1.
La questione
Non bastava l’ingiunzione umanistica cristianizzata del tipo «Ama te
stesso!». Ora, si fanno strada anche le raccomandazioni umanistiche
cristianizzate del tipo «Ricordati di essere felice». In tale
romanticismo religioso apparentemente saggio c’è la radice di un falso
evangelo, che sposta l’attenzione dalla realizzazione in Cristo in vista
della vita eterna all’autorealizzazione in questo mondo.
Eppure nella sacra Scrittura non si trova nulla del genere. È solo
lievito filosofico della
sapienza, che viene dal basso, ossia «terrena, psichica, diabolica»
(Gcm 3,15). Eppure essa si fa strada nelle menti dei cristiani, come
fosse dettata dal Signore, e la felicità fosse un diritto, che Dio
garantirebbe a ognuno. Alcuni cristiani pensano che cose del genere
siano veramente bibliche, ossia si trovino realmente nella sacra
Scrittura. La psicologia cristianizzata («Ama te stesso!») e la
cosiddetta «teologia della prosperità» («Dio vuole la tua
felicità e prosperità in questo mondo!») lo fanno credere, ma tali
proposte sono una falsità, solo un surrogato del vero Evangelo, un
pericoloso lievito dottrinale. 2.
La via biblica
L’obiettivo di Dio per i suoi figli non è la felicità in questo mondo,
ma la vita eterna. Il fine dell’esistenza del credente non è
l’autorealizzazione su questa terra, ma di realizzare Cristo
nella propria vita e gli obiettivi di Dio
in questo mondo: l’annuncio dell’Evangelo del regno.
Nella sacra Scrittura esistono vari brani, in cui sono contenute
raccomandazioni del tipo «Ricorda di essere ubbidiente!». La
felicità è tutt’al più un efflusso dell’ubbidienza, non l’obiettivo
primario del comando. Ad esempio: «Osserva
dunque le sue leggi e i suoi comandamenti che oggi ti do, affinché
siate felici tu e i tuoi figli dopo di te, e affinché tu prolunghi
per sempre i tuoi giorni nel paese che il Signore, il tuo Dio, ti dà»
(Dt 4,40; cfr. 5,33). Oppure: «Osserva e ascolta tutte queste
cose, che ti comando, affinché tu sia felice, e i tuoi figli dopo
di te,
quando avrai fatto ciò che è bene e giusto agli occhi del Signore
tuo Dio» (Dt 12,28; cfr. 22,7; Gr 7,23).
L’ubbidienza al Signore è da praticare anche laddove essa porta con sé,
al momento, rinunce, svantaggi e sacrifici (cfr. Ef 6,1ss).
Vivere nella disciplina del Signore, ubbidendo a Lui, richiede
impegno e sacrificio. E ciò non resta senza frutti: «Ora ogni
disciplina sembra, è vero, per il presente non essere causa
d’allegrezza, ma di tristezza; però rende poi un pacifico frutto di
giustizia a quelli, che sono stati per essa esercitati»
(Eb 12,11; cfr. contesto).
Gesù
non ha promesso la felicità in questo mondo. Chi vuol mettere al sicuro
la sua esistenza in questo mondo, perseguendo l’obiettivo della sua
felicità, perderà la sua vita (Mt 10,39). Egli offre il giogo della sua
signoria, non per essere più felici in questo mondo, ma per avere il
riposo in ogni situazione della vita. «Venite a me, voi tutti che
siete travagliati e aggravati, e io vi darò riposo. Prendete su voi il
mio giogo e imparate da me, perché io son mansueto e umile di cuore;
e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è
dolce e il mio carico è leggero» (Mt
11,28ss).
Invece di prescrivere ai suoi seguaci la ricerca della propria felicità
e dell’autorealizzazione, ha ingiunto di prendere il suo giogo e la
propria
croce e di seguirlo. «Chi non prende la sua croce e non viene
dietro a me, non è degno di me» (Mt
10,38), ossia di essere suo discepolo (Lc 14,27). Ciò significa
decidersi di amare di meno tutto e tutti rispetto a Gesù Cristo,
finanche la propria vita (Mt 10,37). Ciò premette la decisione di
rinunciare a se stesso (Mt 16,24), ossia alla propria
autodeterminazione, autorealizzazione e felicità, per realizzare
pienamente Cristo in sé (cfr. Gal 2,20).
La piena identificazione col Signore fa diventare un solo spirito con
Lui (1 Cor 6,17). Allora l’obiettivo primario diventa questo:
«Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della
sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme
a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione
dei morti» (Fil 3,10s).
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema ▲ (I
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1.
{Nicola Martella}
▲ Per
l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di
stimolare la riflessione dei lettori, per aiutarli formulare contributi
confacenti al tema):
■
«Felici i poveri in spirito,
perché di loro è il regno dei cieli. Felici quelli che sono afflitti,
perché saranno consolati. Felici i mansueti, perché erediteranno
la terra.
Felici quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché
saranno saziati. Felici i misericordiosi, perché a loro misericordia
sarà fatta.
Felici i puri di cuore, perché vedranno Dio. Felici quelli
che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Felici i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il
regno dei cieli.
Felici voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi
e
giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così
hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi»
(Mt 5,3-12). ■ «Se poi doveste
soffrire per la giustizia, felici voi! Non vi sgomenti la paura che incutono
e non vi agitate; ma glorificate il Cristo come Signore nei vostri cuori»
(1 Pt 3,14s). ■ «Se siete
insultati per il nome
di Cristo, felici voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su
di voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida, o ladro, o malfattore, o
perché si immischia nei fatti altrui; ma se uno soffre come cristiano,
non se ne vergogni, anzi glorifichi Dio, portando questo nome»
(1 Pt 4,14ss).
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11. {Vari
e medi}
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12. {Vari
e brevi}
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Ricorda_felice_Mds.htm
18-12-2013; Aggiornamento: |