1. LE QUESTIONI: Il termine vetero-francese graal
«coppa o piatto» derivava dal latino medievale
gradalis «piatto» o dal greco
kratḗr
«vaso». Nella cultura popolare dell’Europa nel suo miscuglio fra
cristianesimo, paganesimo, misticismo, superstizione ed altri elementi
(p.es. esoterismo), il «Graal» o «Santo Graal» venne a significare la
coppa utilizzata da Gesù nella sua ultima cena pasquale.
Secondo antiche saghe celtiche, un eroe va magicamente all’altro
mondo. Qui ricorre il Graal nel senso di un piatto o coppa pieno del
nettare degli dèi (la cornucopia del mondo greco-romano), di cui si
ciberebbero i mistici. Tra la fine del 7° secolo e l’inizio dell’8°
secolo, leggende orali gotiche e racconti folcloristici precristiani
furono uniti insieme letterariamente in francese e stilizzati intorno
alla figura di Percival e al ciclo del re Artù. Una volta che si fu
costituito tale ciclo dei «romanzi del Graal», il Graal stesso
venne cristianizzato ed identificato con la coppa di Gesù nell’ultima
cena. Al riguardo ebbero un ruolo le associazioni terminologiche
nel francese antico fra sang real «sangue regale» (ricorrente nel
ciclo romanzesco) e
san greal «santo Graal» (proiezione cristianizzata).
Da lì in poi nelle leggende e nei romanzi «Graal» venne a significare
qualcosa di mistico o di magico che, dove appariva portava benefici
spirituali o materiali ai presenti. Fu tutto un fiorire di leggende e
racconti di cavalieri che si misero alla ricerca di tale Graal
cristianizzato.
Col tempo si costruì una leggenda, secondo cui Giuseppe d’Arimatea
abbia raccolto in esso nientemeno il sangue di Cristo (così Robert de
Boron, tra 1170 e 1212). Come si vede è una visione superstiziosa,
pagana e mistica-esoterica della religione, come se delle sostanze
biologiche (presto decomposte) potessero dare a una coppa una qualche
virtù sovrannaturale.
Al tempo delle crociate, dalla Terra Promessa ritornavano spesso persone
(chierici, avventurieri) con «sorprendenti» novità, che si facevano
pagare profumatamente. La richiesta di reliquie era alta e
pressoché ogni chiesa ne voleva almeno una. In Europa c’erano di fatto
tanti frammenti della croce di Cristo, chiodi, sudari, vesti, oggetti
seducentemente appartenuti a Gesù o a uno dei personaggi menzionati nel
NT, che si potevano riempire tanti e tanti magazzini. Non poteva mancare
il calice dell’ultima cena. Intorno al 1260, Jacopo da Varagine
scrisse la «Legenda Aurea», in cui narrò che i Genovesi avrebbero
trovato il calice usato da Gesù nell’ultima cena, durante la prima
Crociata (1099). Ad esempio, il «Sacro Catino» (vaso intagliato in una
pietra verde brillante e traslucida), considerato appunto il calice
utilizzato da Gesù nell’ultima cena, portato in patria da un condottiero
genovese (Guglielmo Embriaco Testadimaglio), è conservato tuttora nel
Museo del Tesoro della cattedrale di San Lorenzo a Genova. Come detto,
esso non è l’unico che fu accreditato come il calice dell’ultima cena o
«Graal». Oltre ai Graal ricordati in fonti storiche o romanzesche,
ricordiamo ancora il «santo cáliz», una coppa di agata, che si trova
nella cattedrale di Valencia e che secondo la leggenda nientemeno
l’apostolo Pietro l’avrebbe portato a Roma. Numerosi altri luoghi si
vantano di essere la sede che custodisce il vero «sacro Graal»
Era quindi immancabile che il «Graal», come tante altre cose, diventasse
anche un simbolo delle tradizioni esoteriche. In esse il «Graal»
è stato identificato con la «conoscenza segreta», la «sapienza
nascosta», la «tradizione arcaica», la «gnosi primordiale», la «parola
perduta» (presunta conoscenza di Adamo nell’Eden), «l’albero della
vita». In una leggenda, che ha dell’incredibile, si parte dalla caduta
dell’uomo nell’Eden e si arriva appunto proprio all’ultima cena di Gesù:
tale «Graal», caduto nientemeno dalla fronte del sedicente Lucifero, ora
perduto e ora ritrovato, sarebbe passato in varie mani di personaggi
biblici (Adamo, Set, Noè, Melchisedek, Mosè), per arrivare
misteriosamente nelle mani di Veronica e da qui proprio sulla tavola di
Gesù (a cui lei lo avrebbe dato), durante l’ultima pasqua del Messia con
suoi i discepoli (così nelle visioni di Anna Katharina Emmerick).
Una nuova interpretazione esoterica si trova in romanzi di nuova
fattura. Jacopo da Varazze raccontò nella «Legenda Aurea», attingendo
dalla leggenda medievale, che Maddalena fosse sbarcata in Francia.
Partendo da tali leggende fu costruita ad arte l’altra leggenda: Gesù
sarebbe stato sposato con Maria Maddalena e da lui avrebbe avuto un
figlio; dopo la crocifissione, Maria Maddalena sarebbe fuggita dalla
Palestina su una barca, insieme ad altre donne, citate negli Evangeli, e
approdò in Provenza con tale «sang real» (sangue regale), ossia con suo
figlio. Risalendo poi il Rodano, avrebbe raggiunto guarda caso proprio
la tribù dei Franchi, ossia nientemeno la tribù ebraica di Beniamino
rimasta nella diaspora! In tal modo le virtù miracolose di Gesù si
sarebbero trasmesse ai Merovingi, i primi re dei Franchi, che sarebbero
stati chiamati «re taumaturghi». Per tali tesi si veda Michael Baigent,
Richard Leigh e Henry Lincoln, Il santo Graal (1982); non citano
però alcuna vera fonte storica a suffragio della loro tesi.
Umberto Eco, ha posto «Il santo Graal» di Baigent, Leigh e Lincoln tra i
libri che raccontano panzane sui Templari, lo ha stigmatizzato come il
modello di fantastoria più sfacciato e ha aggiunto che la malafede degli
autori è così evidente da assomigliare a un mero gioco di ruolo [«La
bustina di Minerva», L’Espresso
(23 agosto 2001), p. 166].
Tali autori citano il sedicente «Protocollo segreto del Priorato di
Sion»: si tratta di documenti dattiloscritti depositati negli anni
Sessanta del 20° secolo presso la Bibliothéque Nationale di Parigi. In
tali sedicenti documenti i presunti Gran Maestri del Priorato vengono
designati come i custodi del vero segreto del Graal. In esse vengono
presentate complicate linee di discendenza ed elenchi genealogici che da
Gesù porterebbero ai Merovingi e oltre. È stato dimostrato che tale
«Protocollo segreto del Priorato di Sion» è stato inventato
Pierre Plantard (morto nel 2000) con l’intenzione di vantare una propria
discendenza nobiliare dai re merovingi e di diventare re in Francia.
L’intenzione di tale ordine segreto sarebbe stato di fondare un Sacro
Impero Europeo, di abbattere la Chiesa Cattolica Romana e di sostituirla
con una religione di Stato ecumenica, messianica ed ebionita (gli
Ebioniti credevano solo a un Gesù umano) e di istituire un grande re
d’Israele.
Tale concezione di un fantomatico antico «Priorato di Sion» fu ripresa
da Dan Brown nel suo fantasioso romanzo «Il codice da Vinci», nel
quale fa risalire tale presunta istituzione a Goffredo di Buglione, dopo
la conquista di Gerusalemme. Il suo braccio militare sarebbe stato
formato dai Templari. I suoi scopi sarebbero quelli di conservare la
presunta «verità» sul fatto che Gesù fosse sposato con Maria Maddalena e
avesse una discendenza, appunto il «Santo Graal» nel senso di sang
real «sangue regale». È una mera costruzione romanzesca, basata su
vari «si dice» spacciati come prove storiche.
2. APPROFONDIMENTI BIBLICI: Si afferma che i Franchi
derivino dai Beniaminiti. L’AT afferma che la tribù di Beniamino era
tornata dalla deportazione babilonese.
In 1
Cronache 9,2s è scritto chiaramente: «Ora i primi abitanti che si
stabilirono nei loro possessi e nelle loro città, erano
Israeliti,
sacerdoti, Leviti e Nethinei. Gerusalemme si stabilirono dei figli di
Giuda, dei
figli di Beniamino, e dei figli di
Efraim e di Manasse».
Anche in Esdra 1,5 furono menzionati esplicitamente i capi famiglia
delle tribù di Giuda, di Beniamino e di Levi (cfr. anche Esd 4,1; 10,9;
Ne 11,4). Lo stesso apostolo Paolo apparteneva alla tribù di Beniamino
(Rm 11,1; Fil 3,5).
La sala dell’ultima pasqua di Gesù apparteneva ad altri, come pure gli
arredi usati. È scritto: «Ora il primo giorno degli azzimi, i
discepoli s’accostarono a Gesù e gli dissero: “Dove vuoi che ti
prepariamo da mangiare la pasqua?”. Ed egli disse: “Andate in città dal
tale, e ditegli: Il Maestro dice: il mio tempo è vicino;
farò la pasqua da te, con i miei
discepoli”. E i discepoli fecero come Gesù aveva loro ordinato, e
prepararono la pasqua. E quando fu sera, si mise a tavola con i dodici
discepoli» (Mt 26,17-20). Non si conosce neppure il nome di questo
tale. Figuriamoci a portare via poi arredi o stoviglie di chi li aveva
ospitati. Gesù non possedeva né una casa né possedimenti in Gerusalemme;
i suoi continui spostamenti gli impedivano di avere arredi e stoviglie
da portarsi dietro (cfr. Mt 8,20; Lc 9,3ss).
Si trattava di stoviglie comuni senza nulla di speciale, in genere di
terracotta; ciò non ha nulla a che veder con i vari calici impreziositi
che compaiono come presunti coppe dell’ultima cena. Gesù prese «un
calice» (Mt 26,27). La narrazione di Luca ci mette al corrente che di
calici lì ce n’erano più di uno, visto che Gesù ne prese uno prima e uno
dopo la cena (Lc 22,17.20). Questo è tanto più ovvio perché c’erano ben
tredici persone che mangiarono e bevvero durante tale banchetto
pasquale.
La tesi che
Giuseppe d’Arimatea avesse presso di sé una delle coppe dell’ultima
cena, è solo bizzarra. Egli non era invitato da tale persona, ma solo
Gesù e i dodici apostoli, e inoltre era un discepolo, che fin lì si era
tenuto in segreto per timore dei Giudei (Gv 19,38), essendo un
consigliere onorato (Mc 15,43), ed era intervenuto solo dopo la
crocifissione (Mt 27,57ss). Ancor più bizzarra è l’idea di fargli
raccogliere sangue dalla ferita sul fianco di Gesù; si dimentica che già
sulla croce ne uscì sangue e acqua (Mt 19,34) e che perciò al
momento della sepoltura il corpo era in stato di decomposizione.
Favolosa è l’idea secondo cui Maria Maddalena fosse partita per
la Francia con pressoché tutte le donne menzionate negli Evangeli;
avranno spopolato la Giudea! I discepoli, le donne e altri credenti
erano invece di pari consentimento nella preghiera (At 1,14s), in tutto
120 persone; e da Pentecoste in poi divennero attivi per il regno di Dio
a Gerusalemme. «E tutti i giorni, essendo di pari consentimento
assidui al tempio, e rompendo il pane nelle case, prendevano il loro
cibo assieme con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio, e avendo il
favore di tutto il popolo. E il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro
comunità quelli che erano sulla via della salvezza» (At 2,46s).
Quando ci fu la persecuzione, i cristiani giudaici si dispersero al nord
verso per le contrade della Giudea e della Samaria (At 8,1); alcuni
arrivarono anche nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia (At 11,19s). Non
si parla di attraversate del «Gran Mare» e tanto meno di donne su
barche.
Oltremodo campata in aria e anacronistica è la presunta storia
d’amore fra Gesù e Maria Maddalena. Essa è stato costruito per
screditare Gesù Cristo e per accreditare idee occulte, che si nutrono
negli ambienti dello gnosticismo, della massoneria e dell’esoterismo.
Nessuna fonte contemporanea accredita una tale fantasia, neppure tra gli
avversari di Gesù e della prima chiesa.
3. PER L’APPROFONDIMENTO: Si veda al riguardo la seguente
letteratura d’approfondimento.
■ Avvenire (quotidiano),
Speciale su «Il Codice Da Vinci»
■ Cattaneo Arturo; Massimo Introvigne; Manfred Hauke; Bernardo Estrada;
Alberto Torresani. La frode del Codice da Vinci. Giochi di prestigio ai danni del
Cristianesimo (Ed. Elledici, 2006).
■
Graal (Wikipedia)
■ Introvigne Massimo. Gli Illuminati e il Priorato di Sion. La
verità sulle due società segrete del Codice da Vinci e di Angeli e demoni (Piemme, Casale Monferrato 2005).
■ Introvigne Massimo, Il
Codice da Vinci: FAQ - Risposta ad alcune domande frequenti.
■ Introvigne Massimo,
«Il Codice Da Vinci»: ma la storia è un'altra cosa<
■
Invenzioni di Brown, non di Leonardo
■ Martella Nicola, Dizionario delle medicine alternative,
Malattia e guarigione 2 (Punto°A°Croce, Roma 2003), articoli: «Esoterismo: natura e
sviluppi», pp. 148-155; «Esoterismo e Bibbia», pp. 157-164; «Massoneria»,
p. 295; «Occultismo e Bibbia», pp. 350s; «Occultismo», pp. 356ss.
■ Martella Nicola,
La lieve danza delle tenebre (Veritas, Roma 1992), articoli: «Misteri, gnosi e massoneria», pp.
203-214; «Misteri, gnosi, immortalità e Bibbia», pp. 373-388.
■
Priorato di Sion (Wikipedia)
■ Tomatis Mariano,
Rennes le Château (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale)
►
Il sacro Graal e la Rai {Nicola Martella} (A)
►
Il santo Graal? Parliamone {Nicola Martella} (T)
►
Massoneria e cristianesimo? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Santo_Graal_Oc.htm
02-02-2009; Aggiornamento: 06-09-2010 |