Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

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È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

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FEDE MORTA E FEDE VIVA

 

 di Giovambattista Mele - Nicola Martella

 

Il testo base di questo articolo si trova nell’epistola di Giacomo 2,10-26. Egli parlò nella particolare situazione del cristianesimo giudaico. Molti cristiani giudei erano stati abituati dal giudaismo storico a un’adesione mentale e culturale alla religione dei padri e a un’ubbidienza legata più al seguire precetti e pratiche della tradizione che a una relazione personale con Dio e a una fede viva e impegnata mediante la pratica dell’amore. Perciò Giacomo mette dinanzi a tali Giudei cristiani il quadro di una fede viva e di una fede morta. Tale verifica doveva costituire anche una prova del nove se si era veramente nella fede legittima e salvifica. Tutto ciò ha molto da dire anche oggi a un cristianesimo quale cultura e tradizione.

 

 

1.  CONTRAPPOSIZIONE FRA FEDE MORTA E FEDE VIVA (Gcm 2,10-20)

 

1.1.  LA FEDE MORTA TRASCINA NEL GIUDIZIO (Gcm 2,10-13)

     ■ La ragione del giudizio: Nel sistema giudaico tradizionale l’infrazione di qualsiasi parte della legge rendeva l’individuo trasgressore e colpevole dinanzi a Dio. La legge era vista come una catena, che veniva spezzata quando un anello si rompeva (Gcm 2,11).

     Sotto l’economia della legge, l’uomo era un peccatore colpevole, dinanzi a un Dio infinitamente santo, sia che infrangesse la legge dell’amore (Gcm 2,8s), sia che infrangesse altri comandamenti. Se quell’uomo non aveva una fede salvifica in Cristo, era condannato dalla legge (Gcm 2,12). La fede morta non poteva salvarlo.

     ■ La ragione della misericordia (Gcm 2,12s): Nel nuovo patto, l’uomo che ha una fede salvifica, non è sotto la legge mosaica della condanna, ma sotto la «legge di libertà» (Gcm 2,12), ossia sotto l’economia della grazia e della misericordia in Cristo. Egli deve perciò parlare e agire di conseguenza, ossia come dovendo essere giudicato secondo il principio della grazia (Gcm 2,12). Ciò significa che come credente, sebbene non sarà mai condannato come peccatore (Gv 5,24; Rm 8,1), essendo salvato per grazia mediante la fede (Ef 2,8), sarà giudicato per le sue opere quanto al premio (cfr. 1 Cor 3,11-15; 9,27; 2 Cor 5,10). Poiché Dio gli ha mostrato misericordia, egli deve essere misericordioso nei suoi rapporti con gli altri (Gcm 2,13).

 

1.2.  LA FEDE MORTA È INUTILE (Gcm 2,14-20)

     ■ Affermazione e illustrazione del principio (Gcm 2,14-16): «A che serve», chiede Giacomo, «se qualcuno afferma di possedere fede ma non possiede opere? Può tale fede salvarlo?» (Gcm 2,14). Qui viene contestata la tendenza giudaica (trasferita poi nel cristianesimo) di sostituire alla santità pratica una conoscenza della legge senza vita, come se la giustificazione dinanzi a Dio si potesse ottenere attraverso una particolare «gnosi» (Rm 2,3.13-23). L’inutilità della fede morta è illustrata dal caso d’un fratello bisognoso (Gcm 2,15s). Un tale credente invece, pur avendo il dovere morale di prestare assistenza a questo fratello, non solo non l’aiuta ma ipocritamente gli dice di saziarsi e vestirsi.

     ■ L’inseparabilità della fede dalle opere (Gcm 2,17-20): La fede viene dichiarata morta quando è separata dalle opere (Gcm 2,17). Giacomo dimostrò qui che la fede e le opera sono inseparabili. Dal messaggio del NT risulta quanto segue.

     ■ Le opere della legge non salvano (Gal 2,16; Ef 2,8s; Rm 3,20ss.28).

     ■ La salvezza è per grazia mediante la fede nella persona e nell’opera di Gesù Cristo (At 13,38s; Tt 3,4-8).

     ■ È immancabile che la grazia, una volta realizzata, produca quelle opere quale frutto che esaltano non la persona che li compie, ma la potenza della grazia (Ef 2,8ss).

 

Per cui non sono le opere rendono fanno l’uomo giusto, ma è l’uomo rigenerato e giustificato che fa le opere (1 Cor 16,10; Gal 6,10). Quindi, una fede senza le opere è pura adesione mentale e culturale. Una tale fede non produce nessuna nuova vita, ma è simile a quella dei demoni, che credono e tremano. Questo tipo di fede non produce alcuna virtù o opera di ravvedimento (Gcm 2,19s).

 

 

2.  LA FEDE VIVA DIMOSTRA LA GIUSTIZIA PERSONALE (Gcm 2,21-25): Giacomo presentò due esempi di fede: Abramo (Gcm 2,21-24) e Rahab, la meretrice (Gcm 2,25).

     ■ Il caso d’Abramo: Egli asserì Abramo fu giustificato per opere, quando offrì in sacrificio Isacco (Gcm 2,21; Gn 22,9-12). Che Giacomo non stesse contraddicendo Paolo, il quale dichiarò che Abramo fu giustificato per fede e non per opere (Rm 4,2ss), è evidente dalle seguenti considerazioni.

     ■ Giacomo usò il termine «giustificato» nel senso di «dimostrato effettivamente giusto davanti agli uomini», mentre Paolo usò il termine nel senso di «essere dichiarato giusto dinnanzi a Dio». Giacomo parlò in riferimento all’uomo, Paolo in riferimento a Dio.

     ■ Giacomo fornì il correttivo riguardo a una verità abusata, Paolo presentò la verità stessa. A dire il vero, gli abusi erano due. Paolo rispose ai giudaizzanti che pretendevano di essere giustificati mediante l’ubbidienza alla legge mosaica: dinanzi a Dio proprio la legge mostra la profondità del peccato e l’impossibilità di essere giustificati mediante l’ubbidienza a essa. Giacomo rispose a coloro che aderivano alla fede mentalmente e culturalmente e li avvertì: una fede che non dimostra un mutamento di vita nella pratica è morta.

     ■ L’epistola di Giacomo era diretta in origine ai cristiani giudei, i quali erano tentati di sostituire l’esperienza d’una santità di vita con una conoscenza mentale della legge. Le epistole di Paolo furono dirette perlopiù a Gentili perduti nel peccato che non erano in grado d’offrire a Dio alcuna giustizia legale, oppure prendevano posizione contro quei gruppi giudaizzanti che pretendevano l’ubbidienza dei Gentili alla legge mosaica e alle tradizioni giudaiche.

     ■ La giustificazione per fede che produce le opere di Giacomo, non contraddiceva la giustificazione per fede di Paolo, la cui manifestazione è la fede operante mediante l’amore o il frutto dello Spirito. Abramo godette della benedizione della giustificazione per fede (Gn 15,6) molto prima d’essere giustificato per opere con l’offerta d’Isacco (Gn 22,1-12). All’interno del patto la fase di grazia e quella amministrativa (ubbidienza della fede) sono due parti della stessa medaglia.

     ■ Il caso di Rahab (Gcm 2,25): La sua fede fu dimostrata agli uomini quando nascose le spie, le rimandò indietro per un’altra via e appese la cordicella rossa alla sua porta, quale segno di riconoscimento (Gs 2,1-21; Eb 11,31).

 

 

3.  ALCUNE CONCLUSIONI (Gcm 2,26)

     ■ Una fede che puzza di morte: Nel verso 26 viene espresso un’illustrazione e un’analogia piene di significato: come il corpo è senza vita quando lo spirito se ne diparte alla morte, così la fede separata dalle opere è morta (cfr. vv. 17-20). Una tale fede è senza vita e inutile, non ha mai sperimentato la rigenerazione divina e, perciò, non può assicurare la giustificazione dinanzi a Dio né dimostrare qualcosa dinanzi agli uomini.

     ■ Fare sul serio: Il Signore darà grazia a ognuno che ha un cuore disposto ad andare a Lui per ricevere la sua giustificazione mediante il sangue di Cristo e la rigenerazione mediante lo Spirito Santo. Allora tale credente potrà operare quelle opere, preparate da Dio e che tanti aspettano di vedere! Sarà una fede che fa fatti, che produce frutti e che è operante mediante l’amore.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A2-Fede_morta_viva_Mds.htm

09-07-2007; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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