Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Šabbât

 

Bibbia (generale)

Vai ai contributi sul tema

Norme di fair-play

 

 

Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TIRO A SORTE E ORACOLO DIVINO? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Nell’articolo «Tiro a sorte e oracolo divino» abbiamo visto che, per capire, bisogna distinguere fra «l’oracolo teocratico» (sacerdotale o di Stato) e il consulto divino ordinario. In quest’ultimo caso ci si rivolgeva al sacerdote per conoscere la volontà di Dio, ossia ciò che Egli comandava nella legge mosaica. Successivamente Dio diede i profeti teocratici, che si potevano consultare; non si dimentichi però che questi ultimi erano essenzialmente proclamatori della volontà morale di Dio nel presente e non pronosticatori del futuro.

     Qui di seguito diamo la possibilità ai lettori di discutere questo tema, tenendo presente l’articolo e il primo contributo.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. A. Quintavalle

2. Gianni Siena

3. Nicola Berretta

4. Nicola Martella

5. A. Quintavalle

6. Gianni Siena

7. Nicola Martella

8. Clara Cristalli, ps.

9.

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Argentino Quintavalle}

 

Nota editoriale: Alcuni riferimenti bibliografici fra parentesi, quando non intendono brani biblici, sono preceduti da «T.B.» e da «T.Ger.», sigle che si riferiscono rispettivamente al Talmud di Babilonia e di Gerusalemme, che fra loro in parte divergono.

 

Gettare le sorti era un metodo comunemente impiegato per conoscere la volontà di Dio, o per scoprire il responsabile di qualche azione (cfr. Achan in Gs 7,14s e Giona 1,7), per dividere una proprietà (Nu 33,54; 34,13; Sal 22,18; Mt 27,35; Gv 19,24), o per scegliere dei rappresentanti di Dio (1 Sam 10,19s). Tribù, famiglie, capi famiglia, persone, facevano spesso uso della sorte per conoscere la volontà di Dio (vedi anche 1 Sam 14,41s).

     Venivano scritti i nomi o fatti altri segni sugli oggetti che servivano per la sorte, come potrebbe essere piccole pietre, pezzi di legno, ossa d’animale, frecce o dadi. Per il capro espiatorio, ad esempio, su uno c’era scritto «per il Signore» e sull’altro, «per Azazel» (T.B. Yoma 4,1). Uno dei più famosi dispositivi usati per prendere decisioni erano l’Urim e il Thumim portati dal sommo sacerdote (Es 28,30). Erano delle pietre per mezzo delle quali veniva consultata la volontà di Dio (Nu 27,21; Esd 2,63; Ne 7,65). Le richieste rivolte a quest’oracolo divino erano formulate come alternative tra due sole possibilità.

     Dai tempi della Septuaginta, è stato affermato che queste parole significano «rivelazione e verità», oppure «luci e perfezioni», ma ciò non può essere confermato per mezzo della Bibbia. Il Talmud interpreta: Urim = «quelli le cui parole sono luci»; Thumim = «quelli le cui parole sono adempiute» (T.Ger. Yoma 44c).

     Si pensa che l’oracolo era consultato nella seguente maniera: Il sommo sacerdote indossava i suoi paramenti e la persona dalla quale si cercava una risposta stava in piedi di fronte a lui, mentre egli era rivolto verso Dio (la Shekinah). Era necessario pronunciare la questione e porre una breve domanda, ma non ad alta voce. La risposta era un sì o un no alla domanda posta. Poteva essere fatta soltanto una domanda alla volta. Secondo il Talmud e Giuseppe Flavio, la risposta dell’Urim e del Thummim veniva data per mezzo di raggi di luce (T.B. Yoma 73b).

     Giuseppe Flavio riporta il fatto che gli ultimi combattenti di Masada, una volta che il loro destino era stato segnato, hanno gettato le sorti per stabilire l’ordine in cui sarebbero morti per suicidio (Guerre Giudaiche 7,395-396).

     Famosa è anche la nomina di Mattia ad apostolo. Tirare a sorte era una forma riconosciuta per accertarsi della volontà di Dio. Proverbi 16,33 recita: «Si gettano le sorti nel grembo, ma ogni decisione viene dall’Eterno», il che significa che quello che è attribuito alla possibilità, al fato, alla fortuna o alla coincidenza è determinato da Dio. Come ha detto Albert Einstein obiettando l’uso della teoria dei quanti della probabilità matematica, «Dio non gioca a dadi con l’universo». {20-08-2008}

 

 

2. {Gianni Siena}

 

Potrebbe essere utile tirare a sorte ma vi sono sempre vie più consone per il procedere di un cristiano.

    Una storiella racconta di tre ragazzini che fecero questo «sorteggio»:

     a) Testa: Andiamo al mare.

     b) Croce: Andiamo alle giostre.

     c) Se la moneta rimane in piedi andiamo a scuola.

 

In genere, trovo puerile affidarmi al sorteggio, sono abituato a pregare e aspettare che maturi una certa convinzione nel cuore: come risposta alle domande della vita poste davanti al Signore.

     Nel 1977 conobbi mia moglie e dovevo verificare una certa «consapevolezza» al suo riguardo che s’era insinuata nel cuore e non avevo voglia di farlo. Chiesi al Signore di darmi un segno «impossibile»: vederla prima d’ogni altro conoscente della chiesa di Bologna.

     Quando il Signore vuole una certa situazione, le cose accadono e sono sempre la risposta alla sua manifesta volontà, della quale abbiamo timore o dubbio: avvenne come avevo chiesto e, in seguito, seppi che fu l’unica volta che andò in chiesa senza la sua compagnia abituale.

     Nel 2002 decisi d’andare in pensione, anche allora non sapevo cosa fare, avevo 46 anni compiuti e volevo lavorare ancora qualche anno, anche per raccogliere una promozione che aspettavo da anni: non sembrava esservi fretta ma qualcosa mi spingeva a considerare improvvisamente quest’opzione. Le cose erano maturate, dovevo prendere la decisione e pregai al riguardo; una serata era riunione di studio e non di preghiera, ma chiesi in questo modo a Dio: «Se m’alzo dalla preghiera con persuasione favorevole questa è la tua Volontà».

     Avrei voluto un «segno di conforto» al riguardo, ma non avevo il coraggio di chiederlo, il Signore fu invece buono oltre misura. Mentre tornavamo a casa ed ero certo di quella scelta, mia moglie (non sapeva ancora nulla) mi raccontò del discorso fatto da due passeggeri sul treno, che prende per recarsi al lavoro. «Combinazione» parlavano di pensionamento! Uno disse: «Beati coloro che hanno il bonus dell’amianto». L’altro replicò con queste parole: «Fortunato chi ha questa possibilità... è un treno da non perdere».

     Queste parole, pronunciate da un anonimo lavoratore, confermarono quello che Dio (attraverso le circostanze e quello stato d’animo) mi aveva incoraggiato a fare. Dio parla così quando le decisioni sono importanti ma ci guida spesso nella vita con sentimenti di pace e certezza (leggendo la Scrittura si trova anche ciò).

     La «sorte»? Non so cosa sia, se uno è un cristiano sa che Dio si prende cura d’ogni dettaglio e non ci lascerà mai nella confusione. Se qualche volta non «parla», vuole che camminiamo per quella strada: alla fine scopriremo che i segnali della sua Presenza erano molto numerosi... col senno di poi si comprende anche questo.

     Nel Nuovo Testamento c’è un solo caso di «sorteggio», ma è accompagnato da preghiere e attesa d’una risposta: potremmo farlo anche noi? Sì, forse, funzionerebbe, ma l’esperienza cristiana e gli ammonimenti della Scrittura sconsigliano d’usare simili sistemi come pratica abituale.

     Un esempio viene dall’aprire la Bibbia e leggere il primo brano che si presenta: molte testimonianze dimostrano che il Signore s’è servito di questo modo d’interpellarlo per salvare, consigliare e guidare. Ma in poco tempo esso esaurisce la sua funzione e ci vuol altro: Se il popolo di Dio non si dà alla lettura profonda della Bibbia e alla preghiera... non c’è più alcuna aurora! {16-09-2008}

 

 

3. {Nicola Berretta}

 

Caro Nicola, ho trovato il tuo articolo e il contributo di Argentino relativo all’uso dell’Urim e Tummim molto interessanti. Colgo l’occasione allora per porti una domanda. Leggendo in 1 Samuele troviamo che Davide, dopo la sua fuga da Saul accolse presso di sé il Sacerdote Abiatar, il quale portò con sé l’Efod (23,6). In un paio d’occasioni troviamo che questo Efod fu usato per cercare una risposta dal Signore con domande simili a quelle poste con l’Urim e il Tummim (23,9; 30,7). Per questo motivo ho pensato che in questi brani s’usasse la parola «efod» come sinonimo d’Urim e Tummim, però, nello stesso contesto troviamo che Saul cercò inutilmente d’ottenere una risposta dal Signore attraverso l’uso dell’Urim (28,6). Mi chiedo allora: gli Urim e Tummim potevano essere più d’uno, in aggiunta a quello in possesso del Sommo Sacerdote? Oppure anche l’efod di per sé poteva fungere da strumento per interpellare Dio? {18 settembre 2008}

 

 

4. {Nicola Martella}

 

Il termine ebraico ’efôd intendeva la veste, la tunica che si portava sulla pelle. Tale termine fu tradotto dalla Settanta in 2 Sm 6,14 con efoud «efod», mentre in 1 Cr 15,27 con stolē «vestimento, veste» (cfr. la stola romana). Ecco la traduzione di quest’ultimo verso: «Davide era vestito con una sopravveste di bisso, così come tutti i Leviti che portavano l’arca, i cantori e Kenanja, capo nell’intonare [il canto] dei cantori; e Davide aveva sulla sopravveste un efod di lino». Qui vediamo che l’efod era una specie di camiciotto supplementare. C’era quindi un uso generale e uno specifico del termine efod. Lo stesso giovane Samuele era cinto di un efod di lino (1 Sm 2,18).

     Nell’abbigliamento sacerdotale l’Efod era proprio tale specie di camiciotto che egli portava al di sopra delle vesti (si veda la corrispondenza nell’abbigliamento dei chierici in varie denominazioni cristiane; ciò è un prestito all’abbigliamento rituale del sacerdozio levitico). A esso era poi applicato il pettorale, la specie di tasca in cui erano posti gli Urim e i Tummim. Come succede con l’uso, i termini vengono a prendere un significato tecnico e inoltre spesso la parte viene a stare per il tutto, e viceversa. L’Efod era l’indumento che caratterizzava i sacerdoti (1 Sm 22,18), una specie di grembiule che probabilmente serviva per proteggere le vesti durante il servizio quotidiano. Il «pettorale del giudizio» (Es 28,15ss), su cui o in cui stavano gli Urim e i Tummim, e l’Efod erano strettamente connessi (vv. 27.31ss).

     C’era anche un uso idolatra dell’efod, accanto ad altri oggetti di culto (Gdc 17,5; 18,14.17s.20; Os 3,4). Probabilmente Gedeone fece solo la veste visibile per il Dio invisibile (Gdc 8,26s), cosa che divenne l’inizio della prostituzione spirituale dell'idolatria legata al culto di Jahwè. Come parallelo si può tener presente l’uso tecnico di «abitino» in italiano, che nell’occultismo indica un sacchettino in cui sono cuciti vari oggetti (riso, santini, chiodi, ecc.) contro il malocchio. Se un efod servisse anche in ambiente pagano o paganizzato per divinare, non è chiaro.

     In alcuni brani si parla di portare (addosso) o di addurre l’Efod per consultare l’oracolo. Il sommo sacerdote portava normalmente tale particolare grembiale dinanzi a Jahwè (1 Sm 2,28; 14,3). Il sommo sacerdote Abiatar lo portò con sé, quando si rifugiò presso Davide (1 Sm 23,8) e quest’ultimo consultò Jahwè per mezzo di esso (vv. 9s; 30,7ss).

     Si tenga presente che anche sull’Efod erano incastonate due pietre con rispettivamente sei nomi (Es 28,6-14), oltre poi al «pettorale del giudizio» con gli Urim e i Tummim (le 12 pietre con i nomi delle tribù d’Israele; vv. 15ss.30). Le possibilità erano due: ▪ 1) Sia l’Efod che gli Urim avevano la stessa funzione; ▪ 2) Col tempo l’Efod sacerdotale e gli Urim divennero sinonimi, poiché il «pettorale del giudizio» era strettamente connesso all’Efod; col tempo il linguaggio si semplifica (vedi come «Urim e Tummim» divennero semplicemente «Urim») ed Efod «camiciotto, grembiale» divenne più comune di Urim, il cui significato divenne più oscuro.

     Consultare l’Eterno mediante l’Urim (1 Sm 28,6) o mediante l’Efod (1 Sm 30,7s), sembra essere la stessa cosa. In vari brani per semplicità non è menzionato neppure lo strumento di consultazione (Gdc 20,27; 1 Sm 23,2.4; 2 Sm 2,1; 2 Sm 5,19.23). È interessante 1 Sm 14.18: mentre l’ebraico ha «fa accostare l’arca di Dio» (ossia per consultarlo), la Settanta traduce con Efod (cfr. v. 3).

     Come si vede è difficile per noi oggi penetrare in tutto e per tutto un «pianeta culturale» antico di millenni in cui, come oggi, c’era una lingua viva, un vasto mondo di idee in mutamento, vari usi per gli stessi termini e così via. Per quello che capisco, l’Efod sacerdotale o era usato come gli Urim o era diventato il sinonimo più facile per questi ultimi e quindi per l’oracolo sacerdotale.

 

 

5. {Argentino Quintavalle}

 

Il testo di 1 Sam 23,6 dice: «Egli [Abiathar] è sceso con un efod in mano». Secondo la versione Diodati sembrerebbe che gli fosse caduto e che quindi lo portava nelle mani: «L’Efod gli cadde nelle mani». Non c’erano due Urim e Thummim, caso mai due tipi d’Efod. C’era l’efod semplice, una tunica di lino indossata da tutti i sacerdoti e sprovvista d’ornamenti. Quello di 1 Sam 23,6 era l’efod con gli ornamenti, al quale s’accompagnavano gli Urim e i Thummim (Es 28,30) e che Abiathar teneva in mano. Questo apparteneva solo al sommo sacerdote, ma siccome suo padre era morto, ora apparteneva a lui, e quindi aveva cura di portarlo con sé, anche se il verso si può tradurre letteralmente come fa Diodati.

     In 1 Sam 23,9 Davide disse: «Porta qua l’efod», non è perché se lo vuole mettere lui, ma per dire al sommo sacerdote d’indossarlo. La consultazione con gli Urim e i Thummim doveva essere fatta con l’efod addosso.

 

 

6. {Gianni Siena}

 

Caro Nicola, pace. Circa le due pietre sull’efod, per mezzo delle quali si consultava — raramente e per questioni particolari — Dio, penso che si trattasse in realtà di due «dadi» particolari, tuttavia,come quelli usati per il gioco o per estrarre a sorte. Davide che consulta Dio mediante l’efod per sapere circa il da farsi, ricorda Cesare sul Rubicone: Alea iacta est! «Il dado (della sorte) è tratto». Su queste due pietre preziose sono incisi i nomi delle dodici tribù d’Israele (6+6 facce = due dadi); quando si gioca a dadi viene sempre fuori una combinazione di numeri che danno ragione agli scommettitori: pari o dispari, per esempio. I nomi delle dodici tribù erano incisi in lettere ebraiche che, prese singolarmente, hanno un valore numerico e un significato simbolico... già da esse si poteva trarre qualche interpretazione del quesito. Ma il nome duplice, che tradurrei come «luci delle perfezioni», potrebbe indicare la natura del minerale con cui erano state fabbricate.

     Da anni sono in vendita dei bracciali che — in modo dimostrabile! — assumono una colorazione diversa, secondo lo stato d’animo di chi lo indossa. La spiegazione è la seguente, il tenore emotivo fa variare le micro-correnti elettriche che attraversano i nervi, queste generano campi elettromagnetici che vanno ad agire sul campo degli atomi di materiali particolari. Osservazione ed esperienza potevano rivelare a un sacerdote se una persona mentiva o diceva il vero. Il metodo non è infallibile ma funziona in casi particolari... la Bibbia ne cita ben pochi. Siamo (al tempo di Mosè) nei giorni del «ministero della carne» e questo espediente sacro non mi stupisce più di tanto. Io non vorrei essere additato come «profano» ma, ragionandovi, ho fatto solo una proposta da discutere, spero di non essere stato blasfemo, sono sinceramente interessato a risolvere questo aspetto della problematica costituita dall’identificare le suddette pietre. {19-09-2008}

 

 

7. {Nicola Martella}

 

Più che profano o blasfemo, Gianni mostra di avere una fantasia molto sviluppata; anch’essa è utile per pensare di là dalla cornice, però poi bisogna verificare quanto si afferma.

     ■ Per prima cosa bisogna distinguere le due pietre poste sull’Efod, dalle 12 pietre poste sul «pettorale del giudizio».

 

     ■ Sulle due pietre d’onice erano incisi i nomi, sei sull’una e sei sull’altra (Es 28,9s). Non viene detto che la loro forma fosse a forma di dado. inoltre esse erano incastrate in «castoni d’oro» (v. 11) ed erano poi fissate sulle spallette dell’efod (v. 12). Inoltre erano sostenute con delle catenelle fissate ai castoni d’oro (vv. 13s).

     Tutto ciò mostra che, per essere «pietre di ricordanza per i figli d’Israele» (v. 12), dovevano avere una forma rettangolare, perché tali nomi si potessero vedere. Inoltre, essendo fissati fra loro e l’Efod, esse non venivano usate a mo’ di dadi né messe nelle mani delle persone di cui si voleva il vaticinio.

 

     ■ Il «pettorale del giudizio» era invece formato da un quadrato (Es 28,15s). Ogni quadrato conteneva tre differenti pietre per fila i quattro ordini successivi, tutte incastrate nei loro castoni d’oro (vv. 17-20). Per formare un quadrato di tre pietre per quattro file, le pietre erano dei rettangoli proporzionalmente più lunghi che alti. Ogni pietra era incisa con un nome delle tribù d’Israele (v. 21). Il tutto era poi fissato con delle catenelle d’oro al pettorale e quest’ultimo all’Efod (vv. 22-28), «affinché il pettorale… non si possa staccare dall’efod» (v. 28). Per questo motivo, dire Efod sacerdotale e dire Urim (e Tummim) poteva significare la stessa cosa. Infatti era tale quadrato, incastonato di pietre e fissato sul «pettorale del giudizio», a essere chiamato «Urim e Tummim» (v. 30).

     La funzione del pettorale e delle dodici pietre era normalmente quello di «conservarne del continuo la ricordanza dinanzi all’Eterno» (v. 29), cosicché il sommo sacerdote portasse «il giudizio dei figli d’Israele sul suo cuore, davanti all’Eterno, del continuo» (v. 30).

 

     ■ Altri aspetti: Tutto ciò che era sacro, era gestito solo dal sacerdote e non doveva essere neppure toccato dagli altri! Decade quindi la variazione cromatica quale criterio del responso, dovuta al contatto fra una persona oggetto del vaticinio e le pietre. Le due pietre, poste a spalline dell’Efod, erano incastonate e fissate; le dodici pietre, poste sul pettorale, erano anch’esse incastonate e fissate (Es 28,17.20). Non erano quindi usate come una specie di dadi, di cui neppure avevano la forma.

     Tutte le pietre erano differenti fra loro quanto a colore e, quindi, a sostanze contenute (Es 28,17-20). Se ciò avesse avuto anche un significato durante l’oracolo, non lo sappiamo. Un sistema c’era, ma la Bibbia non ce lo descrive. Ci vuole umiltà per dire: Non lo sappiamo. Solo però la verità ci libera dalle ideologie.

 

La fantasia è un bene prezioso. A volte produce iridescenti bolle di sapone che, sebbene affascinanti nell’aria, si infrangono però immancabilmente appena toccano terra. Così anche molte mirabili idee s’infrangono sullo scoglio della realtà, appena messe alla prova.

 

 

8. {Clara Cristalli, ps.}

 

Ciao Nicola, anch’io mi sono spesso domandata se il Nuovo Testamento legittima tale pratica. Mi è capitato di farlo per decidere se andare a un incontro oppure se delegare un’altra persona, e cadde su di me la scelta. In realtà, ho poi avuto tanta agitazione interiore, che ho pregato l’altra persona di sostituirmi, perché non me la sentivo d’andarvi. Pensando alle persone che avrei incontrato lì, non avevo pace. E così ho avuto pace all’istante quando sono stata poi sostituita — contrariamente al tiro a sorte effettuato. {21-09-2008}

 

Nota redazionale: Saggia decisione, la seconda.

 

 

9. {}

 

 

10. {}

 

 

11. {}

 

 

12. {}

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Sorte_oracolo_parla_Sh.htm

23-08-2008; Aggiornamento: 22-09-2008

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce