Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Oltre alle parti introduttive (Bibbia, AT) e al Giochimpara finale, il libro contiene due parti distinte dell’AT: il «Pentateuco» e i «Libri Didattici».

 

◘ Ecco le parti principali del Pentateuco:
■ Il Pentateuco in generale
■ Genesi
■ Esodo
■ Levitico
■ Numeri
■ Deuteronomio.

 

◘ Ecco le parti principali dei Libri Didattici:
■ I Libri Didattici in generale
■ Giobbe
■ Salmi
■ Proverbi
■ Ecclesiaste
■ Cantico dei Cantici

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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EVVIVA LA «SANTA IGNORANZA»?

 

 di Davide Forte - Nicola Martella

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Avevo messo in rete l’articolo «Se ci fosse una grammatica biblica!», in cui rispondevo alla richiesta di un lettore sull’uso dei pronomi e degli aggettivi personali messi in maiuscolo, quando riferiti a Dio (Suo amore; adorarLo, ecc.). In esso abbiamo trattato anche l’uso di certi aggettivi qualificativi messi in maiuscolo, quando riferiti alle Persone divine (p.es. Spirito Santo) o quando sono oramai termini tecnici (p.es. Santa Cena). Era solo questo e niente di più

     Rimasi un po’ sorpreso di ricevere in reazione un contributo di Davide Forte, che ha dato inizio al seguente confronto. Sebbene l’articolo, da cui tutto è partito, parlasse d’altro, si è messo a fare l’apologia della «santa ignoranza». Sinceramente ne sono rimasto molto sorpreso. Temendo che tale atteggiamento possa essere abbastanza diffuso, ho deciso di pubblicare tale confronto, per fare nuovamente chiarezza su tale questione e per recuperare alla sapienza e al discernimento biblici i lettori.

 

 

2.  UN SINGOLARE CONFRONTO

Davide Forte: Martella Nicola, immagina se Gesù avesse scelto solo gli scribi come suoi discepoli. Cosa ne sarebbe stato di tutti gli altri? Avrebbe fatto né più e né meno come il Sacro Romano Impero, che ha creato la classe docente e quella discente, serie A e serie B. Invece Dio ha scelto le cose pazze, che non sono, per svergognare le savie e indebolire le savie e forti.

     «In quel tempo Gesù prese a dire: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto» (Matteo 11,25s).

     Nicola, io ringrazio Dio che non sono un letterato, avrei peccato d’orgoglio contro chi non ha avuto possibilità di studiare. Infatti, da questi [piccoli N.d.R.] riesco a farmi capire bene; sono felici loro, e lo sono pure io. {18-03-2014}

 

Nicola Martella: Non capisco proprio che cosa c’entri il contenuto del tuo contributo con l’articolo «Se ci fosse una grammatica biblica!», visto che si parla completamente d’altro.

     Inoltre, anche nel contenuto, quanto scrivi è solo una verità parziale, che segue il tipico schema della «santa ignoranza». In Matteo 11,25 il Signore Gesù intendeva gli scribi (= studiosi della Scrittura) del giudaismo, che non l’avevano riconosciuto come Messia. Paolo intendeva i sapienti del mondo (1 Cor 1,27; 3,19). Né Gesù né Paolo volevano accreditare una «santa ignoranza». Gesù stesso parlò di «ogni scriba ammaestrato per il regno dei cieli» (Mt 15,32). Paolo si definì «insegnante (o dottore) dei Gentili» (1 Tm 2,7). Pietro accreditò Paolo come uno studioso delle Scritture, mediante il quale Dio ha dato insegnamenti, che uomini ignoranti e instabili distorcono (2 Tm 3,15s). Quindi, neppure Pietro incoraggiava una «santa ignoranza». Paolo, parlando delle funzioni ministeriali, presentò come indispensabile che vi siano degli «insegnanti» (o dottori) nelle chiese, per equipaggiare il credenti nella conoscenza e nel ministero (1 Cor 12,28; Ef 4,11s).

     Quindi, è ora di smetterla con la distorta difesa di una sedicente «santa ignoranza», altrimenti si diventa come quelli, che vogliono «essere dottori della legge, quantunque non intendano quello, che dicono, né quello che danno per certo» (1 Tm 1,7). Ci sono tanti che vogliono farla da maestri (Gcm 3,1), sebbene non ne abbiano i carismi. La Scrittura ci esorta però a rimanere nel limite del campo, che il Signore ha assegnato a ognuno (cfr. 2 Cor 10,12-16); così si fa meno danno a se stessi e agli altri. Infatti, il rischio dei «maestri auto-nominati» è che agiscano per «prurito d’udire», secondo le loro «proprie voglie», che facciano distogliere le orecchie dalla verità e facciano volgere la gente ai miti dottrinali di loro invenzione (2 Tm 4,3; cfr. 2 Pt 2,1).

 

Davide Forte: Martella Nicola, Gesù era circondato da «tanti ignoranti e destinati a essere santi» per la loro semplicità. Io credo che anche riconoscersi ignoranti, è una grande virtù, che pochi posseggono. Almeno chi si riconosce ignorante (= che dice di non sapere), si accosta con umiltà a Gesù per imparare. Quindi amo gli ignoranti santi.

     Martella Nicola, nota «il tutto dell’uomo» dell’Ecclesiaste: «Del resto, figlio mio, sta in guardia: Si fanno dei libri in numero infinito; molto studiare è una fatica per il corpo. Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l’uomo» (Ecclesiaste 12,14s). {18-03-2014}

 

Nicola Martella: Nella Scrittura non c’è posto per i «santi ignoranti». Fin dall’AT è scritto: «Acquista verità e non la vendere, acquista sapienza, disciplina e discernimento» (Pr 23,23).

     Gesù invitò la gente del suo tempo a capire e a intendere (Mt 15,10), essendo persone che «vedendo, non vedono; e udendo, non odono e non intendono» (Mt 13,13; cfr. v. 19.23).

     Diversi dei discepoli non erano illetterati (p.es. Matteo, Natanaele). Tuttavia, non sempre capivano (Mc 9,32; Lc 9,45; 18,34). Perciò, Gesù rimproverò diverse volte i suoi discepoli perché erano «tuttora privi d’intendimento» (Mt 15,16) e «insensati e tardi di cuore», ossia incapaci d’intendere le cose (Lc 24,25). Gesù dovette aprire loro la mente per intendere le Scritture (Lc 24,45). Quindi, dopo non erano più ignoranti di Scrittura.

     Non ti rispondo su Ecclesiaste 12,14s, perché ci vorrebbe troppo tempo per mostrarti che tale brano afferma proprio il contrario di ciò, che tu gli attribuisci. Con tali prese di posizioni senza capo e coda, pubblicamente parlando, stai facendo un cattivo servizio alla verità. Così incoraggi l’insipienza di quei credenti, che sono diventati duri d’orecchi e rimangono bambini di senno, sebbene dovrebbero essere conoscitori della verità (Eb 5,11ss).

     In tal modo, però, getti anche una cattiva luce su te stesso e sulle tue capacità di analizzare con oggettività la Scrittura e di rappresentare le cose in tutto il loro ventaglio di verità, mostrando l’intero consiglio di Dio. Sono dispiaciuto per te. Ti consiglio di usare più discernimento e prudenza nelle cose, che scrivi; infatti, dai frutti si riconosce l’albero.

 

Davide Forte: Martella Nicola, ho scherzato un po’. J Lo studio è utile; ma non solo quello della grammatica. Anzi, proprio i grandi letterati non vengono seguiti per i termini troppo difficili da capirsi. Essi si esibiscono con nuovi termini in inglese, e [con le parole, N.d.R.] di grandi filosofi, e lo fanno non per il bene del popolo, ma solo per esibirsi, facendosi grandi. {18-03-2014}

 

Nicola Martella: Mah, sinceramente sull’ultimo tuo post mi cadono semplicemente le braccia. Hai iniziato parlando di cose, che non c’entravano nulla col suddetto articolo. Inoltre, dopo tanta difesa della «santa ignoranza», affermi di avere solo scherzato. E poi, introduci altro, che non c’entra con quanto appena discusso. Mi arrendo! Dinanzi a tanta sapienza, batto in ritirata, non sapendo di che rispondere!

     Termino solo dicendo che gli esibizionisti ci sono fra i dotti e gli insipienti, fra quelli che sanno e quelli che credono (o danno a intendere) di sapere.

 

 

3.  ASPETTI CONCLUSIVI: Dopo tale confronto, nato spontaneamente e inaspettato, e dopo di aver fatto la redazione dell’attuale scritto, mi sono ricordato di aver scritto, anni fa, un articolo dal titolo Santa ignoranza». Penso che esso sia la migliore conclusione a questo confronto. Infatti, riassume le tesi di coloro, che strumentalizzano certi brani biblici, per accreditare la propria o altrui «ignoranza biblica», sebbene che in genere vogliono apparire, a modo loro, come rispettabili «dottori della legge». In tale luogo rispondo, con la Bibbia alla mano, a tali tesi di approssimazione scritturale. Vale la pena leggerlo come corollario conclusivo all’attuale scritto. Inoltre, ho ritrovato un altro mio articolo sullo stesso tema: «Semplicità di fede e mancanza di conoscenza». Anch’esso contribuisce a delineare lo stesso spettro di atteggiamenti e a darvi risposte bibliche.

     Termino questo scritto con questa mia massima: «Non esiste solo l’arroganza dei saccenti dotti, ma anche l’arroganza dei saccenti ignoranti. Ambedue le categorie sono deleterie e distruttive». Ciò vale sia nella società, sia nelle chiese.

 

Santa Ignoranza: unica patrona ecumenica? {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Sant_ignora_R12.htm

20-03-2014; Aggiornamento: 23-03-2014

 

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