Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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EFESINI 4,8 NEL SUO CONTESTO? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l'articolo «Efesini 4,8 e la logica inversa a Salmo 68,18». Leggendo i contributi dei lettori, trovo interessante quante associazioni di pensiero possano suggerire alcuni brani. Alcuni cercano di accennare a un’esegesi contestuale, altri preferiscono applicazioni più generiche e suggestive, appoggiandosi ad altri brani. Certo, si può rischiare di dire cose giuste al posto sbagliato, se non si tiene presente rigorosamente il pensiero di Paolo in Efesini 4. In ogni modo, il confronto su specifici brani biblici non può che essere salutare.

     Da quanto leggo sotto, vedo che sia alquanto necessario fornire una traduzione letterale del brano. «A ciascun di noi però la grazia è stata data secondo la misura del dono di Cristo. 8Perciò è detto: “Salito in alto, egli ha condotto prigioniero una prigionia e ha fatto doni agli uomini”. 9Ora, questo “è salito” che cos’è se non che egli è anche disceso nelle parti più basse della terra? 10Chi è disceso è lo stesso anche che è salito al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse tutto. 11E lui ha dato gli uni come missionari [fondatori = apostoli]; e altri, come proclamatori [= profeti]; e altri, come araldi [= evangelisti]; e altri, come curatori d’anime [= pastori] e insegnanti [= dottori], 12per l’equipaggiamento dei santi riguardo all’opera del servizio, per la costruzione del corpo di Cristo…» (vv. 7-12).

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Nicola Carlisi

2. Nicola Martella

3. Maurizio Sabidussi

4. Nicola Carlisi

5. Nicola Martella

6. Antonio Capasso

7. Pietro Calenzo

8. Francesco D’Alterio

9. Franco Migliorato

10. Mario Della Botte

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Carlisi}

 

La prima cosa da notare è che nel verso 8 è detto: «ha preso doni dagli uomini». È una frase sofferente, e impropria. Solo la Diodati traduce così. Mentre la Riveduta, la Luzzi, la Paolini e la Mondadori traducono: «ha distribuito doni agli uomini». In rapporto ai doni si confronti Atti 2,33; 1 Cor 1,5; Rom 12,6; Ef 4,11; 1 Pt 4,10.

     Nel Salmo 68, scritto da Davide, viene esaltato Jahwè, dove il poeta, in questa grandiosa visione, contempla tutti i trionfi riportati da Jahwè sui nemici del suo popolo. Il Salmo 2 è una profezia sulla vittoria che il Messia riporta: su morte, peccato e inferno. Possiamo leggere nella lettera ai Corinzi: «O morte, dov’è il tuo dardo? O inferno, dov’è la tua vittoria?» (1 Cor 15,55-56; Col 2,15). Nel Salmo 2,6 è scritto : «E dirà pur nondimeno ho io consacrato il mio re sopra Sion, monte della mia santità». I prigionieri erano coloro che erano ritenuti in carcere. Pietro scrisse: «Nel quale ancora andò già, e predicò agli spiriti che sono in carcere...» (1 Pt 3,19-20).

     Le traduzione difettano sempre in qualche cosa, per cui vi sono delle espressioni un po’ sofferenti. Nella Mondadori e scritto: «Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini» (Ef 4,8). La Diodati scrive «ha fatto prigioni», la Riveduta «in cattività», come pure la Luzzi, e la Paolini «schiavi»; hanno tutti ragione. Perché essendo stati da Gesù comprati (Ap 5,9), siamo sua proprietà. Paolo scrisse: «Colui che è chiamato nel Signore, essendo servo, è servo francato del Signore; parimenti ancora colui ch’è chiamato, essendo libero, è servo di Cristo» (1 Cor 7,22). Ho accennato qualcosa un po’ sinteticamente; commentare questo solo versetto richiederebbe, una vasta nota. Pace fratelli! {29-03-2010}

 

 

2. {Nicola Martella}

 

È interessante vedere come le diverse traduzioni riportano Efesini 4,8. La Diodati cerca di riprodurre il Salmo 68,18 nella versione ebraica (per cercare una coerenza), mentre gli altri traduttori riportano il testo greco così com’è, ossia nella versione della Settanta, citata da Paolo.

     Per il resto è difficile seguire fino in fondo il ragionamento di questo lettore, forse a causa della sintesi. Non si capisce che cosa abbia da dire il Salmo 2 (si riferisce a Davide secondo il patto di 2 Sm 7 e, quindi, al Messia storico) in combinazione con 1 Pietro 3,19s, un brano oscuro; in quest’ultimo non c’è per altro traccia del Salmo 68,18.

     Il resto è vero: siamo sua proprietà. Per alcuni aspetti rimando alla risposta al secondo contributo di Nicola Carlisi, che ringrazio per gli interventi. Il confronto permette di mettere più a fuoco gli obiettivi, di spiegare meglio le cose e di contribuire alla spiegazione dei testi biblici.

 

 

3. {Maurizio Sabidussi}

 

Contributo: Shalom. Credo che questo versetto si riferisca ai morti «credenti» nell’Ades o Sheol; in Matteo 28 c’è un riferimento a morti usciti dai sepolcri e visti da testimoni a Gerusalemme. Quello che la Bibbia dice è verità, si possono trarre vari insegnamenti, ma la prima cosa che dice è quella. Se Gesù ha portato con sé dei prigionieri, è vero. Dio ti benedica! {29-03-2010}

 

Risposta: Ho già accennato a tale questione, spiegando che non risulta evidente che Paolo si volesse riferire alla discesa di Cristo nel cosiddetto soggiorno dei morti, ma solo all’incarnazione, a cui seguì la glorificazione. Il contesto parla di «doni» fatti alla chiesa e non tanto del percorso esistenziale di Gesù dopo la sua morte e prima della sua glorificazione. Approfondisco tutto ciò nella risposta al prossimo contributo. {Nicola Martella}

 

 

4. {Nicola Carlisi}

 

Nota redazionale: Questo lettore cerca di rispondere alle domande poste dalla lettrice: ▪ Chi sono i prigionieri? ▪ 2) Sono persone? ▪ 3) Che bisogno aveva Gesù dei prigionieri? ▪ Quale potrebbe essere lo scopo?

 

Da precisare che i termini: schiavo, servo, cattività, prigionieri, sono sinonimi. I traduttori attribuiscono uno dei termini, a secondo la loro comprensione. M’attengo solo a queste risposte.

 

     ■ 1) Chi sono i prigionieri?: L’uomo, a motivo del peccato, è diventato schiavo del peccato (o servo). La parola schiavo significa sotto l’autorità d’un padrone. Dal momento che l’uomo s’assoggettò a Satana, divenne suo schiavo. È scritto: «Perciò, come mediante un unico uomo il peccato è entrato nel mondo, e mediante il peccato c’è entrata la morte, così anche la morte si è estesa a tutti gli uomini perché tutti hanno peccato» (Rom 5,12).

     Gesù disse: «In verità, in verità, io vi dico, che chi fa il peccato è servo (o schiavo) del peccato» (Gv 8,34). L’apostolo Paolo scrisse: «Noi sappiamo che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto a essere sottoposto al peccato» (Rom 7,14). Paolo scrisse a Timoteo: «Ora il servo del Signore non deve contendere, ma deve essere mite con tutti… per modo che, tornati in sé, si liberino dai lacci del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la volontà sua» (2 Tim 2,24.26).

     A motivo del peccato l’uomo muore. È scritto: «Il salario del peccato è la morte…» (Rom 6,23). Quindi l’uomo muore e viene ritenuta dalla morte, come se questa fosse un carcere.

     Dio manda Gesù per liberare da codesto carcere tutti coloro che credono in lui come liberatore e Salvatore. Perciò è scritto: «Lo Spirito del Signore Dio è sopra me; poiché il Signore mi ha unto, per annunziare la buona novella ai mansueti; mi ha mandato, per fasciare quelli che hanno il cuore rotto; per bandire libertà a quelli che sono in cattività, e apertura di carcere ai prigionieri» (Luca 4,17; Isaia 61,1; 42,7).

     Ritornando a Giovanni 8, dove Gesù disse che chi fa il peccato è schiavo del peccato; continuando al v. 35, disse: «Ora lo schiavo non sta nella casa per sempre; il figliuolo ci sta per sempre. Se dunque il Figliuolo vi fa liberi , sarete veramente liberi». Dunque, chi viene liberato dal peccato e, quindi, diventa figliuolo, dimora sempre nella casa del Padre.

     Quando Gesù mori, nello Spirito andò e predicò agli spiriti che sono in carcere (nella dimora dei morti; 1 Pt 3,19-20). Quelli che credettero, quando Gesù resuscitò, se li porto con sé. Quindi vennero liberati per come è detto in Isaia 61,1 e non fatti prigionieri. Tutti costoro furono portati in paradiso, come lo fu il ladrone sulla croce accanto a Gesù (Lc 23,42-43). (Una traduzione esatta che è la «Mondadori» traduce questo verso così: «Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, (cioè erano tali) ha distribuito doni agli uomini»)

     I viventi che accettano Gesù come loro Salvatore e quindi, come loro liberatore, passano dalla podestà di Satana a Dio (Atti 26,18), e vengono fatti figliuoli di Dio (Gv 1,12). Hanno dunque la certezza di dimorare sempre nella casa del Padre, come disse Gesù (Gv 8,35.37; Rom 8,2), perché affrancati dal peccato .

 

     ■ 2) Sono persone?: Erano le persone in spirito, in attesa della resurrezione del loro corpo (1 Ts 4,16-17).

 

     ■ 3) Che bisogno aveva Gesù dei prigionieri? ▪ 4) Quale potrebbe essere lo scopo?: Per la terza e la quarta domanda non c’è risposta, perché non ci sono prigionieri, ma solo salvati. {29-03-2010}

 

 

5. {Nicola Martella}

 

L’immagine di Gesù che va nel regno dei morti per portare con sé in Paradiso coloro che precedentemente avevano atteso il Messia è suggestiva e viene dibattuta per altri brani del NT. Anche qui sembra molto affascinante e, a una prima analisi, convincente. Tale concezione non è qui senza problemi.

     Uno degli equivoci, su cui si basa tale concezione in questo brano, è certamente l’espressione «egli era anche disceso nelle parti più basse della terra» (Ef 4,9). Se si proietta qui il «soggiorno dei morti», la coerenza con tale concezione torna. Il problema è che tale espressione non indicava nella cultura e nel linguaggio ebraici (da cui Paolo attingeva) il sottoterra, ma la superficie della terra, specialmente un luogo pianeggiante (cfr. 2 Cr 26,10; Ne 4,13). Ricordo che da studente di teologia feci una ricerca finale nel corso d’ebraico proprio su tale concetto delle «parti più basse della terra» quale suolo o superficie della terra; lo stesso professor Harrys (aveva collaborato alla traduzione NIV) rimase visibilmente meravigliato e soddisfatto dai risultati.

     L’espressione del v. 9 non si riferisce alla discesa nel cosiddetto «soggiorno dei morti», ma all’incarnazione. Il salmista, parlando della gestazione, affermò: «Le mie ossa non t’erano nascoste, quando io fui formato in occulto e tessuto nelle parti più basse della terra» (Sal 139,15). È difficile pensare alla formazione del feto durante la gravidanza nel sottoterra o in un luogo dell’aldilà (Ades, Inferi, ecc.). Tale espressione equivale pure a «profondità della terra»; essa indica il suolo della terra in contrapposizione ai cieli o alle montagne (Pr 25,3; Sal 95,4; Is 44,23) e, a volte, tutt’al più la tomba (Ez 26,20; 32,18.23s), ma mai l’aldilà. Uno degli equivoci è aver tradotto il termine ebraico še’ôl con «soggiorno dei morti» indipendentemente dal contesto, sebbene significhi spesso «sottoterra» (sinonimo di abisso) o «sepolcro». [Per l’approfondimento si veda Nicola Martella, «Sce’ôl», Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 323-326. Per il resto si rimanda a Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale. Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007).]

     Si noti che il contesto non vuole parlare degli aspetti metafisici della morte di Gesù, ma dei carismi elargiti alla chiesa per raggiungere l’edificazione, la maturazione e la perfezione (Ef 4,7.11ss). Il v. 8 è solo un richiamo a senso al Sal 68,18, per significare che del messia fu già detto nell’AT che avrebbe «fatto dei doni agli uomini». Paolo evidenziò che alla glorificazione del Messia («è salito», v. 9) precedé la sua umiliazione nell’incarnazione («è disceso», v. 10). Se «salito al di sopra di tutti i cieli» (v. 10) parla della glorificazione, «è disceso nelle parti più basse della terra» (v. 9) intende l’essere venuto in carne (cfr. Gv 1,14). Gesù stesso ci parla del suo salire in cielo, dopo essere disceso, ossia in terra (Gv 3,13; 6,38.41s.51.58).

     Quindi, sebbene la trattazione della questione della discesa di Cristo nell’Ades sia pertinente in altri brani come 1 Pietro 3,19s (per altro oscuro), essa non riguarda questo attuale contesto. Si noti anche che gli autori che trattano tale discesa di Cristo nel soggiorno dei morti, non citano tale salmo, sebbene esso si sarebbe prestato al meglio per tale concezione, almeno dal nostro punto di vista.

 

 

6. {Antonio Capasso}

 

Contributo: «I prigioni sono i nemici di Cristo, proprio, come nel Salmo sono i nemici d’Israele e del Dio d’Israele» (Expositor’s Greek Testament). Alla luce anche di Colossesi 2,15, mi sembra che abbia ragione. {30-03-2010}

 

Risposta: Faccio notare che Colossesi 2,15 parla di principati e potestà quali forze spirituali spogliate del loro potere. Tuttavia Cristo non ha portato tali «prigionieri» con sé. Tali potenze già vinte, saranno defenestrate dal cielo alla fine dei tempi (Ap 12,7ss). In Efesini 4,8 si tratta però di esseri umani: il Vincitore porta con sé tale bottino di guerra e fa doni agli uomini. Tali equivoci sono dettati probabilmente da traduzioni che necessitano di approfondimenti.

     A lui non interessava spiegare qui chi fossero i «prigionieri». In ogni modo, come già ricordato, Paolo non voleva trovare una piena coerenza col Salmo 68,18, ma solo creare un richiamo scritturale col tema dei carismi elargiti alla chiesa, riferendosi a questo: «Salito in alto… ha fatto dei doni agli uomini» (v. 8). Al riguardo dovette brevemente spiegare che la salita alla gloria è stata preceduta dalla discesa nell’umiliazione dell’incarnazione (vv. 9s). L’obiettivo era però arrivare ai versi 11ss. {Nicola Martella}

 

Osservazioni: Caro fratello Antonio, pace del Signore! Come ho spiegato nella nota precedente, i prigioni di Efesini 4,8 sono quelli che erano nel carcere della morte; e quelli che credettero, furono liberati da Gesù. I nemici, a cui accenni tu in Colossesi 2,15, in quel contesto è la legge; al riguardo Paolo disse al v. 14: «Egli ha distrutto l’atto ch’era scritto contro di noi, e che con i suoi precetti c’era nemico». L’atto (vale a dire la legge mosaica) ci era nemico, perché ci ordinava il bene senza darci la forza di metterlo a effetto. Tale atto Egli l’ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce; Egli ha tolto così alle forze del male la potenza di tentarci e farci peccare, e quindi morire. Loro questa podestà non c’è l’hanno più, perché noi per la grazia di Gesù, siamo stati liberati dalla legge del peccato e della morte, anch’essa nostra nemica (1 Cor 15,26-27). Noi, ora, per la sua grazia, camminiamo per lo Spirito, e quindi per noi non c’è più nessuna condanna. Perché nella grazia abbiamo la forza dello Spirito Santo d’osservare la legge. La benedizione e la forza dell’Eterno è su di noi! {Nicola Carlisi; 31-03-2010}

 

Replica: Sebbene Colossesi 2,14s non c’entra nulla con Efesini 4,8, devo brevemente affermare che quanto segue. Le potenze (principati e potestà) del v. 15 non sono riconducibili alla legge mosaica, ma sono i principati e potestà, di cui Paolo ha già parlato nel v. 10, affermando che Cristo è al di sopra di loro, anzi il loro Capo. Le potenze ostili a Dio, fanno leva comunque sulla legge divina per esercitare potere sugli uomini; sennonché Cristo ha messo fuori uso tale «atto accusatore» e ha trionfato su tali potenze sulla croce, liberando così il credente sia dalle richieste della legge, sia dal potere esercitato da tali potenze per mezzo d’essa.

     In ogni modo, tale brano non ha a che fare con Efesini 4,8 nel suo contesto; qui l’attenzione non è sui prigionieri, ma sui doni e, come detto, la citazione del salmo è solo strumentale e relativa all’associazione della locuzione «ha fatto doni agli uomini». {Nicola Martella}

 

 

7. {Pietro Calenzo}

 

La domanda della gentile lettrice è molto pertinente e molto acuta. Poiché il salmo 68 e il passo Paolino d’Efesini 4,8, apparentemente sembrano dicotomici, ma in realtà s’integrano in modo perfetto l’uno con l’altro. Non rimane (con gioia) che prendere atto del perfetta analisi del caro fr. Nicola Martella, poiché essa è d’una ortodossia scritturale ed esegetica esemplare.

     Nondimeno qualche piccola considerazione in merito reputo possa arricchire noi tutti. Uno dei dati più interessanti, che emerge da questi splendidi versi della Parola di Dio, è che l’autore dell’epistola neotestamentaria l’apostolo Paolo, dichiara se stesso carcerato o prigioniero di Cristo Gesù, a motivo dell’Evangelo... quale onore essere in prigione per la Parola di Dio. Forse, a maggior ragione (ma è soltanto una mia ipotesi) tale condizione in questa non facile prova, ha marcato ancora più il concetto che Paolo esprime in questi versi della Parola.

     L’apostolo, come già ben argomentato, s’esprime avendo ben in mente il davidico Salmo 68, dall’ampio respiro messianico. Tale salmo infatti era ben presente nella mente dell’apostolo Paolo, poiché esso veniva innalzato al Signore nella ricorrenza della Pentecoste ebraica. In tale salmo si glorifica e s’esalta l’avvento del Messia, nel suo ritorno trionfale nel santuario altissimo e al monte Sion, e la sconfitta di tutti i nemici d’Israele. A differenza dei grandi geni militari del presente e del passato, nel suo trionfo spirituale Gesù, quale Unto-Re, conduce sì dei prigionieri con sé, ma non farne un pubblico spettacolo alle masse plaudenti, ma per condurli dalla schiavitù alla libertà, quella eterna, come coeredi e coeletti nel regno, non come schiavi ma come fratelli. Gloria a Dio. Che grande benedizione essere stati catturati e fatti prigionieri da Gesù, il Messia Eterno.

     Normalmente i prigionieri in quei tempi erano spesso trattati più o meno come bottino di guerra e venivano poi largiti a questo o quel potentato come segno di riconoscenza per il loro appoggio politico. Gesù, l’eterno Messia, per mezzo della sua resurrezione e della sua ascensione, ha donato a tutti gli uomini, che Egli ha condotto con sé, dei doni, e che doni! Oltre la speranza della certezza della vita eterna ha dato ai suoi prigionieri meravigliosi altri «trofei», li ha colmati d’altre benedizioni, come i doni spirituali, che immediatamente seguono in Efesini 4,11. L’apostolo afferma che il Messia vivente ha fatto dei doni agli uomini (in specifico collegamento con Atti 2,33, dove si parla dell’esaltazione di Gesù nella gloria come potenza o destra di Dio, che ha reso possibile ciò che si sentì e udì): gli apostoli (inteso anche come missionari fondatori), i profeti come proclamatori della Parola di Dio, il ministero itinerante degli evangelisti, dei pastori o anziani (nel nuovo Testamento le loro funzioni sono le medesime e interscambiabili, ora attribuite agli uni ora agli altri) e dottori per il perfezionamento dei santi. Infatti, come l’apostolo Paolo specifica tutti i fratelli di Gesù Messia Re della gloria, hanno dei doni o dei carismi (1 Cor 7,7). Doni, appunto, fatti dal celeste Vincitore che, nella sua eterna gloria, ci ha benedetti d’ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti nel suo nome. Così, in tal modo Paolo, sposa l’essenza del salmo messianico, il Re dei Re, il Messia vittorioso ha tutto il diritto, nella sua grazia e sovranità, d’aver catturato dei peccatori per mezzo della redenzione, e d’averli colmati, nella sua magnificenza e piena regalità, di doni magnifici, per la sua eterna reale gloria e per la nostra vita vittoriosa come coeredi e sacerdoti del regno. A Dio la gloria. {30-03-2010}

 

 

8. {Francesco D’Alterio}

 

Contributo: Non vedo dove è la complessità della domanda. Comunque la Bibbia c’insegna che noi tutti eravamo schiavi del peccato: «Non sapete voi che se v’offrite a qualcuno come schiavi per ubbidirgli, siete schiavi di colui a cui ubbidite: o del peccato che conduce alla morte o dell’ubbidienza che conduce alla giustizia?» (Rom 6,16). Secondo questo verso siamo passati da schiavi del peccato a schiavi di Cristo per la giustizia (vedi anche 1 Cor 7,22; Ef 3,1; Flm 1).

     La cosa bella da notare è che nel Salmo 68,18 il Signore riceve dei doni dagli uomini mentre in Efesini 4,8 fa dei doni agli uomini. Quindi si deduce che il salmista nella sua profezia si riferisse all’evento della natività, quando i magi d’oriente gli porsero dei doni (Mt 2,11); per questo dice «anche dai ribelli». Ma Paolo, citando il Salmo, lascia intendere meglio il volere di Dio, il quale gradisce l’ubbidienza al sacrificio (Eb 10,5).

     Quindi si conclude che i prigionieri, che Cristo porta con sé, sono i ministri che Paolo cita al verso 11 e che questi diventano dei doni per gli uomini; infatti servono per l’esortazione la consolazione e l’edificazione del corpo di Cristo e per il perfezionamento dei santi.

     Avrei molto altro da dire sul verso in questione ma per adesso preferisco fermarmi qui. Dio vi benedica. {30-03-2010}

 

Risposta: Ogni ponderazione biblica, se seria e atta a spiegare il testo biblico, getta luce e apre altri «registri» della riflessione. È interessante come il Salmo 68,18 abbia aperto nel lettore l’associazione con i magi d’Oriente; il problema qui è che il Salmo 68 si riferisce all’apoteosi di Jahwè Re («Salito in alto…»; poi riferito al Messia-Re), mentre il racconto dei magi d’Oriente si trova ancora nella fase dell’umiliazione (incarnazione) del Messia.

     Che i prigionieri siano solo i ministri del nuovo patto, è interessante, ma difficilmente accettabile all’interno di una teologia del NT. Come detto sopra, Paolo non fa riferimento qui a tutti gli elementi citati nel Salmo 68,18, ma solo a quelli congrui con suo tema: i doni fatti alla chiesa una volta asceso al cielo. Qui non gli interessa approfondire chi siano i «prigionieri» di guerra. Quindi, gli uffici e ministeri ecclesiali sono i suoi doni alla chiesa per la sua edificazione, non i suoi «prigionieri». {Nicola Martella}

 

 

9. {Franco Migliorato}

 

Contributo: Il prigioniero aveva chiesto perdono a Gesù e aveva capito che era il Figlio di Dio. Il prigioniero si pentì, e Gesù gli disse: «Oggi stesso sarai con me in paradiso!». Anche i prigionieri hanno bisogno di salvezza. {01-04-2010}

 

Risposta: Si trattava del ladrone in croce, vero? L’altro ladrone, però, lo ingiuriò, vero? Comunque quanto a Efesini 4,8 (= Salmo 68,18), Paolo nel contesto parlò dei «doni» e tralasciò la questione dei «prigionieri». Quindi, la questione del ladrone in croce, quantunque sia suggestiva, non credo abbia direttamente a che fare qui. E questo anche perché il ladrone fu uno solo, mentre il brano parla di una pluralità di prigionieri. {Nicola Martella}

 

 

10. {Mario Della Botte}

 

Contributo: Ciao Nicola, bella domanda. Io risponderei che per mezzo della crocifissione e resurrezione, Cristo ha sconfitto Satana e la morte, riconducendo trionfanti a Dio e vittoriosi coloro, che un tempo erano morti al peccato, prigionieri, schiavi di Satana. Cristo, salendo in alto sulla croce, ha liberato uomini peccatori dalle catene del peccato. Gesù ha liberato prigionieri di Satana per la sua gloria e per la salvezza di coloro che credono in Lui. Pace nel Signore... {15-04-2010}

 

Risposta: Abbiamo già affrontato sopra cose simili. Qui è nuova la tesi, secondo cui salire in alto corrisponda a salire sulla croce. È certo interessante e Cristo certamente ha liberato i peccatori mediante la sua morte in croce. Non so però se erano questi gli aspetti, a cui Paolo pensava o addirittura il salmista. Dal contesto mi sembra che «salito» stia in contrasto con «disceso» e, mentre quest'ultimo si riferisce all'incarnazione (discesa in carne), il primo concetto si riferisce alla successiva ascesa al cielo, al trono del Padre; è da tale posizione regale che ha potuto fare doni agli uomini. {Nicola Martella}

 

 

11. {}

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Efesini4-8_context_Avv.htm

30-03-2010; Aggiornamento: 16-04-2010

 

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