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La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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DUALISMO SACCENTE

DI UNO GNOSTICO CRISTIANIZZATO?

 

 di Anonimo - Nicola Martella

 

1. Le tesi {Anonimo}

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Sandro Bertone, un conduttore di chiesa, mi ha scritto quanto segue: Ciao Nicola, poiché lo ritenevo interessato all’argomento, ho girato la tua e-mail con l’invito alla lettura dell’articolo «Blasfemia o dualismo?» [► 1; 2 ] a un fratello, il quale mi ha risposto così come segue sotto... Io personalmente non sono un esperto in materia e non ho capito cosa significhi ciò, che lui dice, ma penso che tu possa darmi una spiegazione del suo pensiero. Grazie {Sandro Bertone; 28 giugno 2008}

     Ho messo dapprima in stile letterario un testo che era in stile parlato e frammentario.

 

 

1. Le tesi {Anonimo}

 

Caro fratello Sandro, [...] dal momento che mi hai coinvolto, ti do un consiglio: cerca di capire cosa vuoi dimostrare quando parli o scrivi, meglio quando pensi. Cerca di catturare pensieri tuoi, usa quelli d’altri per paragonarli ai tuoi e perfezionare cosi il ragionamento.

     Cominciamo dall’inizio: io non sono dualista né credo nel dualismo d’ogni tipo. Solo per inciso, fatti spiegare bene da tua figlia cosa voglia dire questa parola e la filosofia che rappresenta. Per tanto tempo abbiamo parlato di queste cose, dovresti ricordarti che ho coniato il termine di dualismo imperfetto e ti ho spiegato accuratamente che ciò indica la divisione tra gruppi di uomini e non tra lo spirito degli uomini buono per definizione creato da un dio buono (Nuovo T.) e contro il corpo degli uomini cattivo per natura e creato da un dio cattivo (Antico T.). Questo è il punto di partenza della speculazione: il bene contro il male in una eterna lotta. Ciò si potrebbe definire il dualismo perfetto, comunque lo si integri nelle diverse versioni.

     Quello che io penso è che se consideriamo il corpo, entità biologica dobbiamo postulare una degenerazione, cioè una malattia che lo prende secondariamente, cioè dopo la creazione per cause sconosciute ma riferite dall’A. T. al peccato d’orgoglio. Il tutto organizzato dal nemico ma pienamente accettato e fatto proprio dalla coppia Adamo/Eva o meglio Eva/Adamo. Imperfetto e riferito al fatto che il male, la malattia, e la morte non esiste ab initio, che il Dio creatore è unico e non doppio, che il male è subordinato al bene. Il bene non ha connotazioni morali, non è finalizzato a un premio ma esiste per se stesso, cioè è necessario e sufficiente. Fin qui credo sia sufficientemente chiaro anche perche ciò dovrebbe essere solo un ripasso di ciò che per molto tempo e in molti modi ho espresso.

     Se vuoi, posso successivamente su tua richiesta spiegarti più dettagliatamente, ma m’interessa parlare dell’altra categoria cioè dello spirito. Ricordi (che non vuol dire dualismo ma se mai antinomia su cui la Bibbia si radica): spirito contro anima e corpo. non esiste la tripartizione nella Bibbia ma solo antinomie. La mente, cioè l’anima è parte integrante del corpo. E mortale, s’ammala, è curabile, è perversa nel giudizio, è incongruente con lo spirito cioè intuitivo. Lo spirito è il vero mistero non rivelato: il Signore dice se vi parlo delle cose terrestri e non ci credete come farete a credere se vi parlerò delle cose celesti? Anche qui, in quest’ambito e soprattutto in esso, cioè nello spirito si opera il dualismo imperfetto. Possiamo solo dedurlo dai fatti proprio quelli che tu citi tra l’altro sono tutti dell’A. T.

     Allora, caro Sandro, ci sono degli spiriti che sono attratti dal male, sono nell’essenza il male e desiderano quindi fare il male. Sono cioè figli del demonio e a lui vogliono appartenere. Non ci è detto che sono stati creati tali come il Diavolo loro padre, ma solo che sono suoi figli. Da ciò possiamo dedurre che come il loro padre sono diventati malvagi in un secondo tempo. Non sappiamo la causa ma sappiamo il meccanismo: hanno amato il male; i frutti: compiono abominio; la fine: saranno distrutti. Qui chiudiamo il ciclo: il dualismo imperfetto ci fa capire che il male non inizia come tale nel corpo, nello spirito e che alla fine sarà abolito. Il dualismo perfetto è un’altra cosa e non m’appartiene. Per inciso, se non crediamo all’impossibilita della mente di pensare il bene assoluto, perche malata, e del corpo di realizzare il bene pensato, non possiamo accettare la sua prossima distruzione con un cancro, non possiamo capire e accettare la salvezza per grazia; ma ancora se non accettiamo la perversione dello spirito, non possiamo capire come alcuni spiriti possano ritornare in sé e riconoscere il Benedetto, amarlo ed essere salvati, cioè ereditare il regno dei cieli.

     Tutto il resto è letteratura, caro fratello Sandro! Se mai ti posso istruire nella teologia, ma non posso farti comprendere lo Spirito delle cose: ti conviene nascere di nuovo. Dimenticavo: ti diffido spiritualmente e formalmente dal mettermi in bocca cose che non ho mai detto, perché allora TU Saresti Abominevole!

 

 

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

La lettera, non portando il nome dell'intestatario, può essere valutata solo per il contenuto interno della stessa. Certo sarebbe più facile dare alla lettera (per me anonima) una collocazione ideologica, conoscendo l'autore e quindi il suo pensiero; d'altra parte, la non conoscenza dell'autore evita di essere prevenuto a chi analizza tale scritto, rispetto al quale può essere quindi distaccato, concentrandosi nel merito.

    L’autore inizia in modo dotto, tipico di chi ha conoscenza da vendere verso chi agli occhi suoi dev’essere ancora istruito; l’iniziato parla a chi non considera suo pari. Anche in seguito parla delle sue parole come di un «ripasso» di cose espresse in modo polivalente.

     Poi con tale fare dotto del maestro verso il discepolo, prosegue dando una definizione di dualismo, particolarmente quella della gnosi: 1. Aspetto ontologico o antropologico: spirito buono imprigionato nella materia cattiva; 2) Aspetto cosmologico: l’eterna lotta dei due principi gnostici del bene e del male.

     Poi passa ad applicare tali «principi» dualistici al peccato e alla sua origine, considerandolo una specie di patologia e considerando un nemico pianificatore. Qui come altrove, dove si dà al principio del male un onore di avversario paritario o quasi (tipico del pensiero gnostico o gnosticheggiante), al Dio biblico non viene fatta fare bella figura, facendolo apparire meno altissimo, onnipotente e onnisciente di quanto sia. Poi viene aggiustato un po’ il tiro, subordinando il male al bene. Come si vede il tutto diventa un linguaggio filosofico, ben distante dall’esegesi e dalla teologia biblica. È il «male è subordinato al bene»? Certo non di propria volontà. Ho dovuto pensare a questa parola di Paolo: «Ciò a cui la carne ha l’animo è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio, e neppure può esserlo» (Rm 8,7).

     Non si capisce poi perché il «bene» (quale quello assoluto? quello antropologico?) non abbia «connotazioni morali» (e non sia «finalizzato a un premio»), visto che sia Dio, sia l’uomo sono esseri morali: distinguono il bene dal male e agiscono di conseguenza. Eccone alcuni esempi.

     ■ Dio: «E l’Eterno si pentì d’aver fatto l’uomo sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo» (Gn 6,6; male minacciato Es 32,14; Gr 26,19; Am 7,3.6; Gna 3,10; calamità inflitta 2 Sm 24,16; 1 Cr 21,15). «Io, l’Eterno, amo la giustizia, odio la rapina, frutto d’iniquità; io darò loro fedelmente la loro ricompensa, e fermerò con loro un patto eterno» (Is 61,8).

     ■ L’uomo: «Io prendo oggi a testimoni contro a voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua progenie» (Dt 30,19). «Così parla l’Eterno: Ecco, io pongo dinanzi a voi la via della vita e la via della morte» (Gr 21,8). «Io ho scelto la via della fedeltà, mi sono posto i tuoi giudizi dinanzi agli occhi» (Sal 119,30).

 

Poi l’autore passa a una definizione di una antropologia dualista, mettendo lo «spirito contro anima e corpo». Per far ciò deve equiparare necessariamente la «mente» con «l’anima» e rendere quest’ultima «parte integrante del corpo». Per questo attribuisce la morte non all’intero essere, ma solo alla sfera corporale-animica. È una visione filosofica, ma non esegetica né teologica. Infatti, nella Bibbia la «mente» è associata allo «spirito» (ach) non all’«anima» (nefeš; qui in senso di funzione). Il termine «anima» descrive tutto l’uomo, la persona; non a caso è tradotta in tantissimi brani con «persona» e addirittura con «io». Alla morte è tutta la persona che muore; lo spirito torna a Dio (Ec 12,9) e nel Paradiso è cosciente, ma storicamente inefficiente (cfr. Lc 16,19ss; si parla di «ombre»; Is 14,9; 26,19), aspettando la risurrezione della carne. Nell’escatologia darbista invece, lo spirito diventa efficiente dopo la morte anche senza il corpo, considerato a modo suo come una specie di prigione, e subito serve Dio presso il trono (mentre biblicamente i morti fino alla risurrezione sono impuri); tutto ciò ha reminiscenze pericolose col dualismo gnostico. Per non ripetermi sull’antropologia biblica rimando a «Antropologia 1-4» in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 86-92.

     Poi l’autore, per mantenere una coerenza col dualismo esposto, si dà a svelare «misteri» con un parallelismo fra protologia (origine del diavolo) e antropologia speculativa, dividendo l’umanità in «figli del demonio» e altro (figli di Dio?). Il dualismo lo costringe ad affermare che tali spiriti (i figli del diavolo) «sono attratti dal male, sono nell’essenza il male e desiderano quindi fare il male». È uno schema semplice, semplicistico e lampante, ma estremamente falso e pericoloso. Davide supplicava Dio: «Non venire a giudizio col tuo servitore, perché nessun vivente sarà trovato giusto nel tuo cospetto» (Sal 143,2). E lui stesso confessò: «Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti, non v’è alcuno che faccia il bene, neppur uno» (Sal 14,3). Paolo usò molti versi del Salmo 143 per concludere che «tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio» (Rm 3,10-23). Anche nella sua vita di credente rigenerato ammise la presenza della «legge del peccato» (Rm 7,17-25) e consigliò la «mortificazione della carne» e il rinnovamento dello spirito (Rm 8,13; cfr. svestire l’uomo vecchio, vestire l’uomo nuovo; Ef 4,22ss; Col 3,10).

     Il resto viene portato nuovamente su un piano filosofico, distinguendo fra un presunto «dualismo perfetto» e uno «imperfetto». Come si vede, non è l’esegesi che porta a costruire gli orizzonti teologici dell’AT e del NT, ma una visione filosofica (e perciò ideologica) del mondo. Un tale pensiero e un tale linguaggio sono difficilmente riscontrabili nella Bibbia, i cui scrittori sono ancorati nella «sapienza» (basata sulla rivelazione di Dio e sulla riflessione della Torà), ma non nella filosofia (basata sulla riflessione e sulla logica umane). Non si comprende bene se, nel pensiero dell’autore, per distruggere il «cancro» del peccato o del male, come lui lo definisce, i malvagi saranno distrutti, ossia annientati come entità personali e sensibili. Ciò sarebbe teologicamente grave. Al riguardo rimando per l’approfondimento in Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale. Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), agli articoli: «Il giudizio universale», pp. 313s; «L’inferno», pp. 315-321; cfr. anche la sezione «Lo stato intermedio», pp. 182-212.

     La conclusione di tale «docente» è interessante. Dopo aver parlato su un piano filosofico (quindi senza esegesi contestuale letteraria, storica e culturale), si rivolge al suo interlocutore, considerato un discepolo, parlando di «istruire nella teologia» (!). Ammette però il limite: «non posso farti comprendere lo Spirito delle cose». Consiglia così a chi è già da tempo un conduttore di chiesa: «ti conviene nascere di nuovo». È possibile che l’autore della lettera consideri Sandro ancora poco «iniziato», visto che lo tratta come un «maestro» fa con uno scolaretto e un «guru» col suo discepolo, ma che debba nascere ancora di nuovo, è spropositato; o intende con ciò una «rinascita» mistica, tipica dello gnosticismo? Infine, minaccia d’abominio il suo interlocutore nell’evenienza di essere mal interpretato! Un metodo pedagogico impeccabile! Sebbene Sandro non mi abbia detto chi sia questo suo «maestro», penso di riconoscerne lo stile e i contenuti, oltre che gli anatemi; ma potrei sbagliarmi.

     Mi viene un sospetto: l’autore di tale scritto non ha letto l’intero articolo, a cui rimandava l’invito alla lettura; infatti non fa cenno dell’analisi biblica della prima parte né delle osservazioni risultanti della seconda parte. Strano modo di dialogare per chi si ritiene, per citar Paolo: «…ti persuadi d’essere guida dei ciechi, luce di quelli che sono nelle tenebre, educatore degli scempi, maestro dei fanciulli… come mai, dunque, tu che insegni agli altri non insegni a te stesso?» (Rm 2,19ss). Di questa categoria almeno Paolo ammetteva: «Tu conosci la sua volontà, e discerni la differenza delle cose essendo ammaestrato dalla legge» (v. 18). Ma qui abbiamo visto solo filosofia dualista, alquanto contigua con lo gnosticismo, rivestita con una parvenza di «teologia» (darbista riconvertito a spiritualista gnostico?).

 

Blasfemia o dualismo? 1: Il reperto biblico {Nicola Martella} (A)

Blasfemia o dualismo? 2: Il dualismo integralista {Nicola Martella} (A)

Blasfemia o dualismo? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL:

http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Dualismo_saccente_gnostico_MeG.htm

30-06-2008; Aggiornamento: 26-07-2008

 

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