Matteo Ricciotti è intervenuto su vari articoli e temi di discussione
che trattano l’argomento delle traduzioni [►
Le traduzioni della Bibbia sono fiori e spine; ► Parlando delle traduzioni della Bibbia:
(1) |
(2); eccetera]. Poiché egli non va nello specifico, ma
si tiene sul generale (la sua tesi di base è: «Non si può parlare di
tutto a tutti»), abbiamo preferito iniziare un nuovo tema di
discussione.
Ecco qui di seguito alcuni interrogativi. Bisogna parlare, dialogare e
discutere su temi che sembrano spinosi o è meglio tacere su di essi?
Come si fa a definire oggettivamente che cosa sia un tema, di cui non
bisognerebbe parlare insieme, visto che noi tutti siamo soggetti e
quindi soggettivi? Esistono veramente dei «semplici», a
cui una discussione possa portare danno? Chi decide chi sia un
«semplice» e chi un «maturo»? Non si matura insieme confrontandosi e
dialogando? Visto che anche i «semplici» possono intervenire chiedendo,
esprimendosi, palesando le loro difficoltà di comprensione e i loro
timori, c’è qualcuno che, ritenendosi «maturo», debba prendersi la
delega per loro, sindacando a suo arbitrio ciò che fa bene o fa male
loro? Non è il dialogo il mezzo migliore per chiarire le cose, invece di
lasciare scheletri negli armadi? Non è il processo di reciproco
chiarimento e di approfondimento l’antidoto migliore all’ignoranza
biblica e a una fede da «semplici» che, pur dovendo essere matura, si
nutre ancora di latte? (cfr. Eb 5,11-14).
►
Confrontarsi per maturare insieme (T)
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1.
{Matteo Ricciotti}▲
Caro fratello Nicola, non volevo intervenire ma di fronte a questo
argomento delicato e pericoloso per la fede dei semplici non ho
resistito.
Non si può parlare di tutto a tutti. Non abbiamo nessun diritto di
turbare la fede dei semplici. L’apostolo Paolo, dottore della Legge,
fariseo dei farisei, scrive ai Corinzi:
■ 1 Cor 2,13: «…e noi ne parliamo non con parole insegnate
dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole
spirituali a cose spirituali».
■ 2 Cor 2,17: «Noi non siamo infatti come quei molti che
falsificano la parola di Dio; ma parliamo mossi da sincerità, da
parte di Dio, in presenza di Dio, in Cristo».
■ 2 Cor 4,13: «Siccome abbiamo lo stesso spirito di fede, che
è espresso in questa parola della Scrittura: “Ho creduto, perciò ho
parlato”, anche noi crediamo, perciò parliamo».
Gesù per farsi comprendere nel suo tempo, citava passi della Scrittura
dalla Septuaginta, o no? Credo che affrontare l’argomento in questo modo
non alimenta altro che lo spirito contrario alla fede, e può produrre
turbamento nei semplici.
Seguiamo l’esempio dell’apostolo Paolo, il quale non parlava di tutto a
tutti. Gli argomenti più spinosi e difficili li affrontava con quelli
che potevano affrontarli senza che la loro fede potesse essere turbata o
intaccata.
Siamo cauti, fratelli, e non cadiamo nel laccio del diavolo.
2. {Nicola Martella} ▲
Ringrazio Matteo Ricciotti per la sua lettera. Dobbiamo farci sempre
scrupolo quando qualcuno ci esorta, ci ammonisce e ci corregge, se le
motivazioni sono vere, il merito della questione è giusto e gli
obiettivi sono onesti. Ai consigli fraterni bisogna rispondere con
sensibilità e disponibilità, cosa a cui anch’io intendo esercitarmi.
Analizzo quindi la lettera nel suo contenuto e nei suoi intenti. Ecco
qui di seguito quanto mi è saltato all’occhio. Evito di ripetere in
tutto quanto ho fatto presente a un altro lettore sullo stesso tema [►
Parlando delle traduzioni della Bibbia (2)].
■ 1. L’invito alla lettura, intitolata «Traduzioni, varianti e mentalità
ebraica» a cui Matteo risponde, presentava due articoli di altri autori
[►
Traduzioni, lingue bibliche e mentalità ebraica {Argentino
Quintavalle}; ►
Fra traduzioni imperfette e varianti nei manoscritti {Tonino Mele}],
egli però fa riferimento solo a quello mio precedente (vedi su).
■ 2. Matteo non affronta nulla nel merito di quanto scritto da me e da
altri sul tema, ma si ferma alle intenzioni, ossia è preoccupato per i
semplici credenti che, leggendo tali articoli e temi di discussione, si
sentiranno disorientati.
■ 3. Di là da questa legittima preoccupazione, non si capisce in tutto
(anche con la citazione dei versi) quale sia / siano nel merito il punto
/ i punti focali del discorso. I versi citati gettano delle ombre
inquietanti sulla questione, visto che cita proprio quelli. ▪ Citando
1 Cor 2,13 getta (consciamente o meno) un (pre-)giudizio pesante su
ciò che si fa nel sito «Fede controcorrente», ritenendo tutto ciò
«sapienza umana», e ciò ha come risvolto che ciò che egli scrive sul
suo sito sia «sapienza divina»; beh, giudichino i lettori. ▪
Proseguendo con la «versettologia» (citazione di testi fuori contesto),
aggrava il sospetto citando 2 Cor 2,17, dove Paolo parlò di «quei
molti che falsificano la parola di Dio». Matteo pensa che ciò
avvenga veramente sul sito «Fede controcorrente», dove si parlerebbe
senza essere «mossi da sincerità»? Tutto ciò getterebbe tanto
fango sui molti fratelli che vi scrivono. ▪ Non capisco il senso della
citazione di 2 Cor 4,13, poiché ognuno di noi può dire similmente
e il sito «Fede controcorrente» è una «palestra» in cui si esercita
questo principio.
Poi, chi sono le «persone semplici» e quali sono le «persone mature»? Va
da sé che il sito «Fede controcorrente» è rivolto a persone di
media-alta cultura, sebbene ci siano spunti di riflessione per tutti.
Visto che però il sito è aperto a tutti, persone «semplici» e «mature»
possono intervenire, chiedere spiegazioni, presentare la loro concezione
delle cose e la loro esperienza. Nel dialogo avviene un chiarimento e
una correzione reciproca, basandosi sulla Parola di Dio.
■ 4. La mia esperienza di gestore del sito mi ha insegnato che su
pressoché ogni tema arriva una lettera di un lettore allarmato, il
quale ritiene che di ciò non bisognerebbe parlare per un certo motivo,
p.es. per non scandalizzare i semplici, per non creare differenze di
opinioni, per non deviare da questa o da quella «linea dottrinale», per
non offendere chi la pensa diversamente… Pressoché ogni argomento viene
ritenuto «delicato e pericoloso per la fede dei semplici»; quindi,
bisognerebbe tacere pressoché su tutto! Visto che il sito «Fede
controcorrente» è basato sulla discussione fraterna a 360° gradi, se su
ogni tema c’è una riserva pregiudiziale, di che cosa dovrebbero
discutere pacatamente e rispettosamente i cristiani? Io ritengo che il
colloquio fraterno sia una grande chance per informarsi, formarsi,
correggersi, ecc. reciprocamente. L’alternativa è la dittatura di
pensiero, il magistero ecclesiastico, il diktat ideologico, i sensi
unici dottrinali e così via. La scelta del sito è di avere una «Fede
controcorrente», fortemente ancorata all’esegesi e sganciata dagli
ideologismi filosofici-dottrinali.
■ 5. Certamente dobbiamo avere scrupolo a non turbare o intaccare la
fede del prossimo. Il principio insegnato da Gesù è comunque questo: «La
verità vi farà liberi». Nella Bibbia ci sono cose molto evidenti,
altre cose lo sono meno e su di esse bisogna confrontarsi.
■ 6. Ho fatto l’esperienza che a ogni libro che stavo stampando — se
occultismo, sessualità, il rapporto fra i generi, la questione
carismatica, umorismo, medicine alternative, eccetera — qualcuno ha
gettato le mani avanti affermando che tale tema potesse turbare. Certo
ci sarà sempre qualcuno che scuoterà la testa sul piatto finché troverà
un capello nella zuppa, ma la mia esperienza sia con libri e articoli
sia con il sito è nel complesso positivo.
■ 7. Anche sul tema delle traduzioni dove alcuni scrivono allarmati,
altri scrivono con gratitudine e invitano ad approfondire la questione.
Certamente bisogna essere sensibili agli uni e agli altri. Finora tra
chi ha scritto allarmato su questo tema nessuno è entrato nel merito
della questione indicando nello specifico dove sta il vero problema e
rispondendo in modo adeguato. Alla frase di Matteo: «Gesù per farsi
comprendere nel suo tempo citava passi della Scrittura dalla
Septuaginta, o no?» — risponderei di sì, visto che il Messia parlava
anche greco, ma non ho semplicemente capito il tipo di
argomentazione a cui si intende alludere.
■ 8. In ogni modo, Paolo non si tirò indietro dall’affrontare — non solo
«tutto il consiglio di Dio» (At 20,27) — ma nelle sue epistole parlò con
franchezza di tutti i problemi che si presentavano, senza peli sulla
lingua. Non mi sembra che si pose tanto il problema che tali questioni
potessero turbare qualcuno, quantomeno i semplici, anzi per raggiungere
l’obiettivo maggiore, preventivò anche l’eventualità che i suoi lettori
si contristassero (2 Cor 7,8ss). A turbare e sconvolgere le anime e a
sovvertire l’Evangelo di Cristo ci pensavano i giudaisti e i legalisti
all’interno della chiesa (At 15,24; Gal 1,7), spacciando i loro scritti
e le loro dottrine come essendo di Paolo (2 Ts 2,2).
3. {Stefano Frascaro}▲
Premessa: È interessante notare ciò che Wikipedia riporta per «oscurantismo»:
«Per oscurantismo s’intende una sistematica pregiudiziale opposizione al
progresso, attraverso la messa in discussione di teorie e idee
innovative e la limitazione della diffusione della conoscenza oltre
certi limiti.
Si tratta d’un movimento nato in antitesi con l’Illuminismo, all’incirca
nel XIX secolo, caratterizzato dall’atteggiamento culturale proprio di
chi si schiera contro una visione dinamica della cultura».
E poi continua: «L’oscurantismo si contrappone al Pensiero libero e
liberale e s’associa di frequente al fondamentalismo religioso dai suoi
oppositori».
... Secondo i più critici, l’oscurantismo è una delle più gravi
intolleranze che abbiano mai solcato il sentiero della storia in quanto
privazione del desiderio più fervido di parte dell’umanità: la
conoscenza.
... Alcuni studi sul medio evo hanno evidenziato come in quel periodo si
sia fondato sostanzialmente sulla imposizione di limiti che riguardavano
l’aumento e la divulgazione della conoscenza. Uno dei principali
obiettivi di questo controllo era impedire la contestazione dei dogmi.
*°*°*°*°*°*°
Lettera: Caro Matteo Ricciotti, cos’è quello che hai scritto se non
un tentativo di ritorno all’oscurantismo?
Il non divulgare notizie, specialmente nel campo della fede, fa correre
sempre il rischio di dover accettare «dogmi» di memoria cattolica e
creare sette (in una setta la «conoscenza» è per pochi eletti).
Quello che mi sorprende ancora di più sono proprio i versetti che citi,
ad esempio 2 Cor 2,17: «Noi non siamo infatti come quei molti che
falsificano la parola di Dio; ma parliamo mossi da sincerità, da parte
di Dio, in presenza di Dio, in Cristo». Forse non spiegandola, non
la falsifichi, ma indubbiamente non fai «procedere» lo sviluppo
dell’Evangelo nel modo che Cristo ci ha insegnato. Il Salmo 15 al
versetto 2 mostra chi abiterà sul Monte Santo: «Colui che è puro e
agisce con giustizia e dice la verità come l’ha nel cuore». Tu pensi
che io, con la mia conoscenza, potrò mai abitare sul Santo Monte? E tu,
che da quanto esemplifichi non dici la verità come l’hai nel cuore, hai
più diritto mi me ad abitare sul «Monte Santo»? Non so se risponderai:
«Sarà la grazia dell’Eterno a stabilirlo». Il Salmista poneva però non
le condizioni alla salvezza, ma al fatto di abitare in Sion: agire con
giustizia e dire la sincera verità.
Sempre il salmista nel Salmo 40,10 afferma: «Non ho tenuto nascosta
la tua giustizia nel mio cuore, ho raccontato la tua fedeltà e la tua
salvezza, non ho celato la tua benevolenza né la tua verità alla grande
assemblea». Io personalmente non nascondo nulla di quello che so
alla grande assemblea, puoi tu dire altrettanto?
Come puoi inoltre stabilire chi è «semplice» e chi non lo è?
Personalmente penso che questa possibilità di distinguere sia propria
dello Spirito Santo che dà a ognuno ciò che gli serve. Come puoi
stabilire se a me un discorso del genere mi turba o meno? Come puoi
stabilire se il mio cuore «semplice» venga distratto o meno leggendo
discorsi del genere? Indubbiamente sai cosa faceva la chiesa di Barea,
vero? E perché anziché esortare a imitarli, ti limiti a «non divulgare a
tutti»?
In Luca 10,21 si legge: «In quella stessa ora, Gesù, mosso dallo
Spirito Santo, esultò e disse: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del
cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli
intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli! Sì, Padre, perché così ti è
piaciuto!”».
Posso pensare che è proprio a te che il Signore ti ha nascosto qualcosa?
Scrivi inoltre che l’apostolo Paolo non divulgava tutto a tutti.
Perdonami, forse sono un «semplice», ma cosa dalla Parola ti ha persuaso
per scrivere questo? Perché da quello che ho capito io l’apostolo ha
affrontato e dato risposta a tutti i quesiti che gli venivano posti!
(cfr. ad esempio la lettera ai Galati).
Un mio amico, che sto evangelizzando da tempo ha letto il tuo
intervento. Vuoi sapere quale è stata la sua prima espressione? «E poi
dite della chiesa...», riferendosi chiaramente alla chiesa cattolica!
Personalmente mi ha turbato di più un discorso come quello che hai fatto
tu. Se tendi a non divulgare quanto sai a tutti, quante cose non hai
ancora divulgato? Hai per caso individuato una «casta», a cui poter
esternare ciò che il Signore ti ha voluto dire? Noi non potremmo capire
secondo te?
Spero che ciò che hai scritto lo abbia fatto d’impulso, senza pensarci
molto sopra. Dio ti benedica
4. {Nicola Martella}▲
Nella lettera di Stefano si nota come egli reagisca con una certa carica
emozionale alle provocazioni che egli ritiene essere contenute nel
contributo di Matteo. La sua preoccupazione è quella che egli definisce
«oscurantismo», che ha come figlia la «conoscenza riservata a pochi».
Mentre la tesi di Stefano si potrebbe parafrasare con le parole di Gesù
ai suoi discepoli: «Quello che io vi dico nelle tenebre,
ditelo voi nella luce; e quel che udite dettovi all’orecchio,
predicatelo sui tetti» (Mt 10,27). E di conseguenza: «Tutto quel
che voi avete detto nelle tenebre, sarà udito nella luce; e quel
che voi avete detto all’orecchio nelle stanze interne, sarà
proclamato sui tetti» (Lc 12,3).
Indipendentemente dalle persone ora coinvolte, mi verrebbe da dire,
rifacendomi al tema di discussione e creando un modo di dire: «Chi non
parla pacato, parla bacato». Oppure, come parlando dell’eco: «Come si
grida al monte, così esso ti risponde». Un parlare astioso e per
sottintesi di qualcuno, provoca sempre reazioni imprevedibili in chi poi
legge e giudica. Chi vuol farla da maestro con facili sentenze e per di
più strumentalizzando anche la Bibbia per le proprie tesi, chiunque egli
sia, viene poi assoggettato a pesanti esami da parte d’altri.
Gli scrittori biblici non si preoccupavano tanto di riservare una
«conoscenza alta» a pochi eletti, ma erano preoccupati per coloro che
avrebbero dovuto mangiare, già da tempo, «cibo sodo», ma — come bimbi —
devono ancora essere trattati col latte e mai arrivano a una conoscenza
solida. «Mentre per ragione di tempo dovreste esser maestri, avete di
nuovo bisogno che vi s’insegnino i primi elementi degli oracoli di Dio;
e siete giunti a tale che avete bisogno di latte e non di cibo sodo.
13Perché chiunque usa il latte non ha esperienza della parola
della giustizia, poiché è bambino; 14ma il cibo sodo è per
uomini fatti; per quelli, cioè, che per via dell’uso hanno i sensi
esercitati a discernere il bene e il male» (Eb 5,12ss). Egli
continua esortando: «Perciò, lasciando l’insegnamento elementare
intorno a Cristo, tendiamo a quello perfetto…» (Eb 6,1).
In 1 Cor 2,6 la contrapposizione non è fra coloro che sono bambini nella
fede e persone mature, ma fra la sapienza del mondo e quella divina; i
«perfetti» o i «maturi» sono i credenti contrapposti a coloro che non
hanno lo Spirito di Dio (v. 14). «Noi però esponiamo una sapienza fra
i perfetti, una sapienza però non di questo secolo né dei principi di
questo secolo, che vengono annientati, 7ma esponiamo la
sapienza di Dio in un mistero, che è nascosto, che Dio ha predestinata,
prima dei secoli, a nostra gloria. 8Nessuno dei principi di
questo mondo l’ha conosciuta…» (1 Cor 2,6ss).
Come si vede, si fa bene prima di tutto a capire che cosa gli autori
biblici volevano dire. Infatti, solo la verità rende liberi. Per cui si
fa bene a evitare l’accumulo indebito di versi, tolti dal loro contesto
e accumulati strumentalmente per sostenere la propria tesi
(«versettologi»). Poi, dopo un’esegesi corretta, si fa bene ad applicare
correttamente i principi evinti. Chi non lo fa, mostra di essere un
cattivo maestro. Le cose che dice o scrive, saranno quelle che lo
faranno giudicare agli occhi degli altri. Esse creeranno una reazione
comprensibile alle tesi che si sostengono senza vero fondamento. A
soffrirne sarà poi soprattutto la verità.
5. {}▲
6. {}▲
7. {}▲
8. {}▲
9. {}▲
10. {}▲
11. {}▲
12. {}▲
►
Temi tabù per i cristiani? {Nicola Martella} (T/A)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Tacere_dialogare_Esc.htm
16-06-2007; Aggiornamento: 17-10-2008 |