Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LA NATURA DELLA FESTA DEI PURIM? PARLIAMONE

 

 di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «La natura della festa dei Purim». Abbiamo constatato che oggigiorno la festa dei Purim è una specie di carnevale giudaico, non diverso da quello festeggiato dai non-ebrei all'inizio dell'anno occidentale. Ebrei praticanti e non si travestono e fanno le cose più singolari. Com’era, però, tale festa in origine? Possibile che una festa, sedicentemente religiosa in origine, si sia trasformata in una specie di carnevale giudaico? In effetti, la festa dei Purim è stata da sempre solo una ricorrenza commemorativa, senza i veri tratti di una festa religiosa, come sono tipici per le feste religiose nazionali, centralizzate e solenni in onore dell'Eterno.

     Abbiamo visto che nell’istituzione di questa festa, sebbene fosse nazionale, mancavano pressoché tutti gli elementi costitutivi per le feste nazionali in onore dell’Eterno, così come sono comandati nella Legge mosaica nei tre periodi specifici: non avveniva presso il tempio, non richiedeva sacrifici e non contemplava nessuna speciale santa convocazione collettiva dei maschi presso il santuario centralizzato (assemblea dell'Eterno). Questi tre fattori devono esserci tutti e tre nelle feste nazionali religiose in onore dell'Eterno; e sono essi che le distinguono da altre ricorrenze, come i sabati settimanali, le festività all'inizio d'ogni mese (novilunio o luna nuova) e festività commemorative di atti storici come i Purim.

     In modo atipico per le feste in onore dell’Eterno, comandate nella Torà, nella festa dei Purim furono comandati regali volontari e doni reciproci, oltre a conviti e banchetti. Di là dal fatto se Ester 9,31 s’intendesse un riferimento al digiuno nel periodo precedente all’editto e al contraccambio dato dai Giudei ai loro nemici, come suggeriscono alcune traduzioni (CEI, Riveduta, Nuova Riveduta, Nuova Diodati), il digiuno non era costitutivo per le feste solenni in onore dell’Eterno, descritte nella Torà.

 

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I contributi sul tema 

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I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Salvatore Paone

2. Salvatore Gallo

3. Nicola Martella

4. Pietro Calenzo

5. Salvatore Gallo

6. Nicola Martella

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Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Salvatore Paone}

 

Tale festa dei Purim (sorti) fu istituita da Mardocheo (Ester 9,20) e commemorava la sconfitta del piano malvagio di Haman (Ester 3,7-15 9,24-26). Iniziava il quattordicesimo giorno del dodicesimo mese (Ester 9,17). Durava all’incirca due giorni (Ester 9,21). i Giudei s’impegnarono a commemorare tale festa istituita dall’autorità reale.

     Infatti, è scritto: «Questo avvenne il tredicesimo giorno del mese di Adar: il quattordicesimo giorno si riposarono e ne fecero un giorno di banchetto e di gioia. [18] I Giudei che erano a Susa si radunarono invece il tredicesimo e il quattordicesimo giorno; il quindicesimo giorno del mese si riposarono, ne fecero un giorno di banchetto e di gioia. [19] Per questo i Giudei della campagna che abitano in città senza mura fanno del quattordicesimo giorno del mese di Adar un giorno di gioia, di banchetti e di festa, e in cui si mandano regali gli uni agli altri. [20] Mardocheo mise per scritto queste cose e mandò lettere a tutti i Giudei che erano in tutte le province del re Assuero, vicini e lontani, [21] per comandare loro di celebrare ogni anno il quattordicesimo giorno e il quindicesimo giorno del mese di Adar, [22] come i giorni nei quali i Giudei ebbero riposo dagli attacchi dei loro nemici, e il mese in cui per loro il dolore fu mutato in gioia e il lutto in festa, e perché facessero di essi giorni di banchetto c di gioia, nei quali si mandassero regali gli uni agli altri e facessero doni ai poveri. [23] I Giudei s’impegnarono a osservare ciò che avevano già cominciato a fare, come Mardocheo aveva loro scritto» (vv. 17-23). {22-07-2011}

 

 

2. {Salvatore Gallo}

 

Nicola, vorrei precisare la portata del digiuno in Ester 9,31.

     Ester 9,31b in ebraico recita: «wüka´ášer qiyyümû `al-napšäm wü`al-zar`äm dibrê haccömôt wüza`áqätäm». L’espressione ebraica «dibrê haccömôt wüza`áqätäm» viene tradotta dalla Nuova Riveduta con: «In occasione del loro digiuno e dei loro lamenti», lasciando così intendere che il riferimento fosse al digiuno già fatto prima e non al digiuno da farsi in futuro.

     Tuttavia, altre versioni come la Nuova Diodati (nuova edizione rivista del 2003) traduce: «Riguardo al loro digiuno e al loro grido», lasciando chiaramente intendere che il riferimento era al digiuno da farsi in futuro.

     Che il senso della traduzione non sia quello da te sostenuto sulla base della Nuova Riveduta, lo conferma anche la TILC, la Bibbia Interconfessionale in lingua corrente, che traduce: «La mandò agli Ebrei delle centoventisette province dell’impero. Augurava pace e benessere e stabiliva di celebrare fedelmente i giorni dei Purim alla data fissata, secondo le norme volute da Mardocheo e dalla regina Ester. Gli Ebrei, infatti, le avevano messe in vigore per sé e per i loro discendenti al pari delle norme sui digiuni e le invocazioni che li accompagnano. Le disposizioni di Ester vennero raccolte in un libro».

     E se non vogliamo dar credito a una traduzione interconfessionale, allora chiediamolo agli Ebrei.

     «And as they had established for themselves and their descendants concerning the matters of fasting and lamenting» (Complete Jewish Bible di David Stern, ebreo messianico)

     «And as they had ordained for themselves and for their seed, the matters of the fastings and their cry» (Holy Scriptures, Jewish Pubblications Society, 1917).

     Anche la «veneranda» King James traduce allo stesso modo!

     Per cui la festa di Purim venne istituita, nella Bibbia, con annessi i digiuni. {22-07-2011}

 

 

3. {Nicola Martella}

 

Come ho mostrato già sopra, a tradurre in modo simile a «in occasione del loro digiuno e dei loro lamenti», sono le seguenti traduzioni: CEI (cattolica: «e della loro invocazione»), Riveduta («e del loro grido», Nuova Riveduta («e dei loro lamenti») e Nuova Diodati («e del loro grido»). Diversamente fa la vecchia Diodatiinsieme co' digiuni e con le grida che vi si devono usare»). Nella Nuova Diodati presente su «laParola.net» ho trovato «in occasione…», perciò una versione più aggiornata rispetto a quella del 2003.

     Che la TILC debba smentire la Riveduta (vecchia e nuova), mi fa solo scuotere la testa, visto che si tratta di una parafrasi alquanto avventurosa e non di una traduzione, che voglia aspirare a essere letterale.

     Come se non bastasse, dovremmo chiederlo agli Ebrei! E cioè al giudeo-cristiano David Stern e alla sua avventurosa traduzione, che è molto discutibile. Oppure chiediamolo alla «Jewish Pubblications Society», come se essa fosse neutrale e letterale. I Giudei sono interessati a salvaguardare le loro tradizioni attuali e, come mostra già il Talmud, a interpretare la Bibbia alla luce (o all’ombra) della loro tradizione (come per altro avviene già per certi brani mariani e confessionali nelle bibbie cattoliche).

     Perché no, invitiamo anche la «“veneranda” King James» a essere una traduzione estremamente fedele e letterale! Essa si basa, inoltre, solo sul «Textus receptus».

     Partendo da tali premesse, la dimostrazione mi sembra un po’ scarna e le conclusioni mi paiono un po’ affrettate.

     Mi è parso molto interessante come Lutero tradusse tale brano: «…che essi accettassero i giorni dei Purim per il tempo determinato, come Mardocheo, il Giudeo, aveva confermato a loro riguardo e [così pure] la regina Ester, e come essi avevano confermato, per sé e la loro discendenza, la storia del digiuno e del loro grido» (traduzione mia dal tedesco). In questa traduzione risulta chiaro che questo verso aveva come unico scopo di confermare che la storia narrata era vera in tutti i dettagli. Infatti, mal si concilierebbero insieme nello stesso evento festivo digiuno e lamentevoli grida con le disposizioni di festosità, gioia e banchetti regali reciproci. Se ci fosse stata una disposizione prima di digiuno e poi di festa, sarebbe stati chiaramente indicati i tempi specifici per l’uno e per l’altra; ma ciò non avvenne.

     In ogni modo, come ho ripetuto oramai tante volte, il digiuno non era costitutivo per le feste solenni in onore dell’Eterno, descritte nella Torà. Quindi, che l’editto di Mardocheo ed Ester lo contenesse o meno, non aggiunge nulla a tale dato di fatto. Come ho già ribadito, «digiuno» e «digiunare» non ricorrono mai nella Legge mosaica.

 

 

4. {Pietro Calenzo}

 

Contributo: Ho una semplice domanda: Quando gli Ebrei ringraziavano l’Eterno per il pasto o quando benedicevano l’Eterno per un dono ricevuto, era una festa religiosa? {23-07-2011}

 

Osservazioni (Salvatore Paone): Questo bisogna chiedere al fratello Nicola Martella, essendo lui preparatissimo sull’Antico Testamento e conoscendo molto bene l’ebraico; essendo stato per decenni docente dell’Istituto I.B.E.I ed essendo un esegeta, saprà sicuramente queste cose. {23-07-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Le espressioni della devozione comune come la preghiera non costituiscono da sole tali «feste di Jahwè», ma devono esserci i precisi fattori costitutivi: avveniva presso il tempio, richiedeva sacrifici e contemplava una speciale «santa convocazione» dei maschi presso il santuario centrale.

     Come già ricordato, proprio il termine «digiuno» e il verbo «digiunare» non compaiono mai nella Torà e non erano, quindi, un elemento costitutivo di una delle feste comandate in onore dell'Eterno, che sono chiamate solennità.

 

 

5. {Salvatore Gallo}

 

Nicola, tu dici che per le feste di Jahwè «devono esserci i precisi fattori costitutivi»: ▪ 1. «avveniva presso il tempio», ▪ 2. «richiedeva sacrifici», ▪ 3. «contemplava una speciale “santa convocazione” dei maschi presso il santuario centrale».

     La Scrittura parla della festa della luna nuova o novilunio: «Il primo giorno di ogni mese offrirete come olocausto al Signore due tori, un montone, sette agnelli dell’anno, senza difetti, e tre decimi di fior di farina intrisa d’olio, come oblazione per ciascun toro; due decimi di fior di farina intrisa d’olio, come oblazione per il montone, e un decimo di fior di farina intrisa d’olio, come oblazione per ogni agnello. È un olocausto di profumo soave, un sacrificio consumato dal fuoco per il Signore. Le libazioni saranno di mezzo hin di vino per un toro, di un terzo di hin per un montone e di un quarto di hin per un agnello. Tale è l’olocausto del mese, per tutti i mesi dell’anno. E si offrirà al Signore un capro come sacrificio per il peccato, oltre all’olocausto quotidiano e alla sua libazione».

     Ebbene, qui manca una delle caratteristiche, che secondo te sono «i fattori costitutivi delle feste del Signore», manca la «speciale «santa convocazione» dei maschi presso il santuario centrale»!

     Anzi, la Scrittura mostra come la «festa» si celebrava in famiglia, in casa. «Davide dunque si nascose nella campagna; e quando venne il novilunio, il re si mise a tavola per mangiare. Il re, come al solito, si sedette sulla sedia che era vicina al muro; Gionatan si mise di fronte. Abner si sedette accanto a Saul, ma il posto di Davide rimase vuoto. Tuttavia Saul non disse nulla quel giorno, perché pensava: “Gli è successo qualcosa per cui non è puro; certo egli non è puro”. Ma l’indomani, il secondo giorno della luna nuova, il posto di Davide era ancora vuoto; allora Saul disse a Gionatan, suo figlio: “Perché il figlio d’Isai non è venuto a mangiare né ieri né oggi?”» (1 Samuele 20,24-27)

     Sul digiuno per Jahwè nella Toràh ti risponderò a breve. {23-07-2011}

 

 

6. {Nicola Martella}

 

Il novilunio non era una delle tre «feste solenni» in onore dell’Eterno, come pure non lo erano i sabati settimanali, poiché in tali ricorrenze mancavano alcuni dei tre elementi sostanziali delle tre nelle feste nazionali religiose in onore dell’Eterno. Nel novilunio (come anche nei sabati settimanali) il sacrificio avveniva presso il santuario, ma tutti i maschi d’Israele non salivano alla tenda dell’incontro in assemblea solenne.

     L’AT distingueva tre gruppi distinti di ricorrenze: sabati, noviluni e le feste solenni (1 Cr 23,31; 2 Cr 8,13), «feste dell’Eterno» (2 Cr 2,4) o semplicemente «feste» in assoluto (2 Cr 31,3; Ne 10,33). L’AT caratterizza esplicitamente queste ultime così: «feste solenni, tre volte all’anno: alla festa degli azzimi, alla festa delle settimane e alla festa delle capanne» (2 Cr 8,13). Il periodo della «festa degli azzimi» comprendeva la Pasqua e le Primizie; periodo della «festa delle capanne» comprendeva Trombe e Espiazioni.

     Questa distinzione ricorre, anche in senso dispregiativo, qui: «E quanto ai noviluni, ai sabati, al convocare radunanze, io non posso soffrire l’iniquità unita all’assemblea solenne» (Is 1,13); «radunanze» e «assemblea solenne» si riferiva a quelle dei tre periodi delle feste dell’Eterno, in cui era comandato ai maschi di radunarsi presso il santuario centralizzato. Per il NT si veda Colossesi 2,16s: «Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, o a noviluni o a sabati, che sono l’ombra di cose che dovevano avvenire…».

     Nelle nostre traduzioni può apparire che in Ezechiele furono distinte addirittura ben quattro categorie diverse riguardo alle offerte: «… per le feste, per i noviluni, per i sabati, per tutte le solennità della casa d’Israele» (Ez 45,17). Una traduzione letterale fuga tale equivoco: «E al principe toccherà di fornire gli olocausti e le oblazioni e le libazioni alle feste e ai noviluni e ai sabati, a tutti i tempi [o raduni stabiliti, ebr. mô`adîm] della casa d’Israele». Similmente ciò vale anche per Osea 2,11 [13]: «E metto fine a tutte le sue gioie, alle sue feste, ai suoi noviluni e ai suoi sabati e a ogni tempo [o raduno stabilito, ebr. mô`a]»; visto che i tre concetti uniti da congiunzione sono tre, è verosimile che, dopo «feste» (probabilmente solo rafforzativo di gioie), bisogna metterci un doppio punto.

     Poiché i noviluni erano considerati dei «sabati» (šābat «smettere»; šabbāt = periodo, in cui si «smetteva» di lavorare), dove non si parla espressamente di sabato settimanale, si possono distinguere tecnicamente anche solo due categorie: «le feste solenni e i sabati» (Lam 2,6).

     Quindi, è cosa grave confondere, per partito preso o per relativismo, che mira ad altro, le feste specifiche, nazionali e centralizzate in onore dell’Eterno, così come sono comandate dalla Legge mosaica e che sono da svolgersi in un’unica assemblea solenne dei maschi israeliti presso il santuario centrale, con le altre festività ricorrenti, come sabati settimanali e noviluni. Lo stesso vale per la festa dei Purim.

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Purim_natura_MT_AT.htm

25-07-2011; Aggiornamento:

 

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