Nell’articolo
di riferimento abbiamo visto come si possa confondere la «semplicità di
fede» con una mancanza di conoscenza. Abbiamo anche osservato come l’opposizione
a una filosofia teologica di stampo critico faccia credere che ogni tipo
di studio, anche della Bibbia, sia una perdita di tempo; ciò diventa anche la
serra per una devozione contemplativa di tipo mistico e per un approccio
soggettivo, spiritualista e spesso arbitrario alla Scrittura. Qui allora la
fanno da maestri falsi surrogati come la indebita versettologia, la
lettura ideologica della Scrittura, il falso sillogismo, le proiezioni
interpretative (eisegesi), spiritualizzazioni arbitrarie mediante
interpretazioni soggettive basate sull’allegoria, il simbolismo, la tipologia,
la numerologia e cose simili.
Come si vede, il contrario del criticismo alla
Bibbia non è una contemplativa devozione mistica, ma uno studio
esegetico della Scrittura, che sia mosso dal timor di Dio, da un rapporto
personale verso il Signore, dal rispetto per Dio e la sua Parola, dalla passione
per quest’ultima e dalla responsabilità di tagliare rettamente la Parola della
verità (2 Tm 2,15), ossia di interpretare correttamente ogni testo nel suo
proprio contesto. Si tengano presenti anche i seguenti stimoli. ■ La legge non ammette ignoranza; né quella
degli uomini, né tanto meno quella di Dio (peccato
per errore Lv 4,2.13.22.27; 5,15; per
ignoranza Lv 5,18; At 3,17). ■ L’ignoranza non è una scusante per gli errori.
«Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza» (Os 4,6). ■ L’ignoranza non protegge dalle legittime critiche.
«Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio» (Mt
22,29). ■ L’ignoranza non mette al riparo dalle sanzioni.
Chi
aggiunge o toglie dalla Parola di Dio (Dt 4,2; 12,32; Dt 30,5s; Ap
22,18s), disonora il Signore e s’attira il suo disprezzo (cfr. 2 Sm 12,9s; Is
30,12ss). ■ L’ignoranza non protegge dal danno (cfr. Dt
31,17.21; 1 Tm 6,10). ■ La «santa ignoranza» non protegge dalle
conseguenze! (Lv 5,4 senza badarvi, alla leggera; Gr 6,14s; 8,11ss).
Tutto ciò mostra la necessità di uno studio biblico e di studiosi, che sappiano
analizzare e insegnare gli insegnamenti della sacra Scrittura. Nell’antico
patto si andava dai sacerdoti e dai giudici (Dt 17,8-12; Mal 2,7); poi,
successivamente, si consultavano anche i sapienti (Pr 11,14; 12,15; 20,18;
22,17; 24,6) e i proclamatori della Parola (1 Sm 9,9; 1 Re 22,7; 2 Re 3,11; Ez
14,7-11 avvertimento). Nel nuovo patto Dio ha dato insegnanti per
studiare e insegnare gli oracoli di Dio, presenti nella sacra Scrittura (1 Cor
12,28s; Ef 4,11); essi sono da distinguere dai falsi dottori (1 Tm 1,6s;
2 Tm 4,3; 2 Pt 2,1). Nei primi due contributi riporto i casi
esemplari di tale atteggiamento, in cui si confonde la «semplicità di fede» con
una mancanza di conoscenza.
I contributi sul tema▲ (I
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1.
{Antonietta Pesce}
▲
Nota redazionale: Quanto segue è la reazione all'articolo «Si
sacrifica il sangue e si crede in esso?». In esso analizzavo una frase di qualcuno, in cui affermava che
Dio chiederebbe di credere al sangue, che suo Figlio ha sacrificato.
In esso mostravo che non è il sangue, che Cristo ha
sacrificato, né la Scrittura ci chiede mai di credere nel sangue, ma
sempre in Dio e nel suo Figlio.
■
Contributo: Carissimo Nicola, con tutto rispetto per la
tua cultura, ma io i tuoi scritti non li capisco, forse sono un po’
ignorantella, ma grazie a Dio che ha rivelato la sua Parola agli
umili di cuore e non ai cosidetti sapienti. Niente in contrario, è
il mio modo di vedere le cose. {26-06-2012}
▬ Risposta
(Nicola Martella):
Antonietta Pesce, devi leggere l’intero articolo sul sito. Diversi
altri, che mi hanno scritto, lo hanno trovato biblico e di loro
edificazione.
La Parola ci esorta ad aggiungere alla fede la conoscenza e di
crescere nella conoscenza del Signore.
L’ignoranza riguardo alle cose del Signore fa rimanere dei «bambini
sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per
la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici
dell’errore» (Ef 4,14). Non è certo questo, che vogliamo, vero?
2.
{Matteo Cavallaro}
▲
Nota redazionale: Si tratta della reazione allo stesso argomento del
punto precedente.
■
Contributo: Shalom. Cristo è morto sulla croce, e ha
versato il suo sangue, per riscattare ogni uomo dalla morte. Con il suo
sangue, Cristo, ha pagato per noi. Non c’è niente da studiare,
l’unica cosa da fare, è credere in Lui, e accettare che Lui sia il
nostro Salvatore e Signore. Tutto il resto sono solo chiacchiere.
Tutto passa, tutto è vanità, solo Dio resta, solo Dio basta. Dove abita
lo Spirito Santo, regna la gioia e la pace. Shalom. {26-06-2012}
▬ Risposta 1
(Nicola Martella): Matteo Cavallaro, se tutto il resto è solo
chiacchiere, perché le fai? Ti conveniva ignorare semplicemente la
nota, invece di fare come la volpe che, non arrivando all’uva, affermò
che non le piaceva. Non devi metterci per forza al corrente della tua
dotta insipienza, che nulla ha da studiare.
Questi articoli sono fatti per gente pensante, che li legge e si
confronta nel merito. Chi ha l’encefalogramma piatto
[► Come
ottenere l’elettroencefalogramma (spirituale) piatto], si
accontenta di mettere e di leggere in Internet soltanto immagini
suggestive, frasi a effetto, spesso di discutibile contenuto, e liste di
versetti, spesso tolti fuori contesto. Spero che vorrai essere fra la
gente pensante e matura, poiché è di questi, che il Signore ha
bisogno; chi è bambino e, come tale, necessita di latte, non è
andato di là dai «primi elementi degli oracoli di Dio», «non
ha esperienza della parola di giustizia» e difficilmente potrà portare avanti ragionamenti sensati,
poiché non ha le «le facoltà esercitate a discernere il
bene e il male» (Eb 5,12s).
▬ Replica (Matteo
Cavallaro): Shalom, Nicola, non intendo «dotta insipienza», ma qualunque
sia il significato, non aggiunge o toglie niente a ciò, che ho. Riguardo
al far parte di gente pensante e matura, come dici tu, preferisco
essere come un bimbo in braccio a sua madre. Vedi, Nicola, quando si
è nelle braccia di Dio Padre, si ha come maestro lo Spirito Santo,
e tutto diventa vanità. La sapienza, la scienza, il discernimento
nell’agire sono doni di Dio Padre, per poter camminare secondo la sua
volontà; ma ciò che è fondamentale, è amarlo con tutto il cuore, con
tutta la mente, e con tutte le proprie forze. Shalom. {27-06-2012}
▬ Risposta 1
(Nicola Martella): Matteo Cavallaro, tu vuoi essere un bimbo,
quindi uno che non porta responsabilità; ciò è una bella comodità,
mentre dovresti essere una persona biblicamente matura. La Parola ci
esorta così: «Fratelli, non siate bambini
quanto al ragionare; siate pur bambini quanto a malizia, ma
quanto al ragionare, siate uomini compiuti»
(1 Cor 14,20).
Come si fa ad avere «come
maestro lo Spirito Santo», se si è ignoranti
riguardo alla Parola di Dio? Lo Spirito ci guida in tutta la verità (Gv
16,13) mediante ciò, che «sta scritto»; per questo è lo «Spirito
della verità» (Gv 14,17; 15,26), che avrebbe ricordato agli apostoli
ciò, che Gesù aveva detto (Gv 16,13; 1 Gv 5,6). Per questo si tratta
della «parola della verità» (Ef 1,13), che ci permette di
distinguere lo «spirito dell'errore» (1 Gv 4,6). La «santificazione
nello Spirito e la fede nella verità»
vanno insieme nel realizzare il proposito di Dio della salvezza (2 Ts
2,13). Se lo Spirito di Dio è il tuo maestro, allora perché sei e vuoi
rimanere bambino?
A ciò si aggiunge che, se non sei disposto a
confrontarti su temi biblici, per acquisire maturità e sapienza nel
confronto sulla Parola, che cosa ci stai a fare in Internet? A
occupare inutilmente il tempo di coloro, che si stanno prodigando per
spiegare la Parola di Dio nella sua analisi contestuale? A impedire che
altri approfondiscano temi biblici? Non ha dato lo Spirito di Dio i suoi
doni variegati, così come gli è piaciuto? Dovrei disattendere al suo
mandato di insegnante e apologeta, per accontentare i capricci di chi
vuole rimanere un infante?
Forse è meglio che torni al tuo «biberon
mistico», così bevendo latte, almeno sarai occupato e non occuperai il
tempo altrui; sperando che intanto diventerai maturo di senno, come la
sacra Scrittura c’ingiunge.
3. {Luca
Sini}
▲
Mi chiedo come mai Dio ha fatto lo sforzo d’ispirare centinaia di
pagine della Sacra Scrittura, se poi non c’è bisogno affatto di
comprenderle, ma ne bastano 2 o 3. Mi chiedo come mai Paolo scriveva lettere su
lettere, se poi bisognava solo scrivere: «il Signore salva». Credo che ormai molti vogliono dirigere un assemblea
senza faticare nello studio e quando si trovano confrontati da chi conosce
le Scritture, per paura di perdere credibilità e l’affidamento del pulpito,
inventano dottrine di «santa ignoranza» o di «semplicità del Vangelo».
È un problema purtroppo molto comune.
{29-06-2012}
4.
{Salvatore Paone}
▲
Ogni credente è chiamato a conoscere la volontà di Dio nella propria
vita. Dio ci ha fatto un dono meraviglioso, la sua Parola, con la quale
ogni «nato di nuovo» se ne nutre come un cibo per l’anima. Le verità non sono nascoste, ma Dio ce le ha rivelate
attraverso fratelli, che hanno in qualche modo la specificità di poter
interpretare la Parola di Dio in un modo eloquente e, soprattutto, in modo
esegetico. Personalmente preferisco sempre conoscere i misteri
di Dio e tutte le risposte ad alcune domande, che ancora oggi rimangono dei
misteri. Mi piace anche quei fratelli che nella semplicità sanno
dare una parola d’incoraggiamento e senza fare quei sermoni lunghi che,
uscendo dalla sala di culto, uno si è dimenticato tutto.
Ci vuole sia l’insegnamento specifico esegetico
e anche dei messaggi semplici, che spesso rincuorano cuori afflitti e
delusi. {29-06-2012}
5.
{Assunta Chioccola}
▲
■
Contributo: Non è un caso, che Gesù abbia scelto di
parlare ai suoi discepoli con semplicità, attingendo ai fatti di
vita. Egli raccontava storie, quelle che noi chiamiamo oggi parabole,
e i Vangeli sono pieni di parole, che si lasciano stampare nei cuori!
{29-06-2012}
▬
Osservazioni
(Luca Sini): In realtà le parabole avevano il più delle volte il
senso opposto: non far capire agli altri l’insegnamento. {29-06-2012}
▬ Risposta (Nicola
Martella): È vero che Gesù parlava in modo semplice e usava molte
illustrazioni, ma non era banale e i suoi insegnamenti erano profondi.
Le parabole erano «storie in codice»: solo chi aveva la «chiave
d’accesso» (solo i seguaci di Gesù ce l’avevano), riusciva a
comprenderle (diciamo, in massima parte); per gli altri erano belle
storie da ascoltare, ma di cui non intendevano il senso profondo del
regno di Dio. Gesù veniva chiamato dai suoi discepoli «insegnante,
maestro». Egli veniva rispettato anche dai suoi avversari, poiché parlava
con autorità, ossia con quell’autorità, che attingeva dalle Scritture e
che faceva continuamente dire: «Sta scritto». Oggigiorno il misticismo (con i suoi
spiritualismi e «teologie dell’esperienza») e il massimalismo (con il suo
legalismo e le sue speculazioni) hanno fatto annebbiare le menti dei cristiani,
facendo cullare vari credenti rispettivamente o in una «santa ignoranza»
infantile o in un consenso soporifero di sovrastrutture dottrinarie. Dio dovette addivenire alla seguente diagnosi: «Il
mio popolo perisce per mancanza di conoscenza» (Osea 4,6). E Gesù
dovette sentenziare sui «dotti ignoranti» del suo tempo: «Voi errate, perché
non conoscete
le Scritture, né la potenza di Dio» (Matteo 22,29).
6.
{Fortuna Fico}
▲
■
Contributo: I doni, mi ripeto all’ennesima potenza,
bisogna riconoscere i doni. È vero, il Signore si rivela agli
umili e semplici di cuori, ma non penso che Egli abbia voluto dire di
vivere nell’ignoranza o che si rivela solo agli «ignoranti». Se Egli ha
dato alcuni come insegnanti e altri come dottori, ci sarà
pure un motivo! E, allora, ci sia più rispetto per i fratelli,
che hanno il dono di dottori e insegnanti, e riconosciamo in tutta
umiltà, di essere bisognosi
di essere guidati verso la «conoscenza» della Parola! {29-06-2012}
▬ Risposta (Nicola
Martella): Sono d’accordo. Comunque, «insegnanti» e «dottori della
Parola» sono la stessa cosa.
Poi, ci sono i «dottorini della leggina», che pur non sapendo
tagliare rettamente la «Parola della verità», la fanno da maestri. Essi,
con la loro «santa ignoranza», affliggono il prossimo e fanno
soltanto perdere tempo a chi vuole confrontarsi seriamente sulle cose.
Essi curano una piccola serra dei buoni sentimenti, si vantano
della loro «fede infantile», semplice semplice, terra terra, che non si
pone domande,
non cerca risposte, pensa soltanto a sé e a sentirsi bene, e
persegue magari solo slanci entusiastici e un sentimentalismo
spiritualista.
Pietro, Giovanni, Giuda, Giacomo e altri, a differenza di Paolo,
provenivano dal ceto popolano, ma non erano ignoranti, né banali, né
infantili nella fede, ma scrissero cose, che ancora oggi sono
profonde e importanti per noi cristiani e che contengono risposte
concrete a importanti domande di dottrina e di morale. Invece, credenti,
che oggigiorno dovrebbero essere adulti nella fede, continuano a
succhiare al «biberon spirituale» e propagano una «fede infantile»
come modello spirituale e morale migliore. Santa ignoranza!
Isaia affermava quanto segue da parte di Dio,
con dolore e una venatura di santa collera, riguardo a un popolo
ribelle: «Il mio popolo ha per oppressori dei
fanciulli, e delle donne lo signoreggiano. O popolo mio, quelli che
ti guidano ti sviano, e distruggono il sentiero, per cui
devi passare!» (Is 3,12). Similmente oggigiorno le chiese sono
spesso guidate da
fanciulli spirituali, e le donne la fanno da «profeti»; non è un caso che
c’è una deriva sentimentalista, mistica, romantica,
esperienziale, sensazionalista, parestetica, ecc.
▬ Replica (Fortuna
Fico): Grazie, non lo sapevo! Pensavo agli insegnanti come
ai maestri di scuola, e ai dottori
come a dei ricercatori immersi nella lettura approfondita della Parola,
traduttori ecc.! Grazie, fratello, come al solito sei sempre molto
chiaro e disponibile! {29-06-2012}
7.
{Matteo Cavallaro}
▲
■
Contributo: Shalom. La conoscenza si ottiene con la
sapienza, dono che viene da Dio. Si cerca, con lunghi studi, di
dimostrare che Cristo sia realmente vissuto, attraverso le analisi di un
lenzuolo o di un’altro indumento, per poter affermare che sia morto
realmente. A che serve tutto questo, quando Cristo lo si può
incontrare? Cristo è risorto, è vivente, oggi come allora. Lui è colui,
che era, che è, e che viene; la sua parola risuona oggi: «Chi crede in
me, e custodisce la mia parola, ha la vita eterna». Chi accetta Cristo,
come suo Salvatore, e lo professa come suo Signore, diviene suo coerede,
e quindi erede di Dio. Un credente in Cristo, non vive la propria
fede, basandosi su studi
o altro, in quanto ciò, che lo sostiene, è lo Spirito Santo, che è la
caparra del cielo. Dove abita lo Spirito Santo, regna la gioia e la
pace. Cristo è la risurrezione e la vita; chi crede in Lui, non teme la
morte, perché partecipa della sua risurrezione. Adonay elohenu Adonay
ehad (il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno). Chi confida nel
Signore, non resterà mai deluso. Shalom. {29-06-2012}
▬ Risposta 1 (Nicola
Martella): Ho dovuto ricostruire tale contributo frammentario e
correggere gli errori di grammatica e di sintassi, per renderlo
comprensibile; come per altro gli altri sopra riportati. Chi ha parlato di «lunghi studi» per dimostrare
che Cristo sia vissuto o sia morto? Io ho parlato di conoscenza biblica sulla
base dell’esegesi contestuale della sacra Scrittura. Inoltre, chi ha messo in
forse tutte le ricchezze, che abbiamo in Cristo per i suoi meriti, e la
devozione, che ci lega a Lui? Ancora una volta, io parlo di fischi e mi
viene risposto come se avessi detto fiaschi. La conoscenza biblica si ottiene studiando la
Bibbia, tagliando rettamente la Parola della verità (2 Tm 2,15), ossia studiando
il testo nel suo contesto, possibilmente nelle sue lingue originali. Il Signore
Gesù Cristo si rivela per lo Spirito Santo proprio mediante la Parola di
Dio, letta, meditata, studiata e insegnata. «La fede viene dall’udire…
la Parola di Cristo» (Rm 10,17), che i servi del Signore studiano e
annunciano. Se nella chiesa Dio ha dato insegnanti o dottori
della Parola (Rm 12,7; Ef 4,11), perché non dovrebbero essi studiarla per
istruire il popolo di Dio, per equipaggiarlo e rendere i fratelli capaci di
comprenderla e di servire meglio con essa? Quindi, che stai blaterando, suggerendo agli
altri ciò, che nessuno ha affermato, né tanto meno io? Non sei neppure capace di
afferrare tali concetti e snaturi le cose da me dette, facendole apparire in
altro modo, un pessimo modo. Perché ti metti a fare il «maestro» di cose, che
non riesci neppure lontanamente a capire? Perché, per difendere la tua fede
infantile
e che mai vuol crescere, stai screditando coloro, che ubbidiscono alla
chiamata del Signore, che ha dato loro carismi e funzioni ministeriali di
studiosi e insegnanti della Parola? E se tu non hai ricevuto un carisma
d’insegnante, perché la fai da «maestrino della leggina», invece di
rimanere nel limite dei doni da te ricevuti, semmai li possiedi, sapendo il
severo giudizio, che subirà chi sbaglia con la bocca? (Gcm 3,1ss). Ecco ancora una nota al margine. Non è la conoscenza,
che si ottiene con la
sapienza, ma il contrario; ciò è mostrato dal libro dei Proverbi: prima
s’istruisce qualcuno nella verità, poi questi ottiene col tempo e maturazione la
sapienza. «Ascolta il consiglio e ricevi l’istruzione, affinché tu
diventi sapiente per il resto della vita»
(Pr 19,20.27; cfr. Pr 1,7s; 4,1s.13; 8,10s; 13,1). Perché citi l’ebraico, se critichi chi lo
studia? E poi, per altro, riporti approssimativamente ciò, che tu neppure
capisci né puoi intendere. «Jahwè ’ëlohênû, Jahwè ’ëchād» (Dt 6,4)
significa: «L’Eterno è il nostro Dio, l’Eterno soltanto»; in tanti brani dell’AT
«’ëchād» è tradotto semplicemente con «solo, soltanto» (cfr. Gn 11,6 una sola
lingua; 27,45 un solo giorno; 33,13; 34, 16 un popolo
solo; ecc.). Ma tu che ne puoi sapere? Voglio ricordarti un proverbio
tedesco: «Ciabattino, torna alle tue suole».
▬ Replica
(Matteo Cavallaro):
shalom...Nicola , addirittura ciò che ho scritto , lo ritieni una
calunnia ?......questo è ciò che si legge , nel libro della sapienza
: ( ...I ragionamenti tortuosi allontanano da Dio , ...la sapienza non
entra in un’anima che opera il male , nè abita in un corpo schiavo del
peccato . La sapienza è uno spirito amico degli uomini : ma non lascerà
impunito chi insulta con le labbra , perché Dio è testimone , e
osservatore verace del suo cuore , e dei suoi sentimenti . // questo è
ciò che si legge nel libro del siracide : Ogni sapienza viene dal
Signore , ed è sempre con Lui . Principio e radice della sapienza , è
temere il Signore , ...corona della sapienza , è il timore del Signore .
) Ti ringrazio , ...per il proverbio tedesco , e ti sono grato , ...ma
questo tu , non lo puoi capire . Non sò , in quanti leggono questa
pagina [= il gruppo, in cui era inserito lo scritto, N.d.R.], ma una
cosa è certa , chi ha Cristo come Signore , ed è guidato dallo Spirito
Santo , ...gli è chiaro , ciò che tu non puoi capire . Dove abita
lo Spirito Santo , regna la gioia e la pace . shalom {30-06-2012}
▬ Risposta 1 (Nicola
Martella): Ho lasciato il contributo nel suo originale, senza apportare
un lavoro redazionale; così ci si può rendere conto quanto tempo mi
costa rendere letterari simili testi, oltre poi a rispondervi nel
merito.
Ecco, citiamo addirittura i libri apocrifi della Sapienza e di
Siracide; ora capisco da dove si attinge tanta «sapienza»! Tali
libri, che abbiamo solo in greco, non sono presenti nel canone giudaico
dei libri ispirati. Essi non sono neppure mai citati nel NT. Ora capisco
da dove tali «dotti maestri» attingono la loro ispirazione e il
loro mirabile discernimento: dagli apocrifi. È proprio vero che i
carismaticisti col tempo assomigliano sempre di più ai romanisti. Inoltre, come si vede, si comincia con l’esaltazione di
una presunta «semplicità
della fede» e di finisce solitamente nell’arroganza dei «dotti
insipienti» che, come iniziati a una religione dei misteri, ripetono: «Questo
tu non lo puoi capire»! Il cerchio si chiude e si mostra così veramente ciò,
che si è.
8.
{Nicola Carlisi}
▲
■
Contributo: Nel libro dei Proverbi è scritto: «Semplici
intendete cosa sia
avvedutezza» (Pr 8,5). L’avvedutezza in noi dovrebbe creare un tale
discernimento da essere esercitati a discernere il bene e il
male. Ma la maggior parte di credenti
si ferma alle cose elementari, creando dissensi nella dottrina e
creando divisioni e, quindi, sette. Nessuno si studia per arrivare alla
perfezione e, quindi, di essere
uomini compiuti (Eb 5,14; 6,1). A Daniele viene ordinato
di custodire le parole, appena rivelate, sino al tempo della fine. La conoscenza
dei piani di Dio si trova solo nell’ambito delle Scritture, Ma gli uomini
sono
sballottati da ogni vento di dottrina, solo perché non cercano nell’unico
posto, dove possono trovare la verità (Dan 12,4; Ef 4,14; Gv 17,17; Sal119,160).
Gesù disse ai suoi
discepoli: «Ma il Consolatore, cioè lo Spirito Santo, il quale il Padre
manderà nel nome mio, esso
v’insegnerà ogni cosa e vi rammemorerà tutte le cose, che io vi ho
dette» (Gv 14,26). Lo Spirito Santo v’insegnerà ogni cosa, ma per poterle
apprende oggi possiamo farlo solo per mezzo della Parola, la Parola che si
studia e che si può usare, all’occasione; e caso mai la si fosse
dimenticata, lo Spirito Santo la presenterebbe alla nostra mente. Ma se non la
conosciamo, cosa potrebbe rammentare lo Spirito Santo? Infine, a molti non
interessa avere un
abbondante accesso nell’eterno regno del Signor Gesù Cristo; per cui non si
studiano di pervenire a una conoscenza completa del Signor nostro Gesù
Cristo (2 Pt 1,5.11). {29-06-2012}
▬ Risposta (Nicola
Martella): Concordo con quanto è stato affermato. Faccio soltanto un
paio di riflessioni di approfondimento. Il termine ebraico, ricorrente in Proverbi 8,5,
`oremāh
«prudenza, astuzia, senno, giudizio, avvedutezza»; l’aggettivo corrispondente è
usato, ad esempio, per designare il serpente nell’Eden (Gen 3,1
astuto); ciò corrisponde nella seconda parte
del verso ad avere «discernimento di cuore [= mente]». È ciò di cui ha necessità
ogni petî «semplice, sempliciotto» e ogni kesîl
«stolto, scemo». Non è un caso che Gesù, mandando i suoi seguaci in missione,
raccomandò loro d’essere «prudenti come i serpenti
e semplici come le colombe» (Mt 10,16).
Quanto a Giovanni 14,26,
ricordo ancora di nuovo che tali parole furono rivolte ai dodici
discepoli del Signore come testamento finale. Ciò avvenne proprio così,
e gli apostoli poterono diventare le guide e gli insegnanti della
chiesa. I testimoni oculari effettivamente si ricordarono di ciò,
che disse il loro maestro (Mt 26,75; Lc 24,8; Gv 2,22; 12,16; At 11,16).
Tali parole e fatti furono poi messi per iscritto «come ce li hanno
tramandati quelli, che da principio ne furono testimoni oculari e che
divennero ministri della Parola» (Lc 1,2). Quindi, non bisogna usare
tale verso per presunte «nuove rivelazioni», come avviene tra i
carismaticisti.
9.
{Edoardo Piacentini}
▲
Spesso confondiamo la semplicità di cuore con l’ignoranza. L’approccio
che dobbiamo avere, ogni volta che ci accingiamo a leggere e meditare la Parola
di Dio, deve essere quella di un discepolo che, con semplicità di cuore,
vuole davvero apprendere la volontà di Dio, per progredire spiritualmente,
crescere in ogni cosa per somigliare a Cristo, avendo nel suo cuore il desiderio
ardente di raggiungere, con il suo aiuto, la perfetta statura di Cristo.
«Fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del
Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura
perfetta di Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e
portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per
l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore; ma, seguendo la verità
nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso Colui che è il capo, cioè Cristo»
(Efesini 4,13-15). Semplicità vuol dire dipendere esclusivamente
dall’insegnamento della Scrittura, mettendo da parte le nostre idee preconcette,
i nostri pregiudizi in materia di fede. Dobbiamo avere, pertanto, ogni volta che
studiamo la Parola di Dio, lo stesso approccio che aveva l’apostolo Paolo: «Ma
le cose che mi erano guadagno, le ho ritenute una perdita per Cristo. Anzi,
ritengo anche tutte queste cose essere una perdita di fronte all’eccellenza
della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho perso tutte
queste cose e le ritengo come tanta spazzatura per guadagnare Cristo, e per
essere trovato in Lui, avendo non già la mia giustizia che deriva dalla legge,
ma quella che deriva dalla fede di Cristo: giustizia che proviene da Dio
mediante la fede, per conoscere Lui, Cristo, la potenza della Sua
risurrezione e la comunione delle sue sofferenze, essendo reso conforme alla sua
morte» (Filippesi 3,7-10). L’elogio all’ignoranza, invece, ci porta a
rifiutare ogni forma di conoscenza, e ciò è in contrasto con la Bibbia, che ci
esorta a studiare con zelo e abnegazione la Parola di Dio. «Deposta dunque
ogni malizia e ogni inganno, le ipocrisie, le invidie e ogni maldicenza, come
bambini appena nati,
desiderate ardentemente il puro latte della Parola, affinché per suo
mezzo cresciate» (1 Pietro 2,1-2). Le ultime parole scritte
dall’apostolo Pietro contengono questa preziosa esortazione, che vogliamo fare
nostra: «Crescete, invece, nella grazia e nella conoscenza
del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo. A lui sia la gloria, ora e in
eterno. Amen» (2 Pietro 3,18). Dio ci benedica. {29-06-2012}
10.
{Pietro Calenzo}
▲
■
Contributo: Ad una lettura veloce delle perplessità del
tuo lettore iniziale, mi vien spontaneo simpatizzare parzialmente con la
sua affermazione; infatti, nell’ambito delle chiese istituzionalizzate,
non pochi esegeti nei loro studi o commenti sfiorano l’ateismo o quanto
meno l’agnosticismo.
Nondimeno è altresì esatto constatare che il Signore, in tutta la sua
Scrittura, loda coloro che con metodo, sapienza, meditano la sua
Parola giorno e notte. Non dimentichiamo mai che il Signore ama,
come fecero i cristiani di Berea, che i suoi figli studino,
meditino, confrontino la sua Parola con costanza e sistematicamente. La
Bibbia, infatti, ci chiede di crescere non soltanto nella fede,
ma anche nella conoscenza della Parola di Dio.
Alcuni diranno che ci sono nelle Scritture alcuni
passi di non facile comprensione, ciò potrebbe esser anche vero, e
per questo che Dio ha donato alla chiesa, anziani impregnati e
santificati dalla Parola, insegnanti e dottori. Per quale fine?
Per il perfezionamento
dei santi.
La pigrizia spirituale nella lettura della Bibbia non è giammai
giustificabile, poiché la fede viene dall’udire e l’udire si ha per
mezzo della Parola di Dio. Benedizioni nel Signore Gesù. {29-06-2012}
▬
Osservazioni
(Rita Fabi): Caro Pietro, hai sintetizzato perfettamente ciò, che ne
penso anche io; perché, comunque, anche questo è un campo dove le
«illuminazioni» degli studi non sempre sono luci, che illuminano, ma
servono solo a portare verso strade sbagliate i poveri «ignoranti». Ecco
perché è sempre cosa buona verificare ogni cosa detta da
chiunque, troppi dottori e troppi esegeti fanno solo eisegesi; ma
i titoli, si sa, fanno gola a molti. Una volta ero convinta che
approfondire
troppo fosse solo un modo di esaltare se stessi nella conoscenza, ma ciò
non vale per la Parola di Dio, qui l’approfondimento è essenziale
per la vita sana del credente, affinché nessun vento di dottrina lo
porti via, sballottandolo ovunque. Pace. {30-06-2012}
▬ Risposta (Nicola
Martella): Che esistano
filosofi agnostici, che hanno messo mano alla Parola, dissacrandola,
è vero. È altresì vero, che sono stati scritti innumerevoli e preziosi
commentari da parte di studiosi cristiani, timorati di Dio e
rispettosi della sacra Scrittura. Quindi, l’alternativa ai primi non è
una contemplazione mistica, in cui ognuno dà alla Bibbia il
significato soggettivo che vuole, ma una rigorosa esegesi, che spieghi
il testo nel suo contesto letterario, storico, religioso, culturale,
eccetera.
Un lapsus comprensibile sta nella locuzione «cristiani di Berea»,
che è abbastanza diffusa; erano Giudei! [►
La chiesa di Berea in Atti 17,11?]
È un po’ singolare, come abbiamo mostrato sopra, che coloro che fanno
l’elogio della «semplicità della fede», per non dire della «santa
ignoranza», e di una devozione mistica, poi attingano locuzioni
ebraiche e greche, che non comprendono, per farsene fregio. Se il
medesimo
Spirito ha distribuito i suoi doni e funzioni ministeriali così, come ha
voluto, è evidente che nella chiesa ci siano degli insegnanti della
Parola; perciò, tali persone, invece di sindacare sui carismi altrui,
farebbero bene a sincerarsi dei propri e restare nei confini del
campo affidato loro (2 Cor 10,13ss). Vi ricordo tale mio motto, che recita: «Fidarsi
è bene, controllare nella Bibbia è meglio e analizzare un testo nel suo contesto
è doveroso». Ciò
vale verso tutti, sia verso i critici alla Bibbia e agnostici, sia verso i
misticheggianti, sia verso coloro che spiritualizzano tutto con allegorie e
simbolismi vari, sia verso coloro che assoggettano la Scrittura alle loro
sovrastrutture dottrinarie di riferimento.
11. {}
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12.
{Autori vari}
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■ Adolfo Monnanni: Dato che la Parola è utile a insegnare (2 Tim 3,16-17), è
dovere-piacere per ogni credente conoscere tutto il possibile e mai fermarsi di comprendere e nella
crescita ed essere formato alla giusta misura. Ignorare è negativo,
sentirsi ignorante e tranquillo è una grave mancanza; riconoscere i propri limiti
nella conoscenza è un dovere. {29-06-2012}
►
Confrontarsi per maturare insieme {Nicola Martella} (T)
►
Evviva la «santa ignoranza»? {Davide Forte - Nicola Martella} (T/A)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Fede_conoscenza_MT_AT.htm
27-06-2012; Aggiornamento: 20-03-2014 |