Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Matteo, l’evangelista dei giudei

 

NT: Testo biblico

 

 

 

 

Nello stesso libretto sono contenute le domande per lo studio e il dizionarietto, dove trovare le risposte.

   Ecco le parti principali della parte di studio:
■ Introduzione all'Evangelo di Matteo
■ Nascita, battesimo e tentazione (Mt 1,1-4,11)
■ Attività in Galilea (Mt 4,12-16,12)
■ Istruzione dei dodici (Mt 16,13-18,35)
■ Viaggio verso Gerusalemme e ultimi giorni in essa (Mt 19-25)
■ Crocifissione e risurrezione (Mt 26-28).

 

Inoltre ci sono, tra altre parti, anche le seguenti:
■ Dizionarietto
■ Guida allo studio personale e di gruppo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LA PREGHIERA DEL SIGNORE 1

«PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI»

 

 di Argentino Quintavalle

 

Indice delle parti

1. «Padre nostro che sei nei cieli»

5. «Dacci oggi il nostro pane»

2. «Sia santificato il tuo nome»

6. «Rimetti a noi i debiti»

3. «Venga il tuo regno»

7. «Non ci esporre alla tentazione»

4. «Sia fatta la tua volontà»

 

 

 

Introduzione

     Per me la preghiera è un enigma e una responsabilità: in quel momento parlo nientemeno che con il mio Creatore. Non mi sorprende che i discepoli di Gesù gli abbiano chiesto d’insegnare loro a pregare. La risposta di Gesù è diventata forse anche troppo famigliare. Sebbene molti conoscano «La Preghiera del Signore», pochi riflettono sul senso delle parole che pronunciano. Una marea di libri è stata scritta per spiegare il significato di questa breve preghiera, ma non è facile afferrare completamente tutta la portata delle parole di Gesù. Infatti, il primo ostacolo per una comprensione corretta della preghiera è il tradizionale titolo: «La preghiera del Signore». Lo stesso Gesù non ha mai pregato usando queste parole; piuttosto egli ha dato questa preghiera per i suoi discepoli. Perciò, in realtà è «La preghiera dei discepoli».

     Inoltre, l’importanza del retroterra giudaico della preghiera e della lingua che Gesù ha usato è stata trascurata o minimizzata. Gesù era un giudeo, che parlava ebraico ai suoi discepoli ebrei durante i giorni difficili dell’occupazione romana della nazione d’Israele durante il primo secolo della nostra era. Un cristiano moderno ha una comprensione abbastanza diversa della preghiera, della Scrittura e della fede d’un maestro giudeo quale era Gesù, per non parlare delle grandi differenze di lingua, di cultura e di storia. Si può facilmente perdere la grande profondità del messaggio di Gesù anche se si crede in lui. Proverò qui a riscoprire qualcosa dell’atmosfera originale giudaica nella quale Gesù ha insegnato ai suoi discepoli come avvicinarsi a Dio in preghiera.

 

«Padre nostro che sei nei cieli»

     Queste parole sono piene di metafora ebraica. Esse descrivono il rapporto del discepolo con Dio, ma senza per questo trascurare la relazione famigliare con Dio.

 

Il Padre

     L’espressione ’a (padre nostro) sottolinea che siamo creazione di Dio e che, come suoi figli, abbiamo una responsabilità verso Lui (Mal 1,6; Dt 32,6). «Nostro» significa che nessun singolo individuo ha il monopolio di Dio e che, come suoi discepoli, abbiamo una responsabilità gli uni verso gli altri. La frase «che sei nei cieli» ci parla delle qualità soprannaturali di Dio. Dio è onnipotente; egli è in grado di fare tutto quello che vuole (Mt 11,25; Lc 10,21).

     La descrizione di Dio come «Padre» non è casuale. La figura del padre aveva un grande significato nella famiglia ebraica. Il padre aveva un posto d’onore, di dignità e d’autorità, ma nello stesso tempo era una figura affettuosa e altruista verso la famiglia.

     L’idea che un padre affettuoso deve talvolta rimproverare suo figlio è un tema comune in molte parabole rabbiniche. Il padre è nello stesso tempo colui che provvede e che protegge e, sebbene in molte di queste parabole possa sembrare lontano per l’onore e il rispetto che i suoi figli gli danno, mostra sempre amore e affetto verso i suoi figli.

     L’attenzione particolare che dobbiamo porre nell’espressione «Padre nostro che sei nei cieli» è sottolineata in altri insegnamenti di Gesù: «Affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45).

     Gesù insegnò ai suoi discepoli a pregare, «Padre nostro che sei nei cieli», e ha anche fatto riferimento al «Padre vostro che è nei cieli». Tuttavia, quando Gesù parlava di Dio in riferimento a se stesso, egli utilizzava spesso la notevole espressione di «Padre mio». L’espressione «Padre mio», riferita a Dio, è rarissima nella letteratura rabbinica, anche se a volte ricorre. Questo può significare che essi consideravano cosa abbastanza audace riferirsi a Dio come «Padre mio».

 

Condizione di figlio

     Ai tempi del Nuovo Testamento, i passi del Vecchio Testamento che parlano della condizione di «figlio» (2 Sm 7,14; Sal 2,7; 89,26s) venivano interpretati in senso messianico. L’utilizzo di Gesù dell’espressione «Padre mio», era certamente un’affermazione messianica. Si riferiva alla sua forte consapevolezza d’essere il Figlio di Dio. Da ciò possiamo percepire qualcosa della coscienza di Gesù riguardo la sua univoca missione e il suo speciale rapporto con Dio.

     Forse molti altri hanno pregato «Padre mio». Ma anche se fosse, il fatto che Gesù abbia insegnato ai suoi discepoli a pregare «Padre nostro», e che egli ha parlato anche di «Padre vostro», suggerisce che l’uso che Gesù ha fatto di «Padre mio» indichi una profonda consapevolezza di se stesso, la sua condizione di Figlio e la sua speciale missione.

     Questa profonda sensibilità che riguarda la sua parentela con il Padre emerge dalle sue parole ringraziamento: «Ogni cosa m’è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce appieno il Figlio, se non il Padre, e nessuno conosce appieno il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo» (Mt 11,27; Lc 10,22).

 

Sul concetto di Dio quale «Padre» cfr. in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), gli articoli: «Dio quale padre», pp. 139ss; «Padre», pp. 250s; «Disciplina», pp. 144s.

   Sul «Padre nostro» vedi le domande di controllo in Nicola Martella, Matteo, l’evangelista dei giudei (Punto°A°Croce, Roma 1999), pp. 17s. Vedi qui nel Dizionarietto finale i termini: 1) «Preghiera», p. 98; 2) «Padre (Dio, dei credenti, del Messia)», p. 94.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Padre_nostro1_Mt.htm

04-02-2007; Aggiornamento: 26-05-2010

 

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