Nell’articolo «Bruciate
lo straniero!» abbiamo parlato della violenza gratuita
e della crudeltà, che si registrano in vari fatti di cronaca. Persone
definite «bravi ragazzi», se prese a sé, diventano bestie, quando stanno
nel branco. A farne le spese sono specialmente i più deboli: donne che
tornano a casa, barboni che dormono su una panchina in un parco, uno
straniero che non dà fastidio a nessuno, un coetaneo, una ragazzina e
così via. Sembra che la società si stia imbarbarendo. Infatti le persone
— inutile chiamarli sempre «ragazzi», quando sono maggiorenni — che
commettono tali atti efferati, sembra che non provino pietà né prima del
loro gestaccio, né durante, né dopo. Se non fossero scoperti, sembra che
continuerebbero a vivere come se niente fosse, oppure tale gesto
abominevole diventa addirittura iniziatico per altri gesti del genere,
per una condotta di vita violenta e crudele. È la legge del branco. Sono
i sintomi di una società avviata verso la barbarie. Una società e sana
sempre quando protegge e rende forte l’anello più debole della catena.
Una società che tollera il male, le ingiustizie e la violenza, è come
una nave in cui si tollerano la ruggine e le falle.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1.
{Gianni Siena}
▲
Qualche tempo fa (non molto per la verità), ci siamo inorriditi per la
violenza usata da un criminale di etnia rom sulla moglie d’un
ufficiale di marina: aggredita, derubata e violentata, infine uccisa in
modo efferato.
A Napoli, il gesto d’una ragazza rom e/o zingara ha scatenato una
rivolta popolare con l’incendio dei loro miseri tuguri; non sono amati
affatto da nessuno e il loro sistema di vita, fatto d’elemosine, furti e
(talvolta...) aggressioni a danno dei «gajji» (stranieri sedentari), non
li raccomanda come graditi «ospiti». Dopo i fatti, una europarlamentare
ungherese della stessa etnia ha visitato l’Italia per «rendersi conto»
delle ingiustizie che il suo popolo subisce... l’opportunismo politico è
capace anche di questo: lucrare elettoralmente sulle miserie della
povera gente.
A capodanno un
ragazzo romano ha violentato una ragazza italiana; pochi giorni fa un
«branco» di romeni ha violentato una ragazza italiana; un altro «branco»
di
romeni [a Guidonia (RM), N.d.R.] ha violentato una ragazza romena...
l’elenco delle malefatte criminose è molto più lungo, e gli stranieri
giocano una parte non secondaria.
Tenendo conto che siamo ancora una maggioranza nel nostro paese, ho
notato tuttavia che la violenza commessa dai «nostri» connazionali è
meno indigesta, lo dice uno che non è mai stato razzista, ma ha notato
che il peccato commesso dai suoi «fratelli di Scipio» sembra meno
censurabile... a livello di sentimenti.
Quei ragazzi
nettunesi, però, non sono da classificare come «razzisti», ma annoiati
e oziosi; separerei il gesto da essi fatto e lo classificherei come
conseguenza dell’oziare che genera molti vizi e guai, come i nostri
padri avevano già notato. Essi hanno dichiarato che per noia avrebbero
dato fuoco anche a un gatto, s’aggiunga che erano pieni d’alcool e
droghe. Una responsabilità io l’attribuisco certamente ai genitori
che consentono che i loro figli stiano in ozio, facciano branco e
(annoiati) arrivino a fare cose, di cui non percepiscono la gravità.
A Caltanissetta vi fu uno stupro di gruppo con l’omicidio della
ragazza adolescente; finito l’interrogatorio dei carabinieri, uno dei
ragazzi rei confessi chiese: «Ora possiamo tornare a casa?». Questo è
purtroppo il risultato della libertà consegnata senza
responsabilizzazione ai giovani e mai esaminata nei suoi «frutti».
Anch’io ho un figlio ed è attualmente disoccupato, ma la sua vita,
oltre alla ricerca d’un lavoro, consiste nel fare visite a fratelli
ammalati e nel partecipare alle evangelizzazioni con pochi altri che vi
si dedicano. In settimana ama fare lunghe passeggiate e si mantiene in
esercizio cucinando (è cuoco) dei piatti deliziosi o scrivendo cose sue
che lo tengono occupato.
Circa gli
stranieri va detto che alcuni di loro non dovrebbero essere presenti
nel nostro territorio; è responsabilità dei leader che per motivi
inaccettabili non hanno mai preso provvedimenti tesi ad allontanare
costoro. Quando si scatenano la violenza e l’intolleranza degli
ospitanti, i primi a pagare sono gli stranieri che con fatica si
costruiscono un’esistenzadignitosa: è gente che, a parte
il colore della pelle e la lingua, potrebbe darci delle lezioni
d’umanità e dignità.
Le parole del Vangelo le conosco a memoria e servono più a me per
ricordare come devo comportarmi con gli ultimi che Gesù considera suoi
fratelli. La giustizia e la misericordia dovrebbero albergare nel cuore
d’ogni uomo, ma esse dovrebbero improntare anche l’azione delle
istituzioni: tutela e accoglienza per coloro che chiedono pane e
lavoro, ma pronto arresto ed espulsione verso i paesi d’origine per
coloro che vengono in Italia per delinquere. Sì, vengono a «delinquere»,
l’ha detto in TV il ministro Roberto Maroni: nel controllo dei
clandestini degli ultimi sbarchi a Lampedusa, moltissimi (se ricordo
bene le cifre citate dal ministro: l’80%) avevano in tasca foglietti con
scritto la destinazione, dove avrebbero commesso reati come lo spaccio
di stupefacenti... luoghi dove la cronaca registra fatti del genere.
[N.d.R.: Chiaramente ciò non è vero.] Io trovo inaccettabile il
linguaggio della parte politica, da cui il ministro suddetto
proviene, non moltissimi anni fa essa s’esercitava contro noi
meridionali, eravamo il «nemico» da additare per raccogliere
consensi nel nord Italia... oggi siamo stati sostituiti dai «marocca» e
«vu cumprà». Le tematiche denunciate sono tuttavia reali e ben vengano
sanzioni e provvedimenti che possano regolare la presenza straniera in
Italia, ma le azioni orrende commesse dai ragazzi italiani sono
espressione d’uno stato morale che nessuna azione repressiva riuscirà
mai del tutto a modificare... se non un reale risveglio della coscienza
che porti a una rigenerazione del nostro popolo. Queste cose le fa lo
Spirito Santo che convince i cuori di peccato e fa rinascere gli
individui dentro, in vista dell’eternità ma, sull’immediato, anche per
una migliore relazione con tutti gli uomini. {06-02-2009}
2.
{Vincenzo Russillo}
▲ Nota
redazionale: Il lettore mi aveva mandato le seguenti riflessioni di
là dal tema trattato qui. Esso però in qualche modo rientra in questo
scenario. Intitolerei questo contributo: «Degrado sociale e compito
delle chiese». Una
società allo sbando?
Oggi viviamo in una società allo sbaraglio, priva d’etica. L’uomo
moderno si è spogliato della sue qualità morali, imbarbarendosi. Ai
giovani vengono trasmesse immagini sempre più distorte di come vivere:
modelli televisivi, sempre più vicini all’indifferenza e attaccati al
«dio denaro»; un mondo politico sempre più corrotto e privo di un’etica
interiore. Se dovessimo fare un ritratto della società post-moderna,
potremmo scegliere: la tecnologia sempre più pervasiva, la gente
trasportata dal ritmo caotico della città e i gruppi sempre più violenti
che picchiano il «diverso». Si tratta di quella maggioranza di ragazzi
che si crede migliore in base al colore della pelle o rispetto a
un’altra persona che normodotata non è. Se ci fermiamo a guardare, il
nostro mondo, scopriremmo che si sta ammalando. Si stanno perdendo le
regole, i ruoli e i punti saldi per una convivenza pacifica. Non voglio
far retorica, perché il male o l’intolleranza ci sono sempre stati.
Tuttavia stiamo assistendo a un crollo e a una perdita di moralità. Non
c’è una netta separazione tra il bene e il male. Il motto è: «Fai ciò
che ti piace fare, basta che sei felice»; esso rappresenta coloro, i
quali vivono nell’indifferenza e producono una società malsana.
M’accorgo che sempre più la gente non dialoga. Se non la pensi come gli
altri, ti parlano sopra. Se non fai parte d’una maggioranza, vali poco.
Le libertà fondamentali stanno crollando.
Giovani allo sbando?
Sempre legato a quanto detto sopra, non si può negare che i ragazzi
d’oggi siano allo sbando, senza regole. Leggo sui blog di ragazzi
giovanissimi che i primi rapporti si consumano a 16 anni o che si fa
ampio consumo d’alcolici o stupefacenti. Tutto ciò che crea «sballo», ti
porta a essere etichettato in modo trendy dagli altri coetanei. Insomma
se segui la massa sei uno che vale. Questa pura illusione, questo
volersi mischiare con la massa, crea a disagi fortissimi. A mio modo di
vedere, però questo è un problema educativo. La famiglia che fine ha
fatto? Oggi i genitori giocano a fare gli amici, creando una grande
confusione di ruoli.
Progetto educazione
Non voglio sentenziare e basta, anzi vorrei propormi in modo
costruttivo. A mio modo di vedere, ai giovani manca un punto
d’aggregazione. Una volta c’erano le piazzette dove si giocava a calcio.
C’era più unità. Per strada s’imparavano le regole della vita e il
rispetto. Oggi manca proprio il rispetto, si è più intolleranti. Quindi
il mio punto di partenza sarebbe quello di proporre in ogni chiesa un
centro d’aggregazione aperto soprattutto ai giovani, ma anche a chi
giovanissimo non è più. Si potrebbero proporre recite teatrali, attività
sportive, lavori artigianali. Si farebbe un’opera tripla: si
diffonderebbe la Parola di Cristo, si creerebbero dei punti di coesione
sociale e s’educherebbe al rispetto e allo stare assieme. Forse è pura
utopia, ma vorrei capire se, con un po’ d’organizzazione, si potrebbe
fare. Con un mix di talento ed entusiasmo si potrebbero, a mio modo di
vedere, ottenere ottimi risultati.
Interrogativi per genitori e tutori
Quali dovrebbero essere le linee educative di base sia per l’infanzia o
nell’adolescenza? Come comportarsi nei casi particolari con figli
irrequieti? Nei giochi che cosa privilegiare: i video game o i classici?
Come affrontare il tema del sesso con i giovani?
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Razzismo_legge_branco_R56.htm
06-02-2009; Aggiornamento: |