Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Matteo, l’evangelista dei giudei

 

NT: Persone e contingenza

 

 

 

 

Nello stesso libretto sono contenute le domande per lo studio e il dizionarietto, dove trovare le risposte.

   Ecco le parti principali della parte di studio:
■ Introduzione all'Evangelo di Matteo
■ Nascita, battesimo e tentazione (Mt 1,1-4,11)
■ Attività in Galilea (Mt 4,12-16,12)
■ Istruzione dei dodici (Mt 16,13-18,35)
■ Viaggio verso Gerusalemme e ultimi giorni in essa (Mt 19-25)
■ Crocifissione e risurrezione (Mt 26-28).

 

Inoltre ci sono, tra altre parti, anche le seguenti:
■ Dizionarietto
■ Guida allo studio personale e di gruppo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CRISTIANESIMO E PACIFISMO

 

 di Argentino Quintavalle

 

L’idea, secondo cui Gesù abbia insegnato il pacifismo, si basa principalmente su una cattiva interpretazione di molti suoi insegnamenti. Quando sono esaminati nella loro giusta prospettiva, i brani degli Evangeli, sui quali il pacifismo si basa, mostrano una conclusione abbastanza diversa.

 

Nel corso degli anni, molte persone hanno voluto vedere Gesù come un pacifista — e con buona ragione. Abbiamo qui un uomo che è stato disposto a morire piuttosto che difendersi; un uomo che ha insegnato ai suoi discepoli a non uccidere, a non resistere al malvagio, ad amare i loro nemici, a non temere quelli che uccidono il corpo, fino al punto di spingersi a dire che solo quelli disposti a perdere la loro vita saranno in grado di salvarla (Mt 5,21.39.44; 10,28; 16,25). Gli insegnamenti di Gesù sembrano essere come quelli, altrettanto popolari, di Tolstoj e Gandhi. Infatti, Tolstoj ha basato molte sue idee sui brani evangelici (vedi «Il Regno di Dio è dentro di te», ristampa del 1984); Gandhi invece, nel 1906, lottò contro il pregiudizio razziale in Sudafrica e lanciò una campagna di disobbedienza civile non violenta. Nel 1910 ha fondato la Tolstoj Farm per le famiglie degli uomini imprigionati nella lotta. Più tardi, in India, Gandhi ha fondato altre simili comunità basate sull’ideologia di Tolstoj. Nel 1920 ha proclamato il suo programma non violento e di non cooperazione con i governatori britannici dell’India, portandola all’indipendenza.

     Gesù ha insegnato però che sia sbagliato difendersi da un attacco? Ha veramente voluto dire che non si debba resistere al malvagio? In Rm 12,9 Paolo dice: «Detestate il male»; e in Gcm 4,7 leggiamo: «Resistete al diavolo». È chiaro da Lc 22,38.49 che i discepoli di Gesù erano armati, e lo stesso Gesù consigliò loro di acquistare una spada (Lc 22,36).

     Queste apparenti contraddizioni possono essere conciliate riconoscendo le sfumature ebraiche dei testi evangelici e del retroterra giudaico delle parole di Gesù.

 

Uccisione o assassinio?

    Un verso comunemente citato a sostegno del pacifismo di Gesù è Mt 5,21, che le nostre Bibbie rendono con «non uccidere». La parola greca così tradotta in questo brano è una forma del verbo phoneuo. Nella traduzione greca della Septuaginta questo verbo è stato sempre impiegato come l’equivalente del verbo ebraico reṣāḥ, ed è il termine utilizzato nel sesto comandamento (Es 20,13; Dt 5,17). Sembra abbastanza certo che in Mt 5,21 Gesù citava il sesto comandamento.

     I termini phoneuo e reṣāḥ sono entrambe ambigue e possono voler dire «uccisione» o «assassinio», a seconda del contesto. Tuttavia, Dio stesso ha comandato la pena capitale per certi reati come l’assassinio deliberato (Es 21,12-15), alcuni casi di violenza carnale (Dt 22,25s), rapimento (Es 21,16), adulterio (Lv 20,10; Dt 22,22), stregoneria (Es 22,18) e molti altri reati. Il sesto comandamento, quindi, deve essere una proibizione contro l’assassinio, non contro l’uccisione.

     Nonostante questo, le nostre Bibbie usano il termine «uccidere» piuttosto che «assassinare», quando traducono le parole di Gesù riguardo a questo comandamento. Sebbene molte versioni moderne inglesi hanno corretto questo errore (mettendo «murder» al posto di «kill»), le nuove traduzioni italiane (Nuova Diodati e Nuova Riveduta) non l’hanno fatto.

 

Massima ebraica

    Un altro detto di Gesù, sul quale si basa il suo supposto pacifismo, si trova in Mt 5,39. Di solito è tradotto: «Non resistere al malvagio» o «non contrastate il malvagio». Tuttavia, quando il detto di Gesù è tradotto in ebraico, è una citazione di un proverbio ben noto che possiamo vedere con una leggera variazione in Sal 37,1.8 e Pr 24,19. Sal 37,1 e Pr 24,19 leggono entrambi: ’al titḥar bammerē’îm «non essere arrabbiato con i malvagi». Sal 37,8 legge: ’al titḥar ’ak lehārēà «non essere arrabbiato; può solo far male».

     Di solito questa massima ebraica è tradotta: «Non affliggerti a motivo dei malvagi» o «non irritarti a motivo di chi fa il male». I traduttori della Bibbia hanno evidentemente supposto, dal contesto delle frasi del Salmo 37 e di Pr 24, che evidenziano la distruzione dei malvagi, che i giusti non dovrebbero preoccuparsi di loro o prestare loro la benché minima attenzione. Questa supposizione è rafforzata dalla seconda metà del Sal 37,1 che, come viene di solito tradotto, consiglia di non essere invidiosi dei malvagi. Sembra così che il verbo tradotto «non affliggerti» o «non irritarti» sia tradotto correttamente. Tuttavia, altrove nella Bibbia questo verbo sembra che abbia spesso, se non sempre, un significato connesso con «l’ira». Inoltre, i due paralleli a questo verbo nel Sal 37,8, entrambi sinonimi di ira, suggeriscono che il verbo in Matteo 5 debba avere anch’esso quel significato.

     Il verbo in questione viene dalla radice (h-r-h), il cui significato di base è «bruciatura». Da questa radice è derivato il significato di «ira», un significato che tutte le parole ebraiche di questa radice hanno in comune. (Come dire, in italiano, per esempio, è caldo, brucia, bolle, prende fuoco, ecc.). In alcune ricorrenze di questa radice, l’ira è una conseguenza della gelosia o della rivalità. La gelosia di Saul verso Davide ha fatto sì che si adirasse (1 Sam 20,7.30).

     La particolare forma del verbo utilizzato nel suddetto proverbio è una forma per un’azione intensiva ed esprime così un’ira veemente. Quest’ira furiosa conduce a una risposta altrettanto violenta. Questo conduce a rispondere al male nei suoi stessi termini, a gareggiare nel fare il male con quelli che ci fanno un torto. Quindi il verbo ebraico dà una sfumatura di rivalità o competizione.

     Sal 37,1 andrebbe tradotto: «non competere con i malvagi». La traduzione di Sal 37,1.8 della «New English Bible» è: «Non sforzarti di lottare contro i malvagi; non emulare quelli che fanno il male…»; «Non arrabbiarti più, cessa dall’ira, non lottare contro chi fa il male». Questa è una traduzione che riflette la sfumatura di rivalità o competizione del verbo ebraico per «ira».

     Così, la «Good News Bible» usa la parola «vendetta» o un concetto simile, in Mt 5,39. Il contesto stesso richiede di non fare vendetta, poiché il v. 38 parla di «occhio per occhio e dente per dente», cioè punire a seconda dell’offesa ricevuta.

     Gesù non stava insegnando a sottomettersi al male, ma a non cercare la vendetta. Come dice Pr 24,29, «Non dire: “Come ha fatto a me, così farò a lui; gli renderò secondo l’opera sua”».

 

Resistete al male

    La nostra risposta al male deve essere la resistenza — è moralmente sbagliato tollerare il male. Tuttavia, dobbiamo anche continuare a mostrare amore per il malvagio.

     Dovrebbe essere osservato che amare e pregare per i nemici non impedisce in alcun modo la difesa dagli stessi, quando la vita di qualcuno è in pericolo. Siamo moralmente obbligati a preservare la vita, inclusa la propria. Gesù non ha mai insegnato che è sbagliato difendersi dagli attacchi contro la propria vita. Egli ha coerentemente insegnato ai suoi discepoli a perdonare e a non cercare la vendetta. Come Pr 20,22 afferma: «Non dire: “Renderò male per male”. Spera nell’Eterno ed egli ti salverà». La nostra responsabilità è quella descritta in Rm 12,21: «Non essere vinto dal male, ma vinci il male col bene».

     Il pacifismo non è mai stato parte dell’opinione giudaica. Secondo le Scritture, ad esempio, una persona che uccide un ladro di notte, non è colpevole di omicidio: «Se il ladro, colto nell’atto di fare uno scasso, è percosso e muore, il proprietario non è colpevole di omicidio nei suoi confronti» (Es 22,2). La logica è che il ladro è pronto a uccidere chiunque sorprende lui, così uno può difendersi dal ladro.

     Alla luce di ciò, è molto improbabile che Gesù, un Giudeo del primo secolo, perfetto osservante della Legge, avrebbe sposato il pacifismo.

     I brani interpretati per sostenere il pacifismo, in realtà condannano la vendetta e non l’autodifesa.

 

Per l'approfondimento: ► Controversia su cristianesimo e pacifismo {Nicola Martella}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Cristianesimo_pacifismo_Mt.htm

25-04-2007; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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