Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
■ Vita di comunità
■ Abbecedario riflessivo
■ Ad acta
■ Dietro il velo
■ Casella postale biblica
■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

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RICORDA DI ESSERE FELICE: UNA DOTTRINA BIBLICA?

 

 a cura di Nicola Martella

 

1. La questione

     Non bastava l’ingiunzione umanistica cristianizzata del tipo «Ama te stesso!». Ora, si fanno strada anche le raccomandazioni umanistiche cristianizzate del tipo «Ricordati di essere felice». In tale romanticismo religioso apparentemente saggio c’è la radice di un falso evangelo, che sposta l’attenzione dalla realizzazione in Cristo in vista della vita eterna all’autorealizzazione in questo mondo.

     Eppure nella sacra Scrittura non si trova nulla del genere. È solo lievito filosofico della sapienza, che viene dal basso, ossia «terrena, psichica, diabolica» (Gcm 3,15). Eppure essa si fa strada nelle menti dei cristiani, come fosse dettata dal Signore, e la felicità fosse un diritto, che Dio garantirebbe a ognuno. Alcuni cristiani pensano che cose del genere siano veramente bibliche, ossia si trovino realmente nella sacra Scrittura. La psicologia cristianizzata («Ama te stesso!») e la cosiddetta «teologia della prosperità» («Dio vuole la tua felicità e prosperità in questo mondo!») lo fanno credere, ma tali proposte sono una falsità, solo un surrogato del vero Evangelo, un pericoloso lievito dottrinale.

 

 

2. La via biblica

     L’obiettivo di Dio per i suoi figli non è la felicità in questo mondo, ma la vita eterna. Il fine dell’esistenza del credente non è l’autorealizzazione su questa terra, ma di realizzare Cristo nella propria vita e gli obiettivi di Dio in questo mondo: l’annuncio dell’Evangelo del regno.

     Nella sacra Scrittura esistono vari brani, in cui sono contenute raccomandazioni del tipo «Ricorda di essere ubbidiente!». La felicità è tutt’al più un efflusso dell’ubbidienza, non l’obiettivo primario del comando. Ad esempio: «Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandamenti che oggi ti do, affinché siate felici tu e i tuoi figli dopo di te, e affinché tu prolunghi per sempre i tuoi giorni nel paese che il Signore, il tuo Dio, ti dà» (Dt 4,40; cfr. 5,33). Oppure: «Osserva e ascolta tutte queste cose, che ti comando, affinché tu sia felice, e i tuoi figli dopo di te, quando avrai fatto ciò che è bene e giusto agli occhi del Signore tuo Dio» (Dt 12,28; cfr. 22,7; Gr 7,23). L’ubbidienza al Signore è da praticare anche laddove essa porta con sé, al momento, rinunce, svantaggi e sacrifici (cfr. Ef 6,1ss).

     Vivere nella disciplina del Signore, ubbidendo a Lui, richiede impegno e sacrificio. E ciò non resta senza frutti: «Ora ogni disciplina sembra, è vero, per il presente non essere causa d’allegrezza, ma di tristezza; però rende poi un pacifico frutto di giustizia a quelli, che sono stati per essa esercitati» (Eb 12,11; cfr. contesto).

     Gesù non ha promesso la felicità in questo mondo. Chi vuol mettere al sicuro la sua esistenza in questo mondo, perseguendo l’obiettivo della sua felicità, perderà la sua vita (Mt 10,39). Egli offre il giogo della sua signoria, non per essere più felici in questo mondo, ma per avere il riposo in ogni situazione della vita. «Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, e io vi darò riposo. Prendete su voi il mio giogo e imparate da me, perché io son mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero» (Mt 11,28ss).

     Invece di prescrivere ai suoi seguaci la ricerca della propria felicità e dell’autorealizzazione, ha ingiunto di prendere il suo giogo e la propria croce e di seguirlo. «Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me» (Mt 10,38), ossia di essere suo discepolo (Lc 14,27). Ciò significa decidersi di amare di meno tutto e tutti rispetto a Gesù Cristo, finanche la propria vita (Mt 10,37). Ciò premette la decisione di rinunciare a se stesso (Mt 16,24), ossia alla propria autodeterminazione, autorealizzazione e felicità, per realizzare pienamente Cristo in sé (cfr. Gal 2,20).

     La piena identificazione col Signore fa diventare un solo spirito con Lui (1 Cor 6,17). Allora l’obiettivo primario diventa questo: «Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti» (Fil 3,10s).

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Nicola Martella

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11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Martella}

 

Per l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare la riflessione dei lettori, per aiutarli formulare contributi confacenti al tema):

     ■ «Felici i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli. Felici quelli che sono afflitti, perché saranno consolati. Felici i mansueti, perché erediteranno la terra. Felici quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati. Felici i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta. Felici i puri di cuore, perché vedranno Dio. Felici quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Felici i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Felici voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi» (Mt 5,3-12).

     ■ «Se poi doveste soffrire per la giustizia, felici voi! Non vi sgomenti la paura che incutono e non vi agitate; ma glorificate il Cristo come Signore nei vostri cuori» (1 Pt 3,14s).

     ■ «Se siete insultati per il nome di Cristo, felici voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida, o ladro, o malfattore, o perché si immischia nei fatti altrui; ma se uno soffre come cristiano, non se ne vergogni, anzi glorifichi Dio, portando questo nome» (1 Pt 4,14ss).

 

 

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11. {Vari e medi}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Ricorda_felice_Mds.htm

18-12-2013; Aggiornamento:

 

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