Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL DILEMMA DI VOTARE O NON VOTARE

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Quando s’appressano le prossime elezioni, alcuni mettono in rete il solito testo a favore del «non-voto verbalizzato». Ci sono forze oscure, che vogliono convincere gli altri a non votare, per creare un blocco delle istituzioni e il caos della politica, per poi accreditarsi come «uomini della provvidenza». Così è accaduto agli albori del fascismo, del nazismo e di altri totalitarismi, che hanno portato lo sfacelo nella società.

     Purtroppo, ci sono anche credenti che, nella loro ingenuità, si prestano a tale gioco dell’antipolitica e che rimettono in rete ciò, che altri hanno ideologicamente concepito, facendosi così strumentalizzare.

     Poi, ci sono anche cristiani massimalisti che, col loro integralismo e una fede malata, vogliono dettare legge alle coscienze, affermando che chi vota, farebbe compromessi col mondo, farebbe posto al diavolo e cose del genere. Essi portano un grande danno alla fede e alla testimonianza, poiché danno del cristianesimo una falsa immagine di un gruppo di estremisti fuori della realtà.

     Infine, ci sono gli apocalittici fatalisti, che leggono in ogni cosa, che avviene il marchio della bestia, il numero 666, l’inizio della gran tribolazione e delle piaghe e cose del genere; perciò vorrebbero che i credenti si tenessero fuori da ogni impegno civile, considerando la società una specie di incarnazione di Babilonia. Anche costoro arrecano molto danno all’Evangelo, poiché passano per esaltati misticheggianti.

     I credenti biblici devono rifuggire dall’ingenuità, dal massimalismo e dal fatalismo apocalittico. Essi devono concorrere praticamente al bene della società, in cui vivono. A Martin Lutero viene attribuita la seguente frase: «Quand’anche sapessi che domani il mondo verrà distrutto, pianterei ancora oggi un albero di mele»; sebbene tale aforisma non è letterariamente documentato, rende l’idea. Anche il voto è parte dell’impegno civile del credente biblico. La nostra tesi è la seguente: «Chi non vota, è responsabile dell’eventuale male, che potrà venire al Paese e a se stessi».

 

 

 

 

2.  UN TESTO SOTTO LA LENTE

 

2.1.  IL TESTO ASTENSIONISTA: Ecco un testo, che ho trovato in rete già cinque anni fa e che un credente ha riproposto ora, copiato da altri, come se fosse l’ultima grande novità. «Non votare si può?... mi è arrivata questa mail io non sapevo?

     Pochi lo sanno ma la legge prevede la possibilità di rifiutarsi di votare e metterlo a verbale.

     Quando si va al seggio e dopo che le schede sono vidimate, si dichiara che ci si rifiuta di votare e si vuole che sia messo a verbale.

     Le schede di rifiuto vengono contate e sono valide, contrariamente alle schede nulle o bianche o all’astensione dal voto.

     Nessun media (chiaramente) ne parla, sembra che i giochi della casta siano già fatti, come al solito la gente andrà a votare il “meno peggio”.

     Nel caso le schede di rifiuto arrivassero a un certo numero (cosa mai successa nelle elezioni italiane), la casta avrebbe “qualche problema” nell’assegnare i seggi vuoti e i media saranno obbligati a parlarne.

     Fate girare questa mail il più possibile, è l’unica maniera per fare sentire la voce di tutti quelli che vogliono un sistema con persone veramente nuove e non un branco di professionisti della politica che rubano soldi, parlando di niente».

 

2.2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Si afferma che la «legge prevede…», ma perché non citano espressamente tale legge, in modo tale che ci si possa sincerare delle cose? Sospettiamo che coloro, che propongono di «rifiutarsi di votare e metterlo a verbale», abbiano altro di mira: bloccare i seggi con tante persone, che fanno polemica, per scoraggiare la gente, che aspetta il suo turno, e per paralizzare così le elezioni.

     Visto che «le schede di rifiuto vengono contate e sono valide», in effetti si favorisce già chi vince, poiché i seggi non occupati verranno semplicemente ridistribuiti nella percentuale ottenuta alle elezioni. La torta dei seggi rimane la stessa, e ogni partito ne riceve comunque in base alla percentuale dei risultati già ottenuti. Perciò, lo stesso vale per le schede nulle, le schede bianche e le schede di chi si è astenuto dal voto. Paradossalmente, chi non vota affatto, vota male o si fa verbalizzare il rifiuto a votare, vota comunque e cioè il partito o la coalizione, che vincerà le elezioni.

     Coloro, che parlano dei «giochi della casta», spesso aspirano non a migliorare il Paese, ma a bloccarlo, per sostituirsi come «il nuovo». Questa è stata da sempre la via, mediante la quale l’anarchia e le ideologie totalitarie si sono fatte strada. Quando il sistema politico si spacca in mille rivoli contrapposti e si blocca, allora arrivano il caos e la barbarie oppure i «salvatori della patria», che vogliono mettere in riga tutti e tacitare i diritti e le libertà di tutti.

     Non esiste un «sistema con persone veramente nuove», ma gente che fa già un’altra politica e vuole sostituirsi agli altri. A loro fa comodo parlare del «branco di professionisti della politica, che rubano soldi», facendo di tutta l’erba un fascio; il loro scopo è di alimentare l’antipolitica, ossia la loro politica ideologica. Meglio non essere ingenui e farsi attirare dalle loro lampare, per poi fare la fine dei pesci.

 

 

3.  PUNTI DA PONDERARE: Coloro, che propugnano «l’astensionismo passivo» (non andare a votare) o quello attivo (andare a votare, ma rifiutarsi di farlo, facendolo verbalizzare), in effetti non mirano al bene della nazione e a un cambiamento democratico, ma vogliono paralizzare il sistema politico per accreditarsi. Se tali proponenti il «non-voto» avessero le idee migliori per governare, si presenterebbero alle elezioni, invece di alimentare l’antipolitica. Essi tacciono spesso anche sul fatto che comunque la torta dei seggi rimane invariata, che votino molte o poche persone. Chi vince le elezioni, trae da tutte le schede non idonee (schede bianche o nulle) il premio di maggioranza!

     Si illude che «l’astensionismo attivo» (andare a votare, ma rifiutarsi di farlo, facendolo verbalizzare) sia la via migliore, essendo considerati sì come percentuale votante, ma il cui non-voto non verrebbe attribuito al partito di maggioranza. Premesso che tali tecnicismi sono tutti da verificare, la torta dei seggi comunque verrà tutta assegnata, in un modo o nell’altro. Ciò non cambia, se ci si fa vidimare il certificato elettorale, si rifiuta la scheda e ci si fa mettere a verbale che «nessuno degli schieramenti qui riportati mi rappresenta», come si suggerisce.

     Faccio anche presente che altrove vorrebbero tanto poter votare e dire la loro opinione politica in libertà. Se lo fanno, mettono a rischio la loro stessa vita. In vari Paesi del mondo si non fatte grandi battaglie civili, prima che minoranze e donne potessero votare. Qui da noi ci propongono ora il «non-voto», l’astensionismo passivo o attivo e l’antipolitica come segno di progresso e di civiltà. I burattinai, che appartengono a lobby recondite e che manovrano i fili nel segreto, hanno ben altre mire, che sono gli iniziati conoscono, non i profani, che si lasciano strumentalizzare. Meglio non abboccare.

     Essi vogliono convincere di non votare il male minore, poiché dalla paralisi del Paese vogliono trarre il proprio vantaggio, ma non lo dicono. Come già detto, se tale legge sull’astensionismo attivo c’è, perché non la citano espressamente? Istigando a mettere al verbale il rifiuto di votare, si mira ad altro: bloccare le elezioni democratiche. I seggi intasati farebbero notizia e molti deciderebbero di non andare a votare.

     Chi si fa amplificatore di tali cose, mostra di essere un burrattino incosciente nella mani di burattinai lobbistici e manipolatori ideologici, di cui non si rende conto. Votare è un dovere, oltre che un diritto, poiché qualsiasi tipo di astensionismo fa vincere coloro, che non si vorrebbe; o, nel caso peggiore, si contribuisce alla paralisi del Paese, con tutti i problemi sociali, economici e politici, che ne conseguono. Chi pensa di vivere nel peggiore dei Paesi, non sa proprio che cosa sia veramente il peggio! Farebbe bene a informarsi come vivono molte persone nel mondo in zone soggette all’anarchia, alle guerre civili, a sistemi totalitari di vario colore o a dittature militari.

     Ritorno a ribadire che anche laddove il voto rifiutato non venisse spartito, i seggi vengono comunque assegnati in corrispondenza dei voti validi; quindi, non cambia nulla.

 

 

4.  A COSA DEVONO MIRARE I CRISTIANI BIBLICI?: A ragione i credenti fedeli al Messia si considerano come aventi «la nostra cittadinanza nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore» (Fil 3,20). Tuttavia, essere cittadino romano fu per Paolo un diritto e un gran vantaggio, che egli usò per il suo ministero e che portò i pretori a scusarsi per le vessazioni che l’apostolo e i membri della sua squadra avevano subito (At 16,37ss). Il tribuno fu preso dalla paura, per aver fatto imprigionare un cittadino romano senza processo (At 22,25-29).

     Quando Giuda fu portato in cattività (6° sec. a.C.), Dio fece recare ai sopravvissuti, dispersi nell’impero babilonese, una lettera, in cui si leggeva questa ingiunzione: «Costruite case e abitatele; piantate giardini e mangiatene il frutto; prendete mogli e generate figli e figlie; prendete mogli per i vostri figli, date marito alle vostre figlie perché facciano figli e figlie; moltiplicate là dove siete, e non diminuite. Cercate il bene della città, dove io vi ho fatti deportare, e pregate l’Eterno per essa; poiché dal bene di questa dipende il vostro bene» (Ger 29,4-7). Dio non ordinò ai Giudei di estraniarsi dal Paese e di chiudersi in una enclave, ma di diventare attivi. Giudei occuparono importanti posti nella società (cfr. Ester, Mardocheo, Daniele e i suoi amici) e furono di grande testimonianza. Dal bene del Paese, in cui stavano, dipendeva il loro bene.

     In tutto ciò c’è una analogia per i cristiani biblici, che sono considerati «forestieri e pellegrini» sulla terra (1 Pt 2,11; cfr. Eb 11,13). Pietro ingiunse ai cristiani giudaici una «buona condotta fra i Gentili» e «buone opere» (v. 12), la sottomissione a «ogni autorità creata dagli uomini» (v. 13), «come liberi, ma non usando già della libertà quale manto, che copra la malizia, ma come servi di Dio» (v. 16). In tutto ciò essi devono sostenere le autorità, perché per puniscano i malfattori e lodino quelli che fanno il bene (v. 13).

     Il fine dei cristiani biblici non è di veder creato il paradiso in terra da parte dei politici e della autorità, poiché essi aspettano il loro Messia-Re con suo regno. Essi sono chiamati a sostenere le autorità, in preghiera e con i fatti, perché nel Paese ci possa essere un clima minimo di diritto, pace e giustizia, che garantisca ai cristiani di vivere la loro vita e di poter servire Dio. Tutto ciò deve far sì, quindi, che «possiamo condurre una vita tranquilla e quieta, in ogni devozione e dignità. Questo è buono e accettevole nel cospetto di Dio, nostro Salvatore» (1 Tm 2,2s). A ciò si aggiunga che un tale clima di serenità civile permette di essere di testimonianza ai fini della salvezza delle persone (v. 4).

     Quindi, andare a votare è un diritto e un dovere per mantenere tale clima di pace, poiché il peggio potrebbe sempre venire.

 

 

5.  CRITERI PER VOTARE BENE: Quali sono i criteri, che mi inducono a votare un certo partito o coalizione?

     ■ Non esistono partiti «cristiani» e quelli, che avevano la croce nel simbolo e l’aggettivo «cristiano» nel nome, non sempre hanno fatto la volontà di Dio; anzi, con le loro lobby, hanno tramato nel segreto e fatto cose poco pulite. I partiti non devono essere religioni. La commistione fra politica e fede danneggia entrambi, trasformando predicatori in politicanti, e viceversa. I cristiani biblici devono essere luce e sale nei partiti democratici, che già ci sono.

     ■ Nel programma di ogni partito o coalizione ci sono singoli punti, che non condividiamo, ma bisogna tener presente il complesso della proposta politica.

     ■ Bisogna rifiutare ogni populismo. Non sempre coloro, che arringano le fosse e cavalcano le onde degli umori popolari, fanno le cose giuste e mantengono le cose promesse. Spesso da demagoghi proiettano sui loro avversari spauracchi anacronistici, negano le evidenze delle cose e presentano se stessi come unici salvatori della patria, nonostante tutti i loro fallimenti.

     ■ Bisogna rifiutare di votare chi ha grandi interessi economici e finanziari nella società; egli favorirebbe i suoi interessi.

     ■ Bisogna rifiutare di votare chi fa della politica il modo per risolvere i suoi problemi, specialmente quelli giudiziari. Infatti, di là dalle buone intenzioni, la tentazione di fare leggi ad personam è immane.

     ■ Bisogna rifiutare di votare chi è sotto processo o è stato già condannato in uno dei gradi di giudizio.

     ■ Bisogna rifiutare di votare chi ha già fatto in passato grandi promesse, che non ha mantenuto. Lo stesso vale per chi fa grandi promesse, che non potrà mai attuare, a meno che non indebiti il Paese ancora di più.

     ■ Bisogna rifiutare di votare gli estremismi d’ogni tipo: di «estrema sinistra», di «estrema destra» e di «estremo centro» (anche questi si presentano spesso come l’ombelico di tutto e hanno dietro grandi lobby religiose), e ogni altro tipo di estremismo ideologico (anarchia, antipolitica, monarchia, lobby varie, ecc.).

     ■ Bisogna rifiutare di votare chi vuole ribaltare radicalmente il sistema istituzionale (ideologie radicali, anarchia, antipolitica). Normalmente la loro «medicina» è spesso peggio del male, che vorrebbero estirpare.

     ■ Bisogna rifiutare di votare coloro, che vogliono spaccare il Paese. Ciò porterebbe alla guerra civile e, comunque, all’impoverimento del Paese nel suo complesso. Meglio non votare coloro, che hanno nel simbolo «nord», «sud», «centro» e cose simili.

     ■ Bisogna rifiutare di votare coloro, che incoraggiano solo gli egoismi di una parte del Paese contro altre parti, di una categoria a discapito di altre, e così via.

     ■ Bisogna rifiutare di votare coloro, che incoraggiano il giustizialismo, quando fa loro comodo, per poi scoprire che hanno usato proprio loro indebitamente i soldi dello Stato.

     ■ Bisogna rifiutare di votare coloro, che hanno usato il partito come un clan di famiglia. Essi in genere usano il nepotismo e hanno particolari riguardi di potere ed economici, gestendo il partito come loro proprietà.

     ■ Diffidate da tutto ciò che si presenta come «nuovo»; spesso è solo del vecchio riciclato o è affetto dagli stessi mali del vecchio. Meglio votare chi ha già mostrato capacità amministrative e buon governo sul campo. Lo stesso vale per coloro, che vengono dalla sedicente «società civile», come se si trattasse di verginelle incontaminate. Spesso si tratta di chi ha già fatto gli «affari suoi» in altri campi e ne vuole fare ancora con l’aiuto della politica. Nella cosiddetta «società civile» ci sono buoni e cattivi. Inoltre, non tutti coloro, che sanno amministrare un’azienda, sanno fare il bene dell’intero Paese, quando dovranno governarlo. Inoltre i cosiddetti «tecnici» non sempre sono gli amministratori migliori, poiché potrebbero essere degli «idioti specializzati», ossia conoscono al meglio il loro settore, ma sono ignoranti negli altri settori; perciò, le loro leggi potrebbero essere alquanto squilibrate in senso sociale e politico.

 

Suggerisco di votare partiti, che hanno mostrato di saper amministrare bene la cosa pubblica in paesi, città, province e regioni. Si votino partiti, che hanno contribuito per decenni ad amministrare bene il Paese e a fare buone leggi per il bene del Paese e non per se stessi o una particolare lobby economica, affaristica, religiosa o politica.

     In certi casi, dopo aver valutato ogni cosa bene, può darsi che per qualcuno ciò significherà votare le persone più credibili o quelle meno peggio. Ciò non è un male, ma un bene.

     Come ricordato, il fine del cristiano biblico non è di realizzare il regno di Cristo in terra in questo periodo, ma di cercare il bene del Paese, per godere un bene sostenibile, condurre una vita tranquilla e quieta, che permetta loro di poter vivere degnamente, poter liberamente professare la loro fede, di poter mantenere la libertà di pensiero, di poter annunciare l’Evangelo della grazia e di poter istruire quanti vorranno nella sana dottrina.

     Certo, vorreste sapere che cosa voterò io, ma non ve lo dirò, neppure in privato. A me spettava indicare dei criteri. Il voto avviene secondo coscienza; tale «peso» non ve lo può togliere nessuno.

 

Il dilemma di votare o non votare? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Votare_non_UnV.htm

15-01-2013; Aggiornamento: 18-01-2013

 

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