2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}
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Come
già detto, qui ci limitiamo solo all'antropofagia, tema che contiene
diverse questioni.
■ Sacrificio rituale umano: Il sacrificio rituale di persone
umane era contrario al sentimento comune degli Israeliti. Il re di Moab
— sapendosi oramai alla mercé degli Israeliti, che l’assediavano — credé
di scampare mediante qualcosa di esecrante: «Allora prese il suo
figlio primogenito, che doveva succedergli nel regno, e
l’offerse in olocausto sopra le mura. A questa vista, un
profondo orrore s’impadronì degli Israeliti, che s’allontanarono
dal re di Moab e se ne tornarono al loro paese» (1 Re 3,26s).
■ Cannibalismo: Quanto al cannibalismo rituale o di cadaveri
d’uomini, esso era sconosciuto agli Israeliti. Era una pratica pagana.
La legge mosaica non permetteva neppure il consumo di ogni qualsivoglia
animali, ma solo di quelli puri. La Torà dichiarava i cadaveri umani
impuri e già chi li toccava si contaminava (figuriamoci poi a
mangiarli!), era impuro per sette giorni ed era considerato altamente
contaminante (nessuno si accostava a lui e veniva isolato); inoltre egli
era sotto giudizio divino, se non si purificava nei modi e nei tempi
stabiliti (Numeri 19,11ss).
Dio parlò mediante Mosè dell’eventualità del cannibalismo, ma solo come
estremo gesto ignobile di un popolo disubbidiente all’Eterno, quando
sarà assediato dai nemici e prossimo alla morte. Si noti il contrasto
fra gente delicata che, partita oramai di testa, compie atti considerati
inconsulti: «E durante l’assedio e nella distretta alla quale ti
ridurrà il tuo nemico, mangerai il frutto delle tue viscere, le carni
dei tuoi figli e delle tue figlie, che l’Eterno, il tuo Dio, t’avrà
dati. L’uomo più delicato e più
molle tra voi guarderà di mal occhio il suo fratello, la donna
che riposa sul suo seno, i figli che ancora gli rimangono, non volendo
dare ad alcun d’essi delle carni dei suoi figli delle quali si ciberà,
perché non gli sarà rimasto nulla in mezzo all’assedio e alla distretta
alla quale i nemici t’avranno ridotto in tutte le tue città.
La donna più delicata e più molle tra voi, che per mollezza e
delicatezza non si sarebbe attentata a posare la pianta del piede in
terra, guarderà di mal occhio il marito che le riposa sul seno, il suo
figlio e la sua figlia, per non dar loro nulla della placenta uscita dal
suo seno e dei figli che metterà al mondo, perché, mancando di tutto, se
ne ciberà di nascosto, in mezzo all’assedio e alla penuria alla quale i
nemici t’avranno ridotto in tutte le tue città» (Deuteronomio
28,53-57).
E le cose avvennero poi storicamente così come Dio aveva loro paventato.
Durante l’assedio di Samaria, quando la fame e la morte giravano per le
strade della capitale di Efraim, una donna chiese aiuto al re Jehoram
(figlio di Achab) in una questione contro la sua rivale: «Questa
donna mi disse: “Da’ qua il tuo figlio, che lo mangiamo oggi; domani
mangeremo il mio”. Così cocemmo il mio figlio, e lo mangiammo. Il giorno
seguente io le dissi: “Da’ qua il tuo figlio, che lo mangiamo”. Ma essa
ha nascosto il suo figlio» (2 Re 6,24-29). Ecco la reazione del re:
«Quando il re ebbe udite le parole della donna, si stracciò le vesti»
(v. 30), ossia in segno di sdegno e orrore.
Tutto ciò mostra che il cannibalismo era fuori della sfera culturale e
religiosa d’Israele. Dove avveniva era in seguito al giudizio storico di
Dio e come segno di estrema disperazione di persone oramai al limite
della vita e della ragione.
■ Teofagia eucaristica?: Quanto all’eucaristia nella
concezione cattolico-romana, essa è effettivamente una forma presunta di
antropofagia e teofagia, presunta perché si tratta di una questione
puramente ideologica (dogmatica), non reale (scientificamente
accertabile). In effetti per la concezione ebraica non esiste una tale
transustanziazione degli elementi. L’ultima «cena del Signore» fu una
Pasqua, in cui nulla si trasformò (Gesù era lì presente e vivente). Pane
e vino rimasero tali, ma divennero il ricordo del corpo e del sangue che
Gesù avrebbe offerto in croce.
In un’altra occasione, ai discepoli scandalizzati per il linguaggio di
Gesù — «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna;
e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Giovanni 6,54; v. 57 «chi
mi mangia, vivrà») — che egli intendeva in senso allegorico, ma che
essi presero per reale, egli disse: «È lo Spirito quel che vivifica;
la carne non giova nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita»
(v. 63). Il suo scopo era spronare i suoi seguaci a fare sul serio,
separando i veri discepoli da quelli falsi, poiché, come Gesù disse
loro: «Fra voi ve ne sono alcuni che non credono» (v. 64); anzi
c’era anche il traditore. Perciò, «d’allora molti dei suoi discepoli
si ritrassero indietro e non andavano più con lui» (v. 66). E anche
dopo che rimasero i Dodici e Pietro riconobbe pubblicamente che Gesù
fosse il Messia-Re promesso (vv. 67ss), Gesù dichiarò loro che uno di
loro era «un diavolo», intendendo Giuda Iscariota (vv. 70s).
Il NT non conosce una transustanziazione degli elementi della «cena del
Signore». L’antropofagia quale teofagia proviene dalle «religioni dei
Misteri», in cui il mysterion o sacramentum consisteva, ad
esempio, nel ricoprire di pasta un neonato, nel cuocerlo e nel mangiarlo
fra gli iniziati con la concezione ideologica che fosse diventato la
carne del dio di riferimento. Tali concezioni gnostiche furono poi
assimilate da parti della chiesa, cristianizzate e poi anche rese dogma.
Le chiese protestanti e quelle evangeliche rifiutano assolutamente una
concezione simile, poiché estranea all’AT, al giudaismo, alla chiesa
primordiale e al NT.
Abbiamo detto che la transustanziazione è una questione puramente
ideologica e non reale, dogmatica e non scientificamente accertabile.
Quando Gesù tramutò l’acqua in vino avvenne una transustanziazione,
ossia la trasformazione di una sostanza in un’altra e ciò fu accertato
da uno che se ne intendeva. «E quando il maestro di tavola ebbe
assaggiata l’acqua, che era diventata vino, (ora egli non sapeva da dove
venisse, ma ben lo sapevano i servitori che avevano attinto l’acqua),
chiamò lo sposo e gli disse: “ Ognuno serve prima il vino buono; e
quando si è bevuto largamente, il meno buono; tu, invece, hai serbato il
vino buono fino ad ora”» (Giovanni 2,9s). Ciò risultò dall’analisi
organolettica di un esperto e dalla testimonianza dei presenti alle
nozze di Cana, che di quel vino ne bevvero. Un’analisi chimica avrebbe
attestata tale realtà. Nessuna analisi scientifica potrà invece mai
attestare una presunta transustanziazione dell’eucaristia, visto che
avviene solo nelle menti dei dogmatici cattolico-romani.
In un’altra occasione Gesù disse: «Non capite voi che tutto quello
che entra nella bocca va nel ventre ed è gettato fuori nella latrina?»
(Matteo 15,17). Quello che l’uomo mangia non lo può contaminare né
santificare in senso morale. A santificare tutti i veri seguaci di
Cristo bastano già la Parola di Dio (Giovanni 17,17; Ef 5,26; 1 Timoteo
4,5) e lo Spirito Santo (1 Corinzi 6,11; 2 Tessalonicesi 2,13; 1 Pietro
1,2). Ambedue hanno la capacità di penetrare nel cuore (interiore,
mente) delle persone e di agire profondamente in loro.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Cannibal_eucaristia_BB_MeG.htm
13-08-2008; Aggiornamento: 17-08-2008