Indice della prima parte
1. Gli amuleti di Ketef Hinnom |
5. La stele di basalto di Dan |
2. Il papiro di John Rylands |
6. L’epopea di Gilgamesh |
3. I rotoli del mar Morto |
7. La piscina di Gabaon |
4. Il dipinto di Beni Hasan |
8. Il sigillo di Baruk |
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Le 15 scoperte più importanti dell’Archeologia Biblica 1
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Indice della seconda parte
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9.
Re Sargon II di Assiria |
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13.
La Piscina di Siloe |
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10. L’obelisco nero di Salmaneser III |
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14. L’altare a corni di Beer-šeba |
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11. L’Ossario di Caiafa |
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15.
Il cilindro di Ciro |
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12. L’iscrizione col nome di Ponzio Pilato |
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9.
RE SARGON II DI ASSIRIA:
Una delle persone nominate nelle Scritture, ma la cui esistenza fu messa in
dubbio fino a quando la moderna archeologia biblica non l’ebbe
«scoperto», fu il re Sargon II di Assiria. Isaia era sicuro che fosse il
re di Assiria (Is 20,1), ma non era fra quelli trovati negli scavi della
capitale assira, Ninive. Tuttavia, nel 1843, Paul Emile Botta scoprì che Sargon
si era trasferito a Dur-Sharrukin (il moderno Khorsabad), un sito vergine a
circa 19 chilometri a nordest di Ninive, dove cominciò la sua costruzione nel
717 a.C. Questa costruzione, avente una lunghezza di 1,6 chilometri per ogni
lato, non fu mai completata o occupata prima della morte di Sargon, e fu
abbandonato dai suoi successori. Un’enorme statua di 25 tonnellate di un dio (in
parte uomo e in parte toro) era una delle tante che vigilavano all’ingresso
della stanza del trono in Khorsabad.
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10.
L’OBELISCO NERO DI SALMANESER III:
L’obelisco nero di Salmaneser III, di ben 2 metri d’altezza, che fu
trovato nel palazzo di nordovest in Nimrud, commemorava le campagne di
Salmaneser durante il suo regno. Sul secondo pannello dall’alto si vede Jehu, il
re d’Israele (2 Re 10,34), inginocchiato davanti a Salmaneser (un evento noto da
altra fonte e che ha avuto luogo nell’anno 841 a.C.). Questo monumento è di
enorme valore storico, perché è l’unico elemento di prova extra-biblica in cui
viene raffigurato un personaggio storico delle Scritture. L’iscrizione sotto
l’immagine recita: «il tributo di Jehu (Ja-w-a), figlio di Omri (Hu-um-ri); io
ricevetti da lui argento, oro, una ciotola saplu dorata, un vaso dorato con il
fondo appuntito, dei bicchieri dorati, dei secchi dorati, stagno, uno scettro da
re, [e] un puruhtu di legno».
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11.
L’OSSARIO DI CAIAFA: Il
sommo sacerdote Caiafa, il quale servì come capo del Sinedrio dal 18 al 36 d.C.,
è conosciuto come colui che diede il cinico consiglio che fosse meglio che
morisse un solo uomo (cioè Gesù) invece che soffrisse tutta la nazione (Giovanni
11,49-53). Infatti, fu lui che presiedette al processo notturno di Gesù
(Giovanni 18,14). Nel 1990, a sud del Monte del Tempio, mentre dei lavoratori
costruivano un
acquapark nella «Foresta della Pace» in Gerusalemme, fu trovato per caso
l’ossario di Caiafa, o urna per le ossa, in quello che alcuni
considerano il cortile della casa di Caiafa, dove Pietro aspettò notizie su Gesù
(Matteo 26,69-75). Sull’ossario finemente decorato era incisa l’iscrizione
trovata in due posti,
«Qafa»
e
«Jehosef bar Qajafa», ossia
«Caiafa»
e
«Giuseppe, figlio di Caiafa». Lo storico Flavio Giuseppe gli diede il
nome completo come
«Giuseppe, il quale è chiamato Caiafa dal sommo sacerdozio».
All’interno dell’ossario c’erano le ossa di sei persone, incluso un uomo di 60
anni, probabilmente Caiafa. Questa fu una scoperta straordinaria.
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12.
L’ISCRIZIONE COL NOME DI PONZIO PILATO: L’iscrizione
col nome di Ponzio Pilato si trova su un monumento del primo secolo che fu
riutilizzato per un progetto di rifacimento del quarto secolo. Tuttavia, sembra
che fu scritto per commemorare l’inaugurazione da parte di Pilato di un tempio
per l’adorazione di Tiberio Cesare durante il periodo di governo di Pilato in
Giudea. Ponzio Pilato governò sulla Giudea dal 26 al 36 d.C. Fu durante questo
periodo che incontrò Gesù di Nazareth nel famoso incontro in cui Pilato domandò:
«Che cos’è la verità?»
(Giovanni 18,36-38). L’iscrizione in Latino di quattro righe dà a Pilato il
titolo di
«Ponzio Pilato, Prefetto di Giudea». Ancora una volta, qui c’è
un’evidenza esterna da parte dell’archeologia che dimostra che il racconto degli
Evangeli fu scritto durante il periodo in cui gli eventi ebbero luogo, perché i
titoli di questo tipo tendono ad andare dimenticati col tempo.
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13.
LA PISCINA DI SILOE: La piscina
in cui Gesù guarì il cieco (Giovanni 9,1-51) era
la piscina di Siloe. Nel periodo bizantino, l’Imperatrice Eudocia (ca.
400-460 d.C.) costruì una chiesa (sopra la quale adesso c’è una moschea) e una
piscina dove l’acqua emergeva dalla galleria di Ezechia. Durante il periodo in
cui ci si attendeva un assedio assiro, Ezechia, re di Giuda, fece costruire una
galleria di 533 metri, partendo dalla sorgente del Ghihon [N.d.R.: cfr. 2 Cr
32,30]; fu così che due squadre di operai, partendo dai lati opposti della
galleria si incontrarono, in qualche modo misterioso, a metà nel profondo
sotterraneo — un’impresa commemorata da una targa chiamata «L’iscrizione di
Siloe» (ora conservata nel Museo di Istanbul). L’acqua scorse dalla galleria di
Ezechia alla piscina di Siloe (Geremia 8,6; Nehemia 3,15). Nel giugno
del 2004, comunque, divenne chiaro che il sito bizantino del quarto secolo
cristiano non era il sito della piscina di Siloe dei giorni di Gesù.
Mentre alcuni operai stavano lavorando per riparare un tubo della fognatura di
Gerusalemme, gli archeologici Ronny Reich e Eli Shukron osservarono, non lontano
dalla fine della galleria di Ezechia, un tratto di scale discendenti, ciascuno
di cinque gradini e che misurava 69 metri di lato. Utilizzando un rilevatore di
metalli, gli archeologici scoprirono quattro monete nell’intonaco, utilizzato
nella prima fase della piscina, datata verso la fine del periodo asmoneo o
all’inizio del periodo di Erode (103-37 a.C.). Nella seconda fase, è stata
trovate una dozzina di monete del periodo della prima rivolta giudaica, la quale
durò dal 66 al 70 d.C., con la dicitura degli anni 2, 3 e 5 della rivolta. Ci
sono pochi dubbi che questa era la piscina di Siloe, dove Gesù mandò il
cieco a lavarsi prima di essere guarito (Giovanni 9,1-12).
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14.
L’ALTARE A CORNI DI BEER-ŠEBA: Ai
limiti meridionali dell’antico Israele («da Dan a Beer-šeba») fu
trovata a Beer-šeba una quantità di grosse pietre sapientemente lavorate, le
quali furono riutilizzate per un muro della fine dell’ottavo secolo a.C.
L’altare a corni di Beer-šeba, una volta ricostruito, misurava 160 centimetri in
altezza, 160 centimetri in lunghezza e 160 centimetri in larghezza, anche se
altri sassi trovati in un secondo momento suggeriscono che poteva essere fino a
2,7 metri in lunghezza. Le sporgenze appuntite o
«corni»
(cfr. Esodo 29,12 o 1 Re 1,51; 2,28) coincidevano con la descrizione biblica di
un altare, ma l’uso di pietre squadrate non corrispondeva alle istruzioni
bibliche (Esodo 20,25). Per di più, l’altare aveva l’immagine di un serpente su
una delle pietre e i sacrifici furono offerti sull’altare perché le pietre, che
formavano la superficie superiore, erano annerite. Anche se c’è stata una
controversia enorme per quanto riguarda il luogo originario dell’altare, tutti
sono concordi che esso ci dà una chiara immagine di un luogo illegittimo per i
sacrifici. Infatti, Amos 5,5; 8,14 sembra dire che Beer-šeba fu sede di
un’adorazione pagana, dove forse esisté un santuario scismatico.
Per l’approfondimento del culto in Israele cfr. Nicola Martella, «Culto: legittimità e abuso»,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 130s; cfr.
qui anche «Sacrificio», pp. 310s; «Sacrifici: tabella», pp. 311-314. |
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15.
IL CILINDRO DI CIRO: Come ultimo
esempio in questo gran numero di scoperte che dimostrano l’affidabilità della
testimonianza biblica riguardo alla sua esattezza storica, abbiamo scelto il
cilindro di Ciro. Questa raccolta di editti di tale re persiano, disposta su
un cilindro, coincide bene con ciò che troviamo nei libri di Esdra (1,2-4) e 2
Cronache (36,22-23). Il re Ciro diede il merito al suo dio Marduk per averlo
scelto e per avergli dato il compito di regnare sul mondo. Il profeta Isaia
l’avrebbe espresso in termini teologici leggermente diversi, perché in Isaia
45,1 Dio chiamò Ciro per nome, molto prima della sua nascita, e dichiarò: «Egli
adempirà tutta la mia volontà»
(Isaia 44,28). In modo ancora più significativo, però, il cilindro annunciò
la politica persiana di Ciro verso i popoli prigionieri, come gli Israeliti in
esilio. A ognuno di questi popoli in esilio fu concesso di tornare nella loro
rispettiva patria, dove per loro sarebbero stati eretti santuari stabili. Ciò è
in accordo con la profezia in Isaia 44,24-28.
Ci sarebbe certamente ancora molto da raccontare, ma già i 15 esempi riportati
dovrebbero bastare per aiutarci a capire che l’archeologia biblica è viva e
vegeta. Essa è servita come meraviglioso strumento interpretativo per spiegare
lo sfondo, le abitudini, la cultura e i dettagli dei tempi in cui ogni scoperta
fu collocata. In ogni modo, una sorpresa inaspettata è stata il fatto che
l’archeologia biblica è servita anche apologeticamente per difendere le
Scritture, anche se ciò non è stato la sua spinta motivazionale o il suo
obiettivo principale. Infatti, i risultati continuano ad arrivare fino a oggi e
alcuni potrebbero essere stati annunciati anche mentre pubblicavamo
quest’articolo.
Il dottor Walter C. Kaiser Jr. è titolare di Antico Testamento presso il
Seminario Teologico Gordon-Conwell. Egli è riconosciuto a livello internazionale
come studioso di Antico Testamento. Ha pubblicato più di 30 libri.
Quest’articolo è stato ripreso con permesso da: Walter C. Kaiser,
«Top fifteen finds from biblical archaeology», Contact (Seminario
Teologico
Gordon-Conwell, edizione invernale 2006).
Traduzione di Michele Carlson, correzione di Emanuele Tosi,
revisione e adattamento di Nicola Martella. Copyright per l’Italia ©
Missioneperte e © Punto°A°Croce 2007. Proprietà letteraria riservata
dell’originale e della traduzione.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Archeologia_biblica2_Ori.htm
16-02-2007; Aggiornamento: 30-06-2010 |