Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Motti di spirito

 

Antico Testamento

Vai ai contributi sul tema

Norme di fair-play

 

 

Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
■ Vita di comunità
■ Abbecedario riflessivo
■ Ad acta
■ Dietro il velo
■ Casella postale biblica
■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’ERA LA MORTE FIN DALLE ORIGINI? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «C’era la morte fin dalle origini?». La Scrittura, parlando dell’umanità, afferma che la morte è entrata nel mondo con il peccato, venendo poi trasmessa a tutti gli uomini, essendo essi peccatori (Rm 5,12). Alcuni estendono tale concetto anche al resto della creazione, affermando che anche dalla ribellione primordiale in poi anche animali e piante cominciarono a morire.

     È probabile che si tratti di un falso sillogismo, basato su premesse non verificabili con l’esegesi. In effetti, l’uomo cominciò a morire con l’allontanamento dall’albero della vita. Nell’articolo «Le origini e la morte» [Temi delle origini. Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 307-311] mostro tutta la problematica e le ragioni, secondo cui nel regno vegetale e animale la morte già esisteva, e che ciò era «buono» per motivi ecologici e per la sopravvivenza di tutte le specie. Visto che in origine tutti gli animali erano erbivori, un modo sovraffollato sarebbe diventato un deserto disabitato in un tempo relativamente breve.

    Per la discussione esegetica dei singoli brani, che verranno discussi qui di seguito, rimando a Nicola Martella, Esegesi delle origini. Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006).

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Gianni Siena

2. Nicola Martella

3. Pietro Calenzo

4. Samuel Simoni

5. Massimo Ricossa

6. Gaetano Nunnari

7. Jonathan De Felice

8. Nicola Martella

9. Salvatore Paone

10. Anna Barbuzza

11.

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Gianni Siena}

 

Ecco le mie risposte ai quesiti della lettrice.

     ■ 1. Adamo poteva respirare sott’acqua?: Temo di no, essendo egli una creatura terrestre e non marina.

     ■ 2. Nell’Eden l’uomo era, in qualche modo, immortale?: «Immortale» sì, a patto che non facesse atti autolesionisti tali da compromettere la sua integrità spirituale e l’incolumità fisica: cosa che fecero entrambi mangiando il frutto proibito.

     ■ 3. La morte era già esistente?: Sì, l’estinzione fisica per gli animali terrestri era già implicata nel fatto, che essi potessero mangiare d’ogni pianta (Gen 1,29-30). Questo implicava anche mangiare il frutto poi proibito all’uomo in un secondo tempo (Gen 2,16-17). Evidentemente, Dio voleva risparmiare all’uomo l’esperienza dolorosa della morte fisica. La creazione era «buona» in sé (Gen 1,4.12.17.25), ma con la creazione dell’uomo a sua immagine e somiglianza (Gen 1,26) essa divenne «molto buona» (1,31).

     ■ 4. L’uomo poteva morire, magari dopo un numero lunghissimo d’anni?: No perché Dio voleva risparmiare all’uomo la morte fisica; prova ne è che il diavolo fece credere alla donna che non sarebbero morti (Gen 3,4).

     ■ 5. Altrimenti perché Dio stesso avrebbe interdetto l’accesso al Giardino all’uomo per paura che ne mangiasse e divenisse immortale?: Per il fatto che l’uomo, ormai divenuto peccatore, mangiando il frutto della vita sarebbe rimasto peccatore in eterno. Questo non avrebbe permesso a Cristo di salvare coloro che avrebbero risposto positivamente alla richiesta di ravvedimento. L’umanità paga, nella carne, la conseguenza del peccato con la morte fisica; ma se Adamo fosse diventato immortale (mangiando il frutto d’immortalità), la sua discendenza sarebbe nata peccatrice e irredimibile. Grazie al Signore per una decisione dura, ma salutare per noi tutti (Gen 3,22-24).

     ■ 6. Ma allora che ci stava a fare l’albero e perché era vicino a quell’altro (roba che uno si sbagliava ed era rovinato), messi tutte e due al centro del Giardino?: Rispondo con una domanda: La storia del «cherubino protettore» (= satana) non insegna niente? Era lui che custodiva la via verso il centro del Giardino (Ez 28,14).

     In ebraico, «nakhash» o serpente (Gen 3,1) significa anche «colui che custodisce il segreto della sapienza». Dunque, ogni essere vivente doveva essere indirizzato a mangiare il corrispettivo frutto: satana ingannò la donna ed ella ne mangiò con suo marito (Gen 3,6).

     Su questo punto mi permetto una digressione, c’è una quaestio teologica sul momento della caduta di satana. Io credo che avvenne in Eden (Ez 28,13), quando il cherubino protettore decise di tentare l’uomo (Ez 28,15).

     Il fatto che fosse «astuto» (Gen 3,1) non deve fuorviare, l’astuzia è anche «prudenza», avvedutezza, previdenza. L’intelligenza non è mai abbastanza. {02-10-2010}

 

 

2. {Nicola Martella}

 

Che Gianni Siena abbia cercato di rispondere ai quesiti della lettrice, è mirabile e apprezzabile. Ho avuto comunque l’impressione che egli risponda, non tenendo conto per nulla ciò che ho scritto io, come se ciò non esistesse proprio. Faccio soltanto alcune osservazioni su punti specifici, seguendo la sua numerazione.

 

     ■ A 2. I termini «mortale» e «immortale» sono categorie ontologiche, ossia legate all’essere in sé, non circostanziate. Dio solo è immortale per natura (1 Tm 1,17). Adamo ed Eva erano per natura mortali e, per non decadere fisicamente, necessitavano dell’albero della vita. Infatti, appena allontanati da Eden, cominciò il processo di decadimento fisico, che poi portò alla morte della prima coppia e della loro discendenza.

     ■ A 3. La morte di piante (servivano da cibo) e di animali era parte di un progetto ecologico, per evitare l’autodistruzione delle specie e di tutte le creature viventi. È evidente che la dieta degli uomini e degli animali era differente (Gn 1,29s); quindi, la morte degli animali era di natura programmatica e non aveva nulla a che fare col mangiare del frutto proibito all’uomo (Gen 2,16s).

     ■ A 5. Faccio presente che l’uomo, per rimanere peccatore in eterno, avrebbe dovuto mangiare il frutto dell’albero della vita in eterno. Infatti il suo effetto era a tempo. Già prima del peccato, Adamo ed Eva ne mangiavano (Gentile 2,16s), e ciò permise loro, dopo la loro cacciata da Eden, di vivere per centinaia d’anni (Gen 5,5). La mortalità è una questione strutturale degli esseri creati e nessuna sostanza può renderli immortali in eterno. Non esisteva un «frutto d’immortalità», ma solo un frutto che permetteva di continuare a vivere, fintantoché lo si assumeva a tempo debito.

     ■ 6. Ezechiele 28 non c’entra proprio nulla con l’esegesi di Genesi 3, poiché parla soltanto del re di Tiro, usando una metafora risalente al linguaggio mitologico di tale re, tipico per i regnanti orientali, che volentieri si fregiavano di attributi trascendentali. Per non ripetermi, rimando nell’articolo «La caduta primordiale e l’avversario» Temi delle origini. Le Origini 1, al punto «2.1.3. Brani fuori contesto» (pp. 285s), dove tratto anche Isaia 14 (re di babilonia).

     Quanto alla distinzione fra i termini ebraici nāḥā́š «serpente» e «divinazione», rimando a Esegesi delle origini. Le Origini 2, p. 181. In ogni modo, nessuno di questi due termini significa certo «colui che custodisce il segreto della sapienza». Che la caduta di satana sia avvenuta in Eden, lo si può approfondire nell’articolo «La caduta primordiale e l’avversario» Temi delle origini. Le Origini 1, al punto «2. Creazione degli angeli e ribellione del diavolo» (pp. 284-287), senza scomodare Ezechiele 28.

 

 

3. {Pietro Calenzo}

 

Carissimo Nicola, shalom. Gli interrogativi che la gentile sorella ha posto, a mio modesto parere non solo sono molto intelligenti, ma anche molto pertinenti. Personalmente, sono stato arricchito ,e molto, tanto dalle domande poste dalla lettrice quanto dalle risposte esegeticamente perfette e scritturali da te esposte.

     Ti confesso, che alcuni aspetti dell’albero della vita, dopo tanti anni di vocazione in Gesù Messia, non le avevo mai ponderate o conosciute, benché sia un discreto lettore dei commentari biblici. E il bello è che tutto si integri con la tua analisi perfettamente scritturale. L’unico Immortale è e sarà sempre solo Dio, ed è edificante e spiritualmente confortante sapere come il Signore ha provveduto che i figli di Dio, pur essendo per natura mortali, saranno eternamente con il loro Signore, in virtù della sua opera e sapienza infinita. Grazie, e Dio ti benedica, carissimo Nicola. Benedizioni in Gesù. {02-10-2010}

 

 

4. {Samuel Simoni}

 

Contributo: Leggendo l’articolo mi sono ricordato che un giorno la morte verrà gettata nello stagno di fuoco, quindi non capisco perché ci sarà la necessità di mangiare il frutto dell’albero della vita. In cosa sto sbagliando? Grazie. {02-10-2010}

Risposta (Nicola Martella): L’uomo non è immortale in sé, né lo sarà mai. L’unico immortale rimane soltanto Dio (1 Tm 1,17). La sua vita e salute spirituale (compreso salvezza, comunione con Dio, benedizioni, ecc.) verranno mediate e garantite da Gesù Cristo. La sua vita e salute biologiche verranno mediate e garantite dall’albero della vita. I dettagli si possono leggere in Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale. Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), specialmente nelle sezioni: «Lo stato eterno», pp. 312-349; «Il cielo è diverso», pp. 350-393.

 

 

5. {Massimo Ricossa}

 

Contributo: Caro Nicola, per quanto riguarda l’argomento dell’immortalità dell’uomo in Eden, avrei alcune perplessità su quanto tu hai scritto. Premetto che io conosco a mala pena l’italiano e quindi posso disquisire solo sui concetti. Domanda: Se Adamo e Eva fossero stati esseri mortali (anche se dopo chissà quanti anni), perché Dio avrebbe minacciato di farli morire se avessero disubbidito?

     Altra domanda, ma se nel NT il Signore promette vita eterna a tutti coloro che credono nel sacrificio di Cristo, questa vita eterna dipende dalla fede in Cristo o dal mangiare dell’albero della vita nel paradiso di Dio? Poi, vita eterna per uno come me che conosce appena la lingua italiana, vuole dire vita senza fine. Ciao e grazie della tua risposta. {03-10-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Se c’è l’eventualità di morire, come Dio avvertì Adamo, l’uomo non era immortale. Egli viveva perpetuamente in virtù del frutto dell’albero della vita; un essere immortale in sé non necessita di sussidi esterni.

     Gesù Cristo è garante della vita eterna; questa è una qualità di vita (vita con Dio), non una vita immortale posseduta dall’uomo in sé. Il mezzo come Dio garantirà una vita biologica perpetua, quindi senza fine, sarà proprio l’albero della vita, poiché l’uomo non possiede l’immortalità inerente. Le nazioni che ripopoleranno al nuova terrà necessiteranno della continua guarigione mediata dall’albero della vita (Ap 22,2). Esso è un privilegio dei redenti (v. 14), ma verrà vietato ai non redenti (v. 19).

 

 

6. {Gaetano Nunnari}

 

Contributo: Caro Nicola, insieme alla famiglia Selce abbiamo letto l’articolo citato. Ne è nata una discussione con delle domande, che vorremmo sottoporti:

     Se Adamo e Eva non avessero peccato, noi umani saremmo mai morti? Se la risposta è no, ne consegue che a un certo punto avremmo sofferto di sovraffollamento. Se la risposta è si, cosa sarebbe successo all’uomo dopo la morte? (N.B.: La Bibbia dice che la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. In questo caso sarebbe quindi fuori luogo?). Grazie per un tuo riscontro. Fraterni saluti... {03-10-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): L’esegesi non si basa sui «se», ma sul testo biblico che si ha; preferirei quindi attenermi a esso, senza speculare. Premesso che la morte esisteva già nel mondo vegetale e animale, ciò che la impediva nell’uomo, era l’assunzione del frutto dell’albero della vita. È evidente che una minaccia circostanziata (Gen 2,17) si realizza, soltanto quando si verificano le premesse (Gen 3,6). Ciò ci fa concludere che se non si fossero verificate le premesse (la ribellione), l’uomo non sarebbe morto. Quanto al sovraffollamento, non sappiamo ciò che sarebbe successo, ma le opzioni sarebbero tante ed è fuori luogo menzionarle qui tutte; Colui che gestisce Cieli e terra, sarebbe stato in grado di risolvere anche tale problema.

     Mentre la morte delle piante e degli animali faceva parte del piano ecologico di Dio per il mondo fin dall’inizio, la vita dell’uomo dipendeva dall’albero della vita e la loro morte era legata alla disubbidienza relativamente al comando divino. Faccio comunque notare che nel piano di Dio la caduta era prevista, visto che nel NT si parla del «prezioso sangue di Cristo, come d’agnello senza difetto né macchia, ben preordinato prima della fondazione del mondo» (1 Pt 1,19s). Intanto, dopo la caduta, Dio insegnò all’uomo la dinamica dell’espiazione, rivestendo gli uomini: alcuni animali dovettero morire perché l’uomo potesse essere coperto (Gn 3,21). Troviamo come cosa scontata che Abele sacrificasse olocausti a Dio (Gen 4,4).

 

 

7. {Jonathan De Felice}

 

Pace Nicola, ho letto con interesse quest’articolo, tuttavia ci sono alcuni punti da te trattati, che non mi convincono del tutto.

     Hai detto che l’uomo continuò a mangiare dell’albero della vita, finché non gli fu impedito da Dio, dopo la disubbidienza. La Bibbia non ci dice quanto tempo passò tra l’ordine di Dio di mangiare da tutti gli alberi, fuorché da quello della conoscenza del bene e del male, e la disobbedienza dell’uomo. Perciò, non sappiamo se l’uomo avesse mai veramente mangiato dall’albero della vita, né dagli altri.

     Fin dai tempi antichi, l’obiettivo di Satana è stato quello di screditare Dio e distruggere la sua opera. Non dobbiamo ignorare le macchinazioni di Satana, per cui sappiamo che il diavolo batte il ferro soprattutto quand’è caldo e prova il tutto e per tutto per distruggere l’opera di Dio fin dall’inizio. Con Gesù ha fatto lo stesso; non ha aspettato la fine dei 3 anni per tentarlo, ma la tentazione fu la prima — e non ultima — prova che il Signore dovette affrontare. Affermerei, dunque, che Satana non abbia perso molto tempo dal comando di Dio per ammaliare la donna e allontanare il genere umano da Dio.

     Inoltre, pensare che l’albero fosse l’unica cosa che mantenesse l’uomo in uno stato di «eterna giovinezza», non lo condivido. Hai detto che la vita dell’uomo è andata via via diminuendo, perché non attingeva più a quell’albero, ma la Scrittura parla di morte (sia spirituale che la cessazione della vita) come conseguenza dell’atto di disobbedienza e non perché non mangiava più dell’albero della vita. Il salario del peccato è la morte. Quindi, non è il distacco dall’albero che fa morire l’uomo, ma il peccato.

     Leggendo Genesi 5, non si può proprio affermare che la longevità dell’uomo andasse regredendo. Tra il verso 10 e il verso 24 ci sono casi di persone vissute al di sotto dei 900 anni, ma poi compaiono i più longevi: al verso 20 e al 27 troviamo Jared e Methuselah che vissero rispettivamente 962 e 969 anni. Al verso 31 c’è Lamek, il meno longevo che visse 777 anni. Non conosciamo le cause della morte, per cui non si può con certezza affermare che sia morto di morte naturale, non essendo specificato.

     In Genesi 6,3, Dio decreta si abbrevi che la vita dell’uomo, portando i suoi giorni a centovent’anni. Non ritengo il distacco dall’albero della vita il motivo per cui l’uomo cominciò a «appassire», ma il decreto di Dio.

     Infine, in 1 Corinzi 15,42-58 si parla d’incorruttibilità e immortalità dovute a questo corpo glorificato, di cui saremo rivestiti. Non si parla d’immortalità estrinseca, cioè per l’assunzione di cibi particolari nel caso specifico, «poiché il regno di Dio non è mangiare e bere, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo» (Rom 14,17), ma d’intrinseco al corpo incorruttibile. Non possiamo basare la vita eterna su un frutto. Al contrario, insieme all’apostolo Paolo dico «La morte è stata inghiottita nella vittoria [...] per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo».

     «Noi saremo simili a lui» (1 Gv 3,2), per cui, come Dio non ha permesso che «il tuo Santo veda la corruzione» (Salmo 16,10), altrettanto non la vedremo noi, perché, essendo simili a lui, avremo il suo stesso corpo glorificato. Certo si parla di un albero della vita, ma sappiamo che quel tipo di visioni, soprattutto nel libro dell’Apocalisse, sono molto allegoriche. Ammetto la mia ignoranza sul ruolo dell’albero, ma sono sicuro che non ha un ruolo preminente nel donare la vita eterna all’uomo, altrimenti parleremmo di ambrosia.

     L’uomo sarebbe morto se fosse rimasto sott’acqua senza respirare per lungo tempo? Non mi porrei questa domanda. È un ragionamento deduttivo non applicabile alla Parola di Dio, perché sono convinto fermamente che l’uomo non sarebbe mai venuto a trovarsi in situazioni, che avrebbero attentato alla sua vita. Non c’erano i presupposti per situazioni di pericolo. L’ambiente era ideale, il suolo produceva il frutto da sé e permetteva all’uomo di vivere in condizioni idilliache, che noi possiamo solo lontanamente immaginare.

     Per concludere, mi permetto di precisarti una questione. Il ragionamento deduttivo applicato dal bambino è corretto, logico secondo la forma mentis umana, ma tu, in qualche articolo precedente, hai contestato un fratello, che affermava che, per vedere Dio, l’uomo deve santificarsi; di conseguenza, se non si santifica (per cui salvato e, perciò, avente la possibilità di santificarsi) non vedrà Dio. Scusami, ma qui mi sembra lo stesso tipo di ragionamento. Dio ti benedica. In Cristo… {05-10-2010}

 

 

8. {Nicola Martella}

 

Ringrazio il lettore per il suo impegno nella riflessione e nel confronto. Cerco di rispondere ad alcune sue osservazioni.

     Tra la disubbidienza e la cacciata da Eden ci sono vari eventi e atti; effettivamente non sappiamo il lasso di tempo trascorso.

     Sul fatto «se l’uomo avesse mai veramente mangiato dall’albero della vita», lo sappiamo bene, visto che, proibendogli l’albero della conoscenza, gli diede il seguente privilegio: «Mangia pure liberamente del frutto d’ogni albero del giardino» tranne uno (Gentile 2,16s).

     Quanto tempo abbia usato l’Avversario per diventare tale e poi per sedurre gli uomini, non c’è dato a conoscere. Con Gesù era già il Satana, l’Avversario; con l’umanità lo diventò appena in Genesi 3. Quindi, è un argomento di poco senso.

     Il peccato è la causa, la morte è l’effetto. Se l’albero della vita non fosse stato decisivo per il mantenimento in vita dell’uomo, non avrebbe avuto nessun senso allontanare l’uomo da esso. Il progressivo abbassamento dell’età delle prime generazioni corroborano tale convinzione. La diminuzione dell’età non bisogna osservarla confrontando singoli casi, ma intere generazioni; anche oggigiorno ci sono casi di persone che arrivano a 140-1450 anni, ma ciò non inficia l’età media in un certo periodo.

     Quanto a Genesi 6,3, faccio notare che il decreto dei 120 anni non si riferisce all’età dell’uomo, ma al lasso di tempo di tolleranza divina prima del giudizio mondiale, periodo necessario a Noè e ai suoi figli per costruire l’arca.

     Non c’è qui lo spazio per trattare qui dettagliatamente 1 Corinzi 15,42-58, ma non mi sento di condividere tali conclusioni Tale brano dev’essere visto alla luce di altri, dove si afferma che l’unico immortale in senso ontologico è soltanto Dio (1 Tm 1,17) e che l’albero della vita servirà di guarigione alle nazioni (Ap 22,2); si veda su per il resto. 1 Corinzi 15 affronta soltanto alcune questioni, dovute alle problematiche presenti in Corinto, non tutte. Si può dire: in 1 Corinzi 15 si afferma che cosa avverrà, in Apocalisse 22 come ciò si realizzerà. [Per l’approfondimento rimando in Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale. Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), all’articolo «Due umanità e immortalità?», pp. 345-349; e alla sezione «Il cielo è diverso», pp. 350-372.

     La versettologia indebita, usata da questo lettore, non aiuta, ma crea qualche confusione. «Simile» a Cristo (1 Gv 3,2) non significa uguale. Il Salmo 16,10 si riferiva alla corruzione nella tomba e nient’altro; applicato a Gesù, significò la risurrezione (At 2,31; 13,37), e nient’altro. Tutte le generazioni fino alla risurrezione vedono la corruzione nella tomba; è fuori luogo applicare tale verso alla vita dopo la risurrezione.

     Se l’albero della vita è un’allegoria, allora lo è tutto ciò che è ivi descritto: il nuovo mondo, la nuova Gerusalemme, il trono di Dio, eccetera. Qui si aprono porte e portoni alle speculazioni. In Apocalisse 22 ci sono descrizioni concrete del mondo futuro. Ripeto ancora una volta, che si parla dell’effettiva presenza e dell’uso concreto dell’albero della vita (vv. 2), del privilegio concreto di accedere a esso (v. 14; 2,7) e della minaccia di esserne privati (22,19), come in Eden. Quindi, è esegeticamente fuori luogo parlare qui di allegoria (cfr. v. 19 albero della vita e città santa).

     L’albero della vita ha a che fare con la vita biologica e fisiologica, con la sua capacità di non invecchiare, mediante la «guarigione» continua che esso porta (Ap 22,2).

     Non so in quale articolo io avrei contestato che l’uomo, per vedere Dio, deve santificarsi; non credo di aver mai affermato in tali termini una cosa del genere. Non capisco sinceramente che c’entra tutto ciò col tema attuale. Mischiare capre e cavoli rende il tutto incomprensibile. Rimango perplesso.

 

 

9. {Salvatore Paone}

 

Contributo: Ho letto l’intero articolo (è molto interessante). Ottima osservazione riguardo alla morte nell’Eden. Ma c’è una domanda, che mi pongo, e vorrei che qualcuno mi rispondesse: Spiegatemi se Adamo ed Eva dovevano morire, in qualche modo, per natura (cfr. Romani 5,12). {06-10-2010}

Risposta (Nicola Martella): Perché dovevano morire per natura? Per natura erano «mortali», ma fintantoché avevano l’albero per la «guarigione» (Ap 22,2), ossia per la riparazione dei meccanismi biologici, potevano vivere in perpetuo e senza problemi.

     Tale «farmaco» non era disponibile agli animali, perciò essi morivano, finendo il loro ciclo biologico.

 

 

10. {Anna Barbuzza}

 

Contributo: Ho trovato quest’articolo davvero molto interessante e mi ha dato l’occasione di approfondire quest’argomento finora tralasciato (da parte mia). Non avevo fatto caso che Adamo e Eva potevano essere sottoposti anch’essi alla morte fisica, dicasi la stessa cosa per la razza animale! Le mie conclusioni, o meglio le mie riflessioni sono andate così più in profondità.

     In effetti, Genesi 3,22 dice: «E l’Eterno Dio disse: “Ecco, l’uomo è divenuto come uno di noi, perché conosce il bene e il male. Ed ora non bisogna permettergli di stendere la sua mano per prendere anche dell’albero della vita perché, mangiandone, viva per sempre”».

     Credo che l’albero della vita nel giardino fosse un albero reale che possedeva proprietà spirituali e dimostra che esso avesse di fatto «il potere materiale di portare vita».

     Evidentemente l’albero impartiva vita, per sua stessa natura! Adamo era già un’anima vivente; Dio aveva soffiato nelle sue narici lo spirito della vita (Genesi 2,7), eppure lì c’era l’albero della vita che avrebbe potuto dare vita a Adamo.

     Pare quindi che, se Adamo fosse rimasto ubbidiente al suo Creatore, a suo tempo, Dio gli avrebbe permesso di mangiare di quell’albero come simbolo del fatto che si era dimostrato degno di vivere per sempre.

     Ma Adamo trasgredì; così gli fu negata l’opportunità di mangiare il frutto dell’albero. Ma sappiamo anche che, grazie all’intervento del sacrificio di Gesù, noi siamo messi nuovamente nella condizione di avere vita e al compimento dei tempi di vivere per sempre, che è diverso dall’immortalità!

     Concludo facendo una mia considerazione personale: L’albero della vita per me è il Signore Gesù e anche l’albero su cui Egli è morto... {07-10-2010}

Risposta (Nicola Martella): Faccio soltanto qualche osservazione significativa. Nella mia opera esegetica «Esegesi delle origini» (Le Origini 2) traduco Genesi 3,22b dall’ebraico come segue: «E ora che egli non stenda la mano e prenda anche dell’albero della vita, e mangi, e viva in perpetuo». Per la discussione rimando a tale opera alle pagine 259s. Per prima cosa i verbi sono in un tempo continuo (non una tantum), cosa che è accentuata dalle congiunzioni. Un confronto con Genesi 2,16 («Di ogni albero del giardino di mangiar ne puoi mangiare»; così in ebraico, poi segue un’unica proibizione) mostra che non si trattava di un gesto unico, che potesse comunicare vita perpetua.

     L’albero non era, quindi, un eventuale premio futuro della fedeltà di Adamo verso Dio, ma era parte del progetto di Dio per il presente quotidiano della prima coppia. Ad Adamo non fu impedita la possibilità di mangiarne una tantum, ma di continuare a mangiarne per impedire che rimanesse in stato di «guarigione», senza invecchiare.

     L’albero della vita era sì un albero reale, ma non possedeva nessuna «proprietà spirituale», ma solo sostanze adatte a indurre i sistemi biologici a riparare le anomalie bio-fisiche, quindi a indurre quella che viene chiamata auto-riparazione o auto-guarigione biologica (cfr. Ap 22,2). Ciò impediva l’invecchiamento progressivo delle cellule. In ciò non c’era nulla di «spirituale». L’albero non impartiva vita, ma la conservava.

     Il rinnovamento portato da Gesù è dapprima di natura spirituale e morale, visto che anche i redenti muoiono. Poi ci sarà la risurrezione come rinnovamento del corpo. Infine, Dio darà ai redenti il privilegio di rimanere in stato di «guarigione» bio-fisiologica, attingendo alle virtù terapeutiche dell’albero della vita (Ap 22,1).

     Le conclusioni spiritualeggianti mi permetto di non condividerle, poiché mischiano capri e cavoli e vanificano la comprensione della verità. La croce non è un «albero di vita», ma un patibolo. Gesù non è «l’albero della vita» concreto, altrimenti non serviva averne uno nella nuova Gerusalemme.

 

 

11. {}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Fortuna Fico: Dio ti benedica, fratello caro, per questi chiarimenti, di cui ci fai partecipi. È impressionante di come ogni volta che si legge la Scrittura, essa ci svela nuove cose, è assolutamente affascinante! Grazie al Signore per il tuo dono di dottorato, che metti a disposizione di noi tutti! {01-10-2010}

 

Francesco Murgiano: Ringrazio il Signore per il pane che mi ha dato. Ho letto la risposta che hai dato a Angelina Resina. È vero, io pensavo che se Adamo e Eva avessero mangiato due volte del frutto dell’albero della vita, sarebbero divenuti immortali. Mi rendo sempre di più conto che sono un essere misero. Che bello, potrò trovare numerose risposte. Ciao. {04-10-2010}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Morte_origini_Mds.htm

05-10-2010; Aggiornamento: 07-10-2010

 

▲ Vai a inizio pagina ▲
Proprietà letteraria riservata
© Punto°A°Croce