Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Manuale Teologico dell’AT

 

Bibbia (generale)

 

 

 

 

Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LA GRAZIA NEL VECCHIO E NUOVO TESTAMENTO

 

 di Argentino Quintavalle

 

La grazia di Dio è una caratteristica del Nuovo Testamento e non del Vecchio? La risposta è no, ma spiegare come questa convinzione abbia acquistato credito tra i cristiani è complicato.

     Sembra che la grazia abbondi nel Nuovo Testamento ma che sia rara nel Vecchio. Molti cristiani hanno avuto la falsa convinzione che il Dio del Vecchio Testamento sia un Dio d’ira, mentre il Dio del Nuovo Testamento — quasi fosse un Dio differente — un Dio d’amore. Questa impressione è rafforzata da alcune affermazioni del Nuovo Testamento prese fuori contesto quali «Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,17).

 

Ḥesed e en

     Ḥesed «benevolenza, bontà, grazia» ricorre 247 volte nella Bibbia. La Septuaginta, la traduzione greca del Vecchio Testamento, risalente al secondo secolo a.C., ha reso quasi sempre ḥesed con eleos «misericordia». Le nostre versioni della Bibbia si sono allineate al concetto della Septuaginta traducendo ḥesed con «misericordia, favore, benevolenza, pietà».

     Dall’altra parte, ḥen «bellezza, beltà, grazia», la parola che nella traduzione del Vecchio Testamento è stata tradizionalmente resa «grazia», ricorre solo 69 volte e ca. 40 di queste ricorrono nell’idioma ebraico «trovare grazia agli occhi di…». Ciò che i cristiani pensano quando leggono la parola «grazia» è qualcosa che s’avvicina molto al significato di ḥesed, cioè, un favore immeritato di Dio. Quello che essi non hanno in mente quando leggono la parola «grazia» nel V.T., è che essa ha comunemente il significato di «fascino, bellezza».

     Quindi, poiché il nome ḥesed, che è molto frequente nelle Scritture, è tradotto «misericordia, benevolenza», e il nome ḥen, che è meno frequente, è tradotto «grazia», l’impressione che si ha è che nel Vecchio Testamento c’è molta poca grazia. «Grazia» ricorre circa 40 volte nel Vecchio Testamento secondo la versione Riveduta.

 

Nota redazionale: In effetti ḥesed significa «lealtà, impegno a fare il proprio dovere, disposizione di favore» all’interno di un patto paritario e «clemenza, disposizione di favore» del più forte verso il più debole all’interno di un patto di sovranità (o vassallaggio). Il ritornello che ricorre nei Salmi è quindi correttamente: «Poiché la tua lealtà (o clemenza) dura in perpetuo»; stranamente è stato tradotto con «benignità», sebbene l’ebraico abbia altri termini al riguardo (ôb, ôbāh, nā`îm, no`am). Non a caso ḥesed ricorre nel parallelismo letterario sempre come sinonimo di «fedeltà». {Nicola Martella}

     Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella, «Lealtà, clemenza», Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 211s. Cfr. qui anche «Patto di sovranità», p. 265; «Patto paritario», p. 266.

 

Per contrasto, la parola «grazia» ricorre frequentemente nel Nuovo Testamento. La Riveduta usa la parola almeno 120 volte. Altre versioni presentano una sproporzione ancora più rilevante.

benigno

 

«Grazia» come misericordia

     C’è stato un fatto che ha contribuito a questa distorsione. Verso la fine del periodo in cui è stato scritto il Vecchio Testamento, ḥesed ha perso la sua caratteristica e si è avvicinato sempre più al significato di ḥen, normalmente tradotto con charis «favore, benevolenza» nella Septuaginta.

     Nel Nuovo Testamento charis solitamente ricorre nel senso di «misericordia, clemenza, pietà, compassione, carità», e le nostre versioni della Bibbia lo hanno reso rigidamente con «grazia» (traducendo sia il concetto di ḥesed che quello di ḥen). Quindi, il lettore del Nuovo Testamento incontra molte volte la parola grazia perché il contesto richiede il senso di «misericordia», e così il cristiano si è abituato a vedere la «grazia» essenzialmente nel senso di «misericordia» piuttosto che nel senso comune del termine: «bellezza».

 

Significato opposto

     Alcune parole ebraiche possono avere significati che sono l’esatto opposto del loro normale significato. Un notevole esempio è la parola bārēk «benedire», che a volte significa «maledire». Quando la moglie di Giobbe perse le speranze, disse a suo marito, «maledici (bārēk) Dio e muori» (Gb 2,9).

     Ḥesed può essere utilizzato anche nel senso opposto del suo significato comune. A volte significa «vituperio, vergogna, ignominia». Ad esempio,: «La giustizia innalza una nazione, ma il peccato è la ḥesed dei popoli» (Pr 14,34, cfr. Lv 20,17).

 

Nota redazionale: Faccio notare che in Gb 2,9 e 1,5 bārēk non significa «maledire», ma si tratta di una specie di eufemismo che afferma una cosa per intendere il contrario, non volendo menzionare la parola che si ritiene indecente. Ricordo nella mia infanzia che la gente, che litigava, diceva: «Ti devono benedire!», pur intendendo il contrario (già dire le parola «maledire, maledetto!, mannaggia! [= mal n’aggia; male ne abbia]» era ritenuto un sacrilegio). Per un senso contrario e superstizioso, si veda in italiano anche «in bocca al lupo» per evitare di dire «buona fortuna», che per i superstiziosi porterebbe male.

     Faccio notare che il testo ebraico di Pr 14,34 ha qui nella seconda parte: weḥësëd le'umîm ḥaṭṭat «e (o ma) la tolleranza dei popoli è peccato». L’idea che qui bisogna tradurre «ignominia» e simili viene dal fatto che la Settanta e altre traduzioni abbiano letto qui ḥësëd come ḥësër «mancanza, miseria» (cfr. Gb 30,3; Pr 10,21; 28,22), ma ciò non è vincolante. {Nicola Martella}

 

Giovanni 1,16s

     Il giusto contesto è rappresentato dal verso precedente: «Infatti, è della sua pienezza che noi tutti abbiamo ricevuto, e grazia sopra grazia. 17Poiché la legge è stata data per mezzo di Mosè; la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo».

 

Ciò può essere rappresentato come segue nella forma schematica del classico parallelismo ebraico:

 

Giovanni 1,16   Giovanni 1,17
1) noi tutti abbiamo ricevuto, e grazia 4) la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo
2) sopra grazia 3) la legge è stata data per mezzo di Mosè

 

Nota redazionale: L'autore, per una svista, aveva presentato nel suo schema i dati 3 e 4 in modo invertito, creando così problemi di logica. Il parallelismo, per essere correttamente compreso, è però da considerare di tipo chiastico (i quattro dati sono posti a «X». Nello schema li poniamo in modo esplicito secondo la loro corrispondenza logica (si veda il testo biblico). Alla grazia (e alla verità) della Legge, si aggiungono la grazia e la verità «venute» per mezzo di Gesù Messia. {Nicola Martella}

 

Come possiamo vedere, Giovanni non sta opponendo la legge di Mosè alla grazia, anzi sta dicendo il contrario: anche la legge di Mosè è da considerare una grazia. Purtroppo siamo stati abituati a leggere il versetto in questa maniera: la legge è stata data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo (vedi Diodati, Nuova Diodati). Però, nel testo greco non c’è alcun «ma», la frase è continua.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Grazia_AT-NT_MT_AT.htm

07-09-2007; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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