deve render conto alla propria coscienza secondo Dio. E
sinceramente per quel che mi riguarda, non me la sento di contribuire a
dare una poltrona a coloro, che sono ottenebrati e fanno leggi
contrarie
alla volontà del Signore. Quindi, ognuno si assuma le proprie
responsabilità davanti a Dio e agli uomini.
{16-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Sei libero
di fare ciò, che ritieni più opportuno. Il mio intento è di far
riflettere e discutere. Poi, chi crede di avere una
coscienza, la usi al meglio. Ti ricordo solo che anche Pilato
aveva una coscienza e, quando dovette prendersi le proprie
responsabilità, preferì lavarsi le mani. E per di più accettò che la
massa scegliesse Barabba, un ladrone. Anche questa è una
soluzione. Tuttavia, anche di ciò bisognerà rendere conto. Chi sta sulla
stessa nave e se ne disinteressa, poi non si lamenti, quando essa si
sfascerà per incuria o contro qualche scoglio, perché ha fatto eleggere
da altri chi la guida.
■
Salvatore de Stefano: Non essendo ideologizzato,
sono stato candidato una dozzina di anni fa in una lista civica
sul XIII Municipio [di Roma], e sono risultato tra i più votati, in
virtù del mio impegno sociale sul territorio nell’ambito delle comunità
di accoglienza; ma poiché la lista non ha superato il quorum, è stata
esclusa. Il popolo abbagliato dalle
scintillanti promesse, ha pensato bene di schierarsi sui due grandi
blocchi di centro destra e centro sinistra. Successivamente, anche se
non in maniera diretta, mi sono trovato impegnato in ambo gli ambiti a
seguito di un impegno consociativo urbanistico. Conosco perfettamente le
dinamiche, che muovono la politica, e sono motivati prevalentemente
dal profitto personale. Certo la speranza è l’ultima a morire,
nell’attesa che si candidi gente «onorevole», secondo il concetto
biblico, rimango della seguente opinione: «La
legge prevede la possibilità di rifiutarsi di votare e metterlo a
verbale!».
▬ Nicola Martella:
Quelli, che propugnano di rifiutarsi di votare e di farlo metterlo a
verbale, preparano la via, coscienti o incoscienti, ai superbi e,
non per ultimo, ai prossimi (s)fascisti. Non condivido tale via.
Chi destabilizza la nave, affonda con essa. Essendo tu di estradizione
ebraica, dovresti temere ogni empasse istituzionale, sapendo che cosa
hanno prodotto la confusione politica e l’ingovernabilità: l’avanzamento
del fascismo e del nazismo con tute le loro conseguenze.
■
Salvatore de Stefano: Condivido la tua
preoccupazione, che non mi lascia indifferente, ma faccio questa
citazione: «Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un
dovere»; e non si può lasciare la nave in mano a una classe politica di
pirati. Comunque, non credo che corriamo rischi dittatoriali,
siamo già usciti indenni dai
comunisti italiani che volevano farci diventare una colonia sovietica.
Sono convinto invece, che una significativa partecipazione,
incoraggerebbe le
persone onorevoli di autentica vocazione politica a venire allo
scoperto; e secondo me, non aspettano altro che vedere un popolo, che si
sbarazza dai
predatori. Molte persone perbene si candiderebbero in
politica, ma sono scoraggiate poiché affermano, a ragione, che
verrebbero inghiottite inesorabilmente dall’attuale sistema politico
malsano. {18-01-2013}
4.
{L’antipolitica}
▲
■
Michele Cirillo: Partendo dal fatto che non c’è
nessun giusto, neppure uno, affermo a parte questo che i nostri
politici non appartengono a nessun partito, sono solo dei delinquenti. Ecco, a questo punto, ti dico che non
andrò a votare! {16-01-2013}
■
Nuccia Trovato: Sarebbe stata difficile la scelta
tra due ben di Dio, ma non è difficile, quando non c’è
nessuno, che pratichi la giustizia. {16-01-2013}
■
Giovanni Samperi: E che facciamo, ce ne andiamo a
vivere sui monti? Poi ai nostri figli cosa diciamo, che abbiamo fatto
fare le scelte ai non-cristiani e il mondo si è perso? Si perderà
lo stesso, ma almeno proviamoci a dargli una direzione mezza
passabile. Non mi chiedere chi: non lo so. {16-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Che non ci sia «nessun giusto, neppure uno» è
un’affermazione soteriologica, presa dall’AT. Non dobbiamo mischiare
capre e cavoli. Le persone oneste esistono, e cioè anche fra i
politici, ed esse sono gradite al Signore. In caso contrario, il
Salmista non potrebbe dire: «I passi dell’onesto sono guidati
dall’Eterno; egli gradisce le sue vie» (Sal 37,23).
Coloro che usano generalizzazioni e
qualunquismo, invece di frenare il male, preparano il terreno al
prossimo sfascismo, a cui segue poi il prossimo fascismo.
Chi pensa che oggi viviamo nel mondo peggiore in Italia, non
conosce la storia né sa quanto si stia peggio nel mondo oggi.
■
Andrea Parimbelli: Proprio perché la maggior parte
dei nostri politici sono delinquenti, è opportuno votare; ora
l’alternativa valida c’è ed è *** [N.d.R. suggerimento eliminato].
Non è più tempo di astenersi o si diventa corresponsabili dello
sfacelo imminente, a cui l’Italia è già votata, proprio per la scarsa
partecipazione e il
disinteresse del popolo. {16-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Sono d’accordo con le analisi, ma non con le soluzioni. Avevo
chiesto di non fare nomi di persone, partiti e coalizioni, ma di
discutere sui principi. Atteniamoci a questo per favore.
■
Stefano Bazzini: Chi ha il dubbio di non andare a
votare «per protesta», secondo me merita di perdere il diritto di voto
per sempre. I Partigiani hanno dato la vita per la libertà di
voto e di espressione, e questi si permettono di «protestare». Non vanno
bene i partiti attuali? Si impegnassero in prima persona per
partecipare e cambiarli. Ma i pecoroni preferiscono belare. {16-01-2013}
5. {I
catastrofisti}
▲
■
Salvatore Paone: Il vero dilemma non è tanto se
votare o non votare, ma a chi votare, visto la catastrofica
situazione
politica. Non vorrei demonizzare, ma la triste realtà è questa; a oggi
personalmente non vedo nessuno partito favorevole, con questo
sicuramente non è un inno a non votare, ma è piuttosto un inno a
riflettere bene a chi dare il nostro diritto di voto. {16-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Rispondo qui in generale un po’a tutti coloro, che già mi hanno scritto.
L’Italia ha visto tempi peggiori
e più confusi dei nostri attuali. La presunta mancanza di alternative
credibili, a cui alcuni si appellano, potrebbe essere interpretata anche
come
pigrizia mentale a informarsi, per scegliere quanti si ritiene
essere più degni o almeno meno peggio. La ricerca del «bene della città»
(polis, da cui politica) o della «cosa pubblica» (res publica)
dovrebbe starci a cuore, poiché dal suo bene, dice Dio, dipende il
nostro (Ger 29,7). Anche fra i politici ci sono persone oneste,
che vogliono il bene del Paese. Chi crede che i politici siano tutti
corrotti o pensino soltanto agli affari loro, è ingiusto,
malinformato, dà man forte all’antipolitica, fa maldicenza o non
comprende nulla di politica. Le colpe sono sempre personali; la
Parola c’ingiunge di giudicare con giusto giudizio. Le persone oneste
esistono anche fra i politici ed esse sono gradite al Signore. «I
passi dell’onesto sono guidati dall’Eterno; egli gradisce le sue vie»
(Sal 37,23).
■
Salvatore Paone: Sono convinto e concordo con te
che ci sono politici onesti e che vogliono fare tanto per il
popolo, perdonatemi. Non è per far polemica, ma il punto è: Cosa c’è ne
facciamo dei politici onesti, quando poi, quelli marci hanno
sempre voce in capitolo? Sono anni che L’Italia con la politica si porta
dietro un debito pubblico pari a 700 miliardi di euro. Il vero
problema della politica Italiana sono le banche, per prima quella
Nazionale. Essa presta soldi allo Stato con il 7% d’interessi,
figuriamoci a noi. {16-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Argomentare col
pressapochismo è un pericoloso boomerang. A parte il fatto che il
debito pubblico al novembre 2012 era a 2.020,668 miliardi di euro,
che cosa c’entrano ora le banche con le prossime elezioni? Siamo
chiamati a eleggere i membri del governo e del parlamento, non il
consiglio d’amministrazione delle banche. Inoltre, non comprendo come la
Banca d’Italia presti i soldi allo Stato al 7%, quando esso
finanzia il debito pubblico con interessi attuali, che nel gennaio del
2013 sono allo 0,864% per l’annuale (rendimento medio ponderato),
all’1,85% per il triennale (rendimento lordo), al 4,1% per il decennale
e al 4,805% per il quindicennale (rendimento lordo). Quando si riportano
delle cifre, si fa sempre bene a informarsi al meglio, altrimenti
i propri argomenti diventano inconsistenti, oltre a fare brutte figure;
poi, bisogna chiedersi se tutto ciò abbia un’attinenza diretta col tema
in corso.
■
Pietro Calenzo: Concordo con l’analisi di Salvatore
Paone, quando afferma una verità accertata: fra gli ultimi governanti ve
ne sono stati alcuni, che hanno chiaramente favorito
lobby bancarie (e personalmente aggiungo, addentellate a volte in
maniera palese con massoneria e poteri clericali).
{16-01-2013}
■
Salvatore Paone: Vedo che sono catalogato tra i
«catastrofici», politicamente parlando. È ovvio che il mio discorso non
va inteso che la politica dal dopo guerra a oggi è rimasta tale. Al
contrario, dobbiamo dare merito ad alcune leggi fatte per la
libertà di religione, per la democrazia, «per il vivere e lascia
vivere», per essere stati inseriti in una comunità europea, con i pregi
e difetti, che comunque siamo un paese molto noto nel mondo per la
nostra cultura basata sul lavoro e sull’istruzione. È pure vero che per
mantenere parte di questi requisiti ci vuole temperamento, unanimità e
legalità. Purtroppo negli ultimi anni, siamo caduti economicamente
troppo in basso, per via della crisi mondiale, per via delle banche,
per via degli evasori fiscali, per via della mala politica, per via
delle organizzazioni criminali. Insomma, per tanti motivi, ci ritroviamo
oggi con un grande punto interrogativo: a chi darò il mio voto?
Sicuramente al male minore, ossia a chi ha nei progetti il
popolo. {18-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Questo contributo è molto più sobrio ed equilibrato. È un gran passo in
avanti in una analisi oggettiva e salutare.
■
Salvatore Paone: Vedi Nicola, purtroppo viene anche il
nervoso ogni tanto, quando vedi delle ingiustizie. In ogni caso
confidiamo nel Guardiano delle nostre anime: Gesù Cristo. {18-01-2013}
6.
{Antipolitica fatalista}
▲
■
Scandizzo Manuele: Prendendo come base i criteri
da te elencati per andare a votare con la coscienza pulita, sentire di
non aver favorito questo o quel politico corrotto di turno, credo che
non si possa votare nessun partito; infatti, i nuovi, che
reclamano un cambio, non li conosciamo e, come dici tu, la loro ricetta
è magari più amara di quella precedente; i vecchi invece li
conosciamo benissimo e continuare con loro sarebbe come lasciarsi morire
a poco a poco senza la voglia di reagire!
A questo punto penso che non voglio portarmi questo «peso», e lascio
che Cristo se ne faccia carico! Quindi, ho deciso di seguire il
consiglio di Proverbi 24,21-22, consapevole ormai che «i governi
esistenti sono posti nelle loro rispettive posizioni da Dio»,
affinché si realizzi un disegno, che io non conosco e quindi
voglio evitare di mettermi contro la sua disposizione (Rm 13,1-2)!
So solo che il nostro regno non è di questo mondo (Gv 18,36)
altrimenti sì che avremmo combattuto, e che andiamo incontro a tempi
sempre più difficili, ma «tutte queste cose devono avvenire», affinché
si realizzano le Scritture!
L’unica cosa che mi sento di fare, è rivestirmi della
armatura dell’amore, imbracciare lo scudo della fede e proclamando la
buona novella, resistere in aspettazione del Gran Giorno del Signore
(Efesini 6,12-13)!
È molto difficile contraddirti, questa volta però credo che tu debba
rivedere la tua posizione, altrimenti per favore convincimi, ma con
dei criteri che corrispondano alla realtà politica del nostro paese e
dei partiti che vorrebbero rappresentarci! {16-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Il mio compito è di presentare un problema con varie
sfaccettature e di suggerire criteri per un’etica il più vicino
possibile ai canoni morali della Scrittura. Non sta a me indicare
agli altri quale partito e coalizione siano più degni degli altri, né
suggerire agli altri che cosa fare in questo caso, sebbene io abbia
alquanto le idee chiare. Il mio compito è di far aprire le menti dei
cristiani biblici, aiutandoli a dialogare con sobrietà e rispetto.
La «politica» ha a che fare con la polis «città», quindi
con la «cosa pubblica» (res publica). Dio ingiunse agli esuli di
cercare il «bene della città» in cui si trovavano, dipendendo dal
bene d’essa il loro bene (Ger 29,7). Ci sono certo tanti modi per
cercare il «bene pubblico»; tuttavia, uno d’essi è
impedire ai (più) malvagi di salire al potere.
Le
rivelazioni escatologiche su ciò, che avverrà alla fine dei tempi,
servono per metterci in guardia dal male, che verrà, e per consolarci
(vittoria del regno di Dio), ma non erano pensate per creare in noi un
atteggiamento fatalista nell’oggi.
A quelli che vogliono delegare a Dio o a Cristo le cose, ricordo
che Egli non accetterà, poiché ha demandato ai credenti di fare il loro
dovere; perciò, dove i credenti possono scegliere, viene detto loro: «Giudicate
voi» (Lc 12,57; cfr. 1 Cor 5,12s; 10,15); e anche: «Non sapete
voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle
cose di questa vita!» (1 Cor 6,3). In Proverbi 24,21s non
ho trovato ciò, che si afferma. Al contrario si afferma riguardo al
Signore e al re che «improvvisa sorgerà la loro vendetta». Quindi
l’autore non concepiva un dualismo, un fatalismo o un manicheismo. Anche
Romani 13,1ss non suggerisce una via della passività fatalista, ma
un atteggiamento positivo e attivo. In Giovanni 18,36 non è
scritto che «il nostro regno non è di questo mondo», ma in
quel momento non era quello di Gesù; Egli non rinunciò al suo essere
re (Mt 27,11; Gv 18,37) e al suo regno proprio su questa terra (Ap
11,15). Inoltre è strano che si voglia rivestire l’armatura per
combattere (Ef 6,12s), ma si voglia lasciare il campo proprio nel
parlamento alle forze peggiori. Lì come altrove, deve valere questo
principio della lotta: «Le armi della nostra guerra non sono carnali,
ma potenti nel cospetto di Dio a distruggere le fortezze; poiché
distruggiamo i ragionamenti e ogni altezza che si eleva contro
alla conoscenza di Dio, e facciamo prigioniero ogni pensiero,
traendolo all'ubbidienza di Cristo» (2 Cor 10,4s).
Nei tempi biblici, i credenti non avevano possibilità di scegliersi
i propri governanti; grazie a Dio, oggigiorno abbiamo tale possibilità e
possiamo contribuire a mandare a casa coloro, che hanno rubato o
fatto solo i propri interessi.
Nel mondo ci sono tanti credenti, che cercano il bene della loro
polis, impegnandosi in prima persona nella «cosa pubblica» a diverso
titolo e modo. Se il male e i malvagi sono stati frenati e puniti, è
stato anche merito loro. Come credenti dobbiamo essere sale e luce
in ogni ambito, dove Dio ci pone.
L’alternativa è l’ascetismo, il massimalismo e il manicheismo. Per
chi non ha da Dio una chiamata a servirlo nella «polis», impegnandosi
nella «cosa pubblica», usi almeno il suo impegno civile, anche
nel votare le persone più degne, che conosce, o almeno quelle,
che egli ritenga essere il male minore.
■
Paolo Biticchi: Caro Nicola, chiunque andrà a
governare, penserà soltanto per se stesso. Credo che ne abbiamo
avuto le prove, e che prove. {19-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Mi permetto di dissentire. Non andando a votare o mandando
coloro, che hanno forti interessi economici (conflitto d’interesse), si
favorirà certamente coloro, che penseranno specialmente a se stessi. È
di ciò, che abbiamo avuto sufficienti prove, facendo leggi a personam.
Conservare il bene comune, che abbiamo, e favorire un maggiore e
diffuso bene comune, è un traguardo non trascurabile come cittadini,
figuriamoci poi come credenti (1 Tm 2,1ss).
Le ricette di alcuni santoni massimalisti e quelle dei cattivi
maestri fatalisti e apocalittici, che insegnano ad astenersi dal
voto e dalla partecipazione al bene comune, consegnano il Paese nelle
mani peggiori, rendendo i credenti complici dei malvagi, che verranno.
Così fu agli albori del nazi-fascismo, così può ancora succedere.
■
Paolo Biticchi: Come hai ben citato 1 Timoteo 2,
Nicola dovresti citare anche Romani13,1. Poi, se tu voti
per Tizio, ad esempio, hai fiducia, cioè credi in Tizio, avendo fede in
lui. E dato che io rifuggo dal credere agli uomini, quindi non andrò
a votare, confidando sulla magnificenza e sapienza del Signore e non
su quella degli uomini. {19-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Romani 13,1ss non sta in contraddizione col resto, ma corrobora il
quadro; per altro ho già trattato tale brano. Al tempo di Paolo, non ci
si poteva scegliere i propri governanti, ed essi agivano spesso a loro
arbitrio, più che oggi accade. Le clientele politiche le avevano
inventate i Romani.
Inoltre, la fede (= fiducia in Dio) è una cosa, il
fatalismo religioso è bel altra cosa; e questo che i santoni
massimalisti e gli integralisti confondono. Anche a coloro, che
confidano nella sapienza del Signore, viene detto nel NT: «Giudicate
voi!» e cioè con «giusto giudizio» (cfr. Lc 12,57; 1 Cor 6,3;
10,15). Il voto politico e amministrativo è proprio questo.
Dio non toglierà questa incombenza ad alcun credente, che si adagi
su un comodo cuscino del fatalismo religioso. Questo era, ad esempio,
l’atteggiamento di Ester; ma Mardocheo bel le mandò a dire: «Non ti
mettere in mente che tu sola scamperai fra tutti i Giudei, perché sei
nella casa del re. Poiché se oggi tu ti taci, soccorso e
liberazione sorgeranno per i Giudei da qualche altra parte; ma tu e la
casa di tuo padre perirete; e chi sa se non sei pervenuta a essere
regina appunto per un tempo come questo?» (Est 4,13s).
Dio non necessita di seguaci fatalisti, ma di quelli, che fanno il
loro dovere in verità e giustizia, prendendosi le proprie
responsabilità. Valga qui anche questa parola: «Esaminate
ogni cosa e ritenete il bene; astenetevi
da ogni specie di male» (1 Ts 5,21s).
■
Paolo Biticchi: È tutto giusto, Nicola. Però, sono
persuaso in quello, che ho scritto, e non per avere letto, sentito o
visto una qualsiasi tesi o persona, ma è soltanto una mia convinzione
personalissima e opinabilissima. Io ho fiducia soltanto nel Signore,
accettando gli eventi, ringraziandolo e cercando di non mettendomi
mai in contrasto con la sua volontà, che tu chiami fatalismo. I
tempi sono cambiati da Paolo, ma Dio rimane lo stesso. {19-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Ai credenti biblici non è mai comandato di subire la storia e i suoi
eventi, ma di trasformarli
mediante la forza della fede e la grazia di Dio. Allora, con la forza
del Signore, i luoghi desolati possono diventare giardini (Ez 36,34ss).
I credenti dovrebbero essere sale e luce dappertutto; quelli, che
il Signore chiama, dovrebbero esserlo anche in politica, agendo in modo
esemplare per il bene del Paese. Solo in Italia un certo fatalismo
consegna tutto nelle mani degli altri, spesso anche dei malvagi e degli
affaristi, e si ritira in contemplazione. Eppure al tempo di Paolo
c’erano credenti anche fra «quelli della casa di Cesare»
(Fil 4,22).
■
Guerino Boscariol: Potremmo anche senza disubbidire
al dovere sociale, andare a votare ma annullare la scheda,
lasciando a Dio il compito di guidare le cose secondo la sua
volontà! Inoltre, non dimentichiamo, come giustamente ci consiglia la
Scrittura, di
pregare per i governanti del Paese. {19-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Tale atteggiamento si chiama fatalismo, non fede biblica, anche
se ha una tale apparenza. Nelle scelte, a cui siamo chiamati, Dio non
ci toglierà l’onere di scegliere, ma vuole che lo facciamo secondo
il buon senso e in armonia con la sua volontà. In tali cose Dio non
dice: «Lasciatemi giudicare», ma la Parola afferma: «Giudicate voi!»..
Ecco un paio di esempi.
● «E perché non giudicate da voi stessi ciò, che è giusto?» (Lc
12,57).
● «Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo
giudicare delle cose di questa vita!» (1 Cor 6,3).
● «Io parlo come a persone intelligenti;
giudicate voi di quello, che dico» (1 Cor 10,15).
7. {Voterò,
ma...}
▲
■
Omar Stroppiana: Grazie per questo articolo che, se
non altro, aiuta a
riflettere sulla questione in maniera biblica e seria. Mi permetto solo
una battuta: leggendo l’elenco che comincia con «Bisogna rifiutare
di votare chi...», diciamo che il campo delle possibili scelte
si restringe di parecchio. {16-01-2013}
■
Guerino De Masi: Ho la stessa riflessione di Omar!
{16-01-2013}
▬ Nicola Martella:
A me l’onere
di stimolare la riflessione, a voi l’onore di accendere le
sinapsi, di riflettere, di formulare pensieri fecondi, di contribuire e
d’interagire con sobrietà e verità. Io vi ho dato alcuni criteri
per mettere a fuoco l’oggetto, a voi il compito di usare al meglio il
vostro binocolo. In tutti i tempi ci sono state persone «dabbene»
o oneste, che Dio gradisce (Sal 37,23) e che hanno cercato il bene
della città (polis) o della «res publica». Se così non
fosse stato, oggi noi saremmo nella piena barbarie, ma non è così;
facciamo sì di conservare il bene della «città», poiché da esso
dipende il nostro bene, fintantoché viviamo (Ger 29,7).
■
Adolfo Monnanni: Mi sembra che in ogni partito c’è
qualcosa da rifuggire; ma, non potendoli cambiare, il male minore
è una discreta scelta. {16-01-2013}
■
Pietro Calenzo: Ci sarà qualche politico, meno
peggio degli altri. Personalmente voterò, anche se sono persuaso
che rappresentanti del popolo veramente cristiani biblici avrebbero vita
breve. Concordo ovviamente nel pregare per le autorità, anche se
confesso che a volte non mi viene facile.
Concordo con
l’analisi del fratello Nicola Martella, anche se il ventaglio delle
possibili scelte, non è molto incoraggiante. {16-01-2013}
■
Pierluigi Prozzo: Ho letto il tuo articolo, e
difficilmente non si può condividerne il contenuto. Mi chiedo solo una
cosa, riguardo i tuoi consigli su chi sicuramente non si deve «votare»,
vale a dire:
chi rimane dunque? {18-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Ci rimangono molte persone
degne e oneste o, detto diversamente, quelle meno peggio degli
altri. Ci sono politici, che non hanno carichi pendenti, non sono
sotto inchiesta, non hanno sperperato i soldi dello Stato, né si sono
arricchiti indebitamente, usando il loro «peso» politico. Inoltre, non
hanno fatto leggi ad personam, né hanno un conflitto
d’interesse fra politica e finanze. Infine, bisogna diffidare da chi
vuol vendere
libri dei sogni, per poi non realizzarli e dare la colpa a qualcosa
(congiuntura mondiale) o a qualcuno (sistema, partner politico, gli
altri). Conviene, quindi, informarsi.
■
Fortuna Fico: Sai, Nicola, io non penso che il
credente non debba votare, ho sempre combattuto per questo; noi facciamo
parte di un sistema, nel quale dobbiamo poter esprimere le nostre
preferenze. Ma credimi, questa volta sono in seria difficoltà: io
voglio andare al voto, ma non so in questo momenti quale sia «il male
minore». Conosci il gioco delle tre carte? Ebbene le tre carte
sono sempre le stesse; le hanno un po’ mischiate, ma sono sempre quelle.
E il nuovo? Ciarlatani urlanti e volgari! {18-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Capisco, se le cose possono apparire così, specialmente se non si
segue dappresso la politica e non ci si informa. Allora, tutto può
apparire uguale; ma le cose non stanno così. In ogni modo, già non
consegnare il paese agli (s)fascisti di turno e conservare il bene,
che abbiamo, è buona cosa. A
star peggio c’è sempre tempo. Altri, nel mondo, cambierebbero volentieri
con noi.
■
Giovanni Savino: Io andrò a votare, anche se
non con grande entusiasmo. Però prego il Signore che prima o poi susciti
dei William Wilberforce nel nostro governo, che lottino per arginare
la deriva morale e di principi, a cui stiamo assistendo attualmente.
{19-01-2013}
■
Omar Stroppiana: Sceglierò
persone, che abbiano almeno un programma adeguato ad affrontare
la delicata situazione del paese, ma anche una condotta morale e
civile, che non favorisca il peccato, esprimendo aperto disprezzo verso
Dio e verso i valori biblici in cui, come credente, mi riconosco.
{19-01-2013}
■
Siena Gianni: Personalmente non ho mai avuto dubbi:
il voto è un diritto-dovere costituzionale. Sarebbe una buona
occasione per mandare un messaggio chiaro,
non votando i leader storici dei partiti: quelli che per vari motivi sono
all’origine dello sfascio dell’Italia. Essi dovrebbero prendere
seri provvedimenti contro i loro amici, che succhiano denaro pubblico e
dovrebbero votare leggi e provvedimenti volti a riavere indietro i soldi
rubati all’erario negli ultimi venti o trent’anni da evasori e
sperperatori del pubblico denaro. Ma so, purtroppo, che una bandiera
rosso «ematico», verde «prealpino», azzurro «calcistico», fa andare in
visibilio la stragrande maggioranza degli elettori, come caproni in
estro! E di questi ultimi, unitamente alla mentalità «pecorona» della
massa, che non chiede la restituzione del maltolto ai suoi beniamini
politici, c’è poco da sperare. Andare a votare? Sì, potrebbe
essere necessario, se uno chiede di partecipare a un concorso,
chiedono l’adempimento del dovere del voto. E poi, come ho detto, si può
sempre mandare
«messaggi» ben precisi; speriamo che l’elettorato si svegli! {23-01-2013}
8. {I
delatori}
▲
N.d.R.: Il
lettore ha postato su un gruppo comune due immagini, che qui per spazio
e decoro non posso riportare. Mi limito a descriverle.
■
Salvatore Paone: Votateli pure questi parassiti. [È
allegata un’immagine, che mostra un collage variegato di politici, mentre fanno
la pennichella, presumibilmente fra una sessione e l’altra della Camera e
del Senato. Al centro c’è un’immagine di Totò e la sua famosa scritta: «E io
pago!».]
▬ Nicola Martella:
Riguardo a tale collage di foto valga quanto segue: non so se sia giusto
(a parte l’aspetto comico) giudicare un uomo (o degli uomini) dalla
pennichella, che fa. Non è questo a rendere i politici dei «parassiti».
I fatti non sono avvenuti allo stesso tempo, né ciò dice alcunché
sulla rispettabilità di tali singoli politici, sulla loro solerzia o
pigrizia.
L’importante è ciò, che sta prima o dopo tale pennichella, oltre
alla somma globale dei loro atti. Anch’io mi faccio la pennichella, ma
non per questo sono pigro. Eviterei tali luoghi comuni.
■
Salvatore Paone: Lì si fanno la pennichella e qui invece
fanno ricreazione... ma svegliamoci per favore. [È allegata un’immagine,
che mostra un collage variegato di politici, mentre sono intenti a usare i loro
mezzi di comunicazione (telefonini, computer portatili, tablet e simili).]
▬ Nicola Martella: Non
condivido questo modo di fare. I cristiani biblici non dovrebbero
associarsi a tali «giochetti» di collage di foto, prese da contesti e
momenti diversi, per denigrare i nostri politici. Tali autori
usano composizioni di bassa lega, fatte con immagini casuali, che minano
la dignità di persone che non conoscono. Tutto ciò è deplorevole.
Vorrei vedere che cosa penserebbero e farebbero essi, se gli altri fanno
ciò di loro. Inoltre tutto ciò non ha nulla a che fare col tema in
corso.
■
Salvatore Paone: Giochetti? Sono loro, che giocano alle
nostre spalle, di noi e dei nostri figli. Quindi, i cristiani biblici devono
rimanere impassibili dinanzi a tutto questo? E non parlo solo della foto.
{17-01-2013}
▬ Nicola Martella: Le
armi del cristiano
biblico sono le seguenti: 1. Pregare per le autorità; 2.
Votare i politici migliori; 3. Convertire i politici; 4.
Lavorare per una
moralizzazione positiva della politica.
L’amara alternativa è la seguente: il blocco delle istituzioni, il
caos, la barbarie, la guerra civile e la dittatura.
9.
{Tornerò a votare}
▲
■
Guerino De Masi: Va bene, caro Nicola, credo che
andrò a votare! Con fatica, devo ammetterlo, ma mi sono
convinto di questa mia responsabilità e opportunità. Ironia della
cosa, è che è stata la tua lista di suggerimenti su chi non
votare a farmi riflettere, contrapponendomi un’altra lista, che
rispondeva alla tua. Mi sono sorbito alcuni dibattiti di politici in tv
queste sere; e, sì, credo che tornerò a votare. Il «bene della
polis» lo trovo in pochissimi tra i candidati, ovviamente dalle mie
interpretazioni, su quanto vanno promettendo.
Credo che capirai anche quanto mi sento direttamente condizionato dal
fatto che lavoro in proprio come artigiano. La mia lista
per chi non votare include, dunque tutti quelli, che in un modo o
nell’altro penalizzano il lavoro in proprio con lacci e vincoli,
oltre alle inique e pesanti tassazioni, che impediscono la
crescita e la serenità dell’artigianato. Penso dunque a quelli, che
appoggiano le banche
che a loro volta strozzano l’imprenditore. Penso agli studi di
settore, che ingabbiano in una logica mafiosa (non sei congruo: o ti
adegui oppure verrai controllato dal fisco!). Penso alla
tracciabilità delle tue spese, mezzo sicuro per stanare gli evasori
(che è il parassita più odioso, secondo lo spot in voga). Penso alla
rincorsa dello spread, che non fa altro che alimentare la crisi
italiana e internazionale. Penso a coloro, che essendo a capo di alte
finanze, non sanno neanche cosa voglia dire onorare i propri
impegni di fine mese, quando i fidi vengono dimezzati, se non negati
dagli istituti di credito. Penso agli oscuri circoli di finanzieri,
che decidono la sorte d’interi paesi con le loro speculazioni mirate al
solo loro utile. Penso a coloro, che si sentono in diritto d’importi un
governo non scelto dal proprio popolo, ma per puro loro interesse.
Penso a coloro, che mettono in ridicolo l’Italia, mio paese,
mascherando le proprie vere motivazioni, che non sono altro che i loro
personali interessi (vuoi che siano Stati, vedi Germania, Francia, vuoi
che siano avversari politici italiani). Sarà forse perché sono cresciuto
all’estero, ma amo la nostra Italia beffeggiata ingiustamente.
Voterò dunque, ma non per coloro, che si prestano a tale gioco.
Non voterò coloro, che non sanno niente di come si faccia ad
arrivare a fine mese, che siano di sinistra o di destra. Non voterò
coloro, che si sentono così indispensabili, perché sono tecnici
(tantomeno se li manda qualcun altro, che non siano gli italiani). Non
voterò per coloro, che credono che chiunque lavora in proprio è
un ladro e un evasore. Non voterò per coloro, che si sentono investiti
di giustizia propria perché provengono dall’ambiente della
magistratura (lì, avevano un mensile da fame confrontato con quello
da parlamentare). Non voterò per i
paladini della famiglia, quando dimostrano di non sapere neanche
cosa sia, dopo la seconda o terza moglie. Non voterò per… Ma non ti
dirò per chi
voterò, neanche io, caro Nicola.
Rimane il mio pessimismo sul futuro di questa situazione di crisi
voluta e studiata, secondo me, da chi ha interessi molto alti e che non
ha alcuna sensibilità verso il gli italiani, verso il prossimo.
{19-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Grazie, Guerino De Masi, per il tuo sforzo. A volte bisogna spremere i
limoni (anche quelli cerebrali), perché producano succo! Grazie per il
tuo punto di vista di artigiano e per le tue riflessioni. Sono
contento che tornerai a votare.
10.
{Perché il tema?}
▲
■
Contributo: Nicola, ti conosco da 25 anni e mi sembra che
non hai mai parlato di questo argomento; perché lo fai adesso?
C’è una particolare motivazione? {24-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Antonio de Vivo, sei male informato. Sul mio sito ci sono vari
articoli sulla società e sulla politica. [►
Società] Perché lo faccio adesso? Perché ci appressiamo alle
elezioni. Così ho fatto anche per altri argomenti di attualità,
come ad esempio: «Dite
ai Maya che stavolta salterò la fine del mondo».
■
Antonio de Vivo: Sono andato a delucidarmi su tutta
la discussione, vedendo anche dei commenti contrastanti. Deduco che con
la
difficile situazione, che noi italiani stiamo attraversando, questo fa
subito presa nei nostri discorsi. Sono d’accordo sul tuo proponimento di
suscitare un’analisi accurata di tale argomento e condivido con
te la «necessità» di salvaguardarsi da questi politici della
fanta-politica italiana, per non finire dalla padella alla brace. Sono
anche convinto che non dobbiamo aver rimpianti, se avessi
votato... Anche se dalla mia esperienza cristiana penso: Come può una
persona seppur perbene, contrastare questi lupi rapaci senza l’aiuto
dello Spirito Santo? Quindi, alla fine non ci resta che appoggiare
queste persone perbene, aiutandole con la nostra intercessione presso
l’Iddio vivente.{24-01-2013}
11. {}
▲
12.
{Autori vari}
▲
■
Maria Gioconda: Qualcuno mi fai il nome di qualche
politico onesto? Mio marito, molti anni fa, era assessore e,
siccome voleva fare a tutti costi l’onesto, si è visto costretto a dare
le dimissioni; non girava con gli altri. Io non credo più a nessuno, non
so neppure se andrò a votare! {16-01-2013}
▬ Nicola Martella:
Nessuno può aiutare la pigrizia dell’altro; per trovare politici
onesti, bisogna informarsi meglio. L’esperienza negativa di
una persona in un certo luogo, per quanto possa dispiacere, non può
essere un criterio per giudicare l’intera politica italiana. Una rondine
non fa primavera. Non per questo non bisogna andare a votare.
■
Rosario Patrizio Picone: Grazie del bel
chiarimento. {17-01-2013}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Votare_non_Avv.htm
17-01-2013; Aggiornamento: 25-01-2013 |