Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le Origini 1

 

Bibbia

 

 

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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VERBI EBRAICI E PROIEZIONI IDEOLOGICHE

 

Nicola Martella

 

1.  LE QUESTIONI: Sere fa, mi telefonò un mio vecchio conoscente avventista, con cui ho avuto contatti telefonici nel passato e che non sentivo da anni. Egli mi espose i suoi ultimi studi, fatti negli USA, riguardo all’ebraico. Mi assicurò che aveva studiato con una delle massime studiose di lingue del mondo. Poi, passò a screditare le traduzioni correnti in italiano e ad accreditare la sua del NT. Mi disse di aver tradotto in italiano questo brano così: «L’Eterno ha detto al mio Signore: “Siedi alla mia destra...”» (Mt 22,44; At 2,34). Gli feci presente che il greco ha qui due volte Kýrios (eĩpen ho Kýrios tõ Kyríō mū) e che correttamente bisogna tradurre due volte con «Signore»! E aggiunsi che qui l’autore citava letteralmente la Settanta (la traduzione greca dell’AT; cfr. Sal 110,1). Non l’avessi mai detto! Si mise a disprezzare tale traduzione, fatta dai Giudei nel 3° sec. a.C., tacciandoli di platonismo, epicureismo e di quant’altro in quel covo di serpi di Alessandria d’Egitto!

     Come esempio mi citò Genesi 1,1: «Nel principio Dio creò i cieli e la terra». Mi disse che sarebbe uno scandalo che il traduttore dissennato, a suo dire seguace di Platone, avesse reso il verbo bārā’, che secondo lui significa «creare dal nulla», con epoíēsen «fece, produsse»! Gli risposi all’incirca così: Premesso che io avrei usato il verbo greco ktízō «creare», come puoi esprimerti così verso un Giudeo del 3° sec. a.C., che aveva come madrelingua l’ebraico e il greco e, quindi, possedeva una sensibilità linguistica maggiore della nostra? Non dovresti essere più umile?

     Gli feci presente che il verbo bārā’ non significa «creare dal nulla», ma semplicemente «creare» e che attribuire a tale verbo il significato «creare dal nulla» sia soltanto ideologia basata sul consenso. Effettivamente bārā’ significa «creare» ed è semplicemente un sinonimo del verbo ebraico `āśāh «fare, esercitare, praticare, produrre, ecc.», come vari brani mostrano. Ci fu una reazione quasi isterica da parte del mio interlocutore, che aggiunse: «Allora non ci siamo. Siamo completamente in disaccordo, eccetera». Per lui era evidente la mia associazione a Platone e ad altri filosofi greci. Poco mancò che mi trattasse come un apostata. Gli dissi che su tali cose bisogna essere cauti e calmi, e che un onesto confronto e un’onesta ricerca può mostrare la realtà delle cose. Continuò a vantare la sua insegnante di lingue antiche e i suoi strumenti di traduzione. Oramai, era difficile ragionare pacatamente con lui. Allora gli chiesi: «Scusa, vuoi ricordarmi perché mi hai telefonato?». Mi rispose che stava per stampare la sua versione del NT e che cercava persone che lo prenotassero sicuramente. Gli dissi che io consulto regolarmente i testi originali. Gli augurai che la sua traduzione possa servire alla gloria di Dio, arricchendo il panorama insieme alle altre esistenti. Così mi congedai da lui.

 

 

2.  ALCUNI APPROFONDIMENTI: Ho detto sopra che il verbo ebraico bārā’ significa «creare, ecc.» e non «creare dal nulla» e che è semplicemente un sinonimo del verbo ebraico `āśāh «fare, ecc.». Verifichiamo tale asserzione.

 

     ■ È scritto letteralmente che «Dio cessò tutta l’opera, che aveva creata, facendola» (Gn 2,3). Quindi, Dio creò, facendo; i due termini sono semplicemente sinonimi.

 

     ■ È scritto: «Queste sono le discendenze dei cieli e della terra, quando furono creati, nel giorno che l’Eterno Dio fece la terra e i cieli» (Gn 2,4). I due termini si corrispondono.

 

     ■ È scritto: «Dio creò l’uomo... li creò maschio e femmina» (Gn 1,27; così in Gn 5,1s). Si noti che già il procedimento con Adamo fu «manuale» e non partendo dal nulla (Gn 2,7), e che la donna fu tratta dall’uomo, quindi da ciò, che già esisteva (Gn 2,21s; bānāh «costruì, fece, formò»).

 

     ■ È scritto letteralmente che «la mano dell’Eterno ha fatto questo, e che il Santo d’Israele lo ha creato» (Is 41,20). Qui troviamo prima `āśāh «fare, ecc.» e poi bārā’ «creare, ecc.». Di che cosa si trattava? Non della creazione primordiale, ma del fatto di trasformare il deserto in un giardino durante la storia (vv. 18s). Quindi, qui i due termini sono sinonimi e qui Dio non crea dal nulla.

 

     ■ È scritto letteralmente: «Ma ora così parla l’Eterno, che ti ha creato [bārā’], o Giacobbe, che ti ha formato, o Israele» (Is 43,1); il secondo verbo è jāṣar «formare, modellare», che indica la manualità del vasaio (cfr. Is 45,9). Dio non ha creato o formato Israele dal nulla, ma nella storia! (cfr. v. 15). Ciò è evidente anche nel verso 7: «...tutti quelli che si chiamano col mio nome, che ho creato [bārā’] per la mia gloria, che ho formato [jāṣar] e anche fatto [`āśāh]». Si noti come tre verbi sono qui semplicemente sinonimi! (così in Is 45,7). Tale sovrabbondanza di termini sinonimici si trovano anche qui: «Infatti così dice l’Eterno, che ha creato i cieli, egli, il Dio che ha formato la terra e l’ha fatta; egli l’ha stabilita, non l’ha creata perché rimanesse deserta; l’ha formata perché fosse abitata» (Is 45,18).

 

     ■ Che creare e fare siano sinonimi, è mostrato anche dal fatto che è scritto letteralmente: «Poiché il tuo sposo è il tuo fattore [o colui che ti ha fatta]» (Is 54,5 `āśāh), ma le traduzioni italiane, tranne la Diodati, riportano tutte «il tuo creatore».

 

3.  EVIDENZE RISULTANTI: Tutto ciò mostra che il verbo bārā’ non significa di per sé «creare dal nulla», ma semplicemente «creare». Infatti, Dio non ha creato solo all’inizio, ma lo fa anche nella storia; ad esempio, Dio ha creato il fabbro per fare spade e il devastatore per distruggere (Is 54,16). Egli, nel corso tempo, «forma i monti e crea il vento» (Am 4,13); i monti crescono sotto la pressione delle placche tettoniche e il vento si genera per l’alta e bassa pressione atmosferica, ma Dio ne governa i meccanismi. Perciò è scritto: «L’Eterno fece levare un vento orientale sul paese» (Es 10,13.19; cfr. Es 14,21; Nu 11,31; Gr 51,1; Ez 13,13; Os 13,15; Gna 1,4).

     Inoltre, «creare» e «fare» (ebr. `āśāh) intendono la stessa cosa, essendo sinonimi. Ecco una lista di brani ragionati, in cui creare (bārā’) e fare (`āśāh) compaiono insieme come sinonimi e riferiti alla stessa azione: Gn 6,7 uomo (+ animali); Is 45,8 Dio crea, comandando alla natura di fare (cfr. v. 7); Is 45,12 ho fatto la terra, ho creato l’uomo.

     Il traduttore della Settanta non ha tradito il testo ebraico in Genesi 1,1, sebbene avrebbe potuto tradurre con ktízō «creare», per accontentare così il mio interlocutore!

     Si noti che nella citazione di Gesù di Genesi 1,27 non usò il verbo creare (sebbene ci sia nelle nostre traduzioni), ma poiḗsas (aor. ptc. att.) ed epoíēsen (aor. ind. att. 3 sing.; Mt 19,4): «chi li fece da principio, li fece maschio e femmina». Nel testo greco di Genesi 1,27 troviamo tre volte epoíēsen (in Gn 5,1s ben 4 volte!). Si noti anche Marco 10,16: «Ora, al principio della creazione [ktísis], Dio li fece [epoíēsen] maschio e femmina». Come si vede, le due radici sono intercambiabili.

 

4.  UNA DOMANDA COCENTE: Formulo da me tale domanda, anticipando chi me la farà: «Credi tu che, in origine, Dio abbia creato dal nulla?». Sì, ci credo, ma non perché tale significato si debba proiettarlo nel verbo ebraico bārā’ «creare», ma perché la Scrittura lo attesta esplicitamente. Leggiamo letteralmente: «Per fede comprendiamo che i mondi sono stati preparati mediante la parola di Dio, cosicché le cose visibili non sono sorte da cose apparenti» (Eb 11,3). Si noti che l’autore non usò qui neppure il verbo creare. Dio non trasse le cose visibili da altre cose già evidenti, perché già esistenti.

     Questo pare essere l’unico brano esplicito. Infatti, difficilmente qualcuno troverà, nella Bibbia, l’espressione «creare (fare, trarre) dal nulla», visto che la locuzione «dal nulla (niente)» nella Scrittura non ricorre mai. Tuttavia, per la nostra fede tale brano basta. Dio è l’unico che «chiama il non-esistente, come se fosse» (Rm 4,17; cfr. 1 Cor 1,28).

     Perciò guardiamoci dal distorcere addirittura il significato di verbi e termini, per amore di ideologia. Solo la verità ci rende liberi; e per addivenire a essa, bisogna studiare la Scrittura senza tare ideologiche e senza paraocchi.

 

5.  ALTRI ASPETTI DEL NT: Questo è un breve excursus. Poiché tutto deve essere riportato a Cristo, che cosa ha a che fare questo tema con il Figlio di Dio? Inoltre, che cosa si afferma riguardo a Dio creatore? Ecco qui alcuni aspetti maggiori.

     Del «Logos» (rivelatore, difensore) viene detto che, fin dal principio, era presso Dio, ossia a tu per tu con Lui, ed era Egli stesso Dio (Gv 1,1s). Egli era l’unico a essere a tu per tu col Padre e l’unico che ha potuto spiegarlo (v. 18). A ciò si aggiunga la partecipazione pratica del Logos alla creazione: «Ogni cosa divenne per mezzo di lui; e senza di lui non divenne alcuna cosa, che è divenuta» (v. 3).

     Gesù parlò del «mondo, che Dio creò» (Mc 13,19).

     L’autore della lettera agli Ebrei ribadì, tra altre cose, che Dio fece (epoíēsen) i mondi mediante il suo Figlio (Eb 1,2; Rv, NR «ha creato»?).

     Anche Paolo ricordò la bontà d’ogni cosa creata da Dio (1 Tm 4,4 ktísma). Tuttavia, usò il verbo creare (gr. ktízō) per la rigenerazione paragonata a una nuova creazione (cfr. 2 Cor 5,17 ktísis), affermando «noi siamo fattura [poíēma da poiéō “fare”] di lui [= di Dio], essendo stati creati mediante Cristo Gesù in vista delle buone opere» (Ef 2,10; cfr. 4,24 l’uomo nuovo). Si veda anche qui l’uso sinonimico delle due radici verbali!

     Nell’Apocalisse fu ricordato nell’adorazione celeste: «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza: perché tu creasti tutte le cose, e per tua volontà esistettero e furono create» (Ap 4,11).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Verbi_ebraici_Ori.htm

13-02-2017; Aggiornamento:

 

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