Ultimamente il titolo dell’editoriale della rivista medica inglese «The
Lancet» (26.08.2005) recitava: «La fine dell’omeopatia». Partendo da uno
studio condotto, questa prestigiosa rivista scientifica anglosassone
concludeva che l’omeopatia in realtà non serve proprio a niente e i suoi
effetti si basano soltanto sull’effetto placebo. Pietro Greco, scrivendo
su «L’unità» del giorno dopo e pur condividendone le analisi, considerò
tale titolo «perentorio e, quindi, un po’ imprudente».
■ Che cos’è l’omeopatia?: L’omeopatia fu fondata, oltre due
secoli fa, dal massone ed esoterista Samuel Hahnemann. Secondo
Hahnemann, una sostanza che produce certi sintomi può essere usata per
curare malattie che danno gli stessi sintomi (il simile cura il simile),
ma il tutto deve avvenire in piccolissime quantità. Egli diluì, perciò,
il principio attivo un numero enorme di volte. Per capire le proporzioni
con cui l’omeopatia crede di poter guarire, è come mettere una goccia di
rimedio omeopatico in un contenitore di diluente grande quanto 50 volte
la terra. La possibilità di trovare una sola molecola del principio
attivo originale è statisticamente pressoché nulla. Quando ho visto la
pubblicità di una rinomata marca d’acqua minerale, in cui una sola
molecola di sodio chiede: «Non c’è nessuno?», mi è venuta in mente
proprio l’omeopatia. Lo scuotimento trasferirebbe le proprietà della
sostanza al solvente. In effetti l’omeopatia classica si basa sulla
concezione che le estreme diluizioni del principio attivo, se eseguite
secondo l’ideologia e la metodologia di Hahnemann, potenzierebbero il
rimedio con de cosiddette «energie cosmiche», le quali ristabilirebbero
l’equilibrio nell’organismo malato e, quindi, lo guarirebbero.
■ The Lancet e la metanalisi:
La ricerca è stata condotta da un gruppo di studiosi
dell’università di Berna.
L’equipe di Matthias Egger ha condotto una «metanalisi», ossia ha
comparato 110 diverse ricerche scientifiche condotte da altri
sull’efficacia di altrettanti diversi trattamenti omeopatici.
In pratica, questi studiosi hanno messo a confronto i risultati di 110
sperimentazioni scientifiche, condotte con trattamenti omeopatici e con
placebo. Tali trattamenti erano mirati a curare diversi disturbi, dal
mal di testa ai problemi respiratori. Dalla rivista risulta che
l’equipe di esperti è arrivata a queste conclusioni: tale «medicina» non
funziona. L’unico effetto veramente accertato è quello di un sofisticato
«effetto placebo», per altro abbastanza costoso.
Essi hanno constatato che nelle sperimentazioni su piccola scala i
preparati omeopatici sembrano funzionano inalcuni casi, ma esse
sono considerate di bassa qualità. Al contrario, nelle sperimentazioni
su grossa scala, quindi di maggiore affidabilità, gli esperti non hanno
accertato nessuna differenza sostanziale di effetto tra i trattamenti
omeopatici e il placebo.
■ L’effetto placebo: Un «placebo» è pari alla somministrazione di
acqua fresca: il paziente assume un falso farmaco, ma crede che sia
vero. Esso non guarisce perciò per la sue proprietà intrinseche (il
principio attivo inesistente) ma, dove in alcuni casi ciò accade, questo
dipende dal fatto che il paziente crede nello pseudo-preparato
(e/o nel medico che lo decanta). La guarigione da placebo risiede nel
fatto che nel paziente, convinto di assumere un vero farmaco e
determinato a guarire dalla sua malattia, viene stimolato il sistema
immunitario. In tal modo, nell’organismo vengono mobilitate
inconsapevolmente contro la malattia le risorse auto-terapeutiche a
disposizione. Tali risorse immunitarie non sono poche. Secondo gli
studiosi, questo è proprio quello che accade con l’omeopatia. Dove il
placebo effettivamente guarisce, ciò non avviene mediante un
principio attivo (che è inesistente), ma per altre vie (fede
nell’omeopatia, fiducia nel medico omeopata o nella persona che la
presenta con convinzione, suggestione ecc.). Prendere qualcosa, che
pensi ti faccia bene, certe volte ti può far stare meglio.
La ricerca di un pool di scienziati statunitensi, pubblicata sul
«Journal of Neuroscience», ha mostrato che le finte medicine stimolano
la produzione di endorfine, le droghe naturali prodotte dal cervello.
Riferendosi a questa ricerca, Elena Dusi sintetizza così: «L’effetto
placebo non è suggestione. Prendere una pillola di zucchero credendo che
sia un farmaco contro il dolore spinge il cervello a produrre endorfine,
le sostanze naturali che aiutano il nostro corpo ad alleviare la
sofferenza fisica. Una sensazione psicologica — l’illusione del
beneficio del farmaco — è dunque in grado di scatenare un meccanismo
chimico ben misurabile in laboratorio, con il risultato finale che il
dolore diminuisce davvero» (La Repubblica del 24 agosto 2005).
■ Alcune conclusioni di «The Lancet»: Questa rivista giunge a due
conclusioni.
l 1) I medici omeopatici devono dire
ai propri pazienti, in modo assolutamente chiaro, che le cure
omeopatiche sono un placebo e, perciò, non danno alcun vero beneficio.
l 2) I medici di qualsiasi formazione
devono riflettere sul fatto che i loro pazienti avanzano, in maniera più
o meno esplicita, una richiesta di attenzione e di cura personalizzata.
l Sintetizziamo queste conclusioni, riportando uno stralcio
dell’editoriale della prestigiosa rivista: «I medici devono essere
coraggiosi e onesti, non solo con i loro pazienti, sulla mancanza di
benefici dell’omeopatia, ma anche con sé stessi ammettendo come la
medicina moderna non sia riuscita a rispondere ai bisogni di chi
desidera cure personalizzate».
Approfondiamo questo secondo punto. Se tante persone si rivolgono a una
«medicina alternativa», ciò dipende
anche dal fatto che si ritengono insoddisfatte dalla medicina
convenzionale (oltre a credere che le medicine alternative, perché
«naturali», facciano meno male!). Si nota, infatti, che sebbene i metodi
alternativi non guariscano in genere o almeno non in modo significativo,
coloro che si rivolgono a essi, trovano spesso in tale ambito chi presta
loro attenzione e si dedica loro in modo personale.
■ Il monito per la medicina convenzionale: Sebbene la rivista
«The Lancet» abbia decretato la «fine dell’omeopatia», perché mancano
assolutamente delle prove oggettive di efficacia, riconosce a chi
l’esercita l’attenzione umana per il paziente e l’impegno a
personalizzare le cure. Da quest’ottica non ha risparmiato delle
critiche conclusive per la medicina convenzionale. Gli enormi pregi
della medicina ufficiale non possono nascondere i suoi torti. Quelli
principali sono specialmente tre:
l 1) La medicina convenzionale non si
sottopone sempre a test di efficacia, mostrando così di non essere
sempre
davvero scientifica.
l 2) La medicina ufficiale si adegua
spesso alle richieste meramente consumistiche del mercato e alle
connesse attività lucrative (p.es. la cosmesi), invece che perseguire
l’impegnativa cura dei pazienti.
l 3) A chi è ammalato, mentre
necessita in modo particolare di calore e solidarietà umane, la medicina
convenzionale gli appare spesso fredda, distaccata, sì impersonale.
■ La situazione italiana: Secondo stime attendibili, in Italia ci
sarebbero 12.000 medici inclini all’omeopatia, con cui si curerebbero
oltre 7,5 milioni di pazienti. Secondo Giuseppe Remuzzi: «Milioni di
italiani si curano anche con l’omeopatia, ma se uno ha un tumore o la
pressione alta si cura come tutti gli altri» (Corriere della Sera del 27
agosto 2005). Alla Camera esiste una proposta di legge secondo cui le
pratiche non convenzionali devono essere considerate come medicina. Si
vorrebbe che i medici le esercitino e che l’università istituisca corsi
di laurea di omeopatia.
In una delle varie bozze della legge c’era un passaggio che recitava
così: «Presso il ministero è istituita una commissione per la
certificazione della capacità di emissione di fluido a uso terapeutico».
Remuzzi commenta così la cosa: «È un oltraggio all’intelligenza. Signori
deputati, c’è l’occasione di uscirne bene con la scusa di Lancet,
stendete un velo su tutto». Egli si augura che i deputati riprendano a
occuparvi di cose serie.
■ Hanno detto: L’accademia di Francia ha definito i rimedi
omeopatici «senza efficacia, concepiti sulla base di idee e preconcetti
vecchi di secoli».
l Il professor Silvio Garattini,
farmacologo e direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano: «E in
questo senso anche le autorità regolatrici hanno grandi responsabilità:
se io diluissi del Chianti a livelli omeopatici non sarei autorizzato a
mettere un’etichetta sulla bottiglia e a venderlo, e quindi non vedo
perché debba essere possibile mettere in commercio altri prodotti, come
appunto quelli omeopatici, che contengono semplicemente acqua,
indistinguibili uno dall’altro».
■ Chi guarisce?: Certamente i medicinali sono importanti, senza
di essi non sarebbe stato possibile debellare tante patologie. Ora,
però, nel caso normale la più grande «medicina» è il medico stesso, se
dedica tempo agli ammalati e li sa ascoltare. Così può succedere che se
l’omeopatia non cura veramente, coloro che praticano l’omeopatia sanno
fare ciò meglio di tanti medici convenzionali.
■ Aspetti conclusivi: Ricordiamo, infine, che oltre all’omeopatia
classica, ci sono altre tecniche alternative che si ispirano alle tesi
di Hahnemann, ad esempio i cosiddetti «fiori di Bach». Il professor
Silvio Garattini ricorda: «È stato messo a disposizione un premio di
50mila euro per chi si dimostri capace di distinguere il contenuto di
cinque fiale di prodotti omeopatici senza etichetta, ma nessuno è
riuscito a vincerlo». I prodotti omeopatici sono sostanzialmente
indistinguibili l’uno dall’altro, come lo sono fiale piene d’acqua, ma
si attribuisce loro una differente efficacia e come tali sono anche
venduti.
■ Per l’approfondimento cfr. in Nicola Martella, Dizionario delle medicine alternative,
Malattia e guarigione 2 (Punto°A°Croce, Roma 2003) gli articoli: «Omeopatia 1:
presentazione», pp. 359-385; «Omeopatia 2: osservazioni critiche»,
pp. 385-396»; «Omeopatia 3: problematica cristiana», pp. 396-400.
■ La versione cartacea di quest’articolo dal titolo «Omeopatia,
medicina o acqua fresca?» è comparsa su «Oltre» (EPA Media, Aversa novembre 2005), pp. 18ss. |
►
L’omeopatia è una quasi religione {Nicola Martella} (D)
►
L’omeopatia è una quasi religione? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Omeopatia_Car.htm
24-04-2007; Aggiornamento: 05-02-2012