Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Escatologia 1

 

NT: Testo biblico

 

 

 

 

Questa opera contiene senz’altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:
■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?
■ I morti nell’aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?
■ I bimbi morti dove vanno?
■ Se nessuno sa il giorno e l’ora dell’avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?
■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?
■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?
■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?
■ Quando risusciteranno i credenti dell’AT?
■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?
■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?
■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?
■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?
■ I morti si riconoscono nell’aldilà?
■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?
■ Eccetera...

 

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Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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RIFLESSIONI SU 2 PIETRO

 

 di Stefano Ottogalli

 

Questa epistola è praticamente il testamento dell’apostolo Pietro (cfr. 1,14). E come fa ogni persona in punto di morte, egli scrive alle persone a lui più care e sviscera tutto ciò che ritiene essere importante, vitale.

     E l’apostolo lo fa anche perché sa dal Signore che s’introdurranno nella chiesa dei falsi dottori (non medici, ma gente che insegnerà eresie), persone pronte a sfruttare e ad adescare i cristiani. In effetti, Pietro parlava al futuro, ma per noi oggi, questi falsi dottori hanno già trasmesso nel corso dei secoli le loro eresie e tuttora ci sono persone che insegnano dottrine false che le porteranno alla condanna da parte di Dio. Questi ingannatori, in particolare, insegnano il non ritorno di Gesù e l’assenza d’un giudizio divino (3,3-4). Forse, anche voi pensate che il mondo andrà avanti come sempre è stato e che Dio alla fine chiuderà entrambi gli occhi sulla nostra natura di persone peccatrici e concederà la grazia a tutti. Ma Pietro è stato testimone oculare della maestà di Gesù sul monte della trasfigurazione e anche la parola profetica attesta il ritorno di Gesù e il suo giudizio. Chi si definisce cristiano non può avere dubbi al riguardo!

 

Per approfondire il «tempo della fine» e le strumentalizzazioni da parte di vari falsi maestri in 2.000 anni di storia, rimandiamo all’opera «<Escatologia 1-2»:

■ Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale (Punto°A°Croce, Roma 2007).

■ Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso (Punto°A°Croce, Roma 2007).

     Il primo volume (400 pagine) mostra il confronto delle opinioni sul tempo della fine e affronta varie problematiche connesse all’escatologia. Il secondo volume (456 pagine) affronta le speculazioni e le strumentalizzazioni religiose, politiche, ecc. dell’escatologia giudeo-cristiana in 2.000 anni di storia e anche al presente.

 

Pietro inizia la sua lettera definendosi servo e apostolo (ossia «mandato», «inviato») di Gesù Cristo: se questa era una posizione d’autorità in quanto uomo scelto e inviato da Gesù stesso per far conoscere la sua potenza e la sua venuta, era altresì una posizione scomoda essendo in prima linea nella persecuzione (anche se c’è stato un breve periodo in cui gli apostoli non venivano toccati; At 8,1). Anche sul punto di morte, Pietro non ha ripensamenti. Egli ha vissuto tre anni e mezzo con Gesù, ha visto e ascoltato da lui cose straordinarie, Dio lo usò in diverse occasioni per compiere miracoli e scacciare demoni, ha visto Gesù risorto ed è stato con lui per quaranta giorni (non solo lui, ma centinaia di discepoli lo hanno visto risorto)! Tutto questo lo ha spinto a continuare ad annunciare la verità e a combattere attraverso questa lettera le menzogne di chi mette in dubbio la Scrittura. E la morte, legata alla fede che professava, lo ha spinto a scrivere affinché i credenti rimangano fermi, saldi, sicuri sulla loro vocazione ed elezione (1,10).

     Questa lettera esprime in maniera meravigliosa quello che il credente (ossia colui che, attraverso la fede nell’opera espiatoria di Gesù, ha ottenuto la redenzione, la salvezza e la giustizia di Cristo) ha ricevuto dal Signore. Ecco qui di seguito alcuni di questi doni.

     ■ Una chiamata, una elezione per mezzo della gloria e virtù di Gesù La gloria ci parla della maestà, della possanza divina, della prerogativa solo di Dio di concedere la grazia redentrice. La virtù ci parla della giustizia umana di Gesù nei confronti della santità di Dio. Giustizia che permette al credente d’essere considerato giusto e santo, in quanto Gesù stesso ha pagato la condanna al posto suo.

     ■ Le preziose e grandissime promesse del suo ritorno, dei nuovi cieli e nuova terra dove abita la giustizia, dell’ingresso nel regno eterno di Gesù (1,4,11; 3,8-10)

     ■ La partecipazione della sua natura divina (1,4), ossia, la partecipazione alla sua santità e giustizia.

 

Fin qui, l’opera di Gesù. Ma per rimanere fermi, saldi, per non inciampare mai nel nostro cammino di persone che sono circondate da falsi dottori, la soluzione è impegnarsi a conoscere Gesù Cristo pienamente (1,8-10). Prima di tutto, bisogna dire che conoscere Gesù pienamente non significa solamente conoscerlo in tutto ciò che viene detto a suo riguardo, ma significa avere con lui un legame fortissimo, parentale, come un rapporto d’amore padre-figlio, marito-moglie (dove il credente è subordinato nell’amore e Gesù è l’autorità che agisce per il bene dell’altro (figlio / moglie). Conoscere Gesù pienamente deve essere l’obiettivo fisso della nostra vita. Per arrivare a conoscerlo, a instaurare con lui questo legame forte e intenso, dobbiamo impegnarci (cfr. 2 Pt 1,5-8).

     Pietro non indica solamente gli ingredienti necessari così come gli vengono in mente, ma segue una logica ben precisa. Infatti, ripete sempre l’ultimo elemento citato prima di passare al successivo. Inoltre, inizia con la fede che, per logica, non può che essere all’inizio.

     ■ Fede: È la verità rivelata alla quale si ha aderito con l’anima e la mente.

     ■ Virtù: È la disposizione a praticare il bene. Dopo aver accettato l’Evangelo come verità e aver aderito a esso, dobbiamo impegnarci a disporre la nostra vita alla pratica del bene e della giustizia.

     ■ Conoscenza: Non è la piena conoscenza di Gesù perché questa è lo scopo finale del processo (1,8). Non è neanche la conoscenza dei fatti riguardanti Gesù (altrimenti come si potrebbe partire dalla fede?). Qui, Pietro indica l’impegno a conoscere la volontà di Dio personalmente. Non a caso viene dopo la disposizione a praticare il bene. Prima mi dispongo, poi m’impegno a capire cosa Gesù vuole da me.

     ■ Autocontrollo: È il «controllo di se stesso». Non è il controllo verso chi ti manda in bestia, ma del controllare la tua vita in base alla conoscenza della volontà di Dio che hai acquisito precedentemente. Non basta sapere! Bisogna fare per instaurare un rapporto vero con Gesù.

     ■ Pazienza: Bisogna essere pazienti, continuare a controllare la nostra vita anche quando vediamo che siamo gli unici in questo mondo che camminano nel timore del Signore. Inoltre, dobbiamo essere pazienti verso noi stessi quando non abbiamo agito secondo giustizia. Essere pronti a chiedere perdono a Dio, rialzarci e riprendere il cammino della piena conoscenza di Cristo.

     ■ Pietà: È un sentimento che induce alla benevolenza e alla misericordia. È un sentimento verso chi non conosce il Signore o verso quel credente che soffre (perché è caduto nel peccato, perché è provato nel fisico, perché ha problemi in famiglia, ecc. ). È strano per noi sentire dire che ci si deve impegnare per provare un sentimento. Si pensa che o si prova quel sentimento o non lo si prova. Invece, esaminare il nostro passato, la nostra natura prima della conversione, e lo stare vicino a chi soffre fa crescere il sentimento della pietà (a condizione che s’abbia ricevuto da Gesù lo Spirito Santo).

     ■ Affetto fraterno: Questo termine proviene dal verbo filew [fileo] ed esprime un amore che agisce. Infatti, significa anche «assisto», «prendo cura». Al sentimento della pietà si deve passare all’azione.

     ■ Amore: L’azione deve elevarsi al livello del sacrificio. L’amore che Cristo ha avuto per noi, sacrificandosi sulla croce, è l’esempio perfetto di cosa significa amare.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-2_Pietro_riflessioni_Esc.htm

24-05-2007; Aggiornamento: 30-06-2010

 

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