1. LE QUESTIONI: Ho incontrato diverse volte le
seguenti elucubrazioni e speravo che qualcuno prendesse
posizione, ma non è accaduto; al contrario ho visto sempre più persone,
che si solo lasciati incantare. Per questo ho deciso
d’intervenire, creando un dibattito su di ciò. Ecco qui di seguito la
nota più breve (lascio tutto come nell’originale, solo il grassetto
è redazionale): «LO SAPEVATE CHE: Prima che il Cristianesimo adottasse
il simbolo del pesce, questo simbolo personificava la “Grande Madre” e
l’utero. Era disegnato verticale (girato a sinistra di 90°) e
rappresentava la “VAGINA” della grande madre. Il legame alla
fertilità, alla nascita e alla naturale forza delle donne era condiviso
anche dai Celti e dalle altre culture pagane nel nord Europa. Le
femministe lo usano adesso. Deuteronomio 4,15 Or dunque, siccome non
vedeste alcuna figura il giorno che l’Eterno vi parlò in Horeb in mezzo
al fuoco, vegliate diligentemente sulle anime vostre, 16 affinché non vi
corrompiate e vi facciate qualche... figura d’un pesce che vive nelle
acque...».
Tutto è a firma di un certo «Fratello Sergio» (29-09-2010) Seguono poi
due link:
■
Link 1 (articolo più completo di «Aymon De Albatrus»).
■
Link 2 (Ministero Chiesa Secondigliano).
L’articolo più completo di «Aymon De Albatrus» (uno pseudonimo, da me
conosciuto anni fa con l’alias «Aymon De Taglietten (anche con «m»
finale)» e simili, ossia Aimone Fabbricotti) si trova qui: «Origine
del Pesce “Cristiano”».
Dopo questo mio articolo, ho preso atto che tale «Fratello Sergio» ha
modificato la sua nota nella forma (per renderla più appetibile), ma la
sostanza è rimasta la stessa.
2. OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Non ho molta passione
per i simboli cristiani e ancor meno per bigiotteria e oggettistica
varie, sebbene rispetti la sensibilità culturale altrui; di ciò ne
abbiamo già discusso. [►
Bigiotteria e oggettistica cristiana] Tuttavia, ciò che ho
letto del cosiddetto del «Fratello Sergio» (Sergio chi?), ossia di ciò
che lui riporta di tale fantomatico «Aymon De Albatrus», mi ha fatto
solo scuotere la testa. Mi è sembrato di vedere un falso film
della serie «Come costruirsi una realtà virtuale e chiamarla verità».
Leggendo tali scritti, mi sono detto: Che
menti sessualmente morbose devono avere coloro, che si nascondono dietro
tali comode etichette, per affermare cose del genere. I cristiani dei
primi secoli il pesce lo rappresentavano in modo naturalistico, come
mostrano affreschi e rilievi su lampade ritrovati nelle catacombe. Essi
non pensavano certo a una vagina femminile, quando, in tempo di
persecuzione, crearono
l’acronimo ichthys, che in greco forma il termine «pesce» e
sta per «Gesù Cristo, di Dio Figlio, Salvatore».
Cercando, cercando, si troverà sempre una sedicente analogia
pagana per ogni simbolo cristiano, ma ciò non significa che ognuno
d’essi derivi veramente da un originale politeista. Da che cosa di
pagano deriva la «colomba» tanto amata specialmente dai cristiani
pentecostali? Cerchiamo un culto, dove la colomba era l’animale sacro e
il gioco è fatto! E da dove proviene nel paganesimo il «fuoco»,
che tanto piace specialmente ai carismatici? Non ci vuole tanta fantasia
per trovarlo, poiché il fuoco era un elemento sacro per tanti antichi
culti! Tuttavia, ciò non significa che i credenti abbiano preso questi e
altri simboli semplicemente dal paganesimo, lavandoli poi col «sapone»
della cristianizzazione! Le analogie sono spesso casuali, poiché certi
elementi naturali e certi animali hanno un valore universale in
pressoché tutte le religioni.
Come si vede, con tale logica si prenderanno sempre fischi per fiaschi e
si confonderà sempre la gente. Ci sono fenomeni culturali e religiosi
indipendenti gli uni dagli altri, con una genesi differente e con
significati solo apparentemente simili, ma nella sostanza molto
differenti. O dovremmo cercare una sedicente analogia pagana per le
seguenti pratiche ricorrenti nella Bibbia: la circoncisione
giudaica, per il battesimo di Giovanni, per la Cena del Signore, per
l’atto simbolico del lavaggio dei piedi, praticato da Gesù con i suoi
discepoli, per l’imposizione delle mani, per l’unzione con l’olio, e
così via? Per tutto ciò, che fa l’uomo in un settore cultural-religioso,
si potranno trovare pallidi paralleli in altri culti, anche
distanti vari migliaia di chilometri e centinaia o migliaia di anni gli
uni dagli altri. Con tale logica poco seria e poco professionale
facciamo solo ridere i famosi polli, oltre che gli avversari
dell’Evangelo.
Inoltre sembra che «Fratello Sergio» e «Aymon De Albatrus» mostrino qui
un interesse alquanto morboso per la «ginecologia mitologica».
Come bisogna valutare questo «indizio»? Usando la loro stessa assurda
logica, mi verrebbe da chiedere: Che essi abbia un substrato pagano,
magari celtico-gallico-galatico rimasto superstite tra le loro sinapsi?
O che cerchino così di appagare i loro reconditi istinti voluttuosi
inappagati verso la «Grande Madre» celeste (Cybele, Isis, ecc.), avendo
essi un cosmico «complesso di Edipo»? Non lo possiamo sapere, visto che
si nascondono dietro una comodissima etichetta. Forse gentilmente ce lo
chiariranno essi stessi.
Essi prendono elementi culturali e religiosi, che non hanno nulla a
che fare tra loro (Celti, Greci, Romani, Indù, ecc.), creano
fittizie e false analogie
basate su apriorismi e sul falso sillogismo, e alla fine credono di aver
dimostrato il grande «arcano». Peccato che hanno trascurato i Lapponi,
gli Aztechi, i Mongoli, i Maya, i Sioux, e chissà quali popoli ancora;
se cercano, anche lì troveranno qualche recondita analogia!
Con tale co(s)mica e mitologica logica, dovremmo chiederci che, quando
Salomone «parlò… degli animali, degli uccelli, dei rettili, dei
pesci» (1 Re 4,33), chissà a quale mitologia pagana avrà mai
attinto! E chissà quale simbolo pagano si nascondeva dietro alla «Porta
dei Pesci», presente proprio in Gerusalemme, e se essa non fosse in
onore di Dagon, divinità dal corpo di pesce, o non ricordasse
simbolicamente addirittura la «vagina» di Astarte o della «Regina del
cielo». Se così fosse, perché mai Nehemia (oh grande peccatore!)
è tornato a ricostruire tale simulacro «ginecologico»? (Ne 3,3; 12,39).
Il grido, che s’udrà un giorno proprio dalla «Porta dei Pesci»
(Sf 1,10), non sarà perché la «Gran Madre» co(s)mica avrà le doglie? E
non sarà che la «seconda cinta», ricorrente in tale verso, sia da
interpretare come «[per] la seconda [volta] incinta»?
Ho cercato di mostrare, con un pizzico di umorismo, come sono assurde
tali costruzioni virtuali di tali «hobbisti della mitologia».
Ogni vero studioso di antropologia culturale sorride di tali
approssimazioni di «Fratello Sergio», di «Aymon De Albatrus» e dei loro
accoliti, le quali sono tipiche dei dilettanti allo sbaraglio. Leggendo
i contributi, che seguono a tali fantomatici articoli, prendo atto,
purtroppo, che essi trovano quelli che si fanno incantare da tali
specchi per le allodole. ► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Simbolo_pesce_Mds.htm
25-06-2011; Aggiornamento: 28-06-2011 |