►
La cronologia biblica 03: La teologia della cronologia biblica
Perché la cronologia biblica non viene presa seriamente
negli ambienti evangelici e riformati di oggi? Dopo tutto, è tra questa
gente che l’inerranza biblica trova la maggior parte dei suoi più
strenui difensori. Dovremmo aspettarci che la cronologia biblica sia un
argomento importante da difendere, poiché è infallibile e perfettamente
precisa. Tuttavia, troviamo che questo argomento è in gran parte
ignorato. Problemi antichi Ci sono numerosi problemi legati alla
cronologia biblica che la comunità studiosa evangelica ha cercato di
aggirare negli ultimi anni. Il primo è quello di decidere se essa è
vera. Secondo la Bibbia sono trascorsi 1656 anni dalla creazione al
diluvio e il mondo è stato creato circa nel 4000 a.C. Se questo è vero,
le cronologie delle civiltà antiche, come le troviamo nelle varie
enciclopedie (anche in enciclopedie bibliche evangeliche) sarebbero
sbagliate. Consideriamo: secondo la
cronologia biblica, il diluvio si è verificato circa nel 2350 a.C., ma
le varie enciclopedie dicono che la prima e seconda dinastia dell’Egitto
risalgono circa tra il 3000 e il 2778 a.C.; e le grandi piramidi sono
state costruite tra il 2778 e il 2723, cioè prima del diluvio. Altri
studiosi, più conservatori, mettono le prime dinastie tra il 2850 e il
2650 a.C. e la costruzione delle piramidi tra il 2650 e il 2200 a.C., ma
anche così sarebbero precedenti al diluvio. Altri studiosi fanno risalire le
prime due dinastie addirittura al 5500-5000 a.C. Tutte queste
datazioni sono basate sulla premessa che la cronologia biblica debba
essere ignorata.
▲
Problemi Persiani Un secondo problema lo troviamo nella
cronologia della Persia. La Bibbia ci dice in Dn 9,24-27 che ci saranno
«settanta settimane» tra il decreto di ricostruire Gerusalemme e
il punto d’arrivo della profezia. Le settanta settimane corrispondo a
490 anni che iniziano con il decreto di Ciro il Grande. Questa
infatti è l’interpretazione evidente del passaggio, dato che la Bibbia
ha molto da dire sul decreto di Ciro e poco o niente dice di qualsiasi
altro decreto. La difficoltà che si ha con l’interpretazione di Ciro è
questa: La cronologia secolare della Persia mette Ciro intorno al
536 a.C., che sono circa 80 anni di troppo. Se i 490 anni
sono iniziati con Ciro, il decreto dovrebbe essere stato fatto
intorno al 456 a.C. Così, per non contraddire l’interpretazione
storica secolare (che non è quella biblica), è stata trovata
un’altra interpretazione, che dice che il decreto per la
ricostruzione di Gerusalemme di cui parla Dn 9, non si riferisce al
decreto di Ciro, ma a un decreto successivo, emesso da Artaserse al
tempo di Nehemia, cioè nel 445 a.C.
▲
Problemi dovunque Ora quello che si può vedere è che c’è
molta confusione nella cronologia dell’epoca Persiana. La maggior parte
degli studiosi oggi credono che la cronologia Persiana sia sicura per i
dati forniti dalle eclissi, quando invece questi dati non sono affatto
affidabili poiché la terra subisce leggeri cambiamenti di movimento,
chiamati «accelerazioni». Queste accelerazioni hanno luogo sia nella
rotazione della terra e sia nella sua rivoluzione intorno al sole, e
anche per i movimenti della luna. In altre parole il moto della Terra
non è uniforme ma ha delle accelerazioni e dei rallentamenti. Questo
fenomeno è causato dalle forze delle maree e dai flussi magmatici
all’interno della terra, come pure da altri fattori. Inoltre, gli
scienziati Peter James e i suoi collaboratori ci dicono che «gli
studi degli astronomi britannici Victor Clube e Bill Napier, riguardo
alle orbite degli asteroidi e delle meteore, hanno mostrato che c’erano
molti corpi cometari nel Sistema Solare durante i tempi dell’Età del
Bronzo e che poi si sono disintegrati». Il movimento di tali sciami
di asteroidi attraverso il Sistema Solare, avrebbero potuto rallentare o
modificare l’orbita della luna. Se tale era il caso, il calcolo delle
passate eclissi sarebbe veramente problematico. Su questo, è bene consultare i
diversi studi dell’astronomo Robert R. Newton della John Hopkins
University (Baltimora, 1970 e 1979). Newton fu incaricato di fare questi
studi per fornire dati precisi sul sistema solare alla NASA, in modo che
i satelliti e le sonde spaziali non perdessero i loro obiettivi. Gli
studi sono estremamente tecnici, ma molto importanti per lo studio della
cronologia antica. Un’analisi molto dettagliata dei
dati delle eclissi è stata fatta dall’archeo-astronomo Wayne A.
Mitchell. Basato sul
lavoro di Newton, Mitchell e molti altri astronomi, evidenziano
l’indagine fatta su una eclissi sopra Babilonia, sicuramente datata
nell’anno 136 a.C. e dice: «Indica uno spostamento di 70 gradi del
percorso dell’eclissi di Babilonia; ciò corrisponde a una perdita di
cinque ore rispetto a un orologio ideale». Questo fatto, insieme al
fenomeno generale delle «accelerazioni» fa sì che l’identificazione
delle eclissi prima del 750 a.C. sia una cosa problematica. Mitchell ha
fatto un esame dettagliato delle eclissi antiche e ciò l’ha portato a
concludere che sono corretti quegli studiosi che hanno accorciato la CCA
[Cronologia Comunemente Accettata] di 300-350 anni. La domanda posta da Newton è
questa: Se Tolomeo ha rattoppato i suoi dati astronomici a proposito
delle eclissi, è possibile che anche la sua Lista dei Re sia imprecisa,
dato che è basata su registrazioni imprecise? Sia Mitchell che James
argomentano che la «Lista dei re» di Tolomeo è corretta perché,
un’eclissi annotata nella lista dei re assiri (che si suppone sia stata
visibile a Ninive) si sia verificata nel 763 a.C., durante il regno del
re che Tolomeo dice essere stato in carica in quel momento. Nello stesso
tempo, però, il solo Mitchell esamina le possibili eclissi tra l’813 e
il 713 a.C., e se il tentativo di revisione proposta in questo libro è
corretta, noi dovremmo trovare un’eclissi nel 683 a.C. circa, 80 anni
più tardi, e in effetti la troviamo. (Tutto questo per dire che i dati
delle eclissi, sebbene considerati come «assolutamente certi» da diverse
enciclopedie e in diversi studi, sono invece molto dubbi). Quello che si vuole dire è che
non è possibile stabilire la posizione certa della luna, se non con un
margine di centinaia di chilometri. Per esempio, supponiamo che il
computer dica che si è verificata un’eclissi di sole a Ninive nel 600
a.C. Le «accelerazioni» della luna e del sole durante i 2600 anni
trascorsi, hanno fatto sì da produrre dei cambiamenti di posizione in
modo tale che l’eclissi era visibile non a Ninive ma a 700 km da Ninive.
Questi mezzi moderni che cercano di fissare le date sono pieni di
difficoltà; tanto più lontano nel tempo andiamo, più sono imprecisi.
Questo non chiama in causa solo la cronologia persiana, ma anche quella
assira e babilonese. I dati delle eclissi possono risultare di poco o di
nessun conto nello studio della storia antica. Martin Anstey discute il
Canone di Tolomeo. Egli sostiene che Tolomeo abbia errato nel suo
elenco dei re persiani. La lista dei re persiani di Tolomeo e la
lunghezza dei rispettivi regni, sopra i quali la CCA [Cronologia
Comunemente Accettata] conta, sono le seguenti: Ciro 9 anni; Cambise 8;
Dario I 36; Serse 21; Artaserse I 41; Dario II 19; Artaserse II 46;
Ochus 21; Arogus 2; Dario III 4; conquista di Alessandro il Macedone. Ora il problema sta nel fatto che
Tolomeo (70-161 d.C.) è vissuto molto dopo che i fatti sono accaduti e
in un’altra cultura. Le registrazioni delle culture più vicine
all’impero persiano, e più vicine storicamente agli eventi, hanno un
elenco più corto. Consideriamo prima di tutto il poeta persiano Firdusi,
che è vissuto nel 931-1020 d.C. Egli fornisce un’epopea nazionale della
Persia che è piena di leggende e storie. Fornisce anche un elenco di re
persiani di questo periodo, come segue: [Ciro]; [Cambise]; Dario I;
Artaserse Longimano; Regina Homai, madre di Dario II; Dario III,
sconfitto da Alessandro. Il trattato «Seder Olam» del
Talmud, scritto nel primo Medioevo, descrive un impero persiano molto
corto: Ciro; Cambise; Dario. Infine, Giuseppe Flavio, che
scrive nel tardo primo secolo ed è la fonte più vicina che abbiamo,
fornisce questo elenco: Ciro; Cambise; Dario; Serse; Artaserse; Dario
II, l’ultimo re. Ora, nessuno di questi elenchi è
particolarmente affidabile, ma essi mettono in discussione Tolomeo. Può
essere che tutti i re elencati da Tolomeo abbiano effettivamente
regnato, ma possono aver regnato per tempi più brevi di quelli che gli
sono stati assegnati. Il periodo persiano ha bisogno di
un’indagine revisionista. Uno sforzo revisionista, con cui devo
dissentire, è riassunto da Brad Aaronson in Fixing the History Books:
Dr. Chaim S. Heifetz’s Revision of Persian History (edizione Jewish
Action, 1991), pp. 66-70. Heifetz rivede la storia persiana per
accordarla con la sequenza dei re dati nel trattato Seder Olam. Ora,
però, come la CCA dell’impero persiano è troppo lunga per la cronologia
biblica, così quella del Sedar Olam è troppo breve. In ogni modo, i
lavori di Heifetz, almeno dimostrano che la revisione è possibile,
data la scarsità estrema di informazioni precise su questo periodo della
storia. Come Aaronson nota, «gli studiosi moderni rifiutano i
racconti greci della storia mesopotamica prima della caduta di Babilonia
quasi nella loro interezza. La grande quantità di iscrizioni Assire e
Babilonesi rendono chiaro il fatto che i greci non hanno mai avuto una
conoscenza sufficiente della storia di questa regione; ma a causa del
fatto che Alessandro Magno ha distrutto la maggior parte delle
registrazioni persiane, quando ha conquistato la Persia, le uniche
registrazioni del periodo persiano sono le storie greche e la tradizione
giudaica». In breve, questo è un campo del
tutto aperto per ricercare e sviluppare il revisionismo storico.
▲
La capitolazione Alla luce di queste considerazioni
chiediamoci come è stato che la comunità evangelica e riformata si è
«addormentata» su questo argomento. La risposta si trova nel fatto
che nel 19° secolo, due famosi e rispettabili teologi del Seminario
Teologico di Princeton (il bastione dell’ortodossia Protestante) si sono
arresi proprio sulla cronologia biblica. I loro nomi sono William H.
Green
e Benjamin B. Warfield. Siccome
questi due uomini erano ampiamente rispettati come difensori
dell’autorità e dell’inerranza biblica, i loro articoli hanno fecero
fare un sospiro di sollievo agli intellettuali evangelici, sostenendo
che la cronologia biblica avesse scarsa importanza. Pochi, naturalmente,
hanno letto le prove scritte da questi due uomini. È stata semplicemente
presa come valida la conclusione che uomini come loro non avrebbero
potuto commettere un errore sull’argomento. Entrambi gli uomini, riguardo a
Genesi 5 e 11 hanno sostenuto che queste cronologie sono di poca o
nessuna importanza per la teologia e non bisogna dar loro molto peso.
Avendo sostenuto che l’argomento non è importante, entrambi hanno
affermato che l’età della vita del padre era quella che aveva al momento
della nascita del figlio, mentre per il rimanente degli anni c’erano dei
vuoti all’interno della cronologia. Ora, però, consideriamo invece
quanto segue: ■ Adamo aveva 130 anni quando
nacque Set. ■ Set aveva 105 anni quando
nacque Enoš. ■ Enoš aveva 90 anni quando
nacque Kenan (Gn 5,3ss). Ciò significa che Adamo aveva 235 anni quando nacque Enoš,
e 325 anni quando nacque Kenan. Se questo è falso, la Bibbia non è
inerrante. Se è vero, Green e Warfield e tutta la cultura evangelica
moderna basata su di loro sbagliano su questo argomento. Due cose devono essere tenute
presenti su questo punto. La prima è che fino al tardo 19° secolo, la
chiesa cristiana credeva nella cronologia della Bibbia. Come abbiamo
visto in precedenza, Teofilo d’Antiochia, Agostino d’Ippona, Martin
Lutero, Giovanni Calvino, John Owen, Matthew Henry, Keil, Delitzsch e
Geerhardus Vos presero la cronologia biblica molto seriamente. In secondo luogo, è piuttosto
evidente che Warfield e Green cercarono di adattare la Bibbia alla
cronologia lunga della cultura materialista del 19° secolo. Anche i
grandi uomini inciampano, e questi due inciamparono proprio qui. Il
loro inciampare ha messo le comunità degli studiosi evangelici e
riformati a dormire. È tempo di svegliarsi!
{Rivisto e adattato da Nicola Martella}
Per approfondire questo tema, anche da altri punti di vista, cfr. Nicola
Martella, «La cronologia biblica»,
Radici 5-6 (Punto°A°Croce, Roma 1995), pp. 9-24. ● Per la questione delle «settanta settimane» cfr. qui
l'articolo «Daniele», pp. 75-86, particolarmente le pp. 82-85. |
►
La cronologia biblica 05: Brancolando con le lacune
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Crono_biblica04_S&A.htm
06-04-2007; Aggiornamento: 30-06-2010
|