Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

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«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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MI DISPIACE, NON SONO CHARLIE!

Libertà e responsabilità

 

 a cura di Nicola Martella

 

1. ENTRIAMO IN TEMA

     Sono dispiaciuto per quanto è successo, all’inizio del 2015, alla redazione del periodico «Charlie Hebdo», molti esponenti della quale sono stati barbaramente trucidati da altri francesi, in nome dell’ideologia di morte di Al Qaeda. Subito dopo, molti, scioccati dagli eventi successi, si sono fregiati con lo slogan «Io sono Charlie», per evidenziare la solidarietà con le vittime. Io non lo farò e qui di seguito spiego il perché.

 

2. LA SODA CAUSTICA DELLA SATIRA

     «Charlie Hebdo» è un periodico settimanale francese di satira alquanto caustica e irriverente. Le sue vignette blasfeme su Gesù Cristo, su Dio, sulla Trinità e così via mi hanno profondamente ferito e scandalizzato. Preferisco non mettere qui alcun link, perché tali immagini potrebbero turbare gli animi. Perciò, mi dispiace, «Non sono Charlie». Sono oltremodo distante dal terrorismo islamico, ma anche dissento da un certo modo estremista e dissacrante di fare satira.

 

 

Certamente, preferisco vivere in un Paese democratico, dove posso avere la mia opinione e confrontarmi liberamente con quelle altrui. Quindi, non preferisco stare sotto una dittatura, dove vale solo l’opinione del più forte e dove i potenti e i violenti distruggono i dissidenti.

     Un detto popolare recita così: «Scherza con i fanti, non con i santi». Ma per «Charlie Hebdo» era un tutt’uno: uomini e Dio. Anzi, come recita un altro proverbio, «Si batte il sacco, per colpire il gatto» (in esso contenuto), ossia tale redazione atea è stata irriverente e abominevole verso Dio, per colpire chiese, credenti e la fede in genere.

     Amo anche la satira, se essa è fine, intelligente, piene d’immagini evocative e responsabile, quindi non quella gratuita, irrispettosa, grossolana e violenta.

 

3. L’IDEOLOGIA DI MORTE DELLE MENTI DEBOLI

     Persone deboli riguardo alla parola e agli argomenti razionali, ma con le armi in mano, credono di prendersi la ragione, uccidendo i propri avversari. Essendo deboli di pensiero, vedendo tutta la realtà solo in bianco e in nero a causa della loro ideologia massimalista, scelgono le maniere forti. Questo loro punto di forza è altresì il loro tallone di Achille; alimentandosi di odio e di rabbia, trascinano nel gorgo se stessi e gli altri. Sedotti da una dottrina di morte, diventano incapaci di vivere la comune esistenza, preferiscono atti eclatanti e godono nel seminare il terrore. Si credono eroi, ma la seduzione ideologica li ha trasformati solo belve senza ragione. Purtroppo, trovano sempre altre menti deboli, che pronte a farsi ideologizzare, emuleranno i cattivi maestri in nome di un falso e macabro «martirio».

 

4. ASPETTI CONCLUSIVI

     Certamente, preferisco coloro, che hanno in mano una matita e non un mitra. Preferisco coloro, che si confrontano a parole e non con la violenza. Tuttavia, «Non sono Charlie». Egli non mi rappresenta; e non condivido il modo, a parer mio irresponsabile e troppo semplicistico, di spiegare una realtà molto più complessa.

 

Sono per la libertà e non per la violenza, ma mi dispiace, non sono Charlie!

I am for freedom and not for violence, but I'm sorry, I'm not Charlie!

Ich bin für die Freiheit und nicht für Gewalt, aber es tut mir leid, ich bin mir nicht Charlie!

Estoy a favor de la libertad y no a la violencia, pero lo siento, no soy Charlie!

Je suis pour la liberté et non à la violence, mais je suis désolé, je ne suis pas Charlie!

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Gianni Cascato

2. Rita Fabi

3. Salvatore Fatone

4. Silvia Leva

5. Guerino De Masi

6. Maurizio Ruffino

7. Giuseppe Verduci

8. Guerino De Masi

9.

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Gianni Cascato}

 

Contributo: Certo che è una cosa buona avere la libertà di opinione o di parola, tuttavia in tutto ciò che viene detto a parole o con la matita, dovrebbe esserci un limite, avere un po’ di moralità e rispetto per la fede religiosa di chiunque sia.

     Accendere un fuoco non è vietato, ma quando vi è della paglia vicino, è meglio non accenderlo. Credo che «Charlie Hebdo» della sua libertà ne ha abusato abbastanza e, quando la giustizia non è all’altezza di mettere il freno, non mi meraviglio che succedono tale cose. {09-01-2015}

 

Antonio Selce: Condivido il pensiero di Nicola, un po’ meno quello di Gianni (ma forse avrò interpretato male il suo pensiero?). Se accendere un fuoco non è vietato, allora lo accendo; e se c’è della paglia vicino, metterò in sicurezza la paglia affinché non prenda fuoco. {09-01-2015}

 

Nicola Martella: Attenzione alla coda di paglia... Anche quella potrebbe prendere fuoco. ☺

 

Antonio Selce: Attenzione, come dice Nicola, chiunque tra voi avesse la coda di paglia, la mettesse in sicurezza prima di dare fuoco a qualcosa. {11-01-2015}

 

Gianni Cascato: Metti la paglia in sicurezza, Antonio Selce, è sufficiente una piccola scintilla per causare dei danni enormi. Stai attento, da quale parte soffia il vento. Charlie Hebdo ha acceso molte volte il fuoco, ma come si è visto, questa volta si è bruciato un po’. {12-01-2015}

 

Nicola Martella: Di là dal fatto che si può non condividere la satira irresponsabile e offensiva della redazione di Charlie Hebdo, fra fare vignette satiriche e togliere la vita a qualcuno, ce n’è di differenza e di distanza!

 

Gianni Cascato: Nessuno, qualunque sia il motivo, ha il diritto di togliere la vita al prossimo; ma non bisogna dimenticare che avvolte certe parole o vignette satiriche possono essere così pericolose, come lo sia un mitra, sia l’uno che l’altro possono essere causa di morte. «Morte e vita sono in potere della lingua; quelli che l’amano ne mangeranno i frutti» (Proverbi 18,21). {12-01-2015}

 

 

2. {Rita Fabi}

 

Contributo: Caro Nicola condivido appieno, Sull’onda dell’emozione anche io lo avrei scritto, in un primo momento, pensando ai diritti lesi di una libertà di espressione, che ormai, purtroppo, ha molto poco valore in un mondo in cui libertà significa la conservazione dell’oltre su ogni cosa. Poi, però, vedendo quali erano i lavori di satira eseguiti nel nome della libertà di espressione, mi sono trovata dalla parte di chi, ovviamente, senza ricorrere a modi estremi, sente offesa la propria radice religiosa, fosse anche un mussulmano. Per cui sì anch’io non sono e non mi sento affatto Charlie. Al più, in questo momento, se proprio volessi fare della retorica, preferirei sentirmi una nigeriana, visti i 2000 morti e le pochissime parole spese su tale argomento, accaduto nello stesso giorno. Sì, al momento, «je sui a Nigerian» e «je ne suis pas Charlie».

 

Debora Cipriani: Anch’io ci sono caduta. Poi, guardando meglio, sono rimasta infastidita dalla blasfemia. Certo è che non è ammissibile usare la violenza. {09-01-2015}

 

 

3. {Salvatore Fatone}

 

Contributo: 1. È meglio stare zitti di fronte a tanti disastri del mondo. Gesù non pregò per il mondo, ma per quelli che il Padre gli ha donato; e chi appartiene a Gesù, non fa commenti sulle cose del mondo. Possiamo solo avere misericordia per loro, e nulla di più. La pace si conquista nella pace, sporgendo l’altra guancia.... e non giudicando altri nella loro fede. Ma non capite, se appartenete a Gesù? Allora date esempi di pace e non c’immischiamo nelle faccende del mondo! Amen.

     Parlano di terrorismo: ma queste cose appartengono al mondo materiale. Le faccende del mondo se le sbriga Dio; a Dio la vendetta... suoi Figli abbiate fede, se veramente seguite Gesù.

     2. E non dimenticate mai che anche ai tempi di Gesù sulla terra vi erano ed esistevano queste cose, le stesse che oggi ascoltiamo: guerre, omicidi, politici e altro. Ma Lui non seguiva il mondo, ma portava il suo onorato messaggio e faceva la volontà del Padre, senza parlare di politica o altro. Questa è la croce che dobbiamo portare, amando sempre e senza comandare il prossimo, ma di amarlo. Amen. {09-01-2015}

 

Nicola Martella: Se questa è la ricetta facile-facile riguardo ai rapporti del credente con il mondo, perché starne qui a parlare. Potevi risparmiarci la singolare predica, ritornando a mettere la testa sotto la sabbia come lo struzzo (sebbene lo struzzo non lo faccia).

     Dio mandò i suoi profeti anche a politici del tempo in Israele e fuori; fece ungere re stranieri (1 Re 19,15) e chiamò il re di Persia «mio unto» (Is 45,1ss). Giovani Battista predicò pubblicamente contro il re Erode, che si teneva la cognata (Mt 14,3s). Gesù non risparmiò «tale volpe», mandandogli un messaggio (Lc 3,32), né si tirò indietro a prendere posizione riguardo alle questioni morali del suo tempo. Quando fu schiaffeggiato da un soldato, prese posizione, reclamando il suo diritto (Gv 18,23s). Anche Paolo si appellò al suo diritto di cittadino romano, quando stava per essere torturato (At 22,25ss), e si appellò a Cesare, privilegio dei soli cittadini romani (At 25,11s).

     Gli apostoli del Signore non erano anacoreti con la testa sotto la sabbia, ma «rivoluzionari» per il Signore, tanto che furono accusati di aver messo sotto sopra il mondo (At 17,6)

     Quindi rimando al mittente la tua «predichetta», condito di reminiscenze scritturali, ma senza molto fondamento biblico. Se vuoi fare il gioco delle tre scimmiette, di cui rispettivamente una non vede, una non sente e una non parla, sono affari tuoi, ma non chiedere a noi di mettere anche il nostro cervello sotto naftalina, visto che noi lo vogliamo ancora usare e vogliamo prendere posizione rispetto alle cose di questo mondo. [ Apologetica; Cultura e fede; Società]

 

Salvatore Fatone: Martella Nicola, sei rimasto indietro, non ti voglio offendere ma correggerti nel nome del Signore Gesù (accogli le sue parole nel tuo cuore e comprenderai che e così). Il vangelo è già stato annunciato a tutte le creature; ora è tempo di mietitura. Non ti ricordi della parabola del fico? O possiamo noi cambiare il mondo? No ti dico. Se temi Dio, ami il tuo prossimo nella pace; ma se gli rispondi a colpi di sapienza, del Vecchio Testamento, sei rimasto indietro. Gesù disse: Il mondo passerà, ma le mie parole non passano. Gesù ha specificato tutto il Vecchio Testamento nel NT riguardo a come noi oggi dobbiamo comportarci. Il vecchio è passato, ora c’è il NT. C’è anche scritto cosi: Cercalo e vedrai. Amen.

     Martella, se non comprendi l’amore, non comprendi neanche Dio. {10-01-2015}

 

Nicola Martella: Vedo che il «predicozzo» continua con molte approssimazioni e con cose, che col nostro tema c’entrano poco o per nulla. E poi sarei rimasto io indietro!? Meno male che finalmente ho un «profeta», sceso apposta dalla nuvola e che mi vuole correggere. E qual è lo stile di vita, che vuole propormi? Vivere da extraterrestre qui su questa terra e disinteressarci di tutto ciò, che succede! Non c’è che dire, è proprio ciò, di cui il mondo ha bisogno.

 

Ivaldo Indomiti: Abbiamo esempi di fratelli dell’800, che erano contro i governanti del loro tempo, perché questi ultimi avevano in mano uno scettro per reprimere il popolo, anziché aiutarlo. E abbiamo tanta, tantissima confutazione delle eresie promulgate dal Vaticano. Nicola ha detto correttamente che essere cristiani significa anche annunciare la verità, nonostante faccia male.

     Salvatore, non giudicare troppo frettolosamente un fratello. Dialoga con lui, seguilo nei suoi ragionamenti, poi trai le tue conclusioni, ma non condannare precipitosamente. {10-01-2015}

 

Salvatore Fatone: Io non penso, ma amo. Se per te avvertire è condannare, allora smetto di dialogare. Gesù, ma non riesco a trovarne uno, che veramente ti segue e che anche io ne posso imparare? Parlo di pace, e mi rispondono a guerra. Se dialogare è dare un messaggio di pace, vengo ripreso! Allora dov’è quell’amore per te, Gesù? Amen. {10-01-2015}

 

Nicola Martella: Salvatore Fatone, il tuo modo massimalista di pensare non mi rappresenta. Annunciare l’Evangelo, insegnare la sana dottrina e difendere la verità sono state le tre colonne, che hanno sorretto l’azione degli uomini di Dio nel mondo in tutti i secoli.

     Ora, però, caro «maestrino della leggina» non ti allargare troppo e non passare alle offese, dicendo cosa comprendo o meno o considerandoti l’unico che ama Gesù e lo segue. Inoltre, se tu vuoi vivere con le sinapsi spente, fallo pure, ma non chiederlo a noi altri, che vogliamo pensare e amare.

 

Ivaldo Indomiti: Ma è mai possibile che non si possa fare una conversazione tra pari? Perché deve esserci sempre qualcuno come Salvatore Fatone, che fa la paternale e deve assumersi il ruolo del presidente. Se non si condivide, si esprime tale non condivisione, magari motivando la punto e basta. La tua opinione l’hai esposta molto chiaramente. Permetti che altri vedano la questione diversamente? Questo senza apostrofare il tuo interlocutore di mancanza di fede o di amore per Dio. {10-01-2015}

 

Carlo Neri: Salvatore Fatone, ci hai fatto da maestro e ti sei detto «amen» da solo più volte, aspetta che gli altri ti dicano «amen»; come mai nessuno te lo ha detto? Pensi di essere l’unico credente fra di noi?

     Se gli insegnanti di tuo figlio lo trattassero male a parole, sono convinto che andresti a parlare con loro. Certo gli parleresti dell’amore di Cristo, ma gli parleresti, quando offendono l’onore di Dio; invece dici che bisogna stare zitti e aggiungi anche «amen».

     Sei il tipo di credente, che fa danni: non vuoi conoscere niente, non vuoi sentire niente e giudichi tutto e tutti, citando la Bibbia qua e là, mettendoti al di sopra degli altri credenti.

     Hai detto: «Parlano di terrorismo: ma queste cose appartengono al mondo materiale». Noi non siamo nel mondo materiale? Tu dove vivi?

     Hai affermato: «Possiamo solo avere misericordia per loro [i terroristi], e nulla di più»; e dei tuoi fratelli non hai misericordia? Quanti ne vengono uccisi e schiavizzati nei paesi islamici, vuoi che continuino a trattarli così e a islamizzare altri territori, basta non dire niente, come dici tu e come fa il papa. Tu parli come lui: preghiamo per loro e non diciamo niente, se vengono qui a cercare d’islamizzare anche noi.

     Le statistiche dicono che nel 2050 ci sarà il «sorpasso demografico», cioè gli stranieri in Europa saranno la maggioranza. Prima o poi, saremo costretti a sottostare a leggi islamiche, grazie anche a quelli come te, che predicano l’ascetismo cristiano, lo sai?

     Nessuno ha detto di fare politica, dove l’hai letto? Si reagisce solo a una provocazione, che noi non abbiamo cercato, come il Signore col soldato romano, come Paolo negli esempi, che ti sono già stati citati.

     Nessuno ha neppure detto di fare la guerra, perché distorci le nostre parole?

     Riguardo alle vignette blasfeme e all’offendere l’onore di Dio, hai citato tanti brani tu, ne cito uno anch’io: «Ci mi onora io lo onorerò»; e se lasci che Dio venga disonorato, cosa farà secondo te?

     Cosa dici poi dell’esempio dell’episodio di Fineas in Numeri 25,7-8: «Al vedere questo, Fineas figlio di Eleazar, figlio del sacerdote Aaronne, si alzò in mezzo all’assemblea e prese in mano una lancia, seguì quindi l’uomo d’Israele nella sua alcova e li trafisse ambedue, l’uomo d’Israele e la donna, nel basso ventre. Così la calamità tra i figli d’Israele fu arrestata».

     Noi non possiamo ammazzare, va bene, ma l’onore di Dio perché non ci dovrebbe riguardare?

     La reazione di Fineas infatti fu gradita dall’Eterno; e la Parola prosegue dicendo: «Allora l’Eterno parlò a Mosè dicendo: “Fineas figlio di Eleazar, figlio del sacerdote Aaronne, ha rimosso la mia ira dai figli d’Israele, perché egli è stato animato della stessa mia gelosia in mezzo a loro; così nella mia gelosia non ho sterminato i figli d’Israele. Perciò digli: Ecco, io stabilisco con lui un’alleanza di pace...”».

     Fin qui ho dovuto parlarti chiaro e non ho potuto essere più dolce di come sei stato tu, il mio desiderio però è che il dialogo con te continui, smettila però di fare il professore in mezzo a noi e scendi al nostro livello, perché anche tu hai bisogno d’imparare qualcosa. E se trovi che non sia corretto quello, che ti è stato detto, invece di ripetere le cose, che hai già scritto più volte, dacci prima la tua lettura dei brani, che ti sono stati citati nei vari interventi. {10-01-2015}

 

Guerino De Masi: Salvatore Fatone. Sei più violento di tutti coloro, che sembrano severi in questa discussione. Fai asserzioni molto, ma molto discutibili. Ti atteggi a superspirituale, diventando sordo a ogni espressione caritatevole dei fratelli intervenuti. Vien giù dalla pianta e cresci nella carità, di cui sembri assolutamente a digiuno. {10-01-2015}

 

 

4. {Silvia Leva}

 

Mi fa male, quando sento bestemmiare o parlare in maniera poco rispettosa nei confronti di Dio, Gesù e della santa Parola. Quindi, non tollerando atteggiamenti negativi contro le dottrine cristiane, non mi permetto neanche di mancarne ad altre.

     Ama il tuo prossimo come te stesso, questo è l'insegnamento che ci ha lasciato Gesù. Questi fanatici, che sì appropriano il diritto di vendicare il loro dio o altre ideologie, confidano in un dio debole. Il nostro Dio ci dice di rimettere a Lui le nostre vendette, come possiamo farci giustizia da soli, sapendo di stare in torto davanti a Dio? Con quale faccia ci potremmo presentare al suo cospetto? Amo Dio ed i suoi insegnamenti, quindi dico non sono Charlie, sia per il giornale e sia per i terroristi. Dio, proteggici dai fanatici. {10-01-2015}

 

 

5. {Guerino De Masi}

 

Contributo: Se mi definisco «Je suis Charlie», non è perché approvo le espressioni senza rispetto verso gli altri, ma è appunto perché ognuno abbia la libertà di pensare secondo le sue convinzioni. Un famoso filosofo francese aveva detto (pressappoco così): «Non sono d’accordo con le tue idee, ma lotterò con tutte le mie forze, perché tu possa esprimerle!». D’altronde, abbiamo Dio Lui stesso, che lascia piena libertà a ogni uomo di credere o non credere.

     La nostra fede non può essere condizionata dalle espressioni dei non-credenti, quali essi siano! Piove su i giusti e sugli ingiusti, cioè, Dio fa scendere le sue benedizioni su ogni uomo, credente e non. Di questo passo, i governi europei si prestano al ricatto, già rifiutando ogni collegamento a Gesù quanto al Natale e ogni festa religiosa. Vengono tolte le croci, s’impediscono i presepi, si rifiuta la storia cristiana d’Europa; e poi ci si meraviglia della violenza dei fondamentalisti islamici? È un ritorno al Medioevo inaccettabile. Ma il «Post Modernismo» è anche questo. Rifiutare quello, che per la mia generazione era e rimane valore fondamentale, per lasciare entrare ogni dubbio e qualsiasi altra cosa, basta che sia diverso! Lo stesso problema è per la questione «gender», la «famiglia» e di conseguenza, Dio e la religione. Ognuno ha diritto d’esprimere il suo disaccordo. Lascio a Dio di tirare la somma finale, sapendo che è sufficientemente saggio, giusto e forte, per rendere giustizia in ogni cosa. {09-01-2015}

 

Nicola Martella: Anch’io sono per la libertà di pensare secondo le sue convinzioni. E sono anche per la libertà di dissentire. Tuttavia, vedo che sotto l’effetto dei fatti tragici, molti si schierino dalla parte della redazione di Charlie Hebdo, perdendo la lucidità e l’obiettività. Non approvo assolutamente l’atto barbarico degli integralisti islamici, ma prendo le distanze dal modo irresponsabile, irrispettoso, caustico e offensivo di fare satira. Ambedue i gruppi sono singolarmente accomunati dall’insensibilità e protervia verso gli obiettivi colpiti, cosa tipica dell’integralismo. Chiaramente la redazione di Charlie Hebdo si limita alla violenza verbale, mentre gli integralisti islamici, incapaci di un confronto civile, passano alla violenza fisica ed estrema. Certo che preferisco lo scontro dialettico a quello delle armi, che è imperdonabile. Tuttavia, tutto ciò non deve togliermi la lucidità di giudizio di questa questione e di tutte le altre intorno a me. Inoltre, è vero che Dio tirerà la somma finale, ma è anche vero che proprio il Signore ci ingiunge di giudicare non secondo l’apparenza, ma con giusto giudizio (Gv 7,24).

 

Guerino De Masi: Non sono cattolico, non sono comunista, non sono fascista, non sono ebreo, non sono nazista, non sono... non sono. Sono un figlio di Dio per grazia del Signore. Vivo in un mondo, dove non mi riconosco, e dove certe azioni, certe ideologie, certi concetti e filosofie mi sconcertano. Come ogni figlio di Dio desidero il bene del mio prossimo; e tra le cose che sono il bene, ci sta anche la libertà di espressione, anche quando non la condivido. Sono assolutamente contrario alla violenza, verbale e fisica. Non riesco a togliere dalla mente e dal cuore le atrocità degli integralisti islamici. Non sono per l’omosessualità, ma piango quando vedo che impiccano un omosessuale. Non sono per la difesa dei ladri, ma mi raccapricciano le immagini delle mani tranciate dei ragazzi colti per furto. Mi raccapriccia l’uccisione di donne accusate d’adulterio. Piango davanti alle violenze usate contro i cristiani in Africa, in Asia e dovunque la cecità religiosa colpisce mortalmente i fratelli.

     Ho visto solo di sfuggita alcune vignette blasfeme, di cui tu parli. Ma è forse la prima volta che gli uomini deridono il Signore? Mi vien da pensare al martirio di Stefano, che imitando il Signore Gesù, invoca il perdono per i suoi carnefici.

     «Je suis Charlie», dunque, per me, non è un identificarmi con i blasfemi disegnatori e neanche approvarli, ma piuttosto un sentimento di partecipazione al desiderio di libertà e di rispetto, che invece gli islamici non hanno. {10-01-2015}

 

Nicola Martella: Hai ragione, per i sentimenti, che provi dinanzi a un’ingiustizia o dinanzi alla violenza gratuita. Mi trovi in tua compagnia.

     Proprio per questo mi viene da dire: «Je suis un chrétien» (Io sono un cristiano), «Je suis un disciple du Christ» (Io sono un seguace di Cristo). La Scrittura ci insegna a coniugare insieme l’amore con la verità e la misericordia con la giustizia. In caso contrario, avremo o un buonismo a buon mercato, o la grettezza d’animo. I fatti incresciosi e violenti, che accadono intorno a noi, sebbene ci tocchino profondamente nei sentimenti — poiché siamo per la libertà d’espressione e contro ogni tipo di violenza fisica — non devono annebbiare il nostro giudizio, ma dobbiamo analizzare le cose con discernimento, differenziando i fatti, senza doverci emotivamente schierare con alcuna delle parti in causa (resta la misericordia per le vittime, s’intende) e distanziandoci da ogni tipo di male, che si esprima sia con un’ideologia atea militante e blasfema, sia con in un integralismo religioso violento. Chiaramente preferiamo il confronto dialettico e responsabile e aborriamo ogni tipo di violenza fisica.

 

Antonio Selce: Caro Nicola, è molto facile essere fraintesi. Lo è nel reale, figuriamoci nel web, dove non si sente il tono della voce e non si vede l’espressione del viso. Per cui, avendo letto tutti gli interventi in «Fede controcorrente», mi limito a dire che forse Salvatore Fatone è stato frainteso nel suo pensiero. Non credo che abbia voluto giudicare o fare il maestro.

     Al di là di ulteriori fraintendimenti, io personalmente mi rispecchio nel pensiero di Guerino De Masi. Non mi piacciono gli integralismi o fondamentalismi, soprattutto quelli che sfociano nella violenza fisica o verbale che sia; non mi piace la satira blasfema e offensiva. Non so se c’entri qualcosa con questo argomento, ma lo cito lo stesso: 1 Pt 2,11-17. {11-01-2015}

 

Nicola Martella: Ho letto 1 Pietro 2,11-17, ma non trovo proprio alcun nesso diretto con l’attuale tema. I contributi di Salvatore Fatone, che ho pubblicato, sono solo una minima parte; egli ha continuamente ripetuto le stesse cose e ha farneticato, uscendo dal tema e facendo deviare anche gli altri, per correggerlo. Ho dovuto eliminare i suoi e gli altrui contributi fuori tema. Trovi la discussione completa qui. Per altro, oltre a credersi il «maestro» di tutti e uno dei pochi giusti in terra, che ha capito di dottrina, si crede di essere il suo defunto fratellino rinato! E così via. Alla fine, poiché tutto girava intorno a lui, l’ho dovuto allontanare dalla discussione.

 

 

6. {Maurizio Ruffino}

 

Contributo: Non mi sembra opportuna la tua considerazione al di là delle argomentazioni. {09-01-2015}

 

Nicola Martella: Perché?

 

Maurizio Ruffino: Perché fatta sulla pelle di persone uccise, perché hanno espresso liberamente le proprie idee, condivisibili o no. L’essere Charlie non attiene ai contenuti espressi, ma all’essere o meno liberi di esprimerli, senza essere uccisi o (come nel caso del cattolicesimo romano del passato, o come avviene nelle dittature) incarcerati. La verità deve venire fuori attraverso i fatti, non chiudendo la bocca a chi la pensa diversamente. {10-01-2015}

 

Nicola Martella: La tua reazione mi sembra spropositata e sproporzionata rispetto a quanto ho scritto.

     Nessuno ha chiesto di chiudere la bocca a chi la pensa diversamente, né approvo chi usa la violenza contro i loro detrattori. Tuttavia, non posso chiamare «giusti» coloro, che hanno infangato il nome del mio Dio e del mio Signore Gesù Cristo con rappresentazioni oscene. La Parola c’insegna quanto segue: «Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che mutano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che mutano l’amaro in dolce e il dolce in amaro!» (Is 50,20). Dio non tratta il colpevole per innocente (Es 20,7; 34,7).

     Sono per la libertà di espressione, per quella responsabile. Sono contro ogni forma di terrorismo e di violenza. Tuttavia, non sento tale frenesia di «essere Charlie» né di approvare il modo estremista e irresponsabile di tale gruppo di atei nel trattare certi temi, ferendo nel cuore i credenti biblici.

 

Maurizio Ruffino: Il problema è se sia tu a dover giudicare e vendicare o Dio. Non c’entra il fatto se quei disegnatori fossero atei o meno, responsabili o meno, c’entra il loro diritto inalienabile alla vita e ad avere solo Dio come giudice giusto. Se non sei Charlie, non sei peccatore, ti sottometti e confidi nell’uomo e non in Dio. Beh, buonanotte. {10-01-2015}

 

Nicola Martella: Beh, stai andando troppo in là con le tue supposizioni e attribuzioni. Stai confondendo la pula con il grano. Chi ha detto di voler vendicare Dio? È un po’ troppo avventato e abbastanza grave dire che se non mi sento di essere Charlie, non mi sentirei peccatore e mi sottometterei e confiderei nell’uomo e non in Dio. Hai le sinapsi ancora accese, per dire cose del genere?

 

 

7. {Giuseppe Verduci}

 

Pur condannando la nefasta strage compiuta alla sede del settimanale satirico francese, anch’io, condividendo quanto affermato da Nicola Martella, ho assunto la decisione di «non essere Charlie». Chiaramente, come cristiani, siamo per la libertà di stampa, quindi per il diritto inviolabile di ogni cittadino, di pensare, di scrivere e di affermare qualunque cosa, nel rispetto delle norme civile e delle persone. Questa parola rispetto, presuppone alcune cose, quale non offendere l’altrui persona, o i pensieri etici, morali, religiosi di quella persona. Le tematiche sull’Islam, di cui faceva continuamente sfoggio quel settimanale, con i riferimenti satirici, secondo la mia considerazione, poteva offendere gli islamici. Ciò travalica quel diritto alla satira, quella buona satira, che non deve essere mai blasfema o sacrilega. Non ci piacciono i fondamentalisti, né gli integralisti. Ma certo condanniamo anche coloro, che nel nome di Dio o di Allah, fanno strage di uomini inermi. Diciamo sì alla libertà d’espressione, affidandoci all’intelligenza di coloro che la vogliono esprimere, in modo tale da non provocare l’ira degli altri; e diciamo no alla violenza becera, fisica e verbale, che dimostra di essere senza idee e senza capacità di parlare, affidandosi al lugubre suono delle armi da fuoco. {11-01-2015}

 

 

8. {Guerino De Masi}

 

Il perdono non è facile, ma non impossibile. Esprimo qui perché «Je ne suis plus (io non sono più) Charlie».

     Sotto la spinta emotiva, non ho esitato a identificarmi con «Io sono Charlie», per quello che potrebbe significare: indignazione, orrore e condanna di ogni violenza augurando piena libertà per chiunque.

     Devo ringraziare alcuni amici d’Internet, che mi hanno aiutato a uscire da una situazione, che imbrogliava la mia mente confusa. Grazie Nadia, grazie Sabina, grazie Claire, grazie Nicola, grazie Luisa.

     Sono disgustato nel vedere tanta ipocrisia in TV, soprattutto dai rappresentanti dei governi presenti... [alla commemorazione delle vittime degli attentati da parte dei capi di Stato a Parigi, N.d.R.]

     Continuo a pormi domande circa il silenzio, a volte complice circa i massacri di persone innocenti; e a quelli si aggiungano le migliaia di morti in Niger.

     Sento parlare della mancanza d’integrazione, che causa questi scivoloni di violenza. Poi rifletto e nella mia testa sfilano un sacco d’incongruenze, che la nostra società moderna si accanisce, non solo a proporre, ma a imporre in nome della laicità e della modernità.

     Charlie Hebdo non faceva altro che mettere su vignette questa (nouvelle vague) ondata, che s’impone di distruggere il concetto di famiglia, l’idea di fede in Dio, la stessa dottrina di onestà, di rispetto e tolleranza.

     I rappresentanti del Parlamento europeo erano lì anche loro [alla commemorazione delle vittime degli attentati da parte dei capi di Stato a Parigi, N.d.R.]. Essi sono quelli che rifiutano e cancellano la storia del cristianesimo in Europa. Essi impongono le loro regole, che hanno riportate al solo interesse economico; sono insensibili alle migliaia di suicidi, causati dalla follia dell’Euro, del debito pubblico... sono sordi e indifferenti al disastro della Grecia… e anche altrove.

     Laicità sì, va bene, la separazione tra Chiesa e Stato, sì... ma la direzione va ben oltre. C’è una lotta senza quartiere contro tutto ciò, che è Dio e le sue istituzioni (famiglia, uomini, donne, creazione), con un unico obiettivo, mettere questo fastidioso Dio fuori dalla porta, credendo finalmente d’essere maestri e padroni dei nostri destini.

     Il male è chiamato bene e viceversa, il bene viene chiamato male. Si mette un uomo in carcere in Inghilterra, che parla di omosessualità. Vengono multate le coppie, che sono a favore della famiglia naturale a Parigi. Io stesso ho dovuto pagare una multa per aver dimostrato la mia indignazione per la persecuzione dei cristiani da parte dei fondamentalisti islamici, mentre ero in piazza a Monza.

     Confesso che le vignette irriverenti e senza rispetto di Charlie Hebdo, non sono esse stesse il motivo della mia opposizione, ma il fatto che non sono altro che strumenti di questo nuovo ordine mondiale, che governa spietatamente e senza cuore ma soprattutto, senza Dio.

     Penso in questo momento a un Salmo che dice: «Beata la nazione il cui Dio è l’Eterno» (Sal33,12). Ma il dio di questo mondo è chiaramente oramai Mammona, il denaro, e il diavolo in persona. {13-01-2015}

 

 

9. {}

 

 

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11. {Vari e medi}

 

Patrizia Mostaccio: Concordo pienamente; dispiace molto per quanto è accaduto e c’è molta compassione per le povere vittime. Ma da qui a identificarsi con Charlie, mi sembra un’esagerazione, frutto del solito «buonismo» sociale! Mi chiedo se qualcuno si sia mai identificato con i cristiani, che giornalmente vengono martirizzati per la propria fede. {09-01-2015}

 

Sonia Tirelli: La solita propaganda atea. Quando sono morti i cristiani sgozzati, nessuno ha messo fuori i cartelli sopra con scritto «io sono cristiano». Condivido il vostro pensiero, la violenza è da condannare sempre, però a mio avviso anche la blasfemia e la volgarità. Se proprio devo difendere un ideale, deve essere un ideale di verità, non di menzogna. {09-01-2015}

 

Ivaldo Indomiti: Nicola, condivido. Io sono un cristiano, perché Cristo mi ha comprato a caro prezzo. Tutti coloro che hanno ricevuto Gesù Cristo come Signore e Salvatore, mi sono fratelli e sorelle. La libertà, che ci ha donato Gesù, non è punto da paragonare con la libertà, che propone il mondo. Stessa cosa dicasi per la pace. Questo mondo è rivoltato sotto sopra dal maligno. I veri valori per l’uomo sono esclusivamente indicati nella Bibbia. {09-01-2015}

 

Giosuè Madaschi: Caro Nicola, sono pienamente d’accordo con te, e apprezzo i fratelli che si sanno mettere in discussione, ma allo stesso tempo non tollero credenti che, non essendo abbastanza maturi, offendono. Qual è la testimonianza che diamo. Riflettiamoci! {10-01-2015}

 

Bruno Salvi: «Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele» (Efesini 5: 11). Quindi, si tratta di dissociarsi e denunciare. Questo è lo scopo di ciò, che si vuole far capire. E condivido il lavoro e la pazienza del caro Nicola. Dio ti benedica! {10-01-2015}

 

Giuseppe Campoccia:Essere o non essere Charlie? Io mi sento di esserlo solo per quanto riguarda la libertà di parola. Certo che da cristiano non condivido per niente le vignette, e quindi in quel senso non lo sono. Ma dobbiamo far sentire tutto il nostro dissenso alla ferocia del fanatismo. Non ci può essere nessuna vignetta blasfema che possa giustificare l’uccisione di chi la pubblica. {13-01-2015}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Stefano Dettori: Condivido! {09-01-2015}

 

Michela De Rose: Ho visto alcune vignette. Mi dispiace quanto è accaduto, ma non sono Charlie {09-01-2015}

 

Leonardo Bernardi: Credo che non si sia afferrato il senso della vignetta. {09-01-2015}

 

Nicola Martella: Quale vignetta? Io ne ho viste alcune di Charlie Hebdo sulla fede cristiana, condite con pederastia e abomini vari, che coinvolgono le persone della Deità. Dovrei essere «edificato» da tale blasfemia?

 

Antonio Capasso: Nel dire «Je Suis Charlie» non si vuole certo dire che si condividono le sue idee. {11-01-2015}

 

Nicola Martella: «Je suis Nicola» et «vous êtes Antonio» (Io sono Nicola, e tu sei Antonio). Lorsque vous ne vous appelez Charlie, faites le moi savoir (Quando tu ti farai chiamare Charlie, fammelo sapere). ☺

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Non_Charlie_OiG.htm

11-01-2015; Aggiornamento: 14-01-2015

 

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