1.
ENTRIAMO IN TEMA
Sono
dispiaciuto per quanto è successo, all’inizio del 2015, alla
redazione del periodico «Charlie Hebdo», molti esponenti della quale
sono stati barbaramente trucidati da altri francesi, in nome
dell’ideologia di morte di Al Qaeda. Subito dopo, molti, scioccati dagli
eventi successi, si sono fregiati con lo slogan «Io sono Charlie»,
per evidenziare la solidarietà con le vittime. Io non lo farò e qui di
seguito spiego il perché.
2. LA SODA CAUSTICA DELLA SATIRA
«Charlie Hebdo» è un periodico settimanale francese di satira
alquanto caustica e irriverente. Le sue vignette blasfeme su
Gesù Cristo, su Dio, sulla Trinità e così via mi hanno profondamente
ferito e scandalizzato. Preferisco non mettere qui alcun link,
perché tali immagini potrebbero turbare gli animi. Perciò, mi
dispiace, «Non
sono Charlie». Sono oltremodo distante dal terrorismo islamico,
ma anche dissento da un certo modo estremista e dissacrante di fare
satira.
| | |
Certamente, preferisco vivere in un Paese democratico, dove posso
avere la mia opinione e confrontarmi liberamente con quelle altrui.
Quindi, non preferisco stare sotto una dittatura, dove vale solo
l’opinione del più forte e dove i potenti e i violenti distruggono i
dissidenti.
Un detto popolare recita così: «Scherza con i fanti, non con i
santi». Ma per «Charlie Hebdo» era un tutt’uno: uomini e Dio. Anzi, come
recita un altro proverbio, «Si batte il sacco, per colpire il
gatto» (in esso contenuto), ossia tale redazione atea è stata
irriverente e abominevole verso Dio, per colpire chiese, credenti e la
fede in genere.
Amo anche la
satira, se essa è fine, intelligente, piene d’immagini evocative e
responsabile, quindi non quella gratuita, irrispettosa, grossolana e
violenta.
3. L’IDEOLOGIA DI MORTE DELLE MENTI DEBOLI
Persone deboli riguardo alla parola e agli argomenti razionali, ma
con le armi in mano, credono di prendersi la ragione, uccidendo i propri
avversari. Essendo deboli di pensiero, vedendo tutta la realtà solo in
bianco e in nero a causa della loro ideologia massimalista,
scelgono le maniere forti. Questo loro punto di forza è altresì il loro
tallone di Achille; alimentandosi di odio e di rabbia, trascinano
nel gorgo se stessi e gli altri. Sedotti da una
dottrina di morte, diventano incapaci di vivere la comune esistenza,
preferiscono atti eclatanti e godono nel seminare il terrore. Si
credono eroi, ma la seduzione ideologica li ha trasformati solo belve
senza ragione. Purtroppo, trovano sempre altre menti deboli, che
pronte a farsi ideologizzare, emuleranno i cattivi maestri in nome di un
falso e macabro «martirio». 4.
ASPETTI CONCLUSIVI
Certamente, preferisco coloro, che hanno in mano una matita e non
un mitra. Preferisco coloro, che si confrontano a parole e non
con la violenza. Tuttavia, «Non sono Charlie». Egli non mi
rappresenta; e non condivido il modo, a parer mio irresponsabile e
troppo semplicistico, di spiegare una realtà molto più complessa.
Sono per la libertà e non per la violenza, ma mi dispiace, non sono
Charlie!
I am for freedom and not for violence, but I'm sorry, I'm not Charlie!
Ich bin für die Freiheit und nicht für Gewalt, aber es tut mir leid, ich bin mir
nicht Charlie!
Estoy a favor de la libertad y no a la violencia, pero lo siento, no soy
Charlie!
Je suis pour la liberté et non à la violence, mais je suis désolé, je ne suis
pas Charlie!
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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1.
{Gianni Cascato}
▲
■
Contributo: Certo che è una cosa buona avere la libertà
di opinione o di parola, tuttavia in tutto ciò che viene detto a
parole o con la matita, dovrebbe esserci un limite, avere un po’ di
moralità e rispetto per la fede religiosa di chiunque sia.
Accendere un fuoco non è vietato, ma quando vi è della paglia
vicino, è meglio non accenderlo. Credo che «Charlie Hebdo» della sua
libertà ne ha abusato abbastanza e, quando la giustizia non è
all’altezza di mettere il freno, non mi meraviglio che succedono tale
cose. {09-01-2015} ■
Antonio Selce:
Condivido il pensiero di Nicola, un po’ meno quello di Gianni (ma forse
avrò interpretato male il suo pensiero?). Se accendere un
fuoco non è vietato, allora lo accendo; e se c’è della paglia
vicino, metterò in sicurezza la paglia affinché non prenda fuoco.
{09-01-2015}
▬ Nicola Martella:
Attenzione alla coda di paglia... Anche quella potrebbe prendere fuoco.
☺ ■
Antonio Selce:
Attenzione, come dice Nicola, chiunque tra voi avesse la coda di
paglia, la mettesse in sicurezza prima di dare fuoco a qualcosa.
{11-01-2015} ■
Gianni Cascato:
Metti la paglia in sicurezza, Antonio Selce, è sufficiente una
piccola scintilla per causare dei danni enormi. Stai attento, da quale
parte soffia il vento. Charlie Hebdo
ha acceso molte volte il fuoco, ma come si è visto, questa volta si è
bruciato un po’. {12-01-2015} ▬
Nicola Martella:
Di là dal fatto che si può non condividere la satira
irresponsabile e offensiva della redazione di Charlie Hebdo, fra fare
vignette satiriche e
togliere la vita a qualcuno, ce n’è di differenza e di distanza! ■
Gianni Cascato:
Nessuno, qualunque sia il motivo, ha il diritto di
togliere la vita al prossimo; ma non bisogna dimenticare che avvolte
certe parole o vignette satiriche possono essere così
pericolose, come lo sia un mitra, sia l’uno che l’altro possono essere
causa di morte. «Morte e vita sono in
potere della lingua; quelli che l’amano ne mangeranno i frutti»
(Proverbi 18,21). {12-01-2015}
2. {Rita
Fabi}
▲
■
Contributo: Caro Nicola condivido appieno, Sull’onda
dell’emozione anche io lo avrei scritto, in un primo momento,
pensando ai diritti lesi di una libertà di espressione, che ormai,
purtroppo, ha molto poco valore in un mondo in cui libertà significa la
conservazione dell’oltre su ogni cosa. Poi, però, vedendo quali erano i
lavori di satira eseguiti nel nome della libertà di espressione,
mi sono trovata dalla parte di chi, ovviamente, senza ricorrere a modi
estremi, sente offesa la propria radice religiosa, fosse anche un
mussulmano. Per cui sì anch’io non sono e non mi sento affatto
Charlie. Al più, in questo momento, se proprio volessi fare della
retorica, preferirei sentirmi una nigeriana, visti i 2000 morti e
le pochissime parole spese su tale argomento, accaduto nello stesso
giorno. Sì, al momento,
«je sui a Nigerian» e «je ne suis pas
Charlie». ■
Debora Cipriani:
Anch’io ci sono caduta. Poi, guardando meglio, sono rimasta
infastidita dalla blasfemia. Certo è che non è ammissibile usare la
violenza. {09-01-2015}
3.
{Salvatore Fatone}
▲
■
Contributo:
1. È meglio stare zitti di fronte a tanti disastri del mondo. Gesù
non pregò per il mondo, ma per quelli che il Padre gli ha donato; e chi
appartiene a Gesù,
non fa commenti sulle cose del mondo. Possiamo solo avere misericordia
per loro, e nulla di più. La pace si conquista nella pace, sporgendo
l’altra guancia.... e non giudicando altri nella loro fede. Ma non
capite, se appartenete a Gesù? Allora date esempi di pace e non
c’immischiamo nelle faccende del mondo! Amen.
Parlano di terrorismo: ma queste cose appartengono al mondo materiale.
Le faccende del mondo se le sbriga Dio; a Dio la vendetta... suoi
Figli abbiate fede, se veramente seguite Gesù. 2. E non
dimenticate mai che anche
ai tempi di Gesù sulla terra vi erano ed esistevano queste cose, le
stesse che oggi ascoltiamo: guerre, omicidi, politici e altro. Ma Lui non
seguiva il mondo, ma portava il suo onorato messaggio e faceva la volontà del
Padre, senza parlare di politica o altro. Questa è la croce che dobbiamo
portare, amando sempre e senza comandare il prossimo, ma di amarlo. Amen.
{09-01-2015}
▬ Nicola Martella:
Se questa è la ricetta facile-facile riguardo ai rapporti del
credente con il mondo, perché starne qui a parlare. Potevi
risparmiarci la singolare predica, ritornando a mettere la testa
sotto la sabbia come lo struzzo (sebbene lo struzzo non lo faccia).
Dio mandò i suoi profeti anche a politici del tempo in Israele e
fuori; fece ungere re stranieri (1 Re 19,15) e chiamò il re di Persia
«mio unto» (Is 45,1ss).
Giovani Battista predicò pubblicamente contro il re Erode, che si
teneva la cognata (Mt 14,3s). Gesù non risparmiò «tale volpe»,
mandandogli un messaggio (Lc 3,32), né si tirò indietro a prendere
posizione riguardo alle questioni morali del suo tempo. Quando fu
schiaffeggiato da un soldato, prese posizione, reclamando il suo diritto
(Gv 18,23s). Anche Paolo si appellò al suo diritto di cittadino
romano, quando stava per essere torturato (At 22,25ss), e si appellò a
Cesare, privilegio dei soli cittadini romani (At 25,11s).
Gli
apostoli del Signore non erano anacoreti con la testa sotto la
sabbia, ma «rivoluzionari» per il Signore, tanto che furono accusati di
aver messo sotto sopra il mondo (At 17,6)
Quindi rimando al mittente la tua «predichetta», condito di reminiscenze
scritturali, ma senza molto fondamento biblico. Se vuoi fare il gioco
delle
tre scimmiette, di cui rispettivamente una non vede, una non sente e
una non parla, sono affari tuoi, ma non chiedere a noi di mettere anche
il nostro
cervello sotto naftalina, visto che noi lo vogliamo ancora usare e
vogliamo
prendere posizione rispetto alle cose di questo mondo. [►
Apologetica;
►Cultura
e fede;
►Società] ■
Salvatore Fatone: Martella Nicola, sei rimasto
indietro, non ti voglio offendere ma correggerti nel nome del
Signore Gesù (accogli le sue parole nel tuo cuore e comprenderai che e
così). Il vangelo è già stato annunciato a tutte le creature; ora è
tempo di mietitura. Non ti ricordi della parabola del fico? O possiamo
noi cambiare il mondo? No ti dico. Se temi Dio, ami il tuo
prossimo nella pace; ma se gli rispondi a colpi di sapienza, del Vecchio
Testamento, sei rimasto indietro. Gesù disse: Il mondo passerà,
ma le mie parole non passano. Gesù ha specificato tutto il Vecchio
Testamento nel NT riguardo a come noi oggi dobbiamo comportarci. Il
vecchio è passato, ora c’è il NT. C’è anche scritto cosi: Cercalo e
vedrai.
Amen.
Martella, se non comprendi l’amore, non
comprendi neanche Dio. {10-01-2015} ▬
Nicola Martella: Vedo che il
«predicozzo» continua con molte approssimazioni e con cose, che col
nostro tema c’entrano poco o per nulla. E poi sarei rimasto io
indietro!? Meno male che finalmente ho un «profeta», sceso apposta
dalla nuvola e che mi vuole correggere. E qual è lo stile di
vita, che vuole propormi? Vivere da extraterrestre qui su questa
terra e
disinteressarci di tutto ciò, che succede! Non c’è che dire, è
proprio ciò, di cui il mondo ha bisogno. ■
Ivaldo Indomiti: Abbiamo esempi di
fratelli dell’800, che erano contro i governanti del loro tempo,
perché questi ultimi avevano in mano uno scettro per reprimere il
popolo, anziché aiutarlo. E abbiamo tanta, tantissima confutazione delle
eresie promulgate dal Vaticano. Nicola ha detto correttamente che essere
cristiani significa anche
annunciare la verità, nonostante faccia male.
Salvatore, non
giudicare troppo frettolosamente un fratello. Dialoga con lui,
seguilo nei suoi ragionamenti, poi trai le tue conclusioni, ma non
condannare precipitosamente. {10-01-2015} ■
Salvatore Fatone: Io
non penso, ma amo. Se per te avvertire è condannare, allora smetto
di dialogare. Gesù, ma non riesco a trovarne uno, che
veramente ti segue e che anche io ne posso imparare? Parlo di pace, e mi
rispondono a guerra. Se dialogare è dare un messaggio di pace, vengo
ripreso! Allora dov’è quell’amore per te, Gesù?
Amen. {10-01-2015}
▬ Nicola Martella:
Salvatore Fatone, il tuo modo
massimalista di pensare non mi rappresenta. Annunciare l’Evangelo,
insegnare la sana dottrina e difendere la verità sono state le tre
colonne, che hanno sorretto l’azione degli uomini di Dio nel mondo in
tutti i secoli.
Ora, però, caro «maestrino della leggina» non ti allargare troppo e non
passare alle offese, dicendo
cosa comprendo o meno o considerandoti l’unico che ama Gesù e lo segue.
Inoltre, se tu vuoi vivere con le sinapsi spente, fallo pure, ma
non chiederlo a noi altri, che vogliamo pensare e amare. ■
Ivaldo Indomiti: Ma è mai possibile che non si
possa fare una conversazione tra pari? Perché deve esserci sempre
qualcuno come Salvatore Fatone, che fa la paternale e deve
assumersi il ruolo del
presidente. Se non si condivide, si esprime tale non condivisione, magari
motivando la punto e basta. La tua opinione l’hai esposta molto
chiaramente. Permetti che altri vedano la questione diversamente? Questo
senza apostrofare il tuo interlocutore di mancanza di fede o di amore per
Dio. {10-01-2015}
■
Carlo Neri: Salvatore Fatone, ci hai fatto da maestro
e ti sei detto «amen» da solo più volte, aspetta che gli altri ti
dicano «amen»; come mai nessuno te lo ha detto? Pensi di essere l’unico
credente fra di noi?
Se gli insegnanti di tuo figlio lo trattassero male a parole, sono
convinto che
andresti a parlare con loro. Certo gli parleresti dell’amore di
Cristo, ma gli parleresti, quando offendono l’onore di Dio; invece dici
che bisogna
stare zitti e aggiungi anche «amen».
Sei il tipo di credente, che fa danni: non vuoi conoscere niente,
non vuoi sentire niente e giudichi tutto e tutti, citando la
Bibbia qua e là, mettendoti al di sopra degli altri credenti.
Hai detto: «Parlano di terrorismo: ma queste cose appartengono al
mondo materiale». Noi non siamo nel mondo materiale? Tu dove vivi?
Hai affermato: «Possiamo solo avere misericordia per loro [i
terroristi], e nulla di più»; e dei tuoi fratelli non hai
misericordia? Quanti ne vengono uccisi e schiavizzati nei paesi
islamici, vuoi che continuino a trattarli così e a islamizzare altri
territori, basta non dire niente, come dici tu e come fa il
papa. Tu parli come lui: preghiamo per loro e non diciamo niente, se
vengono qui a cercare d’islamizzare anche noi.
Le statistiche dicono che nel 2050 ci sarà il «sorpasso demografico»,
cioè gli stranieri in Europa saranno la maggioranza. Prima o poi, saremo
costretti a sottostare a leggi islamiche, grazie anche a quelli come te,
che predicano l’ascetismo cristiano, lo sai?
Nessuno ha detto di fare politica, dove l’hai letto? Si reagisce
solo a una provocazione, che noi non abbiamo cercato, come il Signore
col soldato romano, come Paolo negli esempi, che ti sono già stati
citati.
Nessuno ha neppure detto di fare la guerra, perché distorci le
nostre parole?
Riguardo alle
vignette blasfeme e all’offendere l’onore di Dio, hai citato tanti brani
tu, ne cito uno anch’io: «Ci mi onora io lo onorerò»; e se lasci che Dio
venga disonorato, cosa farà secondo te?
Cosa dici poi dell’esempio dell’episodio di Fineas in Numeri 25,7-8: «Al
vedere questo, Fineas figlio di Eleazar, figlio del sacerdote Aaronne,
si alzò in mezzo all’assemblea e prese in mano una lancia, seguì quindi
l’uomo d’Israele nella sua alcova e li trafisse ambedue, l’uomo
d’Israele e la donna, nel basso ventre. Così la calamità tra i figli
d’Israele fu arrestata».
Noi non possiamo ammazzare, va bene, ma l’onore di Dio perché
non ci dovrebbe riguardare?
La reazione di Fineas infatti fu gradita dall’Eterno; e la Parola
prosegue dicendo: «Allora l’Eterno parlò a Mosè dicendo: “Fineas
figlio di Eleazar, figlio del sacerdote Aaronne, ha rimosso la mia ira
dai figli d’Israele, perché egli è stato animato della stessa mia
gelosia in mezzo a loro; così nella mia gelosia non ho sterminato i
figli d’Israele. Perciò digli: Ecco, io stabilisco con lui un’alleanza
di pace...”».
Fin qui ho dovuto parlarti chiaro e non ho potuto essere più
dolce di come sei stato tu, il mio desiderio però è che il dialogo con
te continui, smettila però di fare il professore in mezzo a noi e
scendi al nostro livello, perché anche tu hai bisogno d’imparare
qualcosa. E se trovi che non sia corretto quello, che ti è stato detto,
invece di ripetere le cose, che hai già scritto più volte, dacci prima
la tua lettura dei brani, che ti sono stati citati nei vari interventi.
{10-01-2015} ■
Guerino De Masi: Salvatore Fatone. Sei più
violento di tutti coloro, che sembrano severi in questa discussione.
Fai asserzioni molto, ma molto discutibili. Ti atteggi a
superspirituale, diventando sordo a ogni espressione
caritatevole dei fratelli intervenuti. Vien giù dalla pianta e cresci
nella carità, di cui sembri assolutamente a digiuno. {10-01-2015}
4.
{Silvia Leva}
▲ Mi fa
male, quando sento bestemmiare o parlare in maniera poco
rispettosa nei confronti di Dio, Gesù e della santa Parola. Quindi, non
tollerando atteggiamenti negativi contro le dottrine cristiane, non mi
permetto neanche di mancarne ad altre.
Ama il tuo prossimo come te stesso, questo è l'insegnamento che ci ha
lasciato Gesù. Questi fanatici, che sì appropriano il diritto di
vendicare il loro dio o altre ideologie, confidano in un dio debole.
Il nostro Dio ci dice di rimettere a Lui le nostre vendette, come
possiamo farci giustizia da soli, sapendo di stare in torto
davanti a Dio? Con quale faccia ci potremmo presentare al suo cospetto?
Amo Dio ed i suoi insegnamenti, quindi dico non sono Charlie,
sia per il giornale e sia per i terroristi. Dio, proteggici dai
fanatici. {10-01-2015}
5.
{Guerino De Masi}
▲
■
Contributo: Se mi definisco «Je suis Charlie», non
è perché approvo le espressioni senza rispetto verso gli altri, ma è
appunto perché ognuno abbia la libertà di pensare secondo le sue
convinzioni. Un famoso filosofo francese aveva detto (pressappoco così):
«Non sono d’accordo con le tue idee, ma lotterò con tutte le mie forze,
perché tu possa esprimerle!». D’altronde, abbiamo Dio Lui stesso, che
lascia piena libertà a ogni uomo di credere o non credere.
La nostra fede non può essere condizionata dalle espressioni dei
non-credenti, quali essi siano! Piove su i giusti e sugli ingiusti,
cioè, Dio fa scendere le sue benedizioni su ogni uomo, credente e non.
Di questo passo, i governi europei si prestano al ricatto,
già rifiutando ogni collegamento a Gesù quanto al Natale e ogni festa
religiosa. Vengono tolte le croci, s’impediscono i presepi, si rifiuta
la storia cristiana d’Europa; e poi ci si meraviglia della violenza dei
fondamentalisti islamici? È un ritorno al
Medioevo inaccettabile. Ma il «Post Modernismo» è anche
questo. Rifiutare quello, che per la mia generazione era e rimane valore
fondamentale, per lasciare entrare ogni dubbio e qualsiasi altra cosa,
basta che sia diverso! Lo stesso problema è per la questione «gender»,
la «famiglia» e di conseguenza, Dio e la religione. Ognuno ha diritto
d’esprimere il suo disaccordo. Lascio a Dio di tirare la somma
finale, sapendo che è sufficientemente saggio, giusto e forte, per
rendere giustizia in ogni cosa. {09-01-2015}
▬ Nicola
Martella :
Anch’io sono per la libertà di pensare secondo le sue
convinzioni. E sono anche per la libertà di
dissentire. Tuttavia, vedo che sotto l’effetto dei fatti tragici,
molti si schierino dalla parte della redazione di Charlie Hebdo,
perdendo la lucidità e l’obiettività. Non approvo assolutamente
l’atto barbarico degli integralisti islamici, ma prendo le distanze dal
modo irresponsabile, irrispettoso, caustico e offensivo di fare satira.
Ambedue i gruppi sono singolarmente accomunati dall’insensibilità
e protervia verso gli obiettivi colpiti, cosa tipica dell’integralismo.
Chiaramente la redazione di Charlie Hebdo si limita alla violenza
verbale, mentre gli integralisti islamici, incapaci di un confronto
civile, passano alla violenza fisica
ed estrema. Certo che preferisco lo scontro dialettico a quello delle
armi, che è imperdonabile. Tuttavia, tutto ciò non deve togliermi la
lucidità di giudizio di questa questione e di tutte le altre intorno
a me. Inoltre, è vero che Dio tirerà la somma finale, ma è anche
vero che proprio il Signore ci ingiunge di giudicare non
secondo l’apparenza, ma
con giusto giudizio (Gv 7,24). ■
Guerino De Masi:
Non sono cattolico, non sono comunista, non sono fascista, non sono
ebreo, non sono nazista, non sono... non sono. Sono un figlio di
Dio per grazia del Signore. Vivo in un mondo, dove non mi
riconosco, e dove certe azioni, certe ideologie, certi concetti e
filosofie mi sconcertano. Come ogni figlio di Dio desidero il
bene del mio prossimo; e tra le cose che sono il bene, ci sta anche la
libertà di espressione, anche quando non la condivido. Sono
assolutamente contrario alla violenza, verbale e fisica. Non
riesco a togliere dalla mente e dal cuore le atrocità degli
integralisti islamici. Non sono per l’omosessualità, ma
piango quando vedo che impiccano un omosessuale. Non sono per la difesa
dei ladri, ma mi raccapricciano le immagini delle mani tranciate
dei ragazzi colti per furto. Mi raccapriccia l’uccisione di donne
accusate d’adulterio. Piango davanti alle violenze usate contro i
cristiani in Africa, in Asia e dovunque la cecità religiosa colpisce
mortalmente i fratelli.
Ho visto solo di sfuggita alcune vignette blasfeme, di cui tu parli. Ma
è forse la prima volta che gli uomini deridono il Signore? Mi
vien da pensare al martirio di
Stefano, che imitando il Signore Gesù, invoca il perdono per i suoi
carnefici.
«Je suis Charlie», dunque, per me, non è un identificarmi con i
blasfemi disegnatori e neanche approvarli, ma piuttosto un sentimento di
partecipazione al
desiderio di libertà e di rispetto, che invece gli islamici non
hanno. {10-01-2015}
▬ Nicola Martella: Hai
ragione, per i
sentimenti, che provi dinanzi a un’ingiustizia o dinanzi alla
violenza gratuita. Mi trovi in tua compagnia.
Proprio per questo mi
viene da dire: «Je suis un chrétien» (Io sono un cristiano), «Je
suis un disciple du Christ» (Io sono un seguace di Cristo). La Scrittura
ci insegna a coniugare insieme
l’amore con la verità e la misericordia con la giustizia. In caso
contrario, avremo o un buonismo a buon mercato, o la grettezza d’animo.
I fatti incresciosi e violenti, che accadono intorno a noi, sebbene ci
tocchino profondamente nei
sentimenti — poiché siamo per la libertà d’espressione e contro ogni
tipo di violenza fisica — non devono annebbiare il nostro giudizio,
ma dobbiamo analizzare le cose con discernimento, differenziando i
fatti, senza doverci emotivamente schierare con alcuna delle parti in
causa (resta la misericordia per le vittime, s’intende) e distanziandoci
da ogni tipo di male, che si esprima sia con un’ideologia atea
militante e blasfema, sia con in un integralismo religioso violento.
Chiaramente preferiamo il confronto dialettico e responsabile e
aborriamo ogni tipo di violenza fisica. ■
Antonio Selce: Caro Nicola, è molto facile essere
fraintesi. Lo è nel reale, figuriamoci nel web, dove non si sente il
tono della voce e non si vede l’espressione del viso. Per cui, avendo
letto tutti gli interventi in «Fede controcorrente», mi limito a dire
che forse Salvatore Fatone è stato frainteso nel suo
pensiero. Non credo che abbia voluto giudicare o fare il maestro.
Al di là di ulteriori fraintendimenti, io personalmente mi rispecchio
nel pensiero di Guerino De Masi. Non mi piacciono gli
integralismi o fondamentalismi, soprattutto quelli che sfociano
nella violenza fisica o verbale che sia; non mi piace la
satira blasfema e offensiva. Non so se c’entri qualcosa con questo
argomento, ma lo cito lo stesso: 1 Pt 2,11-17. {11-01-2015}
▬ Nicola Martella: Ho
letto 1 Pietro 2,11-17, ma non trovo proprio alcun nesso diretto con
l’attuale tema. I contributi di
Salvatore Fatone, che ho pubblicato, sono solo una minima parte;
egli ha continuamente ripetuto le stesse cose e ha farneticato,
uscendo dal tema e facendo deviare anche gli altri, per correggerlo. Ho
dovuto eliminare i suoi e gli altrui contributi fuori tema. Trovi la
discussione completa
qui. Per altro, oltre a credersi il «maestro» di tutti e uno dei
pochi giusti in terra, che ha capito di dottrina, si crede di essere il
suo defunto fratellino rinato! E così via. Alla fine, poiché
tutto girava intorno a lui, l’ho dovuto allontanare dalla discussione.
6.
{Maurizio Ruffino}
▲
■
Contributo:
Non mi sembra opportuna la tua considerazione al di là delle
argomentazioni. {09-01-2015}
▬ Nicola Martella:
Perché?
■
Maurizio Ruffino: Perché fatta sulla pelle di
persone uccise, perché hanno espresso liberamente le proprie idee,
condivisibili o no. L’essere Charlie non attiene ai contenuti espressi,
ma all’essere o meno liberi di esprimerli, senza essere uccisi o
(come nel caso del cattolicesimo romano del passato, o come avviene
nelle dittature) incarcerati. La verità deve venire fuori
attraverso i fatti, non
chiudendo la bocca a chi la pensa diversamente. {10-01-2015}
▬ Nicola Martella:
La tua reazione mi sembra spropositata e sproporzionata rispetto a
quanto ho scritto.
Nessuno ha chiesto di chiudere la bocca a chi la pensa
diversamente, né approvo chi usa la violenza contro i loro
detrattori. Tuttavia, non posso chiamare «giusti» coloro, che
hanno infangato il nome del mio Dio e del mio Signore Gesù Cristo con
rappresentazioni oscene. La Parola c’insegna quanto segue: «Guai a
quelli che chiamano
bene il male, e male il bene, che mutano le tenebre in luce e la luce in
tenebre, che mutano l’amaro in dolce e il dolce in amaro!» (Is
50,20). Dio non tratta il colpevole per innocente (Es 20,7; 34,7).
Sono per la libertà
di espressione, per quella responsabile. Sono contro ogni forma di
terrorismo
e di violenza. Tuttavia, non sento tale frenesia di «essere Charlie» né
di approvare il modo estremista e irresponsabile di tale gruppo
di atei nel trattare certi temi, ferendo nel cuore i credenti biblici. ■
Maurizio Ruffino: Il problema è se sia tu a dover
giudicare e vendicare o Dio. Non c’entra il fatto se quei
disegnatori fossero atei o meno, responsabili o meno, c’entra il loro
diritto
inalienabile alla vita e ad avere solo Dio come giudice giusto. Se non
sei Charlie, non sei peccatore, ti sottometti e confidi
nell’uomo e non in Dio. Beh, buonanotte. {10-01-2015}
▬ Nicola Martella:
Beh, stai andando troppo in là con le tue supposizioni e
attribuzioni. Stai confondendo la pula con il grano. Chi ha detto di
voler vendicare Dio? È un po’ troppo avventato e
abbastanza grave dire che se non mi sento di essere Charlie, non mi
sentirei peccatore e mi sottometterei e
confiderei nell’uomo e non in Dio.
Hai le sinapsi ancora accese, per dire cose del genere?
7.
{Giuseppe Verduci}
▲
Pur condannando la nefasta strage compiuta alla sede del
settimanale satirico francese, anch’io, condividendo quanto affermato da
Nicola Martella, ho assunto la decisione di «non essere Charlie».
Chiaramente, come cristiani, siamo per la libertà di stampa,
quindi per il diritto inviolabile di ogni cittadino, di pensare, di
scrivere e di affermare qualunque cosa, nel rispetto delle norme
civile e delle persone. Questa parola rispetto, presuppone alcune cose,
quale non offendere
l’altrui persona, o i pensieri etici, morali, religiosi di quella
persona. Le tematiche sull’Islam, di cui faceva continuamente sfoggio
quel settimanale, con i riferimenti satirici, secondo la mia
considerazione, poteva offendere gli islamici. Ciò travalica quel
diritto alla satira, quella buona satira, che non deve essere mai
blasfema o sacrilega. Non ci piacciono i
fondamentalisti, né gli integralisti. Ma certo condanniamo anche
coloro, che nel nome di Dio o di Allah, fanno strage di uomini
inermi. Diciamo sì alla libertà d’espressione, affidandoci
all’intelligenza di coloro che la vogliono esprimere, in modo tale da
non provocare l’ira degli altri; e diciamo
no alla violenza becera, fisica e verbale, che dimostra di essere senza
idee e senza capacità di parlare, affidandosi al lugubre suono delle
armi da fuoco. {11-01-2015}
8.
{Guerino De Masi}
▲ Il
perdono
non è facile, ma non impossibile. Esprimo qui perché «Je ne suis plus
(io non sono più) Charlie».
Sotto la spinta emotiva, non ho esitato a identificarmi con «Io
sono Charlie», per quello che potrebbe significare: indignazione, orrore
e condanna di ogni violenza augurando piena libertà per chiunque.
Devo ringraziare alcuni amici d’Internet, che mi hanno aiutato a uscire
da una situazione, che imbrogliava la mia mente confusa. Grazie Nadia,
grazie Sabina, grazie Claire, grazie Nicola, grazie Luisa.
Sono disgustato nel vedere tanta ipocrisia in TV, soprattutto dai
rappresentanti dei governi presenti... [alla commemorazione delle
vittime degli attentati da parte dei capi di Stato a Parigi, N.d.R.]
Continuo a pormi domande circa il silenzio, a volte complice circa i
massacri di persone
innocenti; e a quelli si aggiungano le migliaia di morti in Niger.
Sento parlare della mancanza d’integrazione, che causa questi
scivoloni di violenza. Poi rifletto e nella mia testa sfilano un sacco
d’incongruenze, che la nostra società moderna si accanisce, non
solo a proporre, ma a imporre in nome della laicità e della modernità.
Charlie Hebdo non faceva altro che mettere su vignette questa
(nouvelle vague) ondata, che s’impone di distruggere il concetto
di famiglia, l’idea di fede in Dio, la stessa dottrina di onestà, di
rispetto e tolleranza.
I rappresentanti del Parlamento europeo erano lì anche loro [alla
commemorazione delle vittime degli attentati da parte dei capi di Stato
a Parigi, N.d.R.]. Essi sono quelli che rifiutano e cancellano la
storia del cristianesimo in Europa. Essi impongono le loro regole,
che hanno riportate al solo interesse economico; sono insensibili
alle migliaia di suicidi, causati dalla follia dell’Euro, del debito
pubblico... sono sordi e indifferenti al disastro della Grecia… e anche
altrove.
Laicità
sì, va bene, la separazione tra Chiesa e Stato, sì... ma la direzione va
ben oltre. C’è una lotta senza quartiere contro tutto ciò, che è
Dio e le sue istituzioni (famiglia, uomini, donne, creazione), con
un unico obiettivo, mettere questo fastidioso Dio fuori dalla porta,
credendo finalmente d’essere maestri e padroni dei nostri destini.
Il male è chiamato bene e viceversa, il bene viene chiamato male.
Si mette un uomo in
carcere in Inghilterra, che parla di omosessualità. Vengono multate
le coppie, che sono a favore della famiglia naturale a Parigi. Io stesso
ho dovuto pagare una multa per aver dimostrato la mia indignazione per
la persecuzione dei cristiani da parte dei fondamentalisti islamici,
mentre ero in piazza a Monza.
Confesso che le vignette irriverenti e senza rispetto di Charlie
Hebdo, non sono esse stesse il motivo della mia opposizione, ma il fatto
che non sono altro che strumenti di questo nuovo ordine mondiale,
che governa spietatamente e senza cuore ma soprattutto, senza Dio.
Penso in questo momento a un Salmo che dice: «Beata la nazione il cui
Dio è l’Eterno» (Sal33,12). Ma il dio di questo mondo è
chiaramente oramai Mammona, il denaro, e il diavolo in persona.
{13-01-2015}
9. {}
▲
10. {}
▲
11. {Vari
e medi}
▲ ■
Patrizia Mostaccio: Concordo pienamente;
dispiace molto per quanto è accaduto e c’è molta compassione per le
povere vittime. Ma da qui a identificarsi con Charlie, mi sembra
un’esagerazione, frutto del solito «buonismo» sociale! Mi chiedo se
qualcuno si sia mai identificato con i cristiani, che
giornalmente vengono martirizzati per la propria fede. {09-01-2015} ■
Sonia Tirelli: La solita propaganda atea. Quando
sono morti i cristiani sgozzati, nessuno ha messo fuori i
cartelli sopra con scritto «io sono cristiano». Condivido il
vostro pensiero, la
violenza è da condannare sempre, però a mio avviso anche la blasfemia
e la volgarità. Se proprio devo difendere un ideale, deve essere un
ideale di verità, non di menzogna. {09-01-2015} ■
Ivaldo Indomiti:
Nicola, condivido. Io sono un cristiano,
perché Cristo mi ha comprato a caro prezzo. Tutti coloro che hanno
ricevuto Gesù Cristo come Signore e Salvatore, mi sono fratelli e
sorelle. La libertà, che ci ha donato Gesù, non è punto da
paragonare con la libertà, che propone il mondo. Stessa cosa dicasi per
la pace. Questo mondo è rivoltato sotto sopra dal maligno. I veri
valori per l’uomo sono esclusivamente indicati nella Bibbia.
{09-01-2015}
■
Giosuè Madaschi: Caro Nicola, sono pienamente
d’accordo con te, e apprezzo i fratelli che si sanno mettere in
discussione, ma allo stesso tempo non tollero credenti che, non
essendo abbastanza maturi,
offendono. Qual è la testimonianza che diamo. Riflettiamoci!
{10-01-2015}
■
Bruno Salvi: «Non partecipate alle opere
infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele» (Efesini 5: 11).
Quindi, si tratta di dissociarsi e denunciare. Questo è lo
scopo di ciò, che si vuole far capire. E condivido il lavoro e la
pazienza del caro Nicola. Dio ti benedica! {10-01-2015} ■
Giuseppe Campoccia:Essere o non essere
Charlie? Io mi sento di esserlo solo per quanto riguarda la
libertà di parola. Certo che da cristiano non condivido per
niente le vignette, e quindi in quel senso non lo sono. Ma dobbiamo far
sentire tutto il nostro dissenso alla ferocia del fanatismo. Non
ci può essere nessuna vignetta blasfema che possa giustificare
l’uccisione di chi la pubblica. {13-01-2015}
12. {Vari
e brevi}
▲ ■
Stefano Dettori: Condivido! {09-01-2015} ■
Michela De Rose: Ho visto
alcune vignette. Mi dispiace quanto è accaduto, ma non sono Charlie
{09-01-2015}
■
Leonardo Bernardi: Credo che non si sia afferrato
il
senso della vignetta. {09-01-2015}
▬ Nicola Martella:
Quale vignetta? Io ne ho viste alcune di Charlie Hebdo sulla fede
cristiana, condite con
pederastia e abomini vari, che coinvolgono le persone della Deità. Dovrei
essere «edificato» da tale
blasfemia? ■
Antonio Capasso: Nel dire «Je Suis Charlie»
non si vuole certo dire che si condividono le sue idee. {11-01-2015}
▬ Nicola Martella: «Je
suis Nicola» et «vous êtes Antonio» (Io sono Nicola, e tu sei Antonio).
Lorsque vous ne vous appelez Charlie, faites le moi savoir (Quando tu ti
farai chiamare Charlie, fammelo sapere). ☺ ► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Non_Charlie_OiG.htm
11-01-2015; Aggiornamento: 14-01-2015 |