Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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L’UOMO DI DIO

 

 di Giovambattista Mele - Nicola Martella

 

«Io sono convinta che quest’uomo, che passa sempre da noi, è un santo uomo di Dio», disse una ricca donna di Šunem a suo marito, parlando del profeta Eliseo (2 Re 4,9). Che cosa aveva scoperto quella Šunamita in quell’uomo per qualificarlo un «santo uomo di Dio»? Qual era il segreto della vita di tale persona?

     Dal giorno che Elia, il profeta (ossia proclamatore), gli gettò addosso il suo mantello, Eliseo sentì la chiamata divina e, lasciato il suo lavoro, lo seguì nel ministero. Quando alla fine del ministero d’Elia, Eliseo capì che il suo maestro sarebbe stato rapito in cielo, decise di non lasciarlo solo nemmeno per un istante.

     Altri tra i «discepoli dei profeti» (ossia i collaboratori dei profeti) si fermarono dirimpetto al Giordano, ma Eliseo che desiderava una parte doppia dello spirito d’Elia (ossia volle proseguirne il ministero) non lo lasciò, finché non lo vide salire in cielo in un turbine e non ricevette il mantello che era il segno visibile dello Spirito di Dio che era venuto su di lui.

     Chi ha letto le esperienze di vita e di ministero di Eliseo, sa che dal giorno che gli cadde addosso il mantello d’Elia, Dio si servì di lui in modo meraviglioso, talché anche Gesù lo menzionò (Lc 4,27).

     Qualcuno ha detto che Eliseo, dopo la sua morte, fu più potente di tanti di noi, durante la nostra vita.

 

«Io non ti lascerò» (2 Re 2,2.4.6)

     Perché oggi manca quella determinazione e quella perseveranza? Sebbene oggigiorno non ci siano «discepoli dei profeti», poiché l’ultimo profeta d’Israele fu Giovanni Battista (Mt 11,13; Lc 16,16), ci sono però i «discepoli del Signore» (At 9,1). A parte questo, i discepoli d’oggi non sono differenti da quelli d’ieri. Allora volevano un titolo, una posizione e un onore legato al loro maestro Elia, ma certi si fermarono a Betel (2 Re 2,2s), altri a Gerico (vv. 4s) e alcuni arrivano fino al Giordano (vv. 6s). Solo uno passò il Giordano e aspettò di poter fare la sua richiesta e di ottenerla (vv. 8ss). Anche tra i discepoli di Gesù non fu diverso: litigarono chi fosse il maggiore (Lc 22,24) e chi dovesse avere il privilegio di sedersi a destra e a sinistra nel suo regno (Mc 10,35ss) e si preoccuparono del loro tornaconto per aver seguito Gesù (Mt 19,27).

     Molti avevano seguito Gesù fintantoché era in vita, ma pochi aspettarono insieme fino al giorno in cui sarebbero stati «rivestiti di potenza dall’alto» (Lc 24,49; At 2,1ss).

     Scuole bibliche, seminari e accademie teologiche sono affollati di studenti che vogliono divenire, secondo i casi, conduttori di chiesa, evangelisti, missionari, traduttori della Bibbia, insegnanti biblici o semplicemente collaboratori. La percentuale di coloro, che saranno «uomini di Dio», non sta purtroppo in alcuna relazione a ciò; infatti manca la «chiamata» o la disposizione a divenire «servi» di Dio e del suo popolo.

     La donna di Šunem confidò a suo marito: «Io sono convinta che quest’uomo, che passa sempre da noi, è un santo uomo di Dio». Ella ne fu convinta fin dal primo incontro con Eliseo; e tutte le altre volte che egli passò e si recò nella sua casa non fecero altro che confermare quella profonda convinzione che quell’uomo fosse un sant’uomo di Dio.

     Eliseo non si dedicò a costruirsi un palazzo in cui isolarsi, né assoldò guardie che lo proteggessero dagli altri, ma fu un uomo che visse e si mosse in mezzo al suo popolo. Lo videro, osservarono la sua vita, la sua predicazione e la sua condotta.

     Alcuni insegnano e predicano il più alto livello di santità e poi affondano nel più basso livello morale; per questo preferiscono vivere isolati. L’uomo di Dio cammina umilmente in mezzo al popolo, senza paura che gli altri scopriranno degli aspetti e delle caratteristiche negativi che possano indebolire la sua testimonianza e la sua predicazione.

     L’uomo di Dio è un «servo di Dio», un servo del popolo di Dio, un servitore. Non c’è onore, lode o tributo più grande che si possa dare a un uomo, che serve Dio, che quello di qualificarlo un «uomo di Dio». È il più alto titolo e la più alta posizione. Così furono chiamati, ad esempio, Mosè (Dt 33,1), Elia (1 Re 17,24), Eliseo (2 Re 4,16), i profeti (1 Re 2,27), Davide (2 Cr 8,14), Timoteo (1 Tm 6,11) e ogni servo di Dio (2 Tm 3,17).

     Dove sono gli uomini di Dio oggi? Abbiamo bisogno d’uomini che onorano Dio, amino le chiese, conservino l’unità, edifichino e non distruggano l’opera di Dio e vivano una vita esemplare, integra e santa.

     Dove sono nelle chiese locali donne e uomini che sappiano discernere come la Šunamita chi sono i veri uomini di Dio? I credenti sono spesso confusi, non sanno discernere, accettano piuttosto l’oratore eloquente che predica ciò che essi vogliono sentire: prosperità invece che sacrificio; personalità invece che carattere; conformità invece che trasformazione; lode invece che preghiera; devozione appariscente e spettacolare invece che sequela con la propria croce; e così via.

     Già Paolo, prendendo posizione verso coloro che avevano ammaliato la chiesa di Corinto con la loro retorica gnostica, accusò i Corinzi tra altre cose come segue: «Ma temo che come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così le vostre menti siano corrotte e sviate dalla semplicità e dalla purità rispetto a Cristo. 4Infatti, se uno viene a predicarvi un altro Gesù, diverso da quello che abbiamo predicato noi, o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un evangelo diverso da quello che avete accettato, voi ben lo sopportate!» (2 Cor 11,3). Egli li chiamò «sommi apostoli», «falsi apostoli» e «operai fraudolenti» (vv. 5.13).

     La chiesa di Cristo è stata più ferita dai predicatori liberali, da insegnanti di umanismo o di gnosticismo, da ministri che hanno titoli e credenziali ma non la chiamata, che dagli infedeli stessi che non si professano cristiani.

     Abbiamo bisogno di veri «uomini di Dio» chiamati da Lui, dotati dei suoi carismi e pronti a essere servitori. Abbiamo bisogni di fedeli che sappiano discernere tra «i tanti» e riconoscere «quei pochi» che sono qualificati.

     «Ma tu, o uomo di Dio, fuggi queste cose, e procaccia giustizia, pietà, fede, amore, costanza, dolcezza. 12Combatti il buon combattimento della fede […] 14io t’ingiungo d’osservare il comandamento divino da uomo immacolato, irreprensibile, fino all’apparizione del nostro Signor Gesù Cristo» (1 Tm 6,11s.14).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Uomo_di_Dio_Car.htm

09-07-2007; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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