Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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NT: Persone e contingenza

 

 

 

 

Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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SOLTANTO L’AGNELLO È DEGNO (Apocalisse 5,1-10)

 

 di Andrea Diprose

 

Si consiglia di leggere prima il brano biblico in esame (Ap 5,1-10).

 

     Il nostro brano è molto bello, ma inizia con una realtà potenzialmente tragica. Nei primi versetti possiamo vedere La nostra situazione senza Cristo. I versetti 1 a 4 ci mostrano un Dio onnipotente, sul trono, con un libro misterioso e delle creature indegne di collaborare con Lui in un certo compito.

     C’è un angelo potente che va da tutte le parti: nelle sfere celesti, sulla terra, sotto la terra, forse persino tra i morti... ma nonostante il suo appello a voce alta, non trova nessuno degno di aprire il libro e di scioglierne i sigilli.

     Tutta la creazione non è soltanto indegna di aprire il libro, le creature sono pure indegne di guardarlo.

     Ma perché nessuno è degno? Pensiamo un po’, da una parte, alla natura di questo libro e i suoi sette sigilli, dall’altra, alla nostra natura come esseri umani.

     Cominciamo pensando al libro menzionato in questo capitolo. Non sappiamo con certezza cosa esso sia esattamente. Gli studiosi della Bibbia se lo sono chiesti in molti. Possiamo soltanto fare delle ipotesi, basandoci sullo studio fatto da altri credenti e pensando al contesto — agli altri capitoli del libro della Bibbia in cui è menzionato.

     Sappiamo dal versetto 1 che è un libro scritto di dentro e di fuori, contiene quindi molte cose. Un libro ripieno di decreti divini, tenuti segreti. Considerando i brani dell’Apocalisse che vengono dopo, si pensa che sia un libro che parla della volontà di Dio per questo mondo e i suoi abitanti. È probabile che il libro riguarda il piano di Dio per fare giustizia e sconfiggere il male.

     Per quanto riguarda i sigilli, sono simboli per raffigurare il fatto che il libro è chiuso, contenente decreti segreti. I sette sigilli ci fanno pensare che il libro è di Dio e non può essere aperto da chiunque. Sette in Apocalisse è il numero perfetto, legato alle cose di Dio.

     I sigilli del capitolo 5 potranno essere rimossi soltanto dalla persona appropriata. Considerando i capitoli 6, 7 e 8 dell’Apocalisse, i sigilli ci appaiono legati a dei giudizi futuri, giudizi di Dio contro il male esistente in questo mondo. Potrete studiare questi tre capitoli in futuro. Per oggi, andiamo avanti a considerare la prima parte di Apocalisse 5.

     Come abbiamo detto, Il libro che vede l’apostolo Giovanni, è un libro riguardante il futuro, le cose che debbono avvenire. Le cose scritte in esso non possono essere compiute da una persona qualsiasi.

     Chi è degno di fare giustizia ed eliminare il male in questo mondo? Non certo gli angeli, creature create per adorare, servire e amministrare ciò che Dio ha già deciso, ma non certo per essere dei giudici. E gli esseri umani? Neanche loro.

     Sappiamo che c’è tanta malvagità nel mondo, tante cose che vorremmo cambiare. Vorremmo fare giustizia. A volte, ci troviamo impotenti di fronte al male, desiderosi che la malvagità venga eliminata ma incapaci di fare alcunché. Il fatto è che in noi stessi non possiamo fare niente. Noi stessi siamo imperfetti, noi esseri umani abbiamo tutti peccato. Se consideriamo versetti come quelli di Romani 3, constatiamo una realtà importante. Non siamo degni di giudicare. Saremmo giudicati. C’è un versetto in Romani 3 che afferma categoricamente che «non c’è nessun giusto neppure uno». E il capitolo continua affermando: «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio». Non siamo degni di giudicare, perché noi stessi saremmo giudicati. Chi fra noi non ha mai trasgredito almeno uno dei dieci comandamenti?

     Senza ombra di dubbio, a questo punto possiamo sapere con certezza che fra noi creature non c’è nessuno degno di aprire il libro ed eseguire i giudizi divini.

     Noi siamo noi, ma Dio è Dio. Se non ci fosse uno degno di aprire il libro, il Dio Onnipotente — colui che molti di noi qui oggi chiamiamo Padre Celeste — avrebbe dovuto comunque mandare avanti il suo piano in qualche modo. Non sappiamo come sarebbe andata finire.

     Quello che sappiamo è che Lui non è solo un Dio d’amore ma anche un Dio di giustizia. Di fronte al peccato e ai problemi di questo mondo, Dio non poteva restare senza fare niente. Il problema è che se ci fosse stato un giudizio, senza l’Agnello del versetto 5, probabilmente saremmo stati distrutti tutti. La paga del peccato è la morte. Questo mondo non potrà andare sempre avanti così. Un giorno Dio dovrà pure intervenire per eliminare il peccato.

     A ragione Giovanni piangeva, trovandosi di fronte a questa scena. Sembrava una situazione senza una via d’uscita. Sembrava che il piano di Dio sarebbe rimasto bloccato, senza nessuno degno di eseguirlo. Una situazione terribile. Avrebbero potuto esserci conseguenze a dir poco drammatiche, per non dire disastrose, per noi esseri umani e per le altre creature qui sul pianeta terra. Forse una distruzione di tutto e tutti, per eliminare il male, come ai tempi del «diluvio universale».

     La nostra posizione di esseri umani, senza Cristo, è quella di creature, imperfette, incapaci di eseguire il piano divino, per di più sotto il giudizio divino.

 

Grazie a Dio, però, il brano e la storia non si fermano qui. In mezzo a tutto questo, arriva un personaggio che dice a Giovanni di smettere di piangere. Il libro non rimarrà chiuso. C’è uno che ha vinto sul male ed è quindi degno di rompere i sigilli. Egli è il Leone della tribù Giuda, il Conquistatore, la Radice di Davide. E chi è la radice di Davide se non il Signore Gesù?

     Tutta la speranza che possa essere fatta giustizia e che il male possa essere vinto è legata al fatto che Egli ha vinto. Questa sì che è una buona notizia in mezzo al male che a volte sembra invincibile. Grazie a Dio, c’è stato chi ha vissuto una vita perfetta e ha vinto sulla morte e il peccato, uno solo, Gesù di Nazaret, che ha vinto. Dio incarnatosi ha vissuto una vita perfetta e ha vinto. Il Dio fattosi uomo ha vinto.

     Egli è degno della nostra lode ed è degno di amministrare i giudizi Divini, avendo trionfato sul peccato. Egli può amministrare il futuro perché si è dimostrato valido in passato. Egli soltanto è degno, insieme al Padre (Apocalisse 4,11) di essere lodato e glorificato. Egli soltanto può aprire i sigilli.

     Abbiamo appena visto un motivo per cui Gesù è degno di aprire questo libro di Dio. Perché Egli ha vinto e trionfato sul peccato.

     Ora torniamo al nostro testo. Al versetto 6, c’è un colpo di scena. A Giovanni, uno dei ventiquattro anziani aveva parlato di un Leone. Ora, Giovanni vede il nuovo personaggio. In mezzo a delle creature, in mezzo al trono di Dio onnipotente non c’è mica un Leone. C’è un Agnello, ma un agnello particolare. Un agnello che pur essendo stato in passato immolato, non è mogio mogio. È gloriosamente vivo. È ritto in piè. L’Agnello immolato che ha sconfitto la morte. Porta ancora i segni della sua morte come sacrificio ma è ora pronto per agire. Pronto per svelare il piano di Dio e per amministrare i giudizi divini. L’Agnello di Dio che è stato immolato è degno di lode e degno di amministrare i giudizi divini.

     Un agnello particolare, un agnello che pareva essere stato immolato e che ha sette corna e sette occhi (v. 6). Queste sette corna indicano la sua potenza perfetta e i sette occhi rappresentano lo Spirito divino perfetto, il fatto che, in qualità di Dio, Egli conosce perfettamente. L’immagine dei sette occhi proviene da Zaccaria 4,10, che ci parla dei sette occhi del Signore che percorrono tutta la terra. Egli è divino e conosce tutto, avendo l’onniscienza di Dio. Possiamo perciò lodarlo, ringraziarlo e confidare in Lui, poiché egli conosce il futuro, ha la potenza per controllare le cose ed è stato immolato

     È degno anche perché ha dato la sua vita come prezzo di riscatto per molti (Marco 10,45). Per vincere, si è sacrificato. Si è sacrificato per dare libertà a degli schiavi, per redimere gente da ogni parte della terra. Si è umiliato, si è fatto servo e si è sacrificato. I versetti 8 a 10 ci presentano delle creature che lodano l’Agnello. Uno dei motivi per cui lodano e adorano l’Agnello è il fatto che Egli ha acquistato gente da ogni gruppo etnico. Il versetto 9, è il versetto centrale del nostro passo. Ci ricorda il motivo per cui Gesù è venuto sulla terra, per cui si è umiliato e ha preso forma di servo. Per spargere il suo sangue e comprare gente «di ogni tribù, lingua, popolo e nazione». Li ha comprati per Dio. Se siamo dei figli di Dio siamo stati comprati a caro prezzo e non per noi stessi, ma acquistati per Dio stesso. Apparteniamo a Lui!

     Questo versetto mi è molto caro, perché parla di gente di ogni tribù, di ogni gruppo etnico, tutte persone per cui Gesù ha pagato. Lui ha operato per la loro redenzione.

     Abbiamo visto molto brevemente la nostra situazione di esseri indegni, persi se non fosse per l’opera di Gesù. Abbiamo esaminato un poco alcuni dei motivi per cui Gesù è degno. Egli è degno di regnare e di realizzare il piano divino per la sconfitta del male perché ha vinto, perché è stato immolato e perché ha sparso il suo sangue, per comprare gente da ogni gruppo etnico. Egli è esaltato, con una posizione ben al di sopra delle sue creature. Egli è Dio fattosi uomo, immolato, risorto e poi asceso alla destra del Padre.

     Tutti questi aspetti sono molto belli. Abbiamo considerato alcuni motivi per cui, al contrario di noi esseri umani, al contrario di noi creature, l’Agnello è degno.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Agnello_Ap5_Sh.htm<

25-04-2007; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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