1. {Silvano Creaco} ▲
■ Contributo:
L’albero di Natale: Commedia drammatica in 4
atti.
Primo atto: Nella mia famiglia l’albero di
Natale si è sempre fatto e, dopo la conversione di tutti noi membri, da
mio padre in giù (siamo quattro fratelli), abbiamo continuato a farlo per la
gioia dei nipotini. Il nostro cammino cristiano va avanti, e a nessuno di
noi ha mai sfiorato l’idea che farlo era un qualcosa che andava contro
l’insegnamento delle Scritture, in quanto lo vediamo come qualcosa che fa da
semplice contorno a un periodo dell’anno dove il mondo pseudo-cristiano
festeggia la nascita di Colui, che oggi alberga per grazia nel cuore di tutti
noi.
Secondo atto: Sono nato in una famiglia
credente e, fin da piccolo, l’albero di Natale è stato demonizzato e
considerato un qualcosa dei pagani, come lo erano i miei vicini, che lo facevano
e scambiavano noi per dei marziani.
Terzo atto: Io sono credente da anni, mio
marito no. A lui piace fare l’albero di Natale, io non mi sono mai opposta per
la pace comune e una serena convivenza. Credo che opponendomi, sarebbe
controproducente e passerei per una credente bigotta e formale,
danneggiando la testimonianza personale.
Quarto atto: Siamo ancora qui a parlare se
giusto o meno fare l’albero di Natale. Fra un po’ il Signore ritorna e, invece
che far fruttare i talenti ricevuti per portare anime a Cristo ed edificare la
sua chiesa, saremmo trovati a fare questioni inutili e discussioni vane.
Esse non servono a niente, anzi servono solo ad alimentare uno spirito di
polemica in nome della «sana dottrina». In ciò siamo ignari o forse
tragicamente coscienti che stiamo navigando nel mare della grazia a bordo di
un’imbarcazione che fa acqua dappertutto, perché la poppa e strapiena di casse
di legno con sopra etichette con scritte del tipo «legalismo, darbysmo,
massimalismo, fariseismo», e in cima sventola una bandiera con su
scritto «religione». {22-12-2010}
▬
Risposta (Nicola
Martella): Più che «quattro atti» sono «quattro
(re)azioni» natalizie. Gli atti di una commedia sono costruiti l’uno
sull’altro in un’azione in sviluppo. Qui ci sono quattro punti di vista
sullo stesso argomento, vero Silvano?
▬
Replica (Silvano Creaco):
Naturalmente il titolo «Commedia drammatica in
4 atti» era solo un modo ironico per introdurre certamente quattro punti di vista, presi per altro
dalla realtà natalizia delle famiglie. In quanto agli atti di una
commedia sono, sì, costruiti uno dietro l’altro e più che per un’azione di
sviluppo, per un «finale» a volte a sorpresa!
Infine, le (re)azioni sono sempre interessanti
da riportare perché mostrano chiaramente il variopinto mondo «evangelico».
In quest’ultimo troppo spesso parecchi credenti sono pieni d’idee, commenti,
osservazioni, ecc. su argomenti come questi. Tuttavia, mi sorprendo del
silenzio altrui, che spesso accompagna le tue note (e qualcuna delle mie),
sebbene si mettano alla luce problematiche serie e importanti legate alla
vita cristiana, ai combattimenti in tema di fede e santificazione; eppure su di
ciò scende il «gelo»; scusami per questo mio ultimo appunto, dove vado
fuori tema; è solo una mia personale (re)azione. Un carissimo saluto fraterno
e... buone feste. {22-12-2010}
2.
{Marco Demo} ▲
Condivido
pienamente la risposta di Nicola Martella e aggiungo, sull’argomento del Natale
in generale, che il popolo d’Israele aveva e ha delle ricorrenze, che
ricordano dei momenti topici della loro storia, nonché dei grandi interventi di
Dio.
Pur non perseguendo la cultura commerciale
ed estremamente esteriore del mondo occidentale, per noi cristiani, figli di
Dio, è importante avere un giorno o un periodo, in cui ricordiamo che Dio si
è fatto uomo, è venuto e ha abitato in mezzo a noi, come uno di noi,
affinché noi potessimo essere salvati. Si tratta di un miracolo straordinario
e di un evento che ha cambiato la storia e la vita di coloro, che entrano in un
patto con Lui!
Infine, ricordo che l’avversione per il Natale è
presente solo in certe sette religiose, tipo quella dei Testimoni della
Torre di Guardia, e in alcuni ambienti evangelici italiani. {22-12-2010}
3.
{Alfonso Quadro} ▲
■ Contributo: Perfetto. In ogni caso vi consiglio
di leggere qui «Una
lettera particolare». {Verso la Vita; 22-12-2010}
▬
Risposta (Nicola Martella): Giorni fa ho ricevuto
nuovamente tale testo, sebbene compaia sotto differenti titoli: «Letterina di Natale», «Una lettera
particolare», «Party natalizio senza il nato», eccetera. Ecco la mia reazione in merito, che scrissi a tale amico e che
vale anche qui, di là dalle buone intenzioni di chi propone tali «lettere dal
cielo».
Mi dispiace, ma non condivido tale «apocrifo» (per
altro conosciuto da anni), in cui si mettono in bocca a Gesù parole, che Lui non
ha mai pronunciato. Ciò che ha detto il Signore Gesù si trova nel NT in quattro
versioni (Mt, Mc, Lc, Gv); non ce n’è bisogno di un altra. Inoltre ha scritto
sette lettere ad altrettanti conduttori di chiesa (Ap 2-3). Quindi, sebbene
molti dei contenuti sono condivisibili, la forma no. Chi fa dire a Gesù cose che
non ha mai detto così e si permette di scrivere o diffondere lettere che Gesù
non ha mai scritto, si rende colpevole e dovrà rendere conto a Lui. Chi ha
qualcosa da dire lo dica a suo proprio nome!
Aggiungo che conosco tale testo da anni, visto che si trova già su questo sito
[►
Natale fra dubbi, attese e contorno, contributo 5]; rimando al commento posto all'inizio d'esso.
▬
Replica (Alfonso Quadro): Mi scuso per la
divulgazione della «Lettera particolare» fra i credenti. Ma vi assicuro che fa
molto riflettere chi non ha conosciuto Gesù. Li fa riflettere! Grazie.
{Verso La Vita; 23-12-2010}
4.
{Anna Barbuzza} ▲
Ho letto l’intero articolo e sono più che d’accordo!
Benché l’albero di Natale possa passare in secondo piano nella vita di un
credente, personalmente non mi dispiace affatto farlo. Esso fa parte della
mia cultura familiare. L’unica cosa che mi rattrista è che spesso, durante
questa ricorrenza, mi ritrovo a scontrarmi contro la ristretta mentalità
di una corrente cristiana evangelica, che vede nella festività natalizia una
pratica non solo pagana ma addirittura diabolica... quasi da
considerare il fratello o la sorella «contaminati»!
In realtà ci sarebbero cose molto più valide,
alle quali vale la pena porre mente e mettersi in discussione. Infatti, come hai
fatto notare nel tuo articolo, sarebbe più opportuno che ogni singolo credente
faccia un attento esame della sua vita, poiché molte delle cose, di cui
si dispone, proviene dal mondo. Anche l’usanza del festeggiare il compleanno
pare che abbia la sua origine nelle antiche religioni pagane! Con questo non
intendo assolutamente criticare la scelta di coloro, che non sentono alcuna
attrattiva nei confronti di questa ricorrenza; essi sono liberi di agire secondo
la loro coscienza. La questione è comprendere che si possano avere opinioni
diverse! Buone feste! {22-12-2010}
5. {Eleonora Parisi} ▲
■
Contributo: Debbo dire che leggendo l’articolo al riguardo, mi sono ritrovata d’accordo al 100%.
Io personalmente non amo fare l’albero di Natale, anche se i miei figli
spesso lo fanno. Amo di più il presepe perché esprime meglio il senso del
Natale, certamente non lo faccio per fini adorativi. Purtroppo la cosa che mi
dispiace di più, è scontrarmi con la ristrettezza mentale, che vige tra i
credenti evangelici; a volte ho l’impressione che si cola il moscerino e
s’ingoia il cammello (forse paragone non appropriato). […] Viviamo in un
contesto pagano e, secondo tale logica, dovremmo uscire completamente dal nostro
modo di vivere, magari dovremmo recarci in Israele, per poterci conformare di
più alla Scrittura. Vorrei inoltre aggiungere una cosa riguardo il presepe:
tra i credenti è molto condannato, perché si pensa che sia a fini adorativi;
vorrei precisare che non è proprio così, perché esistono cose a fini adorativi e
cose rappresentative. Purtroppo qui si fa di tutta l’erba un fascio.
Porto l’esempio del quadro che rappresenta l’ultima cena (come c’è ne sono molti
altri): quello è solo una raffigurazione, è arte. Se invece prendiamo un quadro
della madonna o del cuore di Gesù, quelli credo che nascono proprio con
l’intento di adorare (su questo tema, mi piacerebbe che anche il fratello
Martella direbbe la sua). Comunque un abbraccio a tutti nell’amore di Gesù.
{23-12-2010}
▬
Risposta (Nicola Martella): Lo so che
alcuni vorrebbero parlare qui anche del presepe, ma tale tema ci
porterebbe lontano. È giusto distinguere tra immagini cultuali e solo
rappresentative (p.es. a fini didattici nella scuola domenicale). Il problema è
che i confini sono ancora da analizzare e distinguere; qui non è il luogo. Le
immagini hanno un fascino in sé, e ci vuole una grande disciplina mentale
per distinguere fra arte e immagine cultuale. La stessa immagine può stare in un
museo o in una chiesa; l’uso sarà chiaramente differente. Chiaramente chi, per
uso didattico, spiega ai bambini la storia di Gesù con un libro
illustrato, con il flanellografo o altri strumenti, non vuole spingere i bambini a venerare tali
immagini; al riguardo ci viole però saggezza. Mi fermo qui, perché tale tema ci
porterebbe lontano.
6. {Pietro Calenzo} ▲
Personalmente non mi sentirei in libertà nella
mia piccola dimora, se dovessi introdurvi un albero di Natale, ma questa è un
posizione prettamente personale. Comunque non è tanto il conoscere o meno, la
derivazione senza dubbio pagana di tale tradizione che ci deve condizionare,
poiché se invece dell’albero introducessimo le cosiddette stelle di Natale, e le
addobbassimo con le stesse luminarie, il problema non si muoverebbe di un
millimetro.
Naturalmente, come ben detto e specificato dal
fratello, l’avversione di larghi strati del popolo evangelico, o la personale
diffidenza per questa pratica di festeggiamento, deriva da un comprensibile e
derivato dissapore, giustificabilissimo, per tutte le tradizioni
introdotte, con compromessi, a volte deplorevoli, per finalità politiche e di
potere dal nascente proto-cattolicesimo di fine terzo secolo e inizio del
quarto (festività del «sole invictus» riguardo al giorno del 25 dicembre).
Diversamente la specifica pratica dell’albero natalizio iniziò molti
secoli dopo, e tanto per chiarire i fatti, con una aperta condanna di uno dei
maggiori dei riformatori, Martin Lutero, che ne sminuì apertamente l’uso.
Personalmente, non mi meraviglio, se molti o
pochi credenti, non la pensino più o meno alla mia maniera, ma non ne tengo a
fare un fatto dogmatico. Non mi troverei in alcuna difficoltà ad andare in una
dimora, dove altri fratelli si sentissero liberi di addobbare le loro
dimore con alberi e luminarie, il più delle volte per la gioia dei figliuoli.
Concludo, che sarei più felice delle sole luminarie, ma ciò non è a mio avviso
un fatto preminente, l’importante è che lo spirito del Natale non intacchi il
vero Natale nei nostri cuori, e ci conduca a fare prigioniero ogni
evento e ogni occasione in Cristo Gesù, per annunciare, testimoniare la
nascita del Salvatore nelle nostre vite, con una vita consacrata,
santificata e coerente alla celeste vocazione in Cristo e alla nuova nascita in
Gesù, allorquando Egli ci ha fatto rinascere a nuova vita. Questo è il vero
Natale di ogni credente rigenerato da Dio. Un abbraccio fraterno in Gesù Cristo
il Re in eterno. {22-12-2010}
7.
{Paolo Brancè} ▲
Vedo che ancora si
parla di cose che non sono essenziali. Comunque sia, considerate il fatto che il
Signore è venuto per conquistare ciò, che era perduto. Questo significa di
cristianizzare ciò, che non è cristiano, ma che può arricchire il significato
del Natale. L’albero, che uno dei simboli della vita, appartenenti alla
cultura nordico-pagana, è stato conquistato a significare uno dei simboli
della vita cristiana. Perché dobbiamo perderci in chiacchiere? In fin dei conti
Gesù è venuto per salvare ciò che era perso, e questo vale anche le tradizioni
costruite dagli uomini. Anche il 25 di dicembre non dovrebbe essere così
scandaloso. Sappiamo che Cristo non è nato il 25 di dicembre. La data è
sconosciuta, ma si può prospettare il periodo autunnale o all’inizio primavera.
Ma avere una data convenzionale non dovrebbe dare adito a scandali o
rifiuti. Giochiamo su queste forme culturali per conquistare la gente a
Cristo, senza andare a demonizzare né la data né l’albero o il presepe (che
non è stato menzionato). Altrimenti la gente ci additerà come Testimoni di
Geova. E francamente preferisco essere cattolico che passare per Testimone di
Geova. {22-12-2010}
8. {Tore Reale} ▲
■
Contributo: La nascita di Cristo non
avvenne a dicembre, ma presumibilmente fra la fine di settembre e i primi di
ottobre. È risaputo che un certo pseudo-cristianesimo apostata s’impegnò a
mantenere le feste pagane di stato cambiando i nomi agli idoli,
ma non le mansioni. Il Gesù di quel cristianesimo
aveva analogie con Mitra e altri idoli, che indicativamente venivano adorati nei
saturnali. L’albero natalizio è tradotto dal sincretismo fra i culti
pagani celti e latini. A dicembre il sole rinasce e bene lo sapevano gli
astronomi antichi. Cristo è la luce del mondo e su questo presupposto lo
si è sostituito ad altre divinità solari. Ma si tratta di tradizioni create
dalla mente umana nel tentativo, vano, di dare forma all’imponderabile. L’albero
di Natale, i regali, le belle mangiate alla meridionale sono un modo affettivo
per fare la conta dei parenti e degli amici superstiti. Il Natale
mi fa pensare al Cristo annunciatore e portatore di salvezza, ma anche al
Cristo escatologico, giudice e imperatore. {22-12-2010}
▬
Osservazioni (Paolo Brancè): Beh, non dici
niente di nuovo. Il Natale è la festa della riconciliazione, che è in intima
connessione con la sua passione. Quindi, è la festa delle luci e dei
colori, dello scambio dei doni e della grande mangiate luculliane. C’è forse qualcosa
di peccaminoso in tutto questo? No, perché il credente ha assunto il
vero significato dell’essere venuto al mondo: io esisto, perché esiste il
mio Creatore e il mio Redentore. È in lui che ho vita, e la vita va vissuta
pienamente e passionalmente. A tutti buon Natale. {22-12-2010}
9.
{Sandro
Carini} ▲
■
Contributo: Vediamo i lati positivi
di questo periodo natalizio: La gente è più sensibile all’ascolto del messaggio
evangelico. A noi ci capitano più occasioni per divulgare l’Evangelo.
E allora sfruttiamo questo periodo nel
miglior modo possibile e... buon lavoro per il Signore e buon Natale a tutti.
{22-12-2010}
▬
Osservazioni (Paolo Brancè): Senz’altro il
Natale va visto come un momento di annuncio. Ma va anche visto come
evento solenne della nostra nuova nascita. Siamo veramente nati in
Cristo? Ci moviamo come Gesù ci ha insegnato, viviamo in comunione con noi
stessi, con il nostro Signore e con il nostro
compagno di umanità e con il nostro fratello? Beh, queste sono domande d’obbligo
e così possiamo arginare le sciocche, pretestuose speculazioni sulle
origini del natale, e la liceità se va festeggiato o meno. Rimango del
parere che la ricorrenza delle festività natalizie e, se volete, anche di fino
anno sono momenti di grande, seria, responsabile riflessione su chi siamo
noi, che ci professiamo cristiani evangelici, più che essere un momento di
evangelizzazione. {23-12-2010}
10.
{Guerino De Masi} ▲
Grazie, Nicola! Mi
sembra chiaro e sufficiente quanto hai scritto, adesso e prima ancora.
Porto un
piccolo aneddoto personale. Sono andato alla festa della scuola del mio
nipotino. Mi aspettavo almeno qualche «addobbo» natalizio, invece niente! Tra
le varie bancarelle, con giochi e intrattenimenti per gli alunni e i genitori,
c’era un bel banco di libri: favole, storielle fantasiose, racconti di
bimbi e tra questi alcune storielle di Abdul, Ibrahim, Alì, ecc.
Non un solo libretto, che facesse
riferimento a Gesù oppure al Natale. Sono rimasto francamente deluso.
Ho avuto la stessa delusione, guardando l’altra
sera una tra le tante inutili trasmissioni televisive. Si faceva
riferimento al Natale, all’impegno nell’accettazione dell’altro e al buonismo
sdolcinato dilagante, ma senza mai
pronunciare il nome di Gesù !!!
Allora, ben venga che i cristiani facciano
festa, checché se ne dica della data, dell’origine pagana, della diatriba di
questa festa.
Abbiamo occasione di parlare dell’incarnazione. Approfittiamo, quindi, per annunciare il
Vangelo, che salva... anche a Natale. {24-12-2010}
11. {Lorenzo Bendlin} ▲
■
Contributo: Sono pienamente d’accordo
riguardo alla cultura biblica, ma presento un’altra questione: invece di
giudicare e criticare se l’albero di Natale è giusto o sbagliato, perché non
facciamo un’altra cosa, cioè usare un po’ di creatività e sfruttare il momento
per presentare Cristo. Se si pensa, si può
fare tanti paragoni, per esempio l’albero di Natale è un pino, che
è sempre verde (vivo) e, come tale, può ripresentare la vita eterna, che abbiamo
in Cristo. Di solito c’è una stella in cima all’albero; Gesù è la stella
del mattino! Ci sono le luci; Gesù è la luce del mondo! Ci sono gli ornamenti,
che possono rappresentare il frutto dello Spirito! Ci sono anche dei regali
sotto l’albero, che possono rappresentare i doni dello Spirito. Come si vede, si
può usare anche l’albero di Natale per predicare Cristo, se abbiamo un po’ di
creatività! Il Signore vi benedica! {24-12-2010}
▬
Osservazioni (Paolo Brancè): Infatti,
Lorenzo, ho ribadito in un mio intervenendo che Cristo è venuto per
cristianizzare ciò, che non è cristiano; e i credenti sono chiamati a fare
questo lavoro. Ma devo ancora una volta registrare che negli ambienti evangelici
c’è una mentalità filo-Testimoni di Geova. {24-12-2010}
▬
Replica 1 (Lorenzo Bendlin): Paolo, grazie,
per la tua risposta. Direi che negli ambienti evangelici, a volte, più che una
mentalità filo-Testimoni di Geova, c’è un po’ di fariseismo! {24-12-2010}
▬
Risposta 1 (Nicola Martella): Facciamo bene a
rispettare le convinzioni altrui, sia che siamo d’accordo o contrari al
cosiddetto «albero di Natale» o, permettetemi una battuta, al «cactus di
Pasqua». Paragonare chi rifiuta l’albero di Natale ai seguaci della Torre di
guardia o ai Farisei, non lo trovo rispettoso né appropriato.
Bene facciamo
a usare ogni occasione per annunciare Cristo. Lo stesso vale per il
compito di «cristianizzare» la cultura intorno a noi, portandovi il
timore di Dio e un’alfabetizzazione biblica.
Quanto all’allegoria
dell’albero di Natale, come sopra menzionata, essa è certamente affascinante e
pittoresca. Ammetto però che non è nelle mie preferenze, visto che privilegio i
fatti storici e l’esegesi contestuale della Parola. Con l’allegoria si può far
dire alle cose ciò che si vuole, questo o il suo contrario. Quanto alla
creatività, essa è positiva, se
conforme alla sacra Scrittura e aiuta a spiegare i fatti biblici, di là dalle
mie riserve verso l’allegoria.
▬
Replica 2 (Lorenzo Bendlin):
Carissimo Nicola, voglio solo chiarire un punto: non ho mai detto che chi non accetta l’albero di natale,
è un fariseo e non ho mancato di rispetto; quello che ho detto è che a volte
gli evangelici (fra i quale sono anch’io) si comportano come farisei, è ti dico
perché. Perché noi possiamo avere tutta la cultura biblica, che vogliamo,
possiamo credere a tutta la Bibbia, ma se la Parola di Dio e lo Spirito di Dio
non cambiano il nostro cuore, se non cambiano il nostro uomo interiore,
diventiamo veramente farisei! Ancora peggio finiamo di parlare solo a noi
stessi, perché nessun ci ascolta. Quello che conta non è la sana dottrina,
quello che conta è la sana dottrina vissuta. Se vogliamo palare di
apologetica, dobbiamo anche guadagnare il diritto di essere ascoltati.
Abbiamo bisogno di due cose: prima il perdono dei nostri peccati, che
Cristo ha compiuto sulla croce, e abbiamo bisogno anche che la vita di Cristo
sia manifesta in noi. Così queste due cose contano: il perdono e la vita
di Cristo in noi. Il Signore ti benedica. {25-12-2010}