Nell'articolo «Betesda
era una specie di Lourdes giudaica?»
eravamo partiti dalle questioni presentatemi da due lettori circa Giovanni 5, la
vasca di Betesda e i singolari fenomeni ivi descritti, allorché Gesù guarì un
paralitico. Vedo però che tale episodio ha fatto nascere dubbi e questioni anche
in altri lettori. Uno di loro mi ha scritto,ancora dopo la pubblicazione
dell'articolo, quanto segue: «Stiamo studiando il capitolo 5 di Giovanni e,
trovando nella Scrittura che alle porte delle pecore v’era questa vasca
"miracolosa", sorge infatti la domanda: era un fenomeno che Dio permetteva?».
{Salvatore Paone; 08-02-2010}
Gli risposi come segue: Leggi prima l’intero articolo e dopo
dovresti essere in grado di dare da te stesso una risposta. Se tale glossa non
faceva parte dell’originale di Giovanni, ma rispecchiava una «favola giudaica»,
la risposta è la seguente: Dio non era l'origine d’un fenomeno che non esisteva.
Come tale lettore mi spiegò, egli aveva posto la domanda prima di leggere le mie
osservazioni in merito. Ciò mostra che tale brano ha fatto riflettere non pochi
credenti, creando in loro vari interrogativi.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1.
{Gianni Siena}
▲
Bagno rituale e rigenerazione
Gli ebrei insegnano ancora oggi che il «bagno
rituale» (mikveh = ne deriva il battesimo cristiano), se compiuto con le giuste
disposizioni spirituali (di cuore, di mente, eccetera) produce un risultato:
purificare la «carne» anche nelle cause che determinano le impurità. Non sono
uno studioso d’ebraismo ma, per bocca d’un rabbino, so che pure il mangiare
secondo certi schemi produce modificazioni di tipo «spirituale».
Questa idea, che spero d’aver espresso bene, è
contestata dall’apostolo Pietro dove scrive: «...il battesimo — non la
purificazione delle sozzure della carne ma la richiesta di una buona coscienza
fatta a Dio» [1 Pt 3,21, N.d.R.].
Nelle parole suddette c’è l’enfatizzazione doverosa
della fede in Dio, lo stesso Pietro spiega la comune esperienza spirituale fra
ebrei e gentili: «E Dio, conoscitore dei cuori, rese loro testimonianza,
dando lo Spirito Santo a loro, come a noi; e non fece alcuna differenza fra noi
e loro, purificando i cuori loro mediante la fede» [At 15,8s, N.d.R.].
L’apostolo non mise il «proverbiale» carro davanti ai buoi, ma volle aspettare
la manifestazione dell’opera di Dio: il battesimo quale segno esteriore
dell’opera dello Spirito Santo nei cuori... lavacro (ebr. mikveh) della
rigenerazione mediante il rinnovamento dello Spirito Santo!
La leggenda di Betesda
La diceria secondo cui un angelo agitava le acque di
Betesda potrebbe essere stata realmente messa in circolo dal
clero ebraico del tempio; la glossa relativa finì poi nel testo del
Vangelo giovanneo. L’acqua fluiva periodicamente dalle condotte provenienti dal
tempio e, secondo la leggenda, «un angelo agitava le acque» della vasca
suddetta.
Credenza e guarigioni
Come «stimolare» la fede delle persone affinché credano
(realmente) basta poco, in un libro di programmazione neurolinguistica si
racconta d’un ciarlatano che vendeva a pochi soldi una bottiglietta di
«medicina buona» per ogni male. La gente incuriosita e speranzosa la comprava e
accaddero molte guarigioni e fatti notevoli. L’uomo, interrogato dagli
psichiatri autori del testo, ammise trattarsi di semplice acqua distillata.
Questo per dire che
la fede dipende molto dall’insegnamento ricevuto; in definitiva,
se uno è convinto che il miracoloso non lo riguardi, non vedrà segni accadere ma
se, al contrario, ritiene che sia possibile, qualcosa potrebbe accadere. [Per
l’approfondimento rimandiamo in Nicola Martella,
Dizionario delle medicine alternative,
Malattia e guarigione 2
(Punto°A°Croce, Roma 2003), all’articolo: «Placebo
(Effetto ~)», pp. 430-436; cfr. qui anche «Fede e paramedicina», pp. 166-169;
«Guarigioni spontanee, pp. 217s; «Suggestione», pp. 515ss.]
Nella chiesa cattolica si «crede» nel miracolo
mediato da madonne e santi; non possiamo verificare che tutto sia vero, ma ogni
tanto qualche cattolico riceve ancora un’indubitabile guarigione e qualche altro
esaudimento.
Lutero quando andò a Roma, udì i preti della capitale
mettere in dubbio la transustanziazione: questo spiegherebbe
l’atteggiamento scettico del protestante medio quando sente parlare di
segni e miracoli oggi.
Sin da ragazzo non ho mai dubitato che, pregando con
tutto il cuore, Dio risponda alle richieste fatte secondo la sua volontà. Questa
inclinazione del cuore umano è sempre stata sfruttata a fini ignobili,
sin dalla più remota antichità: quando un uomo perde la fede o la limita, a
causa d’un inganno perpetratogli dalla «religione», è un triste evento.
Per questo, benché pentecostale, detesto ogni
sfruttamento ideologico che ne possa derivare: sì, credo in Dio autore di
miracoli, ma non mi lascio imporre le mani
con facilità dal primo «pinco pallino» con vestito e cravatta, dall’eloquio
facile e con (persino) la Bibbia aperta davanti.
Non abbiamo bisogno di mediatori, luoghi sacri
specifici, ma di Gesù capace d’operare (anche) il miracolo della guarigione
fisica. {08-02-2010}
2.
{Claudio Zappalà}
▲
■ Contributo:
Il grave errore che si commette,
quando di studia la Bibbia, è quello di cercare nei particolari verità
fondamentali e dottrine inesistenti. Ad esempio: «Da quale vitigno
proveniva il vino bevuto da Gesù nell’ultima Cena?». La critica
testuale, evidenziata da Nicola, può essere buona, ma quello che conta
nel testo è la verità centrale, affermata da Gesù con il miracolo...
diversamente ognuno può trovare quello che più gli fa comodo!
{09-02-2010}
▬
Risposta:
Dici bene, Claudio, in ogni brano bisogna
cercare la verità di fondo. La via per farlo non è in metodo allegorico
o speculativo (qui ognuno usa il proprio arbitrio e la propria fantasia
soggettiva), ma solo una rigorosa esegesi contestuale. Mentre il metodo
speculativo conferma arbitrariamente i pensieri degli speculatori,
l’esegesi contestuale è interessata a capire solo il pensiero
dell’autore o di chi parla nel brano. {Nicola Martella}
3.
{Francesco Grassi}
▲
■ Contributo:
Ciao Nicola. Oltre a usare diverse
traduzioni, sarebbe utile, se non indispensabile, consultare il classico
di Bruce M. Metzger «A Textual Commentary on the Greek New Testament».
Egli fa notare riguardo al verso in questione che oltre a mancare nei
manoscritti migliori e più antichi, laddove presente (in più di venti) è
comunque opportunamente contrassegnato come «non autentico». Oltre al
fattore testuale, Metzger aggiunge che in questo verso compaiono sette
termini estranei al vocabolario di Giovanni, di cui poi, quattro
compaiono solo qui in tutto il Nuovo Testamento. Ergo? Si tratta d’un
chiaro falso: perché inserirlo affatto fra parentesi (così la Nuova
Riveduta)? Sono sempre e di nuovo sorpreso: Nuova Riveduta «sui testi
originali»? {09-02-2010}
▬
Risposta: Non posso che concordare. Il consiglio d’usare
più
traduzioni è per coloro che non hanno a disposizione altri strumenti
oppure non sono in grado d’usare commentari esegetici del NT greco (o
dell’AT ebraico), versioni greche del NT con apparato critico, eccetera.
[►
Bisogno di commentari sui libri della Bibbia]
Spero che la «Nuova Riveduta» diventi presto una «Nuova
Ravveduta», indicando nell’introduzione i veri
studiosi, che l’hanno «riveduta sui testi originali», e chiamando a rivedere il
testo persone capaci di fare una «critica testuale» dei manoscritti pervenuti.
Lo stesso vale per tutte le cosiddette traduzioni che si fregiano di essere
«nuove», come la «Nuova Diodati»; spesso ciò non indicano una «novità», ma solo
un «neo». Le nuove revisioni sono spesso solo l’ombra di quelle che le hanno
precedute. [►
Fra traduzioni imperfette e varianti nei
manoscritti;
►
Le traduzioni della Bibbia sono fiori e
spine;
►
Quale traduzione raccomanderesti a tuo
figlio?]
Se uno non conosce le lingue originali della Bibbia e
non sa usare gli strumenti utili a un’esegesi contestuale, beato se conosce
almeno una lingua estera e può confrontare i vari testi biblici. La migliore
traduzione che io conosca in lingua tedesca è la Elberferder; quando da
studente di teologia traducevo dall’ebraico, la usavo infine per controllare se
avevo tradotto bene! Anche la revisione della Elberferder è ottima. Cito solo
questa, per non fare un nutrito elenco di Bibbie in tedesco.
Poi certo la Bibbia bisogna usarla bene. [►
Uso corretto della Bibbia]
{Nicola Martella}
4.
{Vari}
▲
■
Ho letto il tuo commento e la esegesi comparata del passo, sono veramente
stupefatto in senso positivo del tuo commento. Ne ho letto vari altri, ma mai
con una tale esegesi, tanto accurata e teologicamente e storicamente profonda ed
informata. Benedizioni. Shalom {12-02-2010}
5.
{Salvatore Paone}
▲
■ Contributo:
Ho letto tale testo, i vari commenti e specialmente quello del fratello
Nicola. Conoscendo un po’ le varie usanze dei Giudei (ovviamente quelle
che ci narra la Scrittura), prendo atto che essi erano molto
conservatori, e non vorrei che questa situazione sia stata simile a
un’altra. Mi viene in mente quell’evento in cui i figli d’Israele
vennero morsi dai serpenti mandati da Dio e Mosè implorò Dio affinché
gli israeliti non perissero tutti? Poi l’Eterno disse a Mosè di
costruirsi un serpente di rame e chiunque lo avrebbe guardato,
sarebbe stato guarito all’istante. Poi, se conosciamo la storia
d’Israele, sappiamo che quel serpente di rame fu conservato e i figli
d’Israele ne fecero un idolo. Successivamente Ezechia ristabilì il
tempio, purificandolo da tutti gli idoli; lì c’era anche il serpente di
rame, a cui questo re fece fare la stessa fine.
Credo che in un certo senso sia
successo la stessa cosa con questa vasca di Betesda. Ammesso e non
concesso che il Signore avesse mai agito per mezzo di quest’acqua, che un angelo
le avesse agitato una volta e che qualcuno fosse stato anche guarito, fatto sta
che i figli d’Israele se ne fecero un idolo. C’è da chiedersi perché Gesù
non prese tale uomo e lo accompagnò alla vasca? Egli non incoraggiò la fede in
tale fenomeno, in cui la gente credeva. Ciò ci dimostra che ogni strada genuina,
che il Signore diede agli Israeliti, essi se ne facevano un idolo. {12-02-2010}
▬
Risposta:
Il parallelo con serpente di rame è interessante. Sulla logica delle cose
sacre o dei segni che poi diventano superstizione religiosa o idolatria, vi è
certo da riflettere. Tale serpente, l’arca e addirittura il tempio divennero
ciò, come ci mostrano i profeti. [Per l’approfondimento si veda Nicola Martella,
«Superstizione e Bibbia»,
La lieve danza delle tenebre
(Veritas, Roma 1992), pp. 301-307; per il serpente cfr. pp. 303s.] In ogni modo,
mentre sulla storia del serpente di rame la Bibbia ci dice alcune cose, su un
presunto miracolo presso la vasca di Betesda essa tace. Se qualcosa del genere
ci sia mai stato, non lo sappiamo. Sta di fatto che le cose diventano
superstizione religiosa e idolatria, senza che Dio abbia mai agito in precedenza
al riguardo.
{Nicola Martella}
6.
{Pietro Calenzo}
▲
Ho letto con molta
attenzione tutto quanto esposto dai cari fratelli. Ringraziando il Signore ho
potuto consultare diversi commentari biblici, e l’esegesi testuale biblica
sembra dare ragione al fratello Martella. Preciso prima d’ogni cosa, che tale
metodo d’approccio alle Scritture e la sua retta attitudine sono senza dubbio da
preferirsi al metodo estemporaneo e allegorico. Quest’ultimo molto spesso
tralascia una retta esegesi testuale, non si pone molte domande riguardo
all’esposizione d’un testo biblico, si basa su un approccio di tipo entusiastico
e, qualche volta, senza rendersene conto travalica quelle che sono state le
reali intenzioni dell’autore biblico, ispirato dallo Spirito Santo.
Per quanto ho potuto apprendere in alcuni testi, nel suo commendatario
all’Evangelo di Giovanni R.G. Stewart affermava che molti manoscritti
mancano di Giovanni 5,3b-4 ed egli rimane possibilista sulla loro canonicità.
Colin G. Kruse di contro ammette che solo alcuni tardi manoscritti
greci riportano le parole «i quali aspettavano l’agitarsi dell’acqua» e che
altri ulteriori manoscritti tardivi aggiungono: «Perché un angelo del Signore
(Nardoni Ricciotti) scendeva nella vasca e metteva l’acqua in movimento». Altri
manoscritti, continua il Kruse, aggiungono ulteriormente: «Ed il primo che vi
scendeva, dopo che l’acqua era stata agitata, era guarito da qualsiasi malattia
fisica fosse colpito»; l’esegeta continua affermando che queste parole sono
omesse dai migliori manoscritti greci.
Un altro noto commentatore, J. Ritchie, in una sua opera completamente
dedicata all’evangelo di Govanni, ammette che «aspettavano l’agitarsi dell’acqua
del verso» del v. 3 e tutto il verso 4 sono omessi in molti manoscritti, cui si
rifanno le traduzioni moderne.
Nel celebre commentario di Henri Mattews, pur sposando l’attuale testo
riveduto del Luzzi, ammette che nessun scrittore ebraico ha mai citato questa
vasca miracolosa, sebbene essi vantavano in ogni modo Gerusalemme (riguardo a
questo commentario, pur riconoscendo che esso è uno dei migliori commentari mai
scritti dell’intera Bibbia, bisogna pur tuttavia rammentare che egli mancava
della conoscenza di moltissimi manoscritti, o parte d’essi, che sono stati
ritrovati dopo la redazione della sua eccellentissima opera magna).
Per ultimo cito Edwin A. Blum, che è storicamente quello più vicino ai
nostri giorni, il quale afferma che la seconda parte del verso 3 e l’intero
verso 4 mancano in tutti i più antichi manoscritti, i quali, per le sue
ricerche, non riportano queste parole, per la semplice ragione, e cito alla
lettera: «La Bibbia non insegna mai questo genere di superstizione, per cui si
sarebbe verificata una discriminazione molto crudele tra i malati». E continua:
«Nessun manoscritto greco dell’epoca anteriore al quarto secolo contiene queste
parole».
Pertanto, è mio parere che la canonicità del verso 3b e dell’intero verso
4 è molto dubbia, nondimeno il Signore Gesù Cristo operò questo portentoso
miracolo con un suo preciso fine pedagogico o didascalico: l’uomo deve confidare
— per tutto quanto attiene alla sua sfera spirituale e al suo rapporto con il
Signore Gesù — non nelle proprie miserevoli forze, ma nella grazia perfetta e
irresistibile del nostro Messia Gesù.
Mi sia consentita un’ultima osservazione che, dal mio personale punto di vista,
riveste comunque una qualche importanza. Ai paladini carismofili
e al loro apostolo (si fa per dire) Benny Hinn vorrei chiedere: Come mai
affermate che Gesù guarì tutti i malati, quando le sante Scritture non lo
dichiarano? (consultare ad esempio anche Matteo 13,53-58). A Benny Hinn,
Kopeland, Anacondia, Grouch e alla TBNE l’ardua risposta… possibilmente biblica!
Benedizioni in Gesù Messia, Unto Re in Eterno. {13-02-2010}
7. {}
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8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {}
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12. {}
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► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Betesda_Lourdes_parla_Avv.htm
11-02-2010; Aggiornamento: 13-02-2010 |