Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

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«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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QUESTIONI INTORNO A GESÙ DOPO LA RISURREZIONE?

PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Nell’articolo «Questioni intorno a Gesù dopo la risurrezione» un lettore chiedeva perché i discepoli di Emmaus e Maria Maddalena non riconobbero subito Gesù. Inoltre chiedeva perché impedì a Maria Maddalena di toccarlo, mentre sfidò Tommaso (ma anche gli altri apostoli) a farlo. Partendo dal testo biblico, ho cercato di dare le spiegazioni che mi sono apparse più logiche ed evidenti. Ciò ha suscitato la reazione di alcuni lettori, che approfondiscono e completano il quadro oppure fanno obiezioni.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Emilio Spedicato

2. Nicola Martella

3. Gianni De Pasquale

4. Nicola Martella

5. Alberto Lotti

6. Nicola Martella

7. Gianni Siena

8. Volto Di Gennaro

9. Benito Viapiana

10. Nicola Martella

11. Antonio Capasso

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Emilio Spedicato}

 

Caro Martella, le risposte già da te date sono certamente valide, tuttavia ci sono alcune osservazioni ulteriori che si possono fare.

     ■ Per Paolo se Gesù non fosse risorto, la fede non sarebbe valida. Opinione sua, ma qui s’apre il problema della morte di Gesù.

     ■ Nel Corano d’oggi si legge che Gesù non morì, fu sostituito; tuttavia nel Corano esistente in Senegal sta scritto che morì e risuscitò; ora è noto, o meglio non è noto, perché nessuno ne parla, che Othman ordinò che tutte le copie del Corano fossero a lui portate, ne bruciò alcune, ne modificò altre; e secondo un libro, apparso negli USA un paio d’anni fa, il suo intervento principale fu nel togliere il riferimento alla morte e risurrezione di Gesù, introducendo quindi lo splitting fondamentale con il cristianesimo.

     ■ Ma il problema è la definizione di morte, che varia clinicamente a seconda del test. Nessuno fece tale test su Gesù. Ora esiste, da una analisi di vari casi documentati, uno stato intermedio fra vita normale e morte che è quella in cui le funzioni corporali sono sospese — senza decomposizione — e lo spirito è assente; stato sperimentato da sciamani, monaci fra cui il maestro del Dalai Lama, ecc. In tale stato lo spirito può essere altrove e il rientro nel corpo attiva fenomeni speciali. È mia ipotesi che questo sia avvenuto con Gesù. Saluti… {29 giugno 2009}

 

 

2. {Nicola Martella}

 

Trovo alquanto interessante ciò che l’amico Spedicato afferma sull’epurazione del Corano da parte del califfo «ortodosso» Othmàn ibn `Affàn (574-656). In effetti, ciò che oggi si trova nel Corano corrisponde più o meno a idee gnostiche giudaiche del Medio Oriente (Ebioniti, Nazareni, ecc.).

     Altra cosa è ciò che riguarda la morte e la risurrezione di Gesù. Le questioni da lui introdotte vanno chiaramente fuori tema e possono essere oggetto di un altro confronto. Affermare che quella della risurrezione di Gesù sarebbe solo una opinione dell’apostolo Paolo, è alquanto riduttivo. Infatti la risurrezione fu un fatto che, sebbene preannunciato da Gesù, non fu per nulla preso in considerazione dai suoi seguaci, dopo la sua morte. L’apparizione di Gesù fu considerata dapprima quella di uno spirito, e per i discepoli questo erano terrorizzati (Lc 24,37). Gesù dovette ingiungere loro di verificare con mano le sue ferite a mani, piedi e costato (Lc 24,39s; Gv 20,27).

     Inoltre allora c’erano testimoni oculari della sua morte e della sua risurrezione che erano ancora in vita (1 Cor 15,3-8). Anche altri apostoli scrissero cose simili a Paolo e anche per loro la risurrezione era un fatto storico, su cui si basava la loro fede e dottrina. Lo stesso Luca, che scrisse il suo Evangelo, era un medico.

     L’amico Spedicato vorrebbe presumere una cosiddetta «morte apparente», un tema che è stato già dibattuto fra gli studiosi ed ha trovato abbastanza confutazione. Non penso che dovremmo credere a ciò che una persona possa dire oggi, trascurando i molteplici testimoni oculari che assistettero alla crocifissione, al seppellimento, al sepolcro vigilato, alla pietra rimossa, eccetera. Sciamani e monaci buddisti non possono essere presi come termine di paragone, poiché i loro «esperimenti» non avvengono in tale stato di stress fisico e mentale qual è la crocifissione romana. Gesù fu assoggettato a un martirio terribile qual era la crocifissione; egli legato, fu frustato a sangue, fu tenuto sveglio tutta la notte fino alle 15°° del pomeriggio, quando spirò, fu portato avanti e indietro fra i palazzi di diverse autorità civili e religiose, fu accusato, fu ingiuriato, dovette difendersi, i suoi polsi furono forati, forse anche i piedi e certamente il fianco. Da quest’ultimo uscì oramai il siero del sangue. Tommaso parlò del fatto che si poteva mettere il «dito nel segno dei chiodi» e addirittura la «mano nel suo costato» (Gv 20,25). Gesù lo invitò a fare proprio ciò (v. 27). E un uomo, nel cui fianco era possibile mettere un’intera mano, dovrebbe essere per questo solo morto apparentemente? I soldati romani erano esperti di crocifissioni, essendo esse abbastanza ricorrenti. Quando vennero a spezzare le gambe a Gesù e ai lardoni, per accelerarne il decesso, constatarono la sua morte oramai sopravvenuta e non ritennero necessario, fracassargli le gambe (Gv 19,32ss). Eppure, per andare sul sicuro, «uno dei soldati gli forò il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua» (v. 34). Con gli organi forati, avrebbe potuto ancora sopravvivere, se fosse stato in uno stato di morte apparente? E in tale stato avrebbe potuto spostare la grande pietra che occludeva la tomba? Dovremmo fare una prova sperimentale e statistica con metodo del doppio cieco, servendoci di un migliaio di sciamani o di monaci buddisti, che assoggetteremo al martirio romano che ha subito Gesù e i due ladroni; cercasi volontari…

 

 

3. {Gianni De Pasquale}

 

Caro Nicola, un caloroso ciao. La risposta data ai tre quesiti è interessante e anche in parte convincente, se vista e interpretata sotto l’aspetto psicologico. Nonostante ciò, non capisco la dichiarazione che fai su Gesù salito dal paradiso, ma non ancora asceso al Padre: «Gesù era ritornato in vita, risalendo dal Paradiso, ma non era “ancora salito al Padre”, ossia per essere glorificato». Cosa intenti con ciò? A mio avviso il fatto che Maria non potesse toccarlo non è il motivo che tu adduci, ma il fatto che Gesù era appena risorto senza essere stato ancora dal Padre. Atto necessario e dovuto per presentarli con la sua risurrezione la vittoria sulla morte. Certo, Gesù era trasformato (il suo corpo) dopo la permanenza nella valle della morte, ma non ancora «ufficializzato e sigillato» e glorificato come Signore dei Signori nei luoghi celesti, cioè non gli era stato conferita ufficialmente la regalità. Perciò a Maria fu impedito di toccarlo, poiché ebbe la «fortuna», o meglio la grazia, di poterlo vedere per primo in assoluto. Invece l’incontro con Tommaso fu d’altra natura e portata. Appunto, dopo la sua accettazione da parte del Padre.

     Grazie per lo spunto di riflessione. Sperando che non ti sia troppo contraddittorio, una buona giornata. {29 giugno 2009}

 

 

4. {Nicola Martella}

 

Ringrazio Gianni per il contributo, sebbene non abbia capito bene tutta la sua argomentazione e in che cosa si differenzi dalla mia. Che Gesù non fosse «ancora salito al Padre», era la motivazione che Egli diede a Maria Maddalena, dopo averle detto: «Non mi toccare!» (Gv 20,17). Non voglio intendere altro che quanto si trova lì, sebbene sia un brano alquanto enigmatico per molti di noi. Infatti nessun credente, quando muore, può andare alla presenza di Dio (i morti sono impuri), ma va in Paradiso, aspettando la risurrezione dei corpi. In ciò Gesù è stato la primizia (1 Cor 15,20.23), perciò poté ascendere al Padre, ma solo dopo la sua risurrezione. Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale. Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), gli articoli della sezione «Lo stato intermedio», pp. 182-212; cfr. qui «La risurrezione», pp. 220-223.

     Non capisco in che cosa il lettore differenzia la sua argomentazione, visto che dice appunto quanto da me affermato, ossia di non essere «ancora salito al Padre». Il corpo della risurrezione era lo stesso, che era stato martirizzato e che mostrò poi ai discepoli; si poteva mettere un dito nel buco dei chiodi e una mano nel costato.

     L’argomentazione che il lettore dà riguardo a Maria no e Tommaso sì, non convince per nulla per questo motivo: Gesù salì al Padre, per essere glorificato, solo alla fine dei 40 giorni (At 1,3.9ss), durante i quali sia Tommaso, sia gli altri discepoli poterono vedere il suo corpo martoriato (Lc 24,37.39s; Gv 20,27); in tale periodo molti altri ancora lo videro (1 Cor 15,3-8). Da nessuna parte del NT si legge di un’ascesa intermedia al Padre, ossia dopo l’incontro con Maria e prima di quello con gli apostoli.

     In pratica non c’era abbastanza tempo per una gran festa di trionfo, poiché gli eventi descritti, dopo la risurrezione, erano temporalmente tutti gli uni accanto agli altri. Lo stesso giorno che Gesù risuscitò e incontrò Maria Maddalena (Lc 24,10), si trovò sulla via verso Emmaus (v. 13) e fu riconosciuto infine dai due discepoli (vv. 30s). Essi tornarono immediatamente a Gerusalemme (v. 33) e raccontarono l’accaduto (vv. 34s. Poi si legge: «Ora, mentre essi parlavano di queste cose, Gesù stesso comparve in mezzo a loro…» (v. 36). C'era un po’ troppo poco tempo per ascendere in segreto al cielo, per ricevere una gloria che si addiceva a un Vincitore e per essere lì festeggiato in modo degno per chi aveva ricevuto un Nome al disopra di ogni altro nome (Ef 1,20s; Fil 2,9).

 

 

5. {Alberto Lotti}

 

La risposta che lei dà alla domanda alla seconda domanda del lettore (molto acuta devo dire), non mi convince. Non è invece possibile che Gesù risorto avesse un aspetto differente («trasfigurato») rispetto al Gesù prima della crocifissione? Un aspetto fisico differente, ma che non impediva a Maria, a Maddalena, ai discepoli d’essere assolutamente certi che si trattasse di Gesù. Questa certezza si basava su tutta una serie d’elementi (frasi, espressioni, manifestazioni, toni di voce, chi sa che cos’altro) che non avrebbero avuto altra spiegazione possibile. Analogamente, anche se non identicamente, accade ancora oggi quando la Presenza di Cristo si manifesta per mezzo della sua Chiesa e dei santi: non c’è spiegazione più ragionevole alla vita dei santi se non che è Gesù che opera in loro e per mezzo di loro.

     Anche la terza domanda del lettore è molto profonda ed è stata anche per me motivo d’indagine. C’è qualche cosa di non chiarissimo nell’espressione, che però diventa molto più comprensibile, se s’accetta l’ipotesi che il Vangelo che conosciamo contenga errori di traduzione da una base di partenza in lingua aramaica. Questa ipotesi, che ha numerosissime conferme, trattate per esempio nel libro «Il protagonista della storia -Nascita e natura del cristianesimo» di Josè Miguel Garcia, spiega molti passi del Vangelo altrimenti incomprensibili o assurdi, non toglie niente di sostanziale all’essenza del messaggio evangelico, è una prova che i Vangeli furono scritti a distanza temporale brevissima rispetto ai fatti accaduti. Saluti… {29 giugno 2009}

 

 

6. {Nicola Martella}

 

Come ho già mostrato sopra, il problema non era nel corpo differente di Gesù, ma nei sensi compromessi dalle circostanze e nelle menti indurite dei suoi discepoli e di Maria (era la stessa Maddalena, ossia di Magdala, non due persone differenti). Il cambiamento avvenne nei loro sensi di percezione, che erano dapprima alterati dal lutto, dal pianto, dalla preoccupazione e dalla tristezza. Inoltre i loro cuori erano induriti al punto da non percepire per fede nelle promesse divine la nuova realtà, ossia la risurrezione del loro Signore (Mc 16,14; Lc 24,25). Dei due discepoli di Emmaus fu scritto che, dopo aver veduto Gesù spezzare il pane nel modo consueto, scattò la scintilla interna: «E gli occhi loro furono aperti e lo riconobbero» (Lc 24,31). Gli altri discepoli non vollero credere ai loro occhi neppure dopo averlo visto ma, terrorizzati, optarono per la tesi di uno spirito (v. 36s). Il corpo martirizzato ma vivente era lì, ma non bastò né la sua vista né l’invito di Gesù a palparlo (vv. 39ss); solo la prova sperimentale del mangiare li persuase (vv. 41ss).

     Non penso che si possa paragonare la «presenza di Cristo» in senso spirituale fra i suoi seguaci fedeli d’oggi con quella situazione drammatica e traumatica nella vita dei discepoli e dei seguaci di Gesù allora in Palestina. Bisogna essere onesti. Chi ha portato alla tomba una persona speciale, su cui aveva puntato tutto, ed è in profondo lutto e costernazione, non si aspetta di vederla di nuovo a pochi metri da sé, e i suoi sensi annebbiati e ubriachi di dolore gli daranno altre interpretazioni.

     Non c’è nessuna prova documentaria che i nostri quattro Evangeli, scritti in greco, avessero quanto a opera letteraria un originale aramaico, di cui sarebbero traduzioni imperfette. Ciò è equivoco e pericoloso. Nessuno che sia uno studioso serio, mi ha convinto finora. Per la discussione rimando a Nicola Martella, Dall’avvento alla parusia, Panorama del NT 1 (Fede controcorrente, Roma 2008), specialmente all’Evangelo di Matteo, pp. 75.87.

     Per dare credito a tale tesi, ci vogliono non enunciati, ma prove documentarie, ad esempio un originale aramaico di uno degli Evangeli. È meglio non dare troppo credito a coloro che cercano un «sottotesto aramaico», per avallare poi le proprie convinzioni. Ne ho conosciuti alcuni che fanno così solo ideologia; meglio diffidarne. Inoltre sorge una semplice domanda: in che cosa dovrebbe mai spiegare un presunto testo aramaico al riguardo? Il lettore ha mancato di dircelo. Quindi?

 

 

7. {Gianni Siena}

 

     ■ 1. Il loro cuore «ardeva» mentre Gesù spiegava le Scritture strada facendo (Lc 24,32), il cuore loro aveva già riconosciuto Gesù ma, per la morte, avvenuta pochi giorni prima, erano impediti, «razionalmente», dall’accettarne la resurrezione. Le parole poco prima del riconoscimento sono significative (rileggersi il brano): «O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette!» (Lc 24,25). Erano rassegnati alla sua morte e al fallimento delle loro attese e speranze (Lc 24,21)

 

     ■ 2) La morte dell’uomo fa perire in un istante tutti i suoi progetti: anche gli altri seguaci condividevano questa impostazione della realtà. Perché, altrimenti, noi credenti siamo scherniti oggi per l’attesa del ritorno del Signore?! (2 Pt 3,4).

 

     ■ 3) Gesù non impedì a Maria di «toccarlo» in un primo momento ma, successivamente, le disse: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre…» (Gv 20,17). Ritrovare viva una persona che credevi e sapevi irrimediabilmente morta, vorresti abbracciarla e non farla andare via mai più. Gesù doveva però andarsene al Padre, ma volle rassicurare quell’umile donna, compagna di tanti giorni di lotte e servizio. Come a dirle: «Starò ancora qualche tempo con voi…».

     Il caso di Tommaso è differente. Era subentrata la disperazione, diventata rapidamente fredda e scettica delusione. «Se non vedo… e non metto… io non crederò!» (Gv 20,24s). Gesù che, umanamente non era presente, lo accontentò e gli rivelò la sua Deità… i suoi compagni gli avevano comunicato: «Abbiamo visto il Signore!» (Gv 20,25). Per questo Gesù gli disse qualcosa relativa alla «felicità del credere senza vedere»: quando si testimonia di Lui alle genti, la gioia della salvezza spunta sulla faccia di quelle che sono sulla via d’una simile meta.

     Quando la Parola di Dio è ascoltata da un infermo che, oltre alla salvezza e al perdono dei peccati, aspetta con ansia la guarigione dal suo male… questo riceve «tutta» la benedizione del Vangelo: Ha creduto in Cristo ed è beato! [N.d.R.: Come già ricordato altre volte: Il Signore guarisce dalla malattia o nella malattia!] Gli «altri» non capiscono, sono ostili e minacciano chi parla. Questa mattina stavo leggendo (dopo la meditazione biblica e la preghiera) d’un servo del Signore che, senza proferire parola, fu attaccato da sconosciuti ma dominati dalla potenza delle tenebre.

     I credenti erano «induriti» dalla negativa realtà rispetto alla verità, che Dio propose a dispetto delle circostanze: «Poi [Gesù] apparve agli undici mentre erano a tavola e li rimproverò della incredulità e durezza di cuore» (Mc 16,14 sclerocardia). Questi sono gli effetti devastanti della delusione e dello scoraggiamento, oltre alla renitenza al credere: «…uno spirito abbattuto chi lo può sostenere?» (Pr 18,14).

     Il Signore ha il rimedio a questo abbattimento (Is 61,1-4), l’effetto è potente oltre ogni aspettativa: «Essi ricostruiranno le antiche rovine, riedificheranno i luoghi desolati del passato, rinnoveranno le città devastate e i luoghi desolati delle età trascorse» (Is 61,4). La Risurrezione di Gesù ha questo effetto nella vita di coloro che sperano in Lui: meglio essere rimproverati da Cristo per le nostre debolezze ed essere da Lui ristorati che essere abbandonati dal Signore alla perdizione.

     Ho letto le considerazioni anticipatorie del fr. Nicola e le ho trovate inappuntabili, ma desideravo «erogare» un po’ di «teologia del cuore»: Il Signore m’ha edificato grandemente questa mattina. {30 giugno 2009}

 

 

8. {Volto Di Gennaro}

 

Contributo: Caro fratello Martella, il Signore ci benedica. Grazie per la tua e-mail che mi hai passato. Non ho difficoltà a rispondere alle prime due domande: Gesù fu riconosciuto nelle varie apparizioni per il semplice fatto che il Gesù risorto è differente dal Gesù terreno. Come anche saremo noi al suo ritorno.

     La terza domanda, fatte salve le diverse osservazioni, è sinceramente più complicata. Alcuni commentatori biblici lo spiegano col fatto che era urgente per il Signore che Maria Maddalena andasse a dare l’annuncio della risurrezione, anche per il fatto che in oriente il saluto è più «elaborato» e richiede tempo. Ci sono persone anche oggi che per dare un semplice saluto impiegano molto tempo... io ho capito così. Ti saluto in Cristo, il Signore e Salvatore. {2 luglio 2009}

 

Osservazioni:

Di per sé ho già risposto sopra a quanto affermato da questo lettore nella prima parte. No, il «Gesù risorto» non era per nulla differente dal «Gesù terreno», visto che fu il suo corpo a risuscitare, quello messo nella tomba e che portava ancora i segni del martirio subito. Gesù sfidò i suoi discepoli a mettere il dito nel segno dei chiodi e la mano nella ferita del costato.

     La risposta alla terza domanda è interessante e degna di riflessione. L’urgenza del messaggio agli apostoli rendeva necessario abbreviare i convenevoli. {Nicola Martella}

 

 

9. {Benito Viapiana}

 

Carissimo fratello Nicola, Shalom! Tu sai benissimo che nella Parola di Dio vi sono tantissime cose, dove non si può dare una chiara spiegazione. In questi casi ci dobbiamo affidare allo Spirito di Dio, essendo che solo Lui ci può illuminare. In questi casi dovremmo accettare quello che leggiamo, anche se non abbiamo una chiara spiegazione. Sappiamo che tutta la Scrittura è divinamente ispirata da Dio (2 Timoteo 3,16). Sì, è vero che nel leggere la Scrittura, possono sorgere delle domande, come ciò accadde al suo lettore, dove pone delle domande molto interessanti.  Vorrei contribuire dicendo innanzi tutto, che le cose dello Spirito vanno comprese tramite lo Spirito di Dio (1 Corinzi 2,14).

 

     ■ Nella prima domanda il suo lettore afferma: «Nella Parola di Dio troviamo che i due discepoli d’Emmaus riconobbero Gesù solo “nello spezzare il pane”. Non sono mai riuscito a capire il perché. Da cosa lo riconobbero?».

     Questo è quando posso dedurre dalla Parola di Dio: I due discepoli erano tristemente addolorati per la morte del loro Maestro, in più erano stanchi del viaggio, e forse avevano anche fame. Fu in questa circostanza che Gesù s’unì a loro durante il viaggio. Sappiamo che era sera quando Gesù s’unì a loro, ma non sappiamo se era una giornata piovigginosa, dove magari Gesù aveva il capo coperto per proteggersi dalla pioggia. Sono delle ipotesi che io faccio. Se le cose fossero andate così, era molto facile a confonderlo per un altro, lì per lì. La Scrittura ci dice che «i loro occhi erano impediti dal riconoscerlo» (Luca 24,16). Era Gesù che si doveva fare riconoscere. Gesù non aveva più lo stesso corpo, ma un corpo spirituale, cosa difficile da discernere con gli occhi coperti d’umanità.

     Ma Gesù si fece riconoscere quando spezzò il pane. Perché lo riconobbero quando spezzò il pane? Io sono sicuro che fino a quel giorno nessuno aveva spezzato il pane, tranne Gesù. Ora i due discepoli anche se non erano stati presenti a tavola con Gesù durante l’ultima cena, avevano sentito parlare gli altri discepoli, come Gesù aveva spezzato il pane prima della sua morte. Ora essi sono testimoni oculari di qualcosa che richiama alle loro menti ciò che avevano sentito parlare o visto. E nel costatare ciò che stava accadendo dinnanzi a loro, i loro occhi s’aprirono e riconobbero il loro tanto amato Maestro.

 

     ■ Nella seconda domanda il suo lettore afferma: «Poi non capisco perché dopo la resurrezione i «suoi» non lo hanno riconosciuto: Maria, i discepoli...».

     Certamente non è cosa facile da spiegare! Anche se la maggior parte di loro avevano assistito a tantissimi miracoli di guarigione, che Gesù aveva compiuto. Anche se avevano assistito a come Gesù aveva risuscitato Lazzaro, la figlia di Iairo e altri, la perdita del loro Maestro, era un segno di paura, d’incertezza, di dubbi per tutti loro. E poiché non v’era il loro Maestro per guidarli, erano in un tempo di incognite. Secondo loro, essi avevano perso tutto. Ecco perché Pietro disse: «Vado a pescare»; e tutti gli altri dissero: «Veniamo anche noi con te» ( Giovanni 21,3). Non sapevano più cosa fare. Ogni cosa che Gesù aveva insegnato loro, l’avevano dimenticato; eppure Gesù li aveva avvisati che, dopo tre giorni, Egli sarebbe risuscitato dai morti.

     Ma la domanda rimane: «Perché non l’anno riconosciuto?». Non l’hanno riconosciuto, perché il corpo di Gesù era un corpo diverso di quello di prima. Il corpo di Gesù non era lo stesso di quello che aveva prima della sua morte. Un corpo che doveva morire, un corpo che doveva servire per espiare i nostri peccati. Ora Gesù ha un corpo incorruttibile. Un corpo che nessuno può distruggere, perciò un corpo diverso. Un corpo dove l’occhio umano non riesce a discernere facilmente, solo attraverso gli occhi dello spirito questo è stato possibile. Solo quando gli occhi dei discepoli furono aperti, essi poterono riconoscere il loro Maestro. Gesù è colui che aprì i loro occhi, ed essi lo riconobbero.

 

     ■ Sulla terza domanda il suo lettore afferma: «Un’ultima cosa, scusa ancora, perché non si fece toccare da Maria, ma dopo chiese a Tommaso di farlo».

     Qui vediamo chiaramente che è Gesù che si fa conoscere da Maria. Quando Gesù la chiamò di nome, i suoi occhi furono aperti! E lei poté riconoscere, il suo Maestro, e voltatasi alle parole di Gesù disse: «Rabbuni» (Giovanni 20,16) È Gesù che si è fatto conoscere allora, ed è Gesù che si fa conoscere anche oggi, a tutti quelli che lo vogliono conoscere.

     Perché Gesù disse a Maria: non toccarmi? (Giovanni 20,17). Secondo la Scrittura Maria fu la prima persona a vedere Gesù, dopo la sua risurrezione. Gesù disse: «Non toccarmi, perché non sono ancora salito al Padre mio» (Giovanni 20,17). Per ragioni a noi sconosciute, si vede che era necessario che Gesù salisse prima da suo Padre. Il suo lettore forse dimentica che quando si ha un corpo spirituale, non esistono più distanze! Perciò Gesù sarebbe potuto incontrarsi con suo Padre durante il tempo che Maria andò a informare i discepoli di Gesù della sua risurrezione, e poi restare ancora il tempo stabilito sulla terra prima d’ascendere definitivamente in cielo. Perciò poteva benissimo dire a Tommaso di toccarlo. {Canada; 2 luglio 2009}

 

 

10. {Nicola Martella}

 

Faccio solo alcune osservazioni sulle questioni aperte nel contributo precedente.

     ■ Prima domanda: Sembra un luogo comune molto diffuso che il corpo di Gesù dopo la risurrezione non fosse più il corpo della crocifissione; ma è semplicemente errato, come ho già risposto sopra. La risurrezione riguarda sempre e solo il corpo personale di ogni singola persona; quello resuscitato di Gesù era esattamente lo stesso della crocifissione ed era in grado addirittura di mangiare.

 

     ■ Seconda domanda: Spezzare il pane era un’attività comune, che i due discepoli di Emmaus videro continuamente, significando semplicemente prendere un boccone insieme, frangere il pane durante la benedizione che precede il pasto; anche di questo ho parlato nell’articolo. Gesù non celebrò la «cena pasquale» o «cena del Signore» con i due sconosciuti. Anche qui si ritorna alla questione del corpo di Gesù! Non ci sono prove di sorta che il corpo di dopo la risurrezione (quello che il lettore chiama incorruttibile) fosse differente da quello della crocifissione. Ribadisco ancora una volta che fu proprio il corpo seppellito, quello personale di Gesù per 33 anni e con i segni del martirio, a essere resuscitato. Quel corpo, di cui si potevano ispezionare le ferite, è quello che Gesù ha attualmente e per sempre come segno e testimonianza del riscatto. Giovanni vide Gesù in cielo come «un Agnello… che pareva essere stato immolato» (Ap 5,6.12; cfr. 13,8). Che il corpo sia incorruttibile o glorificato, non significa che perda i tratti somatici personali.

 

     ■ Terza domanda: Alche qui si ritorna alla questione del corpo e si parla di «corpo spirituale», per il quale non ci sarebbero distanze. Sono tutte costruzioni ipotetiche senza prove esegetiche. Di tale glorificazione durante un così breve intermezzo (lo stesso giorno) fra l’apparizione a Maria e poi a tutti gli apostoli, il NT tace. Ammetto che la tesi è interessante e suggestiva e spiegherebbe alcune cose, ma non appaga chi è abituato a basare tutto non sulle ipotesi, ma sulle prove esegetiche certe. Come ho già mostrato sopra, come si fa a voler consumare il più grande trionfo cosmico e universale, quello dell’Agnello, in così poche ore? L’elaborato cerimoniale di Apocalisse 4-5 non legittima ciò. Non si può neppure dire che in cielo non ci sia tempo o il tempo sia diverso, poiché si parla del fatto che «nel cielo si fece silenzio per circa lo spazio di mezz’ora» (Ap 8,1). Approfondisco tale questione particolare e altre simili nella sezione «Il cielo è diverso», Escatologia biblica essenziale. (Escatologia 1), pp. 350-372.

     Ho avuto la sensazione che questo lettore non abbia letto l’intero mio articolo e si sia limitato all’invito alla lettura! Così però si scopre l’acqua calda, ripetendo cose già affermate, si pongono questioni già risolte oppure si affermano cose già confutate. Esorto tutti i lettori a leggere prima l’intero articolo e poi a partecipare alla discussione, leggendo anche prima i contributi degli altri lettori.

 

 

11. {Antonio Capasso}

 

Contributo: Pace fratello Nicola. Mi spieghi meglio questa frase nel tuo articolo: «Infatti nessun credente, quando muore, può andare alla presenza di Dio (i morti sono impuri)». Perché i morti sono impuri? {12 luglio 2009}

 

Risposta: La confusione fra Cielo e Paradiso, fra il luogo dove sta il trono e il santuario di Dio e il luogo dove vanno i redenti, fa fatto sorgere varie e strane dottrine. Per gli uni la risurrezione è quasi inutile, essendo i redenti già alla presenza di Dio; sotto l'influenza del platonismo e dello spiritualismo mistico, il corpo viene visto come un fastidio, sì una prigione. Per gli altri tale sedicente presenza dei redenti presso il trono di Dio ha portato a trasformare il politeismo pagano in un «polisantismo» cristiano, attribuendo a santi e beati un ruolo particolare di intercessori in questioni di loro competenza. Tutto ciò è un grave imbroglio dottrinale con conseguenze pesanti e triste. Nessun credente, quando muore, può andare alla presenza di Dio, poiché i morti sono ritenuti impuri.

    Che i morti siano impuri, è una convinzione presente in tutta la sacra Scrittura. Per questo viene anche minacciato di morte chi ha contatto con loro (Lv 20,27; per ’ob si veda sotto). La morte era vista come un taglio netto fra Dio e gli uomini, anche quelli devoti (Is 38,18), chiaramente fino alla risurrezione (Os 13,14).

     Ciò valeva per i resti materiali di un morto. Un sacerdote non si doveva esporre a divenire impuro per il contatto con un morto, essendo ciò una profanazione, a meno che non fosse un parente diretto (Lv 21,1-4); un sommo sacerdote non doveva farlo mai e per nessuna ragione (vv. 11s; cfr. Ez 44,25). L’impurità escludeva dai privilegi e dalla presenza del Signore, fintantoché non avveniva la purificazione (Nu 9,6ss; 19,13-22; Ag 2,13). Un santuario o un altare veniva contaminato mediante il contatto con le ossa di morti (1 Re 13,2; 2 Re 23,16.20; Ez 6,5).

     Ciò che aveva una valenza fisica, lo aveva anche in campo spirituale. Ad esempio, Isaia 8,19 recita letteralmente: «Quando vi dicono: “Interpellate gli spiriti di morti e i medium, che sussurrano e bisbigliano” — allora dite: “Un popolo non deve interpellare il suo Dio? Si rivolgerà ai morti per i vivi?”»; qui l’ebraico ha ’ob un termine specifico al riguardo, che ricorre anche altrove nell’AT. [Si veda al riguardo Nicola Martella, «Spiritismo e Bibbia», La lieve danza delle tenebre (Veritas, Roma 1992), pp. 347s; per l’impurità dei morti si veda qui pp. 352s.]

     La presenza di un morto in un luogo chiuso (tenda, casa) o aperto (campo), lo rendeva impuro e contaminante per tutti coloro che vi accedevano (Nu 19,14-22). La non purificazione di un’impurità contaminava il santuario dell’Eterno (Nu 19,20; Ez 9,7). Allo stesso modo, nessun morto può avere contatto col santuario celeste; ciò lo contaminerebbe. Solo dopo la risurrezione i redenti avranno il privilegio di accedere al santuario celeste, dove sta il trono di Dio. Infatti la risurrezione è il riscatto finale, di cui oggi si ha solo la caparra (Rm 8,23s). Solo da risorti incontreremo Gesù nell’aria e andremo alla casa del Padre (1 Ts 4,16s); si noti in questo brano che Gesù «scenderà dal cielo» (gr. katabaino «discendere, venire giù»), mentre i «morti in Cristo risusciteranno» (gr. anístamai «sollevarsi, rizzarsi in piedi, alzarsi, ergersi, tirarsi su»). È evidente che i morti non erano già con Cristo e, se non scenderanno dal cielo con Lui, erano altrove, ossia in Paradiso, e nel momento della risurrezione si rialzeranno dalla polvere (Is 26,19), dove i loro corpi erano finiti (Sal 90,3; Ec 12,9).

     Per approfondire tale questione, rimando alla sezione «Lo stato intermedio» nell’opera da me curata «Escatologia biblica essenziale» (Escatologia 1), pp. 182-212; cfr. particolarmente pp. 185. 198. 211. Lì parlo di tali questioni. {Nicola Martella}

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Gesu_post-risurrez_parla_OiG.htm

30-06-2009; Aggiornamento: 15-07-2009

 

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