Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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I GIORNI SETTIMANALI E GLI DÈI

 

 di Nicola Martella

 

Ciao, Nicola. Vorrei chiederti: chiamare i giorni della settimana con nomi derivanti da divinità pagane, non è un’accettazione, quindi un compromesso con antiche usanze idolatre? {Alessandro Perrone; 08-02-2014}

 

1. La settimana

     In origine, i popoli diversi da quello ebraico non conoscevano la settimana, fatta quindi di sette giorni ciclici. Questa fu appunto un’importazione dai Giudei, che erano presenti in tutto l’impero romano. Nel giudaismo i giorni erano chiamati con un numero, in corrispondenza alla settimana creazionale (Gn 1,5ss), e solo l’ultimo aveva un nome (solo dall’esodo in poi; cfr. Gn 2,2): in ebraico šabbāt (da smettere [di lavorare]), grecizzato in sábbaton, da cui, passando per il latino, il termine italiano «sabato»; Israele non lo conosceva, ma fu introdotto con la legislazione mosaica (Es 16,23ss). Il giorno precedente al sabato era chiamato era chiamato anche «vigilia» o «preparazione» (Mc 15,42). I cristiani, al tempo delle prime chiese, recepirono la settimana giudaica e chiamarono anch’essi i giorni con un numero; nel NT sono menzionati solo il primo giorno della settimana (cfr. Mt 28,1; At 20,7; 1 Cor 16,2) e il settimo (Eb 4,4).

     La settimana è quindi un’eredità culturale, che il giudaismo trasmise al mondo occidentale. Tuttavia, a introdurre la settimana nell’impero romano contribuirono anche fattori astrologici.

 

2. La nomenclatura dei giorni della settimana

     Non erano solo i giorni a portare nome di dèi, ma anche alcuni mesi erano in origine dedicati a divinità pagane (gennaio da Ianus «Giano», marzo da Mars Martis «Marte», giugno da Iuno «Giunone»). Similmente pianeti e corpi celesti portano nome di dèi.

     Riguardo alla nomenclatura dei giorni, in Wikipedia si legge: «La prima attestazione dei giorni della settimana associata con i corpi celesti visibili a occhio nudo risale a Vettio Valente, un astrologo che scrisse l’Anthologiarum intorno al 170 d.C. L’ordine era Elios, Selene, Ares, Ermes, Zeus, Afrodite e Crono. Dalla Grecia questo schema si diffuse a Roma e in seguito dal latino a tutte le altre lingue». Dalla sequenza greca si formò quella latina: dies Solis, dies Lunae, dies Martis, dies Mercurii, dies Iovis, dies Veneris, dies Saturni.

     Come abbiamo già accennato, con l’importazione nell’impero romano della settimana di sette giorni, si diffuse anche il giudaico «sabbata / sabbatum» per l’ultimo giorno della settimana, da cui deriva il nostro termine «sabato». [ Šabbât] Come già accennato, l’unico giorno, che i cristiani riuscirono a cambiare come nome è stato il primo giorno della settimana, a cui diedero il nome «dies Domini» o «Dominica», ossia il «giorno del Signore», da cui il nostro termine «domenica». [ La questione della domenica]

     Anche nelle lingue europee non latine (germaniche, slave, celtiche, ecc.), spesso influenzate dalla nomenclatura latina, si è sviluppata una logica simile e i giorni della settimana portano spesso nomi di dèi. In pratica, i popoli ai margini dell’impero romano tradussero i nomi delle divinità latine, presenti nei giorni della settimana, nei corrispondenti dèi locali.

     I cosiddetti imperatori cristiani, da Costantino in poi, non cambiarono la nomenclatura dei giorni, essendo essi già troppo radicati fra la popolazione pagana e cristianizzata dell’impero. Durante il Medioevo, il cattolicesimo romano avrebbe potuto cambiare tale nomenclatura in Europa, quando era religione maggioritaria, ma non l’ha fatto.

     Gli unici, che hanno cercato di cambiare la nomenclatura ma dei mesi (cfr. Wikipedia), sono stati i componenti della rivoluzione francese; ma, finita, la rivoluzione, tutto tornò come prima.

 

3. Aspetti conclusivi

     Tali nomi sono così diffusi e integrati nella cultura come nomenclatura, che per cambiarli bisognerebbe mettere d’accordo pressoché tutte le culture mondiali, tutta la comunità delle nazioni (giorni e mesi) e tutto il mondo scientifico (pianeti e corpi celesti). Ciò è molto complicato. Nessuna nazione e molto meno l’Italia si appassionerebbe alla questione, tanto da licenziare una legge, che muta la nomenclatura di giorni e mesi (e quale la sostituirebbe?). Inoltre, se in Italia si dovesse cambiare nomenclatura dei giorni, la chiesa romana imporrebbe la sua logica religiosa, dando ai giorni ad esempio nomi come «mariadì», «pietrodì», «papadì», «messadì» e così via; allora la soluzione sarebbe peggio della malattia! Ha già pensato a farcire l’intero calendario con nomi di «santi» e a mettere in tutti i giorni di festa civili (p.e. 1° gennaio, 15 agosto) feste mariane.

     Inoltre, oggigiorno, la stragrande maggioranza degli italiani, usando comunemente tali nomi, non pensa agli antichi dèi. Si tratta solo di convenzioni nella nomenclatura.

     Ci sono convenzioni universali, che sono difficili da cambiare. Ad esempio, sebbene gli studiosi sappiano che Gesù è nato di per sé diversi anni prima della nostra datazione (6-7 a.C.), dato che Erode era morto già prima della nostra data convenzionale (cfr. Wikipedia), cambiare tale cronologia medioevale è pressoché impossibile, dovendo poi datare di corrispondenza tutti gli altri eventi del mondo; ne risulterebbe un gran pasticcio. Accontentiamoci che nella cronologia occidentale, che si è accreditata pressoché in tutto il mondo, la datazione si basa su Gesù di Nazareth quale spartiacque della storia (Gal 4,4), divedendo il tempo in ciò che c’era prima di Cristo e in ciò che venne dopo.

     Ci troviamo, come si vede, in un mondo imperfetto e pieno di contraddizioni. Per cambiare le cose veramente, bisognerà aspettare il Messia col suo regno; allora sarà Lui a fare leggi universali conformi alla legislazione del regno. Fin lì bisognerà pazientarsi e pregare: «Padre nostro… venga il tuo regno» (Mt 6,10) e «Vieni, Signore Gesù!» (Ap 22,20).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Giorni_dei_Sh.htm

09-02-2014; Aggiornamento:

 

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