Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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SALMO 137,9 E GLI AVVERSARI DELLA BIBBIA? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Salmo 137,9 e gli avversari della Bibbia». Gli avversari della Bibbia di ogni specie e provenienza usano i versi finali di questo salmo per screditare la sacra Scrittura.

8 O figlia di Babilonia, devastatrice,

felicitazioni a chi ti darà il contraccambio di ciò,

che tu ci hai fatto!

9 Felicitazioni a chi piglierà i tuoi bambini

e li sbatterà contro la roccia!

 

     Oltre agli avversari della fede biblica, che hanno da sempre cercati pretesti, nel corso della storia, ci sono stati sempre cristiani, che hanno cercato di addolcire tali versi per loro fastidiosi e provocatori, per renderli più accettabili a sé e agli altri, mediante l’allegoria o una spiritualizzazione arbitraria.

     Nell’articolo abbiamo visto che tali versi nel loro contesto storico, letterario, teologico e culturale avevano un significato differente da quanto i detrattori della Bibbia vogliono intendere. Prendiamo anche le distanze da ogni maquillage allegorico. Come abbiamo visto tali versi ricalcavano una precisa predizione, che Dio aveva fatto mediante il suo profeta Isaia ben 150 anni prima. Qui di seguito discutiamo di vari aspetti e particolari.

 

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Nicola Carlisi

2. A.C. Bartolomeo

3. Maurizio Ruffino

4. Vincenzo Russillo

5. Maurizio Ruffino

6. Edoardo Piacentini

7. Maurizio Ruffino

8.

9.

10.

11.

12. Autori vari

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Carlisi}

 

Contributo: Questa è una atrocità che commetterà Hazael, il quale fu mandato dal re di Siria Ben-hadad, a trovare Eliseo, che era in Damasco, per sapere se il re, che era infermo, sarebbe guarito. Eliseo rispose di sì, ma gli disse pure che sarebbe morto. Poi Eliseo guardò Hazael, lo fissò e pianse. «Hazael disse: “Perché piange il mio Signore?” Ed egli disse: “Perché io so il male che farai ai figliuoli d’Israele; tu metterai a fuoco e fiamma le loro fortezze, e ucciderai con la spada i loro giovani, e sbatterai i loro fanciulli, e fenderai le loro donne gravide”» (2 Re 8,7-12). Il tutto sarebbe avvenuto, quando Hazael sarebbe divenuto re. {17-05-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Come abbiamo già visto nell'articolo, la prassi di sbattere i bambini contro le pietre, per privare i nemici della prole, era comune ai popoli pagani (cfr. Na 3,10s contro No-Amon, capitale dell’Egitto). Ciò lo fecero non solo i Siri (2 Re 8,12), ma anche gli Assiri (con Israele; Os 10,14; Os 13,16), i Babilonesi, i Medi e Persiani (con Babilonesi; Is 13,16). Salmo 137,9 ricalcava proprio la tale predizione di Dio tramite il profeta Isaia. Babilonesi avevano mietuto ciò, che avevano seminato.

 

Replica (Nicola Carlisi): Martella, grazie per avere completato quello, che io ho appena accennato. {18-05-2012}

 

 

2. {Adriano Carmelo Bartolomeo}

 

Contributo: Il salmo si riferisce alla cattività d’Israele sotto l’impero babilonese. I versetti 8 e 9 si riferiscono alla soddisfazione del popolo d’Israele nel vedere la vendetta, che arriverà da parte del Signore per mezzo di mano d’uomo, in quanto Geremia e Ezechiele avevamo profetizzato la vendetta del Signore. «O figlia di Babilonia, tu diventerai una desolazione!»; si parla di Babilonia, che pagherà per questo reato, rappresentata nella desolazione delle loro famiglie e dei loro figli. Allora il popolo d’Israele nella sua sicurezza, che Dio li avrebbe vendicati, affermano nel salmo che sono beate quelle mani, che attueranno la vendetta del Signore e tratterà il popolo babilonese alla stessa tregua, con cui loro hanno trattato gli israeliti. Bisogna altresì notare che tale profezia si protrae anche nel tempo e ad altre popolazioni, che hanno afflitto Israele, sino a che esso non sia restaurato del tutto nel millennio. {18-05-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): È chiaro che questo lettore usa il termine «Israele» in senso lato dell’etnia. In realtà si trattava specificatamente del regno di Giuda, che fu deportato nel 583 a.C. in Babilonia. Il regno d’Israele (o Efraim) fu deportato già nel 722 a.C. in Assiria.

 

 

3. {Maurizio Ruffino}

 

Contributo: Resta però lo scandalo di tali parole tramandate dalla Parola di Dio. Parole che difficilmente possono essere messe insieme a quelle di Gesù, che dice: «Voi avete udito che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello. Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera un prestito da te, non voltar le spalle. Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste» (Matteo 5,38-47).

     Scandalo avvertito anche dai primi Cristiani, tanto che Gerolamo commenta: «Si dice beato colui che subito stronca, sul nascere, i cattivi pensieri e contro la roccia li schianta; la roccia, poi, non è altri che il Cristo (1 Cor 10,4)» (Epistola XXIII a Eustorchio). Tale interpretazione allegorica è seguita anche da Origene, Ambrogio e Agostino.

     Ancora nel 1979 il poeta Ernesto Cardenal scrive: «Presso i fiumi di Babilonia / stiamo seduti e piangiamo / ricordandoci di Sion. / Guardando i grattacieli di Babilonia / e le luci riflesse nel fiume / e le luci dei night-club e i bar di Babilonia/e udendo le loro musiche. / E piangiamo. / Sui salici della riva [...] / Babele armata di bombe! Devastatrice! / Beato chi afferra i tuoi figli / - le creature dei tuoi laboratori - / e le scaglia contro la roccia».

     Secondo me non bisogna ignorare in questo caso l’interpretazione allegorica (insieme a quella esegetica) per unire, leggendo questo bellissimo salmo, al grido contro la giustizia la coscienza della vittoria di Cristo nell’amore. {18-05-2012}

 

Osservazioni (Nicola Carlisi): Maurizio, Mosè diede la legge. Gesù portò la grazia e la verità; Egli riportò la vittoria sulla legge, sul peccato e sulla morte! A lui la lode la gloria e l’adorazione! {18-05-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Con l’interpretazione allegorica si sono fatti dire al testo biblico le cose più aberranti e per diffondere, fra gli incauti cristiani, le dottrine più false e deleterie. Origene nella scuola di Alessandria ne era un maestro. Egli allegorizzò tutto in stile platonico, ma prese come letterale il brano del tagliarsi il membro, che fa peccare; siccome il suo problema era la libidine, perciò si evirò!

     Non bisogna giudicare, ma capire il testo biblico, specialmente se distante da noi e appartiene a un’altra cultura e a un’altra economia storico-salvifica. Il Salmo 137 riguardava un popolo storico, che aveva subito una immane tragedia da poco, vivendo atti di atrocità immense; inoltre, l’autore non incitava i suoi connazionali alla rappresaglia, ma ricordava a Babilonia (!) ciò, che Dio aveva già decretato mediante i profeti, evidenziando la decisione sovrana del Dio vivente. Anche noi facciamo bene ad attenerci a ciò che «sta scritto», senza andare di là, come fecero Cristo e i suoi apostoli!

     La «catechesi di Gesù» venne almeno 500 anni dopo tale salmo e fu rivolta specialmente ai suoi seguaci («voi»). Meglio non confondere i due Testamenti, né il piano storico e quello spirituale, il vecchio e il nuovo patto. Inoltre, Gesù stesso non ha rinunciato alla giusta ira di Dio, ma l’annunciò a breve per Israele (cfr. 70 d.C.) e per la fine dei tempi per tutto il mondo.

     L’unico «scandalo», se così si può dire, per i cristiani è non prendere sul serio la giustizia di Dio e le sue predizioni. Il salmista lo fece, però, ricalcando le pretese del «Dio della storia» e il suo sovrano giudizio sulla malvagia ed empia Babilonia. L’esegesi contestuale è l’unico rimedio al pressapochismo interpretativo, al soggettivismo spiritualista e all’arbitrio dottrinale. {18-05-2012}

 

 

4. {Vincenzo Russillo}

 

Contributo: Grazie, Nicola, per la spiegazione magistrale. Questo è uno dei Salmi più usato dai non credenti, più volte con mio fratello ho avuto discussioni riguardo a questo specifico brano, ma anche ad altre situazioni, in cui il linguaggio è molto duro. Ogni cosa, come hai spiegato, va studiata nel proprio contesto. Questo Salmo si apre con immagini «tetre» e toccanti, di esuli, che soffrono ricordando le proprie case e la propria terra lontana. Questi prigionieri consegnati in mano ai nemici, non cantano e vivono d’angoscia. In questo contesto si possono capire le parole del Salmista che, si badi bene, non invita a un’azione partigiana il popolo d’Israele, ma bensì fa una richiesta di giudizio per il male ricevuto. Un tale orrore è stato sperimentato nei campi di sterminio nazista, la memoria dovrebbe essere sempre viva. Pertanto senza conoscere il dolore e le atrocità, ci si perde in facili giudizi, che screditano la Parola, non considerando che Dio è santo e applica la sua giustizia con rigore. {18-05-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Concordo con tutto, tranne che con un neo! Con tale «macarismo» (felicitazione), il salmista non fece una richiesta di giudizio a Dio o ad altri, ma si rivolse a Babilonia (!), annunciandole ciò, che Dio aveva già dichiarato da secoli mediante i profeti: la distruzione di Babilonia per mano di un’altra potenza straniera (Medi e Persiani), che avrebbero fatto con lei quanto i Babilonesi aveva fatto con Giudei! È la legge del contrappasso.

     Purtroppo, come è stato già rilevato, tali parole sono mal comprese e spesso strumentalizzate dagli uni (pagani) e romanticamente allegorizzate da altri (alcuni cristiani). L’ortodossia biblica consiste nel dare ragione a Dio, giusto giudice, e nell’associarsi al suo verdetto.

 

 

5. {Maurizio Ruffino}

 

Contributo: Non puoi ignorare, caro Nicola, però, quel «beati» che non si può giustificare semplicemente con il richiamo al popolo storico, perché è Parola di Dio, anche se sta nell’Antico Testamento. Non dico che in ogni situazione debba venir usata l’allegoria e, come giustamente fai notare, ci sono stati eccessi, ma è anche vero che l’AT è profezia e figura del Nuovo (1 Corinzi 10,11), e, quindi, non può essere interpretato senza far riferimento a Cristo. {18-05-2012}

 

Risposta (Nicola Martella):

Non solo il salmista si complimentò per coloro, che avrebbero eseguito il comando di Dio circa Babilonia, ma Dio stesso suscitò l’esecutore (Is 45,13), il re persiano Ciro, e lo chiamò con titolo di «mio pastore» (Is 44,28; cfr. Zc 13,7) e «suo unto» (come il re d’Israele! «mio unto» cfr. 1 Sm 2,35; 12,3; 24,7.11; Sal 89,20; 132,17).

     Questa è teologia biblica: mettersi dalla parte del Dio della storia e riconoscere a Lui il diritto di giudicare il mondo, le nazioni e i singoli. Chi ha ginocchia vacillanti al riguardo, cercherà di «scusare Dio» (teodicea), per renderlo «più umano» agli occhi degli altri, e cercherà di addolcire alcuni brani ostici della Parola di Dio mediante un maquillage allegorico.

     Quando Giuda era stretto nella morsa dei minacciosi nemici, al tempo di Giosafat, questo re ricordò le promesse di Dio e pregò: «O Dio nostro, non farai tu giudizio di costoro? Poiché noi siamo senza forza, di fronte a questa gran moltitudine che s’avanza contro di noi; e non sappiamo che fare, ma gli occhi nostri sono su te!» (2 Cr 20,12); e così fu.

     Quando molti Giudei empi si accanirono continuamente contro Geremia, che predicava la Parola di Dio e che per questo fu vessato in tanti modi, egli pregò: «Ma, o Eterno degli eserciti, giusto giudice, che scruti le reni e il cuore, io vedrò la tua vendetta su di loro, poiché a te io rimetto la mia causa» (Ger 11,20). Invece di farsi giustizia da sé, egli si rimise alle sanzioni del giusto giudice.

     Chi ama Dio, riconosce il suo diritto di essere un giusto Giudice e di giudicare il mondo, le nazioni e i singoli. Questa è teologia biblica. «Dio è un giusto giudice, un Dio che s’adira ogni giorno» (Sal 7,11; cfr. 9,4; 2 Tm 4,8; Eb 10,30). I giusti non vedono l’ora che Dio si segga in giudizio contro gli empi impenitenti, perché risplenda la gloria del Signore e la sua giustizia trionfi (cfr. Ap 6,10).

     Anche per «Babilonia la grande, la madre delle meretrici e delle abominazioni della terra» un giorno ci sarà il giudizio di Dio, pesante e implacabile (Ap 17,1ss; 14,8s; 18,10). Chi vuole avere l’ortodossia biblica, si associa al giusto giudizio di Dio, invece di cercare romantiche e allegoriche scusanti al riguardo; e intanto avverte la gente e la invita al ravvedimento, prima che la giusta ira dell’Onnipotente e l’ira dell’Agnello (! Ap 6,16s) colpisca il mondo impenitente.

 

 

6. {Edoardo Piacentini}

 

 

■ : Sono d’accordo con te, caro Nicola, citare un versetto fuori dal suo contesto diventa un pretesto per far dire alla Bibbia quello, che la Bibbia non dice o, peggio, per trarne conclusioni errate, partendo dalle nostre idee e convinzioni personali. Se ci accostiamo alla Bibbia con umiltà e con la preghiera, riceviamo la guida dello Spirito Santo, essenziale per comprendere le Scritture. Dobbiamo, poi, mettere chiaramente da parte le nostre idee e convinzioni personali e, quando leggiamo un versetto, bisogna sempre risalire dal particolare al generale, e così riusciremo a dare alla Scrittura la corretta interpretazione. Dio ci benedica. {18-05-2012}

 

 

7. {Maurizio Ruffino}

 

Contributo: Caro Nicola, Una cosa però non capisco: altra è la vendetta e la giustizia divina, altro è dichiarare «beati», e cioè salvi, coloro che uccidono bambini. Anche chi compie il male rientra comunque nel disegno dell’Eterno (e, come Ciro, può essere investito e, quindi «unto» di una missione da Dio stesso, ricordiamoci che anche Giuda tradisce Gesù secondo il disegno di Dio, Atti 2,23), ma non per questo è beato; anzi, come Satana, resta strumento nelle mani di Dio, anche se non lo riconosce e perfino se lo odia. Il contrasto con ciò, che ha insegnato Gesù, resta; e in Dio non può esservi contrasto, perché ogni casa divisa in se stessa, crolla (Luca 11,17). {19-05-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Il teorema «“beati”, e cioè salvi» è semplicemente errato. Il termine ebraico ’ašrê (stato costrutto = genitivo pl.) intende propriamente «felicitazioni a, auguri a, congratulazioni a, evviva a, ecc.» (come in Sal 1,1 ’ašrê ha’iš «felicitazioni all’uomo»). È un’espressione ebraica di plauso, ossia a chi avrebbe realizzato il disegno di Dio, che Egli aveva già preannunciato circa 150 anni prima per bocca d’Isaia.

 

Replica (Maurizio Ruffino): Se hai ragione (controllerò, e cercherò in tal modo di accrescere la mia conoscenza della Parola), grazie del chiarimento. {19-05-2012}

 

 

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12. {Autori vari}

 

Giuseppe Domingo: Gli uomini raccoglieranno il frutto della loro semina. Perciò, il Salmo 137 descrive la profetica retribuzione, che Babilonia riceverà, al tempo predestinato da Dio. {17-05-2012}

 

Pietro Calenzo: È bene osservare che i figli delle tenebre torcono le Scritture in modo insidioso e quasi perfetta, come il loro genitore, Satana, ha fatto Satana in Eden e con Gesù stesso. Grazie, Nicola, per la consueta e illuminante esegesi testuale. Dio ti benedica. {17-05-2012}

 

Gianni Siena: Ho discusso spesso con persone, che non riescono a pensare come Dio o i suoi servi possano «chiedere» giustizia contro il male, ch’è stato fatto loro. La grazia, a cui siamo (sono) abituati, non faccia dimenticare che il peccato avrà, alla fine, una sanzione ben più dura di certe usanze, dettate dalla crudeltà o dal risentimento, come quello espresso nel salmo 137.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Sal137_avvers_MT_AT.htm

19-05-2012; Aggiornamento: 21-05-2012

 

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