Qui di seguito
discutiamo l’articolo «Salmo
137,9 e gli avversari della Bibbia». Gli avversari della Bibbia
di ogni specie e provenienza usano i versi finali di questo salmo per screditare
la sacra Scrittura.
8 O figlia di Babilonia, devastatrice,
felicitazioni a chi ti darà il contraccambio di
ciò,
che tu ci hai fatto!
9 Felicitazioni a chi piglierà i tuoi bambini
e li sbatterà contro la roccia!
Oltre agli avversari della fede biblica, che hanno da sempre cercati pretesti,
nel corso della storia, ci sono stati sempre cristiani, che hanno cercato di
addolcire
tali versi per loro fastidiosi e provocatori, per renderli più accettabili a sé
e agli altri, mediante l’allegoria o una spiritualizzazione arbitraria.
Nell’articolo abbiamo visto che tali versi nel loro contesto storico,
letterario, teologico e culturale avevano un significato differente da quanto i
detrattori della Bibbia vogliono intendere. Prendiamo anche le distanze da ogni
maquillage allegorico. Come abbiamo visto tali versi ricalcavano una precisa
predizione, che Dio aveva fatto mediante il suo profeta Isaia ben 150
anni prima. Qui di seguito discutiamo di vari aspetti e particolari.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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1. {Nicola
Carlisi}
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Contributo:
Questa è una atrocità che commetterà Hazael, il quale fu mandato dal re di Siria
Ben-hadad, a trovare Eliseo, che era in Damasco, per sapere se il re, che era
infermo, sarebbe guarito. Eliseo rispose di sì, ma gli disse pure che sarebbe
morto. Poi Eliseo guardò Hazael, lo fissò e pianse. «Hazael disse: “Perché
piange il mio Signore?” Ed egli disse: “Perché io so il male che farai ai
figliuoli d’Israele; tu metterai a fuoco e fiamma le loro fortezze, e ucciderai
con la spada i loro giovani, e sbatterai i
loro fanciulli, e fenderai le loro donne gravide”» (2 Re 8,7-12). Il
tutto sarebbe avvenuto, quando Hazael sarebbe divenuto re. {17-05-2012}
▬
Risposta
(Nicola Martella): Come abbiamo già visto nell'articolo, la prassi di sbattere i
bambini contro le pietre, per privare i nemici della prole, era comune ai
popoli pagani
(cfr. Na 3,10s contro No-Amon, capitale dell’Egitto). Ciò lo fecero non solo i
Siri (2 Re 8,12), ma anche gli Assiri (con Israele; Os 10,14; Os 13,16), i
Babilonesi,
i Medi e
Persiani
(con
Babilonesi;
Is 13,16).
Salmo
137,9 ricalcava proprio la tale predizione di Dio tramite il profeta
Isaia. Babilonesi avevano mietuto ciò, che avevano seminato.
▬
Replica (Nicola Carlisi): Martella, grazie
per avere completato quello, che io ho appena accennato. {18-05-2012}
2. {Adriano
Carmelo Bartolomeo}
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Contributo:
Il salmo si riferisce alla cattività d’Israele sotto l’impero babilonese.
I versetti 8 e 9 si riferiscono alla soddisfazione del popolo d’Israele
nel vedere la vendetta, che arriverà da parte del Signore per mezzo di mano
d’uomo, in quanto Geremia e Ezechiele avevamo profetizzato la vendetta del
Signore. «O figlia di Babilonia, tu diventerai una desolazione!»; si
parla di Babilonia, che pagherà per questo reato, rappresentata nella
desolazione delle loro famiglie e dei loro figli. Allora il popolo d’Israele
nella sua sicurezza, che Dio li avrebbe vendicati, affermano nel salmo che sono
beate quelle mani, che attueranno la vendetta del Signore e tratterà il
popolo babilonese alla stessa tregua, con cui loro hanno trattato gli israeliti.
Bisogna altresì notare che tale profezia si protrae anche nel tempo e ad altre
popolazioni, che hanno afflitto Israele, sino a che esso non sia restaurato del
tutto nel millennio. {18-05-2012}
▬
Risposta (Nicola Martella): È chiaro che
questo lettore usa il termine «Israele» in senso lato dell’etnia. In
realtà si trattava specificatamente del regno di Giuda, che fu deportato nel 583
a.C. in Babilonia. Il regno d’Israele (o Efraim) fu deportato già nel 722 a.C.
in Assiria.
3. {Maurizio
Ruffino}
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Contributo:
Resta però lo scandalo di tali parole tramandate dalla Parola di Dio.
Parole che difficilmente possono essere messe insieme a quelle di Gesù,
che dice: «Voi avete udito che fu detto: “Occhio per occhio e dente per
dente”. Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote
sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; e a chi vuol litigare con te e
prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello. Se uno ti costringe a fare un
miglio, fanne con lui due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera un prestito da
te, non voltar le spalle. Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e
odia il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli
che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli;
poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere
sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne
avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri
fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi
dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste» (Matteo
5,38-47).
Scandalo
avvertito anche dai primi Cristiani, tanto che Gerolamo commenta: «Si dice beato
colui che subito stronca, sul nascere, i cattivi pensieri e contro la roccia li
schianta; la roccia, poi, non è altri che il Cristo (1 Cor 10,4)» (Epistola
XXIII a Eustorchio). Tale interpretazione allegorica è seguita anche da
Origene, Ambrogio e Agostino.
Ancora nel 1979 il poeta Ernesto Cardenal scrive: «Presso i fiumi di
Babilonia / stiamo seduti e piangiamo / ricordandoci di Sion. / Guardando i
grattacieli di Babilonia / e le luci riflesse nel fiume / e le luci dei
night-club e i bar di Babilonia/e udendo le loro musiche. / E piangiamo. / Sui
salici della riva [...] / Babele armata di bombe! Devastatrice! / Beato chi
afferra i tuoi figli / - le creature dei tuoi laboratori - / e le scaglia contro
la roccia».
Secondo me non bisogna ignorare in questo caso l’interpretazione
allegorica (insieme a quella esegetica) per unire, leggendo questo bellissimo
salmo, al grido contro la giustizia la coscienza della vittoria di Cristo
nell’amore. {18-05-2012}
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Osservazioni
(Nicola Carlisi): Maurizio, Mosè diede la legge. Gesù portò la grazia e la
verità; Egli riportò la vittoria sulla legge, sul peccato e sulla morte! A lui
la lode la gloria e l’adorazione! {18-05-2012}
▬
Risposta (Nicola Martella): Con
l’interpretazione allegorica si sono fatti dire al testo biblico le cose più
aberranti e per diffondere, fra gli incauti cristiani, le dottrine più false e
deleterie. Origene nella scuola di Alessandria ne era un maestro. Egli
allegorizzò tutto in stile platonico, ma prese come letterale il brano del
tagliarsi il membro, che fa peccare; siccome il suo problema era la
libidine, perciò si evirò!
Non bisogna giudicare, ma capire il testo biblico, specialmente se
distante da noi e appartiene a un’altra cultura e a un’altra economia
storico-salvifica. Il Salmo 137 riguardava un popolo storico, che aveva
subito una immane tragedia da poco, vivendo atti di atrocità immense; inoltre,
l’autore non incitava i suoi connazionali alla rappresaglia, ma ricordava a
Babilonia (!) ciò, che Dio aveva già decretato mediante i profeti,
evidenziando la decisione sovrana del Dio vivente. Anche noi facciamo bene ad
attenerci a ciò che «sta scritto», senza andare di là, come fecero Cristo
e i suoi apostoli!
La «catechesi di Gesù» venne almeno 500 anni dopo tale salmo e fu rivolta
specialmente ai suoi seguaci («voi»). Meglio non confondere i due
Testamenti, né il piano storico e quello spirituale, il vecchio e il nuovo
patto. Inoltre, Gesù stesso non ha rinunciato alla giusta ira di Dio, ma
l’annunciò a breve per Israele (cfr. 70 d.C.) e per la fine dei tempi per tutto
il mondo.
L’unico «scandalo», se così si può dire, per i cristiani è non prendere
sul serio la giustizia di Dio e le sue predizioni. Il salmista lo fece, però,
ricalcando le pretese del «Dio della storia» e il suo sovrano giudizio
sulla malvagia ed empia Babilonia.
L’esegesi contestuale è l’unico rimedio al pressapochismo interpretativo,
al soggettivismo spiritualista e all’arbitrio dottrinale. {18-05-2012}
4. {Vincenzo
Russillo}
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Contributo:
Grazie, Nicola, per la spiegazione magistrale. Questo è uno dei Salmi più
usato dai non credenti, più volte con mio fratello ho avuto discussioni
riguardo a questo specifico brano, ma anche ad altre situazioni, in cui il
linguaggio è molto duro. Ogni cosa, come hai spiegato, va studiata nel proprio
contesto. Questo Salmo si apre con immagini «tetre» e toccanti, di
esuli, che soffrono ricordando le proprie case e la propria terra lontana.
Questi prigionieri consegnati in mano ai nemici, non cantano e vivono
d’angoscia. In questo contesto si possono capire le parole del Salmista che, si
badi bene, non invita a un’azione partigiana il popolo d’Israele, ma
bensì fa una richiesta di giudizio per il male ricevuto. Un tale orrore è stato
sperimentato nei campi di sterminio nazista, la memoria dovrebbe essere
sempre viva. Pertanto senza conoscere il dolore e le atrocità, ci si perde in
facili giudizi, che screditano la Parola, non considerando che Dio è
santo e applica la sua giustizia con rigore. {18-05-2012}
▬
Risposta (Nicola Martella): Concordo con
tutto, tranne che con un neo! Con tale «macarismo» (felicitazione), il salmista
non fece una richiesta di giudizio a Dio o ad altri, ma si rivolse a
Babilonia (!), annunciandole ciò, che Dio aveva già dichiarato da secoli
mediante i profeti: la distruzione di Babilonia per mano di un’altra potenza
straniera (Medi e Persiani), che avrebbero fatto con lei quanto i Babilonesi
aveva fatto con Giudei! È la legge del contrappasso.
Purtroppo, come è stato già rilevato, tali
parole sono mal comprese e spesso strumentalizzate dagli uni (pagani) e
romanticamente allegorizzate da altri (alcuni cristiani). L’ortodossia biblica
consiste nel dare ragione a Dio, giusto giudice, e nell’associarsi al suo
verdetto.
5. {Maurizio
Ruffino}
▲
■
Contributo:
Non puoi ignorare, caro Nicola, però, quel «beati» che non si può
giustificare semplicemente con il richiamo al popolo storico, perché è Parola di
Dio, anche se sta nell’Antico Testamento. Non dico che in ogni situazione debba
venir usata l’allegoria e, come giustamente fai notare, ci sono stati
eccessi, ma è anche vero che l’AT è profezia e figura del Nuovo (1 Corinzi
10,11), e, quindi, non può essere interpretato senza far riferimento a Cristo.
{18-05-2012}
▬
Risposta (Nicola Martella):
Non solo il
salmista si complimentò per coloro, che avrebbero eseguito il comando di
Dio circa Babilonia, ma Dio stesso suscitò l’esecutore (Is 45,13), il re
persiano Ciro, e lo chiamò con titolo di «mio pastore» (Is 44,28; cfr. Zc
13,7) e «suo unto» (come il re d’Israele! «mio unto» cfr. 1 Sm 2,35;
12,3; 24,7.11; Sal 89,20; 132,17).
Questa è
teologia biblica: mettersi dalla parte del Dio della storia e riconoscere a
Lui il diritto di giudicare il mondo, le nazioni e i singoli. Chi ha ginocchia
vacillanti al riguardo, cercherà di «scusare Dio» (teodicea), per
renderlo «più umano» agli occhi degli altri, e cercherà di addolcire alcuni
brani ostici della Parola di Dio mediante un maquillage allegorico.
Quando Giuda era stretto nella morsa dei minacciosi nemici, al tempo di
Giosafat, questo re ricordò le promesse di Dio e pregò: «O Dio nostro,
non farai tu giudizio di costoro? Poiché noi siamo senza forza, di fronte a
questa gran moltitudine che s’avanza contro di noi; e non sappiamo che fare, ma
gli occhi nostri sono su te!» (2 Cr 20,12); e così fu.
Quando molti Giudei empi si accanirono continuamente contro Geremia, che
predicava la Parola di Dio e che per questo fu vessato in tanti modi, egli
pregò: «Ma, o Eterno degli eserciti, giusto giudice, che scruti le reni e il
cuore, io vedrò la tua vendetta su di loro, poiché a te io rimetto la mia causa»
(Ger 11,20). Invece di farsi giustizia da sé, egli si rimise alle sanzioni del
giusto giudice.
Chi ama Dio, riconosce il suo diritto di essere un giusto Giudice e di
giudicare il mondo, le nazioni e i singoli. Questa è teologia biblica. «Dio è
un giusto giudice, un Dio che s’adira ogni giorno» (Sal 7,11; cfr. 9,4; 2 Tm
4,8; Eb 10,30). I giusti non vedono l’ora che Dio si segga in giudizio contro
gli empi impenitenti, perché risplenda la gloria del Signore e la sua giustizia
trionfi (cfr. Ap 6,10).
Anche per «Babilonia la grande, la madre delle meretrici e
delle abominazioni della terra» un giorno ci sarà il giudizio di Dio,
pesante e implacabile (Ap 17,1ss; 14,8s; 18,10). Chi vuole avere l’ortodossia
biblica, si associa al giusto giudizio di Dio, invece di cercare romantiche
e allegoriche scusanti al riguardo; e intanto avverte la gente e la invita al
ravvedimento, prima che la giusta ira dell’Onnipotente e l’ira dell’Agnello
(! Ap 6,16s) colpisca il mondo impenitente.
6. {Edoardo
Piacentini}
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■ : Sono d’accordo con te, caro
Nicola, citare un versetto fuori dal suo contesto diventa un pretesto per
far dire alla Bibbia quello, che la Bibbia non dice o, peggio, per trarne
conclusioni errate, partendo dalle nostre idee e convinzioni personali. Se ci
accostiamo alla Bibbia con umiltà e con la preghiera, riceviamo la guida
dello Spirito Santo, essenziale per comprendere le Scritture. Dobbiamo, poi,
mettere chiaramente da parte le nostre idee e convinzioni personali e, quando
leggiamo un versetto, bisogna sempre risalire dal particolare al generale,
e così riusciremo a dare alla Scrittura la corretta interpretazione. Dio ci
benedica. {18-05-2012}
7. {Maurizio
Ruffino}
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Contributo:
Caro Nicola, Una cosa però non capisco: altra è la vendetta e la giustizia
divina, altro è dichiarare «beati», e cioè salvi, coloro che uccidono
bambini. Anche chi compie il male rientra comunque nel disegno dell’Eterno (e,
come Ciro, può essere investito e, quindi «unto» di una missione da Dio
stesso, ricordiamoci che anche Giuda
tradisce Gesù secondo il disegno di Dio, Atti 2,23), ma non per questo è
beato; anzi, come Satana, resta strumento nelle mani di Dio, anche se non lo
riconosce e perfino se lo odia. Il contrasto con ciò, che ha insegnato
Gesù, resta; e in Dio non può esservi contrasto, perché ogni casa divisa in se
stessa, crolla (Luca 11,17). {19-05-2012}
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Risposta
(Nicola Martella): Il teorema «“beati”, e cioè salvi» è semplicemente
errato. Il termine ebraico ’ašrê
(stato costrutto = genitivo pl.) intende propriamente «felicitazioni a, auguri
a, congratulazioni a, evviva a, ecc.» (come in Sal 1,1 ’ašrê ha’iš «felicitazioni
all’uomo»). È un’espressione ebraica di plauso, ossia a chi avrebbe
realizzato il disegno di Dio, che Egli aveva già preannunciato circa 150
anni prima per bocca d’Isaia.
▬
Replica
(Maurizio Ruffino): Se hai ragione (controllerò, e cercherò in tal modo di
accrescere la mia conoscenza della Parola), grazie del chiarimento. {19-05-2012}
8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {}
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12. {Autori
vari}
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Giuseppe Domingo: Gli uomini
raccoglieranno il frutto della loro semina. Perciò, il Salmo 137 descrive la
profetica retribuzione, che Babilonia riceverà, al tempo predestinato da Dio.
{17-05-2012}
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Pietro Calenzo: È bene
osservare che i figli delle tenebre torcono le Scritture in modo
insidioso e quasi perfetta, come il loro genitore, Satana, ha fatto Satana in
Eden e con Gesù stesso. Grazie, Nicola, per la consueta e illuminante esegesi
testuale. Dio ti benedica. {17-05-2012}
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Gianni Siena:
Ho discusso spesso con persone, che non riescono a pensare come Dio o i suoi
servi possano
«chiedere» giustizia contro il male, ch’è stato fatto loro. La grazia, a cui
siamo (sono) abituati, non faccia dimenticare che il peccato avrà, alla fine,
una sanzione ben più dura di certe usanze, dettate dalla crudeltà o dal
risentimento, come quello espresso nel salmo 137.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Sal137_avvers_MT_AT.htm
19-05-2012; Aggiornamento: 21-05-2012 |