1. Che significa essere «libero» e «felice»?: Cerchiamo di
spiegare dapprima i termini.
■ Libero: Nel senso qui inteso, «libero» è chi
non è soggetto a lacci e impedimenti di qualunque tipo e al dominio e alla
coercizione altrui, quindi chi può agire senza subire costrizioni morali,
ideologiche e materiali. «Libero» è altresì chi è autonomo e in grado di
scegliere secondo la propria coscienza e volontà, senza subire la coercizione,
il controllo o l’ingerenza di un’autorità esterna. Qui non contempliamo gli
aspetti della libertà che diventa arbitrio, ardimento, sfacciataggine,
licenziosità e abuso verso altri. ■ Felice: Nel senso qui inteso, «felice» è chi
si sente completamente soddisfatto, pieno di gioia (quindi, lieto, beato,
contento), pienamente appagato della propria condizione (quindi, prospero) e del
proprio bisogno materiale o spirituale (quindi, pago, sereno e tranquillo),
fortunato, in condizioni favorevoli (quindi, propizio, fausto, fecondo).
2. Chi è veramente felice?: Solo chi è veramente
libero in sé e da tutto, può essere
veramente felice. Solo chi ha in sé la fonte d’energia, lo scopo e
il fine, e non dipende da nulla e da nessuno, può essere veramente
libero e felice. Chi non dipende in alcun modo da cose o da persone, può
altresì liberare e rendere felici. Egli solo può diventare per
altri «via» (strumento, tramite, viatico, mediatore), «verità»
(paradigma, modello) e «vita» (fonte d’energia). Chi trova come guida una persona veramente
libera e felice, può aspirare alla liberazione e all’appagamento, e diventarne
strumento.
Solo chi è veramente libero, può volontariamente fare grande rinunce per
un fine più grande.
3. La trascendenza e la felicità: Quant’è libero e felice
Dio? Quanto può liberare e rendere felici Cristo? ■ Dio Padre viene chiamato «il felice e unico
Sovrano, il Re dei re e Signor dei signori, il quale solo possiede l’immortalità
e abita una luce inaccessibile» (1 Timoteo 6,15s). ■ Gesù venne chiamato «Principe della vita»
(Atti 3,15). Egli disse: «Io depongo la mia vita, per ripigliarla poi.
Nessuno me la toglie, ma la depongo da me. Io ho potestà di deporla e ho
potestà di ripigliarla» (Giovanni 10,17s). ■ Gesù disse: «Se dunque il Figlio [di Dio] vi farà
liberi, sarete veramente liberi» (Giovanni 8,36). E anche: «Io sono
la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non
per mezzo di me» (Giovanni 14,6). ■ Altri brani utili: Giovanni 1,4; Filippesi 2,6;
Apocalisse 1,18; 21,5.
Quindi, solo Gesù, essendo veramente libero, ha potuto
volontariamente rinunciare al suo diritto, per realizzare la liberazione di
chiunque crede in Lui come Messia, ossia come suo personale Signore e Salvatore.
4. Aspetti conclusivi: Walter Percy, romanziere americano e
accanito difensore dell’esistenzialismo, impersonato specialmente
da Satre e da Camus, prima della sua morte, avvenuta nel 1990, cambiò le
sue convinzioni. In un’intervista dichiarò: «In questa vita ci sono
troppe tribolazioni… Arrivato alla fine dei miei giorni, non posso più
affermare che la vita consista nel fare dell’uomo il centro di tutto,
credendolo capace di uscire dalle difficoltà con le sue sole forze, con
l’aiuto della scienza, ma senza Dio. No, questa teoria non calza… La
vita è un mistero e una gran gioia. Non bisogna aggrapparsi a niente di
meno che al mistero infinito e alla gioia infinita, ossia a Dio». Restano alcune domande personali: ■ Quanto sei libero veramente? Oppure sei tu il più
grande tiranno e carnefice della tua vita? ■ Quanto sei felice veramente? Oppure sei tu il più
grande impedimento a una tua felicità più grande e duratura? ■ Quanto è presente nella tua vita tale «gioia
infinita, ossia Dio»?
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema▲ (I
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1.
{Nicola Carlisi}
▲
Libertà! |
La libertà che l’uomo vuole avere,
pensa che sia una cosa d’afferrare,
un giusto equilibrio deve mantenere
se in essa vuole dimorare. Questo è il suo pensiero, così agisce,
e non si avvede che incatenato è,
di vizi di pensieri e cose strane,
schiavo, circondato egli è.
Il proprio io l’incatena
Più si dibatte, più si dà pena,
non spezzerai mai questa catena
che col passar degli anni più s’allunga,
e sempre più robusta lei si fa.
Noi ci scusiamo dicendo è debolezza, |
certo un giorno spezzare si dovrà,
me sempre più diventa una fortezza,
povero me uomo, chi mi libererà!
Amico caro Gesù è venuto,
Lui vuole darti la tua libertà,
vuol darti quel regno che hai perduto,
vuol darti la vera serenità.
Rinunzia di dare al tuo io,
perché egli mai si appagherà;
ma nel momento che tu rinunzierai,
avrai acquistato la tua libertà.
Corri vai a Gesù che libero ti fa,
deponi ai suoi piedi la tua volontà.
{01-04-2013} |
2.
{Antonio Strigari}
▲
■
Contributo: Vorrei dare il mio piccolo contributo su due
punti in questione. ● La libertà: «Gesù allora prese a dire a
quei Giudei che avevano creduto in lui: “Se perseverate nella mia parola,
siete veramente miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi farà
liberi”» (Giovanni 8,31). Anch’io, come «queiGiudei», ho creduto in
Lui e «sto perseverando» nella sua Parola, ma questo dovrò farlo «fino alla
fine», per essere veramente libero. Il periodo, nel quale un credente è chiamato a
perseverare nella Parola del Signore, non ha un limite, per cui la vera
libertà (completa) si ha solo dopo la morte. Certo non bisogna confondere la
libertà con il libero arbitrio. Agostino disse, in merito, in un suo scritto:«Se
puoi scegliere fra il bene e il male, hai il libero arbitrio; ma se non scegli
sempre il bene, non sei libero». ● La felicità: Questo stato d’animo, che
porta l’uomo a godere di ogni cosa buona creata da Dio in ogni situazione e a
scacciare dalla mente ogni pensiero negativo e opprimente, si ottiene, per
grazia di Dio, sin dal primo istante, in cui si crede «veramente» in Cristo
Gesù. Dico questo solo per esperienza personale. Infatti,
sapendo di essere stato salvato per grazia e potendo contare sulla guida sicura
dello Spirito di Dio, posso testimoniare che potrò raggiungere il porto
sperato, cioè la salvezza (se questo sarà sempre il mio più grande
desiderio). La felicità si rende concreta in noi per la «speranza»,
una speranza, però, che esclude ogni dubbio, perché poggia sulle promesse
di Dio, che non possono venir meno. {01-04-2013}
■
Nicola Carlisi:
Caro Antonio, è scritto: «Poiché la legge dello Spirito della vita in
Cristo Gesù, mi ha affrancato dalla legge del peccato e della
morte» (Rom 8,2). E ancora: «Ora, essendo
stati affrancati dal peccato, voi siete fatti servi della giustizia»
(Rom. 6,18,19). La libertà la riceviamo subito, la santificazione
è progressiva e continuerà sino alla fina, e lo farà Dio stesso
(1 Tess 5,23-24). {01-04-2013}
▬ Nicola Martella:
Per chi è entrato nel patto di Cristo ed è stato rigenerato, la
salvezza e i doni sono sicuri e certi, poiché è il Signore stesso a
garantirli.
● Sperare significa attendere fiducioso ciò, che Dio ha promesso.
Chi è nato veramente da Dio, persevera, essendo ciò nella sua natura di
figlio di Dio. «Salvati in speranza» significa salvati già ora,
in attesa del compimento della salvezza. A noi viene chiesto di
santificarci fino alla fine; allora è affar di Dio conservarci in stato
di grazia e di salvezza, e di questo possiamo stare sicuri e certi: Egli
sa quel che fa, e
mantiene quanto ha promesso.
●
Il meglio
sta davanti, così per la libertà e la felicità; la gloria coincide con
la risurrezione. Tuttavia, già ora abbiamo la «caparra»,
l’anticipo di ciò, che ci verrà elargito per intero ai rigenerati. ■
Antonio Strigari: Caro fratello Nicola Carlisi,
allora tu sei uno che ha «perseverato» nella sua Parola e sei
diventato «veramente» suo discepolo, hai conosciuto la Verità e sei
diventato libero. Ma permettimi di chiederti: Hai «finito di
perseverare» o ancora dovrai farlo? Hai conosciuto la Verità
interamente o solo in parte? Per quanto riguarda la mia persona, ho solo
avuto dal Signore la «possibilità» di essere libero per il suo
Spirito e la conoscenza «parziale» della Verità, una conoscenza che Dio
amplia giorno per giorno in virtù della mia sottomissione e del mio
amore per Lui. {01-04-2013}
▬ Nicola Martella:
Chi è nato da Dio, persevererà fino alla fine e porta frutto; i
«credenti» non rigenerati vivono in modo pericoloso, essendo solo
credenti di nome, religiosi o aggregati. La salvezza coincide con la
giustificazione da parte di Dio in Cristo, con la rigenerazione
e col
suggellamento mediante lo Spirito Santo per il giorno della redenzione (=
risurrezione). Garante di tutto ciò è Cristo, non la nostra
perseveranza.
Che il meglio stia davanti, è vero; tuttavia, abbiamo già ora la
caparra dell’eredità e lo Spirito Santo ce la dischiude. Che un
giorno conosceremo pienamente, è vero; tuttavia, abbiamo già ora la
rivelazione di Dio nella sua Parola, che è sufficiente.
Torniamo, per favore, al tema principale. Tale divagazione dottrinale è
stata interessante, ma appesantisce il tema e ci fa deviare
dall’obiettivo. ■
Antonio Strigari: Nicola Martella, è scritto: «E
perché l’iniquità sarà moltiplicata, la carità dei più si raffredderà.
Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato» (Matteo
24,12-13) e questo significa che alcuni possono non perseverare
fino alla fine. Io non credo alla dottrina della predestinazione, così
come infelicemente viene interpretata e proposta da molti. Dopo questa
doverosa precisazione (fuori tema solo perché da te «trascinato»), mi
taccio. {01-04-2013}
▬ Nicola Martella: È
evidente che Gesù
parlò a Giudei e disse ciò all’interno della sua «Apocalisse» per la
generazione di Giudei, che si sarebbe trovata durante il «Giorno del
Signore», appena prima del suo ritorno in gloria. Prima di ciò, Egli
parlò anche del suo avvento come un fulmine e del fatto che
avrebbe attirato a sé i credenti (vv. 27s; rapimento). Poi, parlò della
tribolazione finale e della sua apparizione «con
gran potenza e gloria» (vv. 29s; Millennio), per radunare i suoi
servi nel regno (v. 31). In tale periodo, i Giudei vedranno «l’abominazione
della desolazione… posta in luogo santo» (v. 15), ossia nel
tempio, che verrà ricostruito. In tale contesto di apostasia (cfr. vv.
9-12.15) s’inserisce il v. 13: «Ma chi avrà
perseverato sino alla fine, sarà salvato», intendendo che verrà
«salvaguardato» per poter scampare nel regno messianico.
Non bisogna prendere tali versi, che parlavano del tempo della fine
(oltre che adombravano già in parte il 70 d.C., quando furono distrutti
Gerusalemme e il tempio), e generalizzarli, traendone una
dottrina particolare, valida per i credenti del nuovo patto; né bisogna
trarre da tale brano la dottrina derivata della cosiddetta perdita
della salvezza.
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12.
{Autori vari}
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Santina Rallo:
La mia felicità più grande? La gloriosa presenza di Dio nella mia vita,
la sua benedizione, il suo amore! Non c’è gioia più grande di questa
felicità. Ogni problema svanisce, ogni difficoltà si annulla, lodando,
pregando. Lo dichiaro e lo confermo! {02-04-2013}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Libero_felice_OiG.htm
31-03-2013; Aggiornamento: 02-04-2013 |