La malafede dei nuovi atei militanti
Ho ricevuto da un certo Sergio Martella una singolare cartolina
elettronica dal titolo «Mors_tua_card.doc». Egli è seguace di un ateismo
militante chiamato «axteismo» (o «ateismo dell’ascia»), il cui motto è
«Tagliamo la testa a Dio».
Sull’immagine appare un neonato dai tipici tratti europei (carnagione
chiara, capelli biondi, occhi azzurri), pacifico e sorridente e coperto
solo con una specie di panno di lino. Insomma una di quelle tante
immagini di legno o gesso, raffigurante anacronisticamente e in modo
kitsch un «bambinello» o «Gesù bambino».
Si potrebbe dire che non c’è niente di fuori del comune, visto che
rientra nella «presepiologia» cattolica che a ogni natale vuole
ciclicamente riportare Gesù in una mangiatoia e dar da baciare una
siffatta opera ai fedeli a mezzanotte. Sennonché l’autore ateo si è
divertito ad aggiungere alcuni particolari che col «bambinello» non
hanno direttamente nulla a che fare: vi ha messo dietro una specie di
croce stilizzata, ha disegnato chiodi nelle mani e in un (!) piede,
facendovi uscire abbondante sangue, e ha simulato anche un taglio nel
costato. Se ciò non bastasse vi ha aggiunto a lato un proverbio latino:
«Mors tua, vita mea» (morte tua, vita mia). E se ciò non
bastasse, ha scritto sotto uno dei motti dell’ateismo militante: «Si può
uccidere un figlio per “amore”? I cristiani credono di sì!».
L’effetto psicologico e mediatico è garantito! Anche i malfattori più
incalliti diventano
teneri dinanzi a un neonato. Ma è chiaro che tale immagine resa così
kitsch non solo è anacronistica, ma è falsa e mistificatoria.
Infatti a parlare è proprio «axteismo» che si presenta come «ateismo
dell’ascia» (con tratti di «ateismo del fascio»), il cui motto è
«Tagliamo la testa a Dio». Proprio loro vogliono presentarsi come
propositori di buoni sentimenti che parlano di «decapitare»? Proprio
loro vogliono apparire come oppositori di un infanticidio (che esiste
solo nella loro mente) che vogliono riportare il mondo in un
neo-paganesimo? Ciò è veramente sorprendente.
Ricordiamo che l’infanticidio rituale fu praticato in tutto il mondo
pagano per propiziarsi la buona sorte o per allontanare quella avversa.
Fu proprio il cristianesimo con la predicazione dell’Evangelo a mettere
fine a una tale pratica. La mala fede e la mistificazione dei nuovi atei
militanti è palese. Tutto ciò mostra anche l’ignoranza storica, biblica
e teologica.
I fatti come risultano dai documenti biblici
Quando Gesù di Nazareth iniziò il suo ministero non era più da decenni
un neonato: «Gesù, quando cominciò anch’egli a insegnare, aveva circa
trent’anni» (Lc 3,23). Egli aveva una grande consapevolezza di sé e
del suo mandato. Egli sapeva di dover adempiere alle predizioni fatte
dai profeti centinaia di anni prima. Con lo stupore dei discepoli egli
annunciò loro diverse volte quanto gli avrebbero fatto i capi religiosi:
«Il Figlio dell’uomo [= Gesù stesso in quanto Messia] sta per esser
dato nelle mani degli uomini; e l’uccideranno e al terzo giorno
risusciterà» (Mt 17,22s). «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e il
Figlio dell’uomo sarà dato nelle mani dei capi sacerdoti e degli scribi;
ed essi lo condanneranno a morte, e lo metteranno nelle mani dei Gentili
per essere schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno
risusciterà» (Mt 20,18s).
La reazione dei discepoli fu che «essi ne furono grandemente
contristati» (Mt 17,23). Già la prima volta che «Gesù cominciò a
dichiarare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrir
molte cose dagli anziani, dai capi sacerdoti e dagli scribi, ed esser
ucciso, e risuscitare il terzo giorno» (Mt 16,21), Pietro lo prese
da parte e lo rimproverò, ma Gesù lo trattò duramente come uno che non
aveva «il senso delle cose di Dio» (vv. 23s).
Nell’ora in cui queste cose si avverarono, i discepoli lo abbandonarono,
Giuda lo tradì e Pietro lo rinnegò. Nessuno di loro aveva previsto la
morte di Gesù Messia e nessuno l’aveva capita, quando accadde. Nessuno
si aspettava la risurrezione di Gesù. Quando essa avvenne, si
ricordarono della parole di Gesù (cfr. Lc 24,5ss). Gesù dovette
rimproverare i due discepoli che si recarono a Emmaus, perché essi non
avevano capito la portata degli eventi; perciò spiegò loro le scritture
profetiche che parlavano della sua morte e della sua risurrezione (Lc
24,25ss). L’apostolo Paolo sintetizzò così i fatti accaduti dopo la
risurrezione: «Poiché io v’ho prima di tutto trasmesso, come l’ho
ricevuto anch’io, che Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le
Scritture; che fu seppellito; che risuscitò il terzo giorno, secondo le
Scritture; che apparve a Cefa [= Pietro], poi ai Dodici. Poi apparve a
più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la
maggior parte rimane ancora in vita e alcuni sono morti. Poi
apparve a Giacomo; poi a tutti gli Apostoli; e, ultimo di tutti, apparve
anche a me…» (1 Cor 15,3-8). Si noti che ognuno poteva appurare
personalmente i fatti della risurrezione, chiedendo personalmente a
testimoni oculari, visto che la maggior parte di loro viveva ancora,
quando Paolo scrisse.
Fu Gesù un martire del destino e degli eventi? Niente di tutto ciò. Egli
avendo più di trent’anni aveva una consapevolezza chiara e precisa di
ciò che Egli era. Egli scelse tale via, conscio del valore della sua
morte e della risurrezione che ne sarebbe seguita. Gesù disse: «Io
sono il buon pastore; il buon pastore mette la sua vita per le pecore.
[…] io depongo la mia vita, per ripigliarla poi. Nessuno me la toglie,
ma la depongo da me. Io ho podestà di deporla e ho podestà di
ripigliarla» (Gv 10,14.17s).
Continuamente i suoi avversari cercarono di ucciderlo, ma Gesù aveva
autorità per impedirlo, finché non venisse il suo momento. Nel Getsemani
Gesù, dopo un’immane lotta in preghiera, decise di bere quel calice
amaro, dicendo a Dio: «Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi»
(Mt 26,39). Quando poi Giuda lo tradì e venne insieme agli avversari di
Gesù per consegnarlo nelle loro mani, è scritto: «Gesù, ben sapendo
tutto quello che stava per accadergli, uscì e chiese loro: “Chi
cercate?”. Gli risposero: “Gesù il Nazareno!”. Gesù disse loro: “Sono
io”. E Giuda, che lo tradiva, era anch’egli là con loro. Come dunque
ebbe detto loro: “Sono io”, indietreggiarono e caddero in terra» (Gv
18,4ss).
A Pietro che lo voleva difendere con la spada, espresse la sua decisione
(per Pietro incomprensibile) di fare la volontà del Padre (Gv 18,11).
Poi disse a Pietro: «Credi tu forse che io non potrei pregare il
Padre mio che mi manderebbe in quest’istante più di dodici legioni
d’angeli? Come dunque si adempirebbero le Scritture, secondo le quali
bisogna che così avvenga?» (Mt 26,53s). Poi Gesù si rivolse per
l’ultima volta alle turbe: «Voi siete usciti con spade e bastoni come
contro ad un ladrone, per pigliarmi. Ogni giorno sedevo nel tempio ad
insegnare, e voi non m’avete preso; ma tutto questo è avvenuto affinché
si adempissero le scritture dei profeti» (Mt 26,55s). Gesù ormai
aveva scelto di andare fino in fondo per quella via.
Anche quando si trovò dinanzi a Pilato, evidenziò: «Gesù gli rispose:
“Tu non avresti potestà alcuna contro di me, se ciò non ti fosse stato
dato da alto [= da Dio]”» (Gv 19,11).
Gesù Risorto disse di sé: «Io sono il primo e l’ultimo, e il Vivente;
e fui morto, ma ecco son vivente per i secoli dei secoli» (Ap 1,18).
Un avvertimento per gli atei militanti
Concludo con le parole di Gesù rivolte a Pietro e che gli «atei
dell’ascia» farebbero bene a prendere a cuore: «Riponi la tua spada
al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, periscono per
la spada» (Mt 26,52). È un dato di fatto che la vita di tutti gli
avversari militanti di Gesù sia finita male. Nietzsche che aveva
decretato la morte di Dio, finì pazzo. Temiamo per coloro che ora
vogliono tagliare la testa a Dio. Come disse uno scrittore biblico: «È
cosa spaventevole cadere nelle mani del Dio vivente» (Eb 10,31).
Il Messia fu paragonato a una «pietra angolare». Gesù avvertiva che chi
lo rifiutava e lo avversava, come facevano allora i Giudei, sarebbe
successo loro questo: «E chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato;
ed essa stritolerà colui sul quale cadrà» (Mt 21,42ss). Chi milita
contro Cristo, milita contro la propria vita. Dio è lento all’ira, ma
non terrà l’empio per innocente (Nu 14,18; Nahum 1,3). Si tratta della
parola d’onore di Cristo stesso: «Il cielo e la terra passeranno, ma
le mie parole non passeranno» (Mt 24,35).
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Mistificazioni_ateiste_OiG.htm
11-02-2007; Aggiornamento: 30-06-2010 |