Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CHE COSA PENSA UN ATLETA QUANDO GAREGGIA

 

 di Fausto Gaeta

 

1. La nostra meta nelle gare

2. Lo sportivo per lo sportivo

 

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1.  LA NOSTRA META NELLE GARE: «Nonsapete voi che coloro i quali corrono nello stadio, corrono ben tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l’atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, una incorruttibile» (L’apostolo Paolo nella prima epistola alla chiesa di Corinzi 9,24-25).

     Questi due versetti sono fondamentali per un atleta al fine di conoscere la via che deve percorrere per far sì che la sua corsa non sia stata vana. Non so quanti di voi si ricordano delle «Olimpiadi» dell’88 a Seoul, di quello che accadde nella disciplina della Maratona. Io allora vivevo in Germania e mi ricordo di aver visto questa manifestazione in diretta. Dal 35° chilometro in poi iniziava la vera corsa, e dopo un paio di chilometri, nella fase decisiva, ci fu la selezione. Un africano si trovava da solo al comando seguito da un altro africano e al terzo posto, dal nostro Gelindo Bordin.

     Il direttore della gara comincia a girarsi. Che cosa sta succedendo? Nella Maratona si sa che un atleta, dal 35° chilometro in poi, possa incappare nel cosiddetto «punto morto»; ciò significa che l’atleta ha consumato tutto il suo carburante e che, quindi, il corpo non risponde più ai comandi del suo cervello. Si ha bisogno di un certo periodo di tempo affinché il corpo passi alle riserve, cioè ai grassi interni, e affinché questo avvenga il corpo ha bisogno di un periodo di tempo dia circa 10-15 minuti. Questo tempo per alcuni atleti può essere fatale per l’esito della corsa. Infatti, come avvenne in questa Maratona, il primo atleta fu raggiunto dal secondo e subito dopo anche dal terzo. Quest’ultimo vinse la gara. Io non so se qualcuno di voi si sia ma chiesto che cosa sarà passato per la mente del primo atleta, divenuto poi terzo, a fine gara o nei giorni successivi e quanto ci sia voluto per «digerire» questa grande sconfitta. Avrà forse potuto dire: «Io ho combattuto un buon combattimento, ho vinto la gara? Ho raggiunto la mia meta?» Forse per un po’ di tempo, questo l’avrà potuto pensare Gelindo Bordin, ma anche lui in quel bel giorno della sua vita ha vinto solo una «corona corruttibile». Per un certo periodo si parlò di tutto questo. Oggi, chi se ne ricorda? Dopo un tempo così lungo, potrà forse anche Bordin esclamare: «Ho raggiunto la meta! Ho ricevuto la corona incorruttibile!»?

     Oppure penserà come disse l’Apostolo Paolo nella sua seconda lettera scritta a Timoteo: «Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbata la fede; del rimanente mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione» (2a epistola di Paolo a Timoteo 4,7-8).

     Tutti parlarono dei primi tre classificati. Che fine avranno fatto tutti gli altri? Come mai nessuno ne parla? Hanno forse lavorato meno dei primi tre? Eppure si sono preparati professionalmente come i primi tre. Come mai nessuna manifestazione offre all’ultimo classificato la stessa corona del primo? La Sacra Scrittura afferma che il giusto giudice assegnerà la corona della vita a tutti quelli che corrono verso la sua meta.

     Sempre l’Apostolo Paolo affermò: «Io proseguo il corso verso la meta per ottenere il premio della suprema vocazione di Dio in Cristo Gesù» (epistola di Paolo ai Filippesi 3,14).

     Se vuoi una risposta a tutte queste domande, mettiti in contatto con noi.

 

2.  LO SPORTIVO PER LO SPORTIVO: Chi siamo? Atleti per Cristo. Siamo persone che conoscano l’atmosfera delle gare, come la tensione delle vittorie e delle sconfitte. Tramite la nostra personale esperienza conosciamo la risposta alla vostra domanda per prendere la decisione più importante della vostra vita. Questa nostra esperienza la vogliamo condividere con altri atleti di qualsiasi disciplina tramite corsi, allenamento e gare. Conoscere il nostro Creatore è importante, perché Dio conosce al meglio il nostro corpo; e un atleta che ha conoscenza del suo Creatore e segue i consigli di Dio per il proprio corpo, può dare il meglio in ogni gara... sì il massimo per il Signore.

     Per contatti, scrivere a Fausto Gaeta: a.#gaeta2#@tin.it (togliere #).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A2-Atleta_gareggia_UnV.htm

15-03-2007-Aggiornamento: 11-11-2009

 

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