Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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La lieve danza delle tenebre

 

Occultismo-esoterismo

 

 

 

 

L’occultismo viene presentato quale problema sociale, razionale e biblico.

  Alcuni dei temi principali sono i seguenti:
■ La superstizione
■ La divinazione
■ L’astrologia
■ Medianismo e fenomeni extra-sensoriali
■ Lo spiritismo
■ La magia
■ La massoneria
■ La neostregoneria
■ Il satanismo
■ Il paranormale
■ La religione
■ I fenomeni estatici e la falsa profezia
■ L’esoterismo
■ La dottrina occulta
■ I fenomeni occulti nella prospettiva biblica

 

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IL SANTO GRAAL

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  LE QUESTIONI: Il termine vetero-francese graal «coppa o piatto» derivava dal latino medievale gradalis «piatto» o dal greco kratḗr «vaso». Nella cultura popolare dell’Europa nel suo miscuglio fra cristianesimo, paganesimo, misticismo, superstizione ed altri elementi (p.es. esoterismo), il «Graal» o «Santo Graal» venne a significare la coppa utilizzata da Gesù nella sua ultima cena pasquale.

     Secondo antiche saghe celtiche, un eroe va magicamente all’altro mondo. Qui ricorre il Graal nel senso di un piatto o coppa pieno del nettare degli dèi (la cornucopia del mondo greco-romano), di cui si ciberebbero i mistici. Tra la fine del 7° secolo e l’inizio dell’8° secolo, leggende orali gotiche e racconti folcloristici precristiani furono uniti insieme letterariamente in francese e stilizzati intorno alla figura di Percival e al ciclo del re Artù. Una volta che si fu costituito tale ciclo dei «romanzi del Graal», il Graal stesso venne cristianizzato ed identificato con la coppa di Gesù nell’ultima cena. Al riguardo ebbero un ruolo le associazioni terminologiche nel francese antico fra sang real «sangue regale» (ricorrente nel ciclo romanzesco) e san greal «santo Graal» (proiezione cristianizzata).

     Da lì in poi nelle leggende e nei romanzi «Graal» venne a significare qualcosa di mistico o di magico che, dove appariva portava benefici spirituali o materiali ai presenti. Fu tutto un fiorire di leggende e racconti di cavalieri che si misero alla ricerca di tale Graal cristianizzato.

     Col tempo si costruì una leggenda, secondo cui Giuseppe d’Arimatea abbia raccolto in esso nientemeno il sangue di Cristo (così Robert de Boron, tra 1170 e 1212). Come si vede è una visione superstiziosa, pagana e mistica-esoterica della religione, come se delle sostanze biologiche (presto decomposte) potessero dare a una coppa una qualche virtù sovrannaturale.

     Al tempo delle crociate, dalla Terra Promessa ritornavano spesso persone (chierici, avventurieri) con «sorprendenti» novità, che si facevano pagare profumatamente. La richiesta di reliquie era alta e pressoché ogni chiesa ne voleva almeno una. In Europa c’erano di fatto tanti frammenti della croce di Cristo, chiodi, sudari, vesti, oggetti seducentemente appartenuti a Gesù o a uno dei personaggi menzionati nel NT, che si potevano riempire tanti e tanti magazzini. Non poteva mancare il calice dell’ultima cena. Intorno al 1260, Jacopo da Varagine scrisse la «Legenda Aurea», in cui narrò che i Genovesi avrebbero trovato il calice usato da Gesù nell’ultima cena, durante la prima Crociata (1099). Ad esempio, il «Sacro Catino» (vaso intagliato in una pietra verde brillante e traslucida), considerato appunto il calice utilizzato da Gesù nell’ultima cena, portato in patria da un condottiero genovese (Guglielmo Embriaco Testadimaglio), è conservato tuttora nel Museo del Tesoro della cattedrale di San Lorenzo a Genova. Come detto, esso non è l’unico che fu accreditato come il calice dell’ultima cena o «Graal». Oltre ai Graal ricordati in fonti storiche o romanzesche, ricordiamo ancora il «santo cáliz», una coppa di agata, che si trova nella cattedrale di Valencia e che secondo la leggenda nientemeno l’apostolo Pietro l’avrebbe portato a Roma. Numerosi altri luoghi si vantano di essere la sede che custodisce il vero «sacro Graal»

     Era quindi immancabile che il «Graal», come tante altre cose, diventasse anche un simbolo delle tradizioni esoteriche. In esse il «Graal» è stato identificato con la «conoscenza segreta», la «sapienza nascosta», la «tradizione arcaica», la «gnosi primordiale», la «parola perduta» (presunta conoscenza di Adamo nell’Eden), «l’albero della vita». In una leggenda, che ha dell’incredibile, si parte dalla caduta dell’uomo nell’Eden e si arriva appunto proprio all’ultima cena di Gesù: tale «Graal», caduto nientemeno dalla fronte del sedicente Lucifero, ora perduto e ora ritrovato, sarebbe passato in varie mani di personaggi biblici (Adamo, Set, Noè, Melchisedek, Mosè), per arrivare misteriosamente nelle mani di Veronica e da qui proprio sulla tavola di Gesù (a cui lei lo avrebbe dato), durante l’ultima pasqua del Messia con suoi i discepoli (così nelle visioni di Anna Katharina Emmerick‎).

     Una nuova interpretazione esoterica si trova in romanzi di nuova fattura. Jacopo da Varazze raccontò nella «Legenda Aurea», attingendo dalla leggenda medievale, che Maddalena fosse sbarcata in Francia. Partendo da tali leggende fu costruita ad arte l’altra leggenda: Gesù sarebbe stato sposato con Maria Maddalena e da lui avrebbe avuto un figlio; dopo la crocifissione, Maria Maddalena sarebbe fuggita dalla Palestina su una barca, insieme ad altre donne, citate negli Evangeli, e approdò in Provenza con tale «sang real» (sangue regale), ossia con suo figlio. Risalendo poi il Rodano, avrebbe raggiunto guarda caso proprio la tribù dei Franchi, ossia nientemeno la tribù ebraica di Beniamino rimasta nella diaspora! In tal modo le virtù miracolose di Gesù si sarebbero trasmesse ai Merovingi, i primi re dei Franchi, che sarebbero stati chiamati «re taumaturghi». Per tali tesi si veda Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, Il santo Graal (1982); non citano però alcuna vera fonte storica a suffragio della loro tesi.

     Umberto Eco, ha posto «Il santo Graal» di Baigent, Leigh e Lincoln tra i libri che raccontano panzane sui Templari, lo ha stigmatizzato come il modello di fantastoria più sfacciato e ha aggiunto che la malafede degli autori è così evidente da assomigliare a un mero gioco di ruolo [«La bustina di Minerva», L’Espresso (23 agosto 2001), p. 166].

     Tali autori citano il sedicente «Protocollo segreto del Priorato di Sion»: si tratta di documenti dattiloscritti depositati negli anni Sessanta del 20° secolo presso la Bibliothéque Nationale di Parigi. In tali sedicenti documenti i presunti Gran Maestri del Priorato vengono designati come i custodi del vero segreto del Graal. In esse vengono presentate complicate linee di discendenza ed elenchi genealogici che da Gesù porterebbero ai Merovingi e oltre. È stato dimostrato che tale «Protocollo segreto del Priorato di Sion» è stato inventato Pierre Plantard (morto nel 2000) con l’intenzione di vantare una propria discendenza nobiliare dai re merovingi e di diventare re in Francia. L’intenzione di tale ordine segreto sarebbe stato di fondare un Sacro Impero Europeo, di abbattere la Chiesa Cattolica Romana e di sostituirla con una religione di Stato ecumenica, messianica ed ebionita (gli Ebioniti credevano solo a un Gesù umano) e di istituire un grande re d’Israele.

     Tale concezione di un fantomatico antico «Priorato di Sion» fu ripresa da Dan Brown nel suo fantasioso romanzo «Il codice da Vinci», nel quale fa risalire tale presunta istituzione a Goffredo di Buglione, dopo la conquista di Gerusalemme. Il suo braccio militare sarebbe stato formato dai Templari. I suoi scopi sarebbero quelli di conservare la presunta «verità» sul fatto che Gesù fosse sposato con Maria Maddalena e avesse una discendenza, appunto il «Santo Graal» nel senso di sang real «sangue regale». È una mera costruzione romanzesca, basata su vari «si dice» spacciati come prove storiche.

 

 

2.  APPROFONDIMENTI BIBLICI: Si afferma che i Franchi derivino dai Beniaminiti. L’AT afferma che la tribù di Beniamino era tornata dalla deportazione babilonese. In 1 Cronache 9,2s è scritto chiaramente: «Ora i primi abitanti che si stabilirono nei loro possessi e nelle loro città, erano Israeliti, sacerdoti, Leviti e Nethinei. Gerusalemme si stabilirono dei figli di Giuda, dei figli di Beniamino, e dei figli di Efraim e di Manasse». Anche in Esdra 1,5 furono menzionati esplicitamente i capi famiglia delle tribù di Giuda, di Beniamino e di Levi (cfr. anche Esd 4,1; 10,9; Ne 11,4). Lo stesso apostolo Paolo apparteneva alla tribù di Beniamino (Rm 11,1; Fil 3,5).

     La sala dell’ultima pasqua di Gesù apparteneva ad altri, come pure gli arredi usati. È scritto: «Ora il primo giorno degli azzimi, i discepoli s’accostarono a Gesù e gli dissero: “Dove vuoi che ti prepariamo da mangiare la pasqua?”. Ed egli disse: “Andate in città dal tale, e ditegli: Il Maestro dice: il mio tempo è vicino; farò la pasqua da te, con i miei discepoli”. E i discepoli fecero come Gesù aveva loro ordinato, e prepararono la pasqua. E quando fu sera, si mise a tavola con i dodici discepoli» (Mt 26,17-20). Non si conosce neppure il nome di questo tale. Figuriamoci a portare via poi arredi o stoviglie di chi li aveva ospitati. Gesù non possedeva né una casa né possedimenti in Gerusalemme; i suoi continui spostamenti gli impedivano di avere arredi e stoviglie da portarsi dietro (cfr. Mt 8,20; Lc 9,3ss).

     Si trattava di stoviglie comuni senza nulla di speciale, in genere di terracotta; ciò non ha nulla a che veder con i vari calici impreziositi che compaiono come presunti coppe dell’ultima cena. Gesù prese «un calice» (Mt 26,27). La narrazione di Luca ci mette al corrente che di calici lì ce n’erano più di uno, visto che Gesù ne prese uno prima e uno dopo la cena (Lc 22,17.20). Questo è tanto più ovvio perché c’erano ben tredici persone che mangiarono e bevvero durante tale banchetto pasquale.

     La tesi che Giuseppe d’Arimatea avesse presso di sé una delle coppe dell’ultima cena, è solo bizzarra. Egli non era invitato da tale persona, ma solo Gesù e i dodici apostoli, e inoltre era un discepolo, che fin lì si era tenuto in segreto per timore dei Giudei (Gv 19,38), essendo un consigliere onorato (Mc 15,43), ed era intervenuto solo dopo la crocifissione (Mt 27,57ss). Ancor più bizzarra è l’idea di fargli raccogliere sangue dalla ferita sul fianco di Gesù; si dimentica che già sulla croce ne uscì sangue e acqua (Mt 19,34) e che perciò al momento della sepoltura il corpo era in stato di decomposizione.

     Favolosa è l’idea secondo cui Maria Maddalena fosse partita per la Francia con pressoché tutte le donne menzionate negli Evangeli; avranno spopolato la Giudea! I discepoli, le donne e altri credenti erano invece di pari consentimento nella preghiera (At 1,14s), in tutto 120 persone; e da Pentecoste in poi divennero attivi per il regno di Dio a Gerusalemme. «E tutti i giorni, essendo di pari consentimento assidui al tempio, e rompendo il pane nelle case, prendevano il loro cibo assieme con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio, e avendo il favore di tutto il popolo. E il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che erano sulla via della salvezza» (At 2,46s). Quando ci fu la persecuzione, i cristiani giudaici si dispersero al nord verso per le contrade della Giudea e della Samaria (At 8,1); alcuni arrivarono anche nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia (At 11,19s). Non si parla di attraversate del «Gran Mare» e tanto meno di donne su barche.

     Oltremodo campata in aria e anacronistica è la presunta storia d’amore fra Gesù e Maria Maddalena. Essa è stato costruito per screditare Gesù Cristo e per accreditare idee occulte, che si nutrono negli ambienti dello gnosticismo, della massoneria e dell’esoterismo. Nessuna fonte contemporanea accredita una tale fantasia, neppure tra gli avversari di Gesù e della prima chiesa.

 

 

3.  PER L’APPROFONDIMENTO: Si veda al riguardo la seguente letteratura d’approfondimento.

     ■ Avvenire (quotidiano), Speciale su «Il Codice Da Vinci»

     ■ Cattaneo Arturo; Massimo Introvigne; Manfred Hauke; Bernardo Estrada; Alberto Torresani. La frode del Codice da Vinci. Giochi di prestigio ai danni del Cristianesimo (Ed. Elledici, 2006).

     ■ Graal (Wikipedia)

     ■ Introvigne Massimo. Gli Illuminati e il Priorato di Sion. La verità sulle due società segrete del Codice da Vinci e di Angeli e demoni (Piemme, Casale Monferrato 2005).

     ■ Introvigne Massimo, Il Codice da Vinci: FAQ - Risposta ad alcune domande frequenti.

     ■ Introvigne Massimo, «Il Codice Da Vinci»: ma la storia è un'altra cosa<

     ■ Invenzioni di Brown, non di Leonardo

     ■ Martella Nicola, Dizionario delle medicine alternative, Malattia e guarigione 2 (Punto°A°Croce, Roma 2003), articoli: «Esoterismo: natura e sviluppi», pp. 148-155; «Esoterismo e Bibbia», pp. 157-164; «Massoneria», p. 295; «Occultismo e Bibbia», pp. 350s; «Occultismo», pp. 356ss.

     ■ Martella Nicola, La lieve danza delle tenebre (Veritas, Roma 1992), articoli: «Misteri, gnosi e massoneria», pp. 203-214;  «Misteri, gnosi, immortalità e Bibbia», pp. 373-388.

     ■ Priorato di Sion (Wikipedia)

     ■ Tomatis Mariano, Rennes le Château (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale)

 

Il sacro Graal e la Rai {Nicola Martella} (A)

Il santo Graal? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Massoneria e cristianesimo? Parliamone {Nicola Martella} (T)

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Santo_Graal_Oc.htm

02-02-2009; Aggiornamento: 06-09-2010

 

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