Ciao, Nicola. Vorrei chiederti: chiamare i giorni della settimana
con nomi derivanti da divinità pagane, non è un’accettazione, quindi
un compromesso con antiche usanze idolatre? {Alessandro Perrone;
08-02-2014} |
1.
La settimana
In origine, i popoli diversi da quello ebraico non conoscevano la
settimana, fatta quindi di sette giorni ciclici. Questa fu appunto
un’importazione dai Giudei, che erano presenti in tutto l’impero
romano. Nel giudaismo i giorni erano chiamati con un numero, in
corrispondenza alla settimana creazionale (Gn 1,5ss), e solo l’ultimo
aveva un nome (solo dall’esodo in poi; cfr. Gn 2,2): in ebraico
šabbāt (da smettere [di lavorare]), grecizzato in
sábbaton, da cui, passando per il
latino, il termine italiano «sabato»; Israele non lo conosceva, ma fu
introdotto con la legislazione mosaica (Es 16,23ss). Il giorno
precedente al sabato era chiamato era chiamato anche «vigilia» o
«preparazione» (Mc 15,42). I cristiani, al tempo delle prime
chiese, recepirono la settimana giudaica e chiamarono anch’essi i giorni
con un numero; nel NT sono menzionati solo il primo giorno della
settimana (cfr. Mt 28,1; At 20,7; 1 Cor 16,2) e il settimo (Eb 4,4).
La settimana è quindi un’eredità culturale, che il giudaismo trasmise al
mondo occidentale. Tuttavia, a introdurre la settimana nell’impero
romano contribuirono anche fattori astrologici. 2.
La nomenclatura dei giorni della settimana
Non erano solo i giorni a portare nome di dèi, ma anche alcuni mesi
erano in origine dedicati a divinità pagane (gennaio da Ianus «Giano»,
marzo da Mars Martis «Marte», giugno da Iuno «Giunone»). Similmente
pianeti e corpi celesti
portano nome di dèi.
Riguardo alla nomenclatura dei giorni, in
Wikipedia si legge: «La prima attestazione dei giorni della
settimana associata con i corpi celesti visibili a occhio nudo risale a
Vettio Valente, un astrologo che scrisse l’Anthologiarum intorno
al 170 d.C. L’ordine era Elios, Selene, Ares, Ermes, Zeus, Afrodite e
Crono. Dalla Grecia questo schema si diffuse a Roma e in seguito dal
latino a tutte le altre lingue». Dalla sequenza greca si formò quella
latina: dies Solis, dies Lunae, dies Martis, dies Mercurii, dies Iovis,
dies Veneris, dies Saturni.
Come abbiamo già accennato, con l’importazione nell’impero romano della
settimana di sette giorni, si diffuse anche il giudaico «sabbata /
sabbatum» per l’ultimo giorno della settimana, da cui deriva il nostro
termine «sabato». [►
Šabbât] Come già accennato, l’unico giorno, che i
cristiani riuscirono a cambiare come nome è stato il primo giorno della
settimana, a cui diedero il nome «dies Domini» o «Dominica», ossia il
«giorno del Signore», da cui il nostro termine «domenica». [►
La questione della domenica]
Anche nelle lingue europee non latine (germaniche, slave, celtiche,
ecc.), spesso influenzate dalla nomenclatura latina, si è sviluppata una
logica simile e i giorni della settimana portano spesso nomi di dèi. In
pratica, i popoli ai margini dell’impero romano tradussero i nomi
delle divinità latine, presenti nei giorni della settimana, nei
corrispondenti dèi locali.
I cosiddetti
imperatori cristiani, da Costantino in poi, non cambiarono la
nomenclatura dei giorni, essendo essi già troppo radicati fra la
popolazione pagana e cristianizzata dell’impero. Durante il Medioevo, il
cattolicesimo romano avrebbe potuto cambiare tale nomenclatura in
Europa, quando era religione maggioritaria, ma non l’ha fatto.
Gli unici, che hanno cercato di cambiare la nomenclatura ma dei mesi
(cfr.
Wikipedia), sono stati i componenti della rivoluzione francese;
ma, finita, la rivoluzione, tutto tornò come prima. 3.
Aspetti conclusivi
Tali nomi sono così diffusi e integrati nella cultura come
nomenclatura, che per cambiarli bisognerebbe mettere d’accordo pressoché
tutte le culture mondiali, tutta la comunità delle nazioni (giorni e
mesi) e tutto il mondo scientifico (pianeti e corpi celesti). Ciò è
molto complicato. Nessuna nazione e molto meno l’Italia si
appassionerebbe alla questione, tanto da licenziare una legge, che muta
la nomenclatura di giorni e mesi (e quale la sostituirebbe?). Inoltre,
se in Italia si dovesse cambiare nomenclatura dei giorni, la chiesa
romana
imporrebbe la sua logica religiosa, dando ai giorni ad esempio nomi come
«mariadì», «pietrodì», «papadì», «messadì» e così via; allora la
soluzione sarebbe peggio della malattia! Ha già pensato a farcire
l’intero calendario con nomi di «santi» e a mettere in tutti i giorni di
festa civili (p.e. 1° gennaio, 15 agosto) feste mariane.
Inoltre, oggigiorno, la stragrande maggioranza degli italiani, usando
comunemente tali nomi, non pensa agli antichi dèi. Si tratta solo di
convenzioni nella nomenclatura.
Ci sono convenzioni universali, che sono difficili da cambiare. Ad
esempio, sebbene gli studiosi sappiano che Gesù è nato di per sé
diversi anni prima della nostra datazione (6-7 a.C.), dato che Erode era
morto già prima della nostra data convenzionale (cfr.
Wikipedia), cambiare tale cronologia medioevale è pressoché
impossibile, dovendo poi datare di corrispondenza tutti gli altri eventi
del mondo; ne risulterebbe un gran pasticcio. Accontentiamoci che nella
cronologia occidentale, che si è accreditata pressoché in tutto il
mondo, la datazione si basa su Gesù di Nazareth quale spartiacque
della storia (Gal 4,4), divedendo il tempo in ciò che c’era prima di
Cristo e in ciò che venne dopo.
Ci troviamo, come si vede, in un mondo imperfetto e pieno di
contraddizioni. Per cambiare le cose veramente, bisognerà aspettare il
Messia col suo regno; allora sarà Lui a fare leggi universali
conformi alla legislazione del regno. Fin lì bisognerà pazientarsi e
pregare: «Padre nostro… venga il tuo regno» (Mt 6,10) e «Vieni,
Signore Gesù!» (Ap 22,20). ► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Giorni_dei_Sh.htm
09-02-2014; Aggiornamento: |