Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

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LA QUESTIONE DELLA «CULTURA BIBLICA»

ALLA LUCE DEL GIUDAISMO 2

 

 di Nicola Martella

 

Questo articolo prende spunto dal seguente articolo: Lezioni dalla storia 2: Separazione della chiesa dalle sue radici giudaiche e origine della «teologia della sostituzione» {Argentino Quintavalle}. Leggendolo, mi sono posto delle domande e ciò mi ha portato alle seguenti riflessioni. Lo scopo è quello di continuare a dialogare nella ricerca della verità. Tralasciamo molte delle questioni che si potrebbero porre e ci limitiamo solo ad alcune rilevanti. Per le altre obiezioni rimandiamo al seguente articolo: La questione della «cultura biblica» alla luce del giudaismo 1.

 

     ■ Da una parte si mette in forse la fonte citata da Eusebio (i cristiani giudei abbandonarono Gerusalemme prima della sua distruzione e si trasferirono a Pella), dall’altra non si fornisce alcun’altra fonte storica che affermi il contrario. Da una parte si afferma che «il semplice atto li avrebbe marchiati per sempre come traditori», ossia quelli che avrebbero abbandonato Gerusalemme prima dell’assedio (in effetti, però, tra i preparativi all’assedio di Gerusalemme da parte di Vespasiano e l’assedio vero e proprio di Tito passarono degli anni, segnati dal fatto che Vespasiano fu acclamato re), dall’altra parte si afferma: «Essere contro la guerra non significava necessariamente essere dei traditori» (per giustificare alcuni Farisei).

     ■ Prima si afferma che «i cristiani giudei siano rimasti nella città a fianco dei loro compatrioti durante la Prima Rivolta» (68-70 d.C.) e anche durante la seconda (2° sec.), poi si aggiunge che «molti cristiani giudei sono morti durante le due guerre, anche se non c’è alcuna registrazione storica della chiesa che parli dell’uccisione di cristiani giudei». Se non ci sono fonti certe per affermarlo, sono solo supposizioni, no?

     ■ Si parla a ragione di pagine oscure della storia della chiesa contro il giudaismo storico. Si dimenticano però la varie pagine oscure del Talmud e degli altri scritti giudaici. in cui Gesù Cristo, l’Evangelo e i cristiani vengono dipinti e descritti nei modi più infamanti (cfr. I.B. Pranaitis, I segreti della dottrina rabbinica (Effedieffe 2005; testo integrale scaricabile qui: http://vho.org/aaargh/fran/livres5/pranaitisital.pdf).  Si può parlare sia di «sudditanza psicologica nei confronti della chiesa», come scrive l'autore, sia di «sudditanza psicologica nei confronti del giudaismo», come egli fa trapelare.

 

Nota redazionale: Un cristiano mi ha fatto notare che lo scritto di I.B. Pranaitis, russo originario del Turkestan e sacerdote cattolico, sia caro agli antisemiti di tutto il mondo. Ha inoltre aggiunto che la casa editrice effedieffe sia antisemita, perciò  molto cara a siti cattolici antisemiti come Holy War (recentemente oscurato dalle autorità giudiziarie), a gruppi neonazisti e simili. Noi chiaramente prendiamo le distanze da tutto ciò. Bisogna perciò per prima cosa distinguere lo scritto originario di tale monsignore (pubblicato nel 1892!) dall'uso che tali organizzazioni ne fanno oggigiorno. Per seconda cosa, consigliamo di servirsi di tale scritto solo per identificare i brani critici del Talmud che contengono asserzioni negative su Gesù di Nazareth e sui cristiani, poi però si fa bene a verificare tali brani direttamente in un Talmud.

   Prendiamo qui le distanze da ogni tipo di antisemitismo. A noi interessa qui solo l'accertamento di una verità storica in un periodo particolare qual è quello medioevale, che era pregno di specifiche problematiche sia nel giudaismo sia nel cristianesimo.

 

     ■ È errato affermare che «la chiesa, prima centrata su Gerusalemme, è diventata prevalentemente gentile» solo al tempo dell’imperatore Adriano (117-138 d.C.), come invece si suggerisce. Ciò è avvenuto già in epoca apostolica; non a caso le sette lettere dell’Apocalisse furono indirizzate dal Signore Gesù a conduttori le cui chiese erano presenti nella provincia Asia (nell’attuale Turchia) e non nella Giudea. Anche l'attività missionaria del gruppo di Paolo era indirizzata fuori della Giudea e la maggior parte delle sue epistole erano indirizzate a chiese a maggioranza gentile.

     ■ I primi ad aderire a una «fede pagana e apostata, a causa dell’introduzione di rituali e concetti che hanno a volte avuto le loro radici, non nelle Scritture, ma nelle pratiche pagane e nella filosofia greca» sono stati proprio correnti del giudaismo. Non a caso la gnosi è provenuta dal giudaismo che ha fatto una commistione della tradizione biblica con il platonismo (cfr. Filone d’Alessandria), con le religioni dei Misteri e con l’esoterismo (cfr. cabala, alchimia). Le «scuole teologiche» cristiane (p.es. quella d’Alessandria) hanno spesso imparato i loro metodi d’interpretazione ellenistici proprio dalle «scuole teologiche» giudaiche (cfr. Origene e l’allegoria che fu poi usata per la «teologia della sostituzione»).

     ■ Si circonda i «cristiani giudei» con un nembo di salvatori del cristianesimo («il solo gruppo che poteva salvare la cristianità dagli errori…»), dimenticando che molte dottrine anti-trinitarie e simil-ariane sono provenute proprio da loro (cfr. Ebioniti e gruppi simili).

     ■ La questione del «giorno» si trova già negli scritti del NT. Paolo considerò inutile l’osservanza da parte dei Gentili dei «giorni» giudaici, anzi era un sintomo preoccupante di una giudaizzazione strisciante (Gal; Col). Dall’altra parte prevedeva che i Giudei cristiani osservassero il «giorno», come che i cristiani non-giudei decidessero di fare altrimenti (Rm 14). La trattazione della questione del sabato e della domenica da parte di Argentino è quindi viziata da uno schierarsi che non tiene presente i fatti già presenti nel NT, secondo il quale c’è piena libertà di farlo o di non farlo.

     ■ Le responsabilità della gerarchia ecclesiastica nei secoli contro il popolo giudeo (cosa certamente deplorevole) non sminuisce la responsabilità della gerarchia giudaica nell’aver condannato a morte Gesù. Il fatto che Gesù sia sia offerto volontariamente (Gv 10,17s) non sminuisce il fatto che i discepoli, da Pentecoste in poi, dissero ai Giudei: «Voi lo avete messo a morte» (cfr. At 2,23.36).

     ■ L’analisi di Argentino contiene molti aspetti di verità storica. Essendosi però ideologicamente schierato, fa spesso un’analisi di parte. Per tali motivi, il complesso quadro storico viene abbastanza semplificato e indirizzato in una sola direzione. Da ciò risulta che i Giudei storici (e secondariamente quelli cristiani) sono stati sempre vittime e mai carnefici, hanno sempre ragione e mai torto, hanno proclamato solo e sempre verità e mai menzogne, hanno sempre avuto la patente dell’originalità e della purezza e non si sono mai macchiati di scelleratezze religiose e di commistioni dottrinali. Già gli Evangeli, il libro degli Atti e le epistole del NT mostrano che le cose fin dall’inizio non sono state proprio così.

     ■ La decisioni storiche e teologiche del concilio di Gerusalemme — in cui fu dato torto ai giudaisti (At 15,1s), ossia ai Farisei cristiani che intendevano mettere sui cristiani gentili il giogo della legge e delle loro tradizioni (v. 5) — mostra che il giudaismo cristiano (con i suoi usi, costumi e tradizioni) non può vantarsi di avere la «patente di originalità» sul cristianesimo. I quattro punti (dei migliaia pretesi dai giudaisti, come risulta dai corposi scritti giudaici) furono stabiliti per non rendere localmente impossibile la comunione dei cristiani gentili con quelli giudaici (v. 21). In pratica nel concilio di Gerusalemme, per preservare l’unità del cristianesimo intorno a Gesù quale Messia, fu sancita la legittimità di due grandi confessioni cristiane: il cristianesimo di stampo giudaico (caratterizzato da costumi e tradizioni giudaiche) e il cristianesimo di stampo gentile (caratterizzato da costumi e tradizioni inerenti al singolo gruppo etnico-culturale). In Rm 14 Paolo evidenziò tale legittimità di ambedue questi gruppi del cristianesimo, li invitò alla tolleranza e diede loro delle motivazioni teologiche al riguardo.

 

Per l’approfondimento cfr. in Nicola Martella, Šabbât(Punto°A°Croce, Roma 1999) gli articoli: «Questioni intorno al sabato ebraico», pp. 46-50; «La questione della legge», pp. 51-56; cfr. pure «La questione della domenica», pp. 57-69.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Cultura_biblica_giudaismo_UnV.htm

13-02-2007; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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