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OMEOPATIA, MEDICINA O ACQUA FRESCA?

 

 di Nicola Martella

 

Ultimamente il titolo dell’editoriale della rivista medica inglese «The Lancet» (26.08.2005) recitava: «La fine dell’omeopatia». Partendo da uno studio condotto, questa prestigiosa rivista scientifica anglosassone concludeva che l’omeopatia in realtà non serve proprio a niente e i suoi effetti si basano soltanto sull’effetto placebo. Pietro Greco, scrivendo su «L’unità» del giorno dopo e pur condividendone le analisi, considerò tale titolo «perentorio e, quindi, un po’ imprudente».

     ■ Che cos’è l’omeopatia?: L’omeopatia fu fondata, oltre due secoli fa, dal massone ed esoterista Samuel Hahnemann. Secondo Hahnemann, una sostanza che produce certi sintomi può essere usata per curare malattie che danno gli stessi sintomi (il simile cura il simile), ma il tutto deve avvenire in piccolissime quantità. Egli diluì, perciò, il principio attivo un numero enorme di volte. Per capire le proporzioni con cui l’omeopatia crede di poter guarire, è come mettere una goccia di rimedio omeopatico in un contenitore di diluente grande quanto 50 volte la terra. La possibilità di trovare una sola molecola del principio attivo originale è statisticamente pressoché nulla. Quando ho visto la pubblicità di una rinomata marca d’acqua minerale, in cui una sola molecola di sodio chiede: «Non c’è nessuno?», mi è venuta in mente proprio l’omeopatia. Lo scuotimento trasferirebbe le proprietà della sostanza al solvente. In effetti l’omeopatia classica si basa sulla concezione che le estreme diluizioni del principio attivo, se eseguite secondo l’ideologia e la metodologia di Hahnemann, potenzierebbero il rimedio con de cosiddette «energie cosmiche», le quali ristabilirebbero l’equilibrio nell’organismo malato e, quindi, lo guarirebbero.

     ■ The Lancet e la metanalisi: La ricerca è stata condotta da un gruppo di studiosi dell’università di Berna. L’equipe di Matthias Egger ha condotto una «metanalisi», ossia ha comparato 110 diverse ricerche scientifiche condotte da altri sull’efficacia di altrettanti diversi trattamenti omeopatici. In pratica, questi studiosi hanno messo a confronto i risultati di 110 sperimentazioni scientifiche, condotte con trattamenti omeopatici e con placebo. Tali trattamenti erano mirati a curare diversi disturbi, dal mal di testa ai problemi respiratori. Dalla rivista risulta che l’equipe di esperti è arrivata a queste conclusioni: tale «medicina» non funziona. L’unico effetto veramente accertato è quello di un sofisticato «effetto placebo», per altro abbastanza costoso. Essi hanno constatato che nelle sperimentazioni su piccola scala i preparati omeopatici sembrano funzionano inalcuni casi, ma esse sono considerate di bassa qualità. Al contrario, nelle sperimentazioni su grossa scala, quindi di maggiore affidabilità, gli esperti non hanno accertato nessuna differenza sostanziale di effetto tra i trattamenti omeopatici e il placebo.

     ■ L’effetto placebo: Un «placebo» è pari alla somministrazione di acqua fresca: il paziente assume un falso farmaco, ma crede che sia vero. Esso non guarisce perciò per la sue proprietà intrinseche (il principio attivo inesistente) ma, dove in alcuni casi ciò accade, questo dipende dal fatto che il paziente crede nello pseudo-preparato (e/o nel medico che lo decanta). La guarigione da placebo risiede nel fatto che nel paziente, convinto di assumere un vero farmaco e determinato a guarire dalla sua malattia, viene stimolato il sistema immunitario. In tal modo, nell’organismo vengono mobilitate inconsapevolmente contro la malattia le risorse auto-terapeutiche a disposizione. Tali risorse immunitarie non sono poche. Secondo gli studiosi, questo è proprio quello che accade con l’omeopatia. Dove il placebo effettivamente guarisce, ciò non avviene mediante un principio attivo (che è inesistente), ma per altre vie (fede nell’omeopatia, fiducia nel medico omeopata o nella persona che la presenta con convinzione, suggestione ecc.). Prendere qualcosa, che pensi ti faccia bene, certe volte ti può far stare meglio.

     La ricerca di un pool di scienziati statunitensi, pubblicata sul «Journal of Neuroscience», ha mostrato che le finte medicine stimolano la produzione di endorfine, le droghe naturali prodotte dal cervello. Riferendosi a questa ricerca, Elena Dusi sintetizza così: «L’effetto placebo non è suggestione. Prendere una pillola di zucchero credendo che sia un farmaco contro il dolore spinge il cervello a produrre endorfine, le sostanze naturali che aiutano il nostro corpo ad alleviare la sofferenza fisica. Una sensazione psicologica — l’illusione del beneficio del farmaco — è dunque in grado di scatenare un meccanismo chimico ben misurabile in laboratorio, con il risultato finale che il dolore diminuisce davvero» (La Repubblica del 24 agosto 2005).

     ■ Alcune conclusioni di «The Lancet»: Questa rivista giunge a due conclusioni. l 1) I medici omeopatici devono dire ai propri pazienti, in modo assolutamente chiaro, che le cure omeopatiche sono un placebo e, perciò, non danno alcun vero beneficio. l 2) I medici di qualsiasi formazione devono riflettere sul fatto che i loro pazienti avanzano, in maniera più o meno esplicita, una richiesta di attenzione e di cura personalizzata. l Sintetizziamo queste conclusioni, riportando uno stralcio dell’editoriale della prestigiosa rivista: «I medici devono essere coraggiosi e onesti, non solo con i loro pazienti, sulla mancanza di benefici dell’omeopatia, ma anche con sé stessi ammettendo come la medicina moderna non sia riuscita a rispondere ai bisogni di chi desidera cure personalizzate».

     Approfondiamo questo secondo punto. Se tante persone si rivolgono a una «medicina alternativa», ciò dipende anche dal fatto che si ritengono insoddisfatte dalla medicina convenzionale (oltre a credere che le medicine alternative, perché «naturali», facciano meno male!). Si nota, infatti, che sebbene i metodi alternativi non guariscano in genere o almeno non in modo significativo, coloro che si rivolgono a essi, trovano spesso in tale ambito chi presta loro attenzione e si dedica loro in modo personale.

     ■ Il monito per la medicina convenzionale: Sebbene la rivista «The Lancet» abbia decretato la «fine dell’omeopatia», perché mancano assolutamente delle prove oggettive di efficacia, riconosce a chi l’esercita l’attenzione umana per il paziente e l’impegno a personalizzare le cure. Da quest’ottica non ha risparmiato delle critiche conclusive per la medicina convenzionale. Gli enormi pregi della medicina ufficiale non possono nascondere i suoi torti. Quelli principali sono specialmente tre: l 1) La medicina convenzionale non si sottopone sempre a test di efficacia, mostrando così di non essere sempre davvero scientifica. l 2) La medicina ufficiale si adegua spesso alle richieste meramente consumistiche del mercato e alle connesse attività lucrative (p.es. la cosmesi), invece che perseguire l’impegnativa cura dei pazienti. l 3) A chi è ammalato, mentre necessita in modo particolare di calore e solidarietà umane, la medicina convenzionale gli appare spesso fredda, distaccata, sì impersonale.

     ■ La situazione italiana: Secondo stime attendibili, in Italia ci sarebbero 12.000 medici inclini all’omeopatia, con cui si curerebbero oltre 7,5 milioni di pazienti. Secondo Giuseppe Remuzzi: «Milioni di italiani si curano anche con l’omeopatia, ma se uno ha un tumore o la pressione alta si cura come tutti gli altri» (Corriere della Sera del 27 agosto 2005). Alla Camera esiste una proposta di legge secondo cui le pratiche non convenzionali devono essere considerate come medicina. Si vorrebbe che i medici le esercitino e che l’università istituisca corsi di laurea di omeopatia.

In una delle varie bozze della legge c’era un passaggio che recitava così: «Presso il ministero è istituita una commissione per la certificazione della capacità di emissione di fluido a uso terapeutico». Remuzzi commenta così la cosa: «È un oltraggio all’intelligenza. Signori deputati, c’è l’occasione di uscirne bene con la scusa di Lancet, stendete un velo su tutto». Egli si augura che i deputati riprendano a occuparvi di cose serie.

     ■ Hanno detto: L’accademia di Francia ha definito i rimedi omeopatici «senza efficacia, concepiti sulla base di idee e preconcetti vecchi di secoli». l Il professor Silvio Garattini, farmacologo e direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano: «E in questo senso anche le autorità regolatrici hanno grandi responsabilità: se io diluissi del Chianti a livelli omeopatici non sarei autorizzato a mettere un’etichetta sulla bottiglia e a venderlo, e quindi non vedo perché debba essere possibile mettere in commercio altri prodotti, come appunto quelli omeopatici, che contengono semplicemente acqua, indistinguibili uno dall’altro».

     ■ Chi guarisce?: Certamente i medicinali sono importanti, senza di essi non sarebbe stato possibile debellare tante patologie. Ora, però, nel caso normale la più grande «medicina» è il medico stesso, se dedica tempo agli ammalati e li sa ascoltare. Così può succedere che se l’omeopatia non cura veramente, coloro che praticano l’omeopatia sanno fare ciò meglio di tanti medici convenzionali.

     ■ Aspetti conclusivi: Ricordiamo, infine, che oltre all’omeopatia classica, ci sono altre tecniche alternative che si ispirano alle tesi di Hahnemann, ad esempio i cosiddetti «fiori di Bach». Il professor Silvio Garattini ricorda: «È stato messo a disposizione un premio di 50mila euro per chi si dimostri capace di distinguere il contenuto di cinque fiale di prodotti omeopatici senza etichetta, ma nessuno è riuscito a vincerlo». I prodotti omeopatici sono sostanzialmente indistinguibili l’uno dall’altro, come lo sono fiale piene d’acqua, ma si attribuisce loro una differente efficacia e come tali sono anche venduti.

 

 ■ Per l’approfondimento cfr. in Nicola Martella, Dizionario delle medicine alternative, Malattia e guarigione 2 (Punto°A°Croce, Roma 2003) gli articoli: «Omeopatia 1: presentazione», pp. 359-385; «Omeopatia 2: osservazioni critiche», pp. 385-396»; «Omeopatia 3: problematica cristiana», pp. 396-400.

■ La versione cartacea di quest’articolo dal titolo «Omeopatia, medicina o acqua fresca?» è comparsa su «Oltre» (EPA Media, Aversa novembre 2005), pp. 18ss.

 

L’omeopatia è una quasi religione {Nicola Martella} (D)

L’omeopatia è una quasi religione? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Omeopatia_Car.htm

 24-04-2007; Aggiornamento: 05-02-2012

 

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