Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le Origini 1

 

Bibbia (generale)

 

 

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LE 15 SCOPERTE PIÙ IMPORTANTI

DELL’ARCHEOLOGIA BIBLICA (seconda parte)

 

 di Walter C. Kaiser Jr.

Indice della prima parte

1. Gli amuleti di Ketef Hinnom 5. La stele di basalto di Dan
2. Il papiro di John Rylands 6. L’epopea di Gilgamesh
3. I rotoli del mar Morto 7. La piscina di Gabaon
4. Il dipinto di Beni Hasan 8. Il sigillo di Baruk

 

Le 15 scoperte più importanti dell’Archeologia Biblica 1

 

°*°*°*°*°*°*°*

 

Indice della seconda parte

  9. Re Sargon II di Assiria

  13. La Piscina di Siloe

  10. L’obelisco nero di Salmaneser III

  14. L’altare a corni di Beer-šeba

  11. L’Ossario di Caiafa

  15. Il cilindro di Ciro

  12. L’iscrizione col nome di Ponzio Pilato

 

 

 Clicca sulle frecce iniziali per andare avanti e indietro.

 

 

9.  RE SARGON II DI ASSIRIA: Una delle persone nominate nelle Scritture, ma la cui esistenza fu messa in dubbio fino a quando la moderna archeologia biblica non l’ebbe «scoperto», fu il re Sargon II di Assiria. Isaia era sicuro che fosse il re di Assiria (Is 20,1), ma non era fra quelli trovati negli scavi della capitale assira, Ninive. Tuttavia, nel 1843, Paul Emile Botta scoprì che Sargon si era trasferito a Dur-Sharrukin (il moderno Khorsabad), un sito vergine a circa 19 chilometri a nordest di Ninive, dove cominciò la sua costruzione nel 717 a.C. Questa costruzione, avente una lunghezza di 1,6 chilometri per ogni lato, non fu mai completata o occupata prima della morte di Sargon, e fu abbandonato dai suoi successori. Un’enorme statua di 25 tonnellate di un dio (in parte uomo e in parte toro) era una delle tante che vigilavano all’ingresso della stanza del trono in Khorsabad.

 

 

10.  L’OBELISCO NERO DI SALMANESER III: Lobelisco nero di Salmaneser III, di ben 2 metri d’altezza, che fu trovato nel palazzo di nordovest in Nimrud, commemorava le campagne di Salmaneser durante il suo regno. Sul secondo pannello dall’alto si vede Jehu, il re d’Israele (2 Re 10,34), inginocchiato davanti a Salmaneser (un evento noto da altra fonte e che ha avuto luogo nell’anno 841 a.C.). Questo monumento è di enorme valore storico, perché è l’unico elemento di prova extra-biblica in cui viene raffigurato un personaggio storico delle Scritture. L’iscrizione sotto l’immagine recita: «il tributo di Jehu (Ja-w-a), figlio di Omri (Hu-um-ri); io ricevetti da lui argento, oro, una ciotola saplu dorata, un vaso dorato con il fondo appuntito, dei bicchieri dorati, dei secchi dorati, stagno, uno scettro da re, [e] un puruhtu di legno».

 

 

11.  L’OSSARIO DI CAIAFA: Il sommo sacerdote Caiafa, il quale servì come capo del Sinedrio dal 18 al 36 d.C., è conosciuto come colui che diede il cinico consiglio che fosse meglio che morisse un solo uomo (cioè Gesù) invece che soffrisse tutta la nazione (Giovanni 11,49-53). Infatti, fu lui che presiedette al processo notturno di Gesù (Giovanni 18,14). Nel 1990, a sud del Monte del Tempio, mentre dei lavoratori costruivano un acquapark nella «Foresta della Pace» in Gerusalemme, fu trovato per caso lossario di Caiafa, o urna per le ossa, in quello che alcuni considerano il cortile della casa di Caiafa, dove Pietro aspettò notizie su Gesù (Matteo 26,69-75).

     Sull’ossario finemente decorato era incisa l’iscrizione trovata in due posti, «Qafa» e «Jehosef bar Qajafa», ossia «Caiafa» e «Giuseppe, figlio di Caiafa». Lo storico Flavio Giuseppe gli diede il nome completo come «Giuseppe, il quale è chiamato Caiafa dal sommo sacerdozio». All’interno dell’ossario c’erano le ossa di sei persone, incluso un uomo di 60 anni, probabilmente Caiafa. Questa fu una scoperta straordinaria.

 

 

12.  L’ISCRIZIONE COL NOME DI PONZIO PILATO: Liscrizione col nome di Ponzio Pilato si trova su un monumento del primo secolo che fu riutilizzato per un progetto di rifacimento del quarto secolo. Tuttavia, sembra che fu scritto per commemorare l’inaugurazione da parte di Pilato di un tempio per l’adorazione di Tiberio Cesare durante il periodo di governo di Pilato in Giudea. Ponzio Pilato governò sulla Giudea dal 26 al 36 d.C. Fu durante questo periodo che incontrò Gesù di Nazareth nel famoso incontro in cui Pilato domandò: «Che cos’è la verità?» (Giovanni 18,36-38). L’iscrizione in Latino di quattro righe dà a Pilato il titolo di «Ponzio Pilato, Prefetto di Giudea». Ancora una volta, qui c’è un’evidenza esterna da parte dell’archeologia che dimostra che il racconto degli Evangeli fu scritto durante il periodo in cui gli eventi ebbero luogo, perché i titoli di questo tipo tendono ad andare dimenticati col tempo.

 

 

13.  LA PISCINA DI SILOE: La piscina in cui Gesù guarì il cieco (Giovanni 9,1-51) era la piscina di Siloe. Nel periodo bizantino, l’Imperatrice Eudocia (ca. 400-460 d.C.) costruì una chiesa (sopra la quale adesso c’è una moschea) e una piscina dove l’acqua emergeva dalla galleria di Ezechia. Durante il periodo in cui ci si attendeva un assedio assiro, Ezechia, re di Giuda, fece costruire una galleria di 533 metri, partendo dalla sorgente del Ghihon [N.d.R.: cfr. 2 Cr 32,30]; fu così che due squadre di operai, partendo dai lati opposti della galleria si incontrarono, in qualche modo misterioso, a metà nel profondo sotterraneo — un’impresa commemorata da una targa chiamata «L’iscrizione di Siloe» (ora conservata nel Museo di Istanbul). L’acqua scorse dalla galleria di Ezechia alla piscina di Siloe (Geremia 8,6; Nehemia 3,15).

            Nel giugno del 2004, comunque, divenne chiaro che il sito bizantino del quarto secolo cristiano non era il sito della piscina di Siloe dei giorni di Gesù. Mentre alcuni operai stavano lavorando per riparare un tubo della fognatura di Gerusalemme, gli archeologici Ronny Reich e Eli Shukron osservarono, non lontano dalla fine della galleria di Ezechia, un tratto di scale discendenti, ciascuno di cinque gradini e che misurava 69 metri di lato. Utilizzando un rilevatore di metalli, gli archeologici scoprirono quattro monete nell’intonaco, utilizzato nella prima fase della piscina, datata verso la fine del periodo asmoneo o all’inizio del periodo di Erode (103-37 a.C.). Nella seconda fase, è stata trovate una dozzina di monete del periodo della prima rivolta giudaica, la quale durò dal 66 al 70 d.C., con la dicitura degli anni 2, 3 e 5 della rivolta. Ci sono pochi dubbi che questa era la piscina di Siloe, dove Gesù mandò il cieco a lavarsi prima di essere guarito (Giovanni 9,1-12).

 

 

14.  L’ALTARE A CORNI DI BEER-ŠEBA: Ai limiti meridionali dell’antico Israele («da Dan a Beer-šeba») fu trovata a Beer-šeba una quantità di grosse pietre sapientemente lavorate, le quali furono riutilizzate per un muro della fine dell’ottavo secolo a.C. L’altare a corni di Beer-šeba, una volta ricostruito, misurava 160 centimetri in altezza, 160 centimetri in lunghezza e 160 centimetri in larghezza, anche se altri sassi trovati in un secondo momento suggeriscono che poteva essere fino a 2,7 metri in lunghezza. Le sporgenze appuntite o «corni» (cfr. Esodo 29,12 o 1 Re 1,51; 2,28) coincidevano con la descrizione biblica di un altare, ma l’uso di pietre squadrate non corrispondeva alle istruzioni bibliche (Esodo 20,25). Per di più, l’altare aveva l’immagine di un serpente su una delle pietre e i sacrifici furono offerti sull’altare perché le pietre, che formavano la superficie superiore, erano annerite. Anche se c’è stata una controversia enorme per quanto riguarda il luogo originario dell’altare, tutti sono concordi che esso ci dà una chiara immagine di un luogo illegittimo per i sacrifici. Infatti, Amos 5,5; 8,14 sembra dire che Beer-šeba fu sede di un’adorazione pagana, dove forse esisté un santuario scismatico.

 

Per l’approfondimento del culto in Israele cfr. Nicola Martella, «Culto: legittimità e abuso», Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 130s; cfr. qui anche «Sacrificio», pp. 310s; «Sacrifici: tabella», pp. 311-314.

 

 

15.  IL CILINDRO DI CIRO: Come ultimo esempio in questo gran numero di scoperte che dimostrano l’affidabilità della testimonianza biblica riguardo alla sua esattezza storica, abbiamo scelto il cilindro di Ciro. Questa raccolta di editti di tale re persiano, disposta su un cilindro, coincide bene con ciò che troviamo nei libri di Esdra (1,2-4) e 2 Cronache (36,22-23). Il re Ciro diede il merito al suo dio Marduk per averlo scelto e per avergli dato il compito di regnare sul mondo. Il profeta Isaia l’avrebbe espresso in termini teologici leggermente diversi, perché in Isaia 45,1 Dio chiamò Ciro per nome, molto prima della sua nascita, e dichiarò: «Egli adempirà tutta la mia volontà» (Isaia 44,28). In modo ancora più significativo, però, il cilindro annunciò la politica persiana di Ciro verso i popoli prigionieri, come gli Israeliti in esilio. A ognuno di questi popoli in esilio fu concesso di tornare nella loro rispettiva patria, dove per loro sarebbero stati eretti santuari stabili. Ciò è in accordo con la profezia in Isaia 44,24-28.

 

Ci sarebbe certamente ancora molto da raccontare, ma già i 15 esempi riportati dovrebbero bastare per aiutarci a capire che l’archeologia biblica è viva e vegeta. Essa è servita come meraviglioso strumento interpretativo per spiegare lo sfondo, le abitudini, la cultura e i dettagli dei tempi in cui ogni scoperta fu collocata. In ogni modo, una sorpresa inaspettata è stata il fatto che l’archeologia biblica è servita anche apologeticamente per difendere le Scritture, anche se ciò non è stato la sua spinta motivazionale o il suo obiettivo principale. Infatti, i risultati continuano ad arrivare fino a oggi e alcuni potrebbero essere stati annunciati anche mentre pubblicavamo quest’articolo.

 

Il dottor Walter C. Kaiser Jr. è titolare di Antico Testamento presso il Seminario Teologico Gordon-Conwell. Egli è riconosciuto a livello internazionale come studioso di Antico Testamento. Ha pubblicato più di 30 libri.

   Quest’articolo è stato ripreso con permesso da: Walter C. Kaiser, «Top fifteen finds from biblical archaeology», Contact (Seminario Teologico Gordon-Conwell, edizione invernale 2006).

   Traduzione di Michele Carlson, correzione di Emanuele Tosi, revisione e adattamento di Nicola Martella. Copyright per l’Italia © Missioneperte e © Punto°A°Croce 2007. Proprietà letteraria riservata dell’originale e della traduzione.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Archeologia_biblica2_Ori.htm

16-02-2007; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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