1. LE QUESTIONI:
Sere fa, mi telefonò un mio vecchio conoscente avventista, con cui ho avuto
contatti telefonici nel passato e che non sentivo da anni. Egli mi espose i suoi
ultimi studi, fatti negli USA, riguardo all’ebraico. Mi assicurò che aveva
studiato con una delle massime studiose di lingue del mondo. Poi, passò a
screditare le traduzioni correnti in italiano e ad accreditare la sua del
NT. Mi disse di aver tradotto in italiano questo brano così: «L’Eterno
ha detto al mio Signore: “Siedi alla mia destra...”» (Mt 22,44; At 2,34).
Gli feci presente che il greco ha qui due volte Kýrios (eĩpen
ho Kýrios tõ Kyríō mū) e che correttamente bisogna tradurre due volte con
«Signore»! E aggiunsi che qui l’autore citava letteralmente la Settanta
(la traduzione greca dell’AT; cfr. Sal 110,1).
Non l’avessi mai detto! Si mise a disprezzare tale traduzione, fatta dai
Giudei nel 3° sec. a.C., tacciandoli di platonismo, epicureismo e di quant’altro
in quel covo di serpi di Alessandria d’Egitto!
Come esempio mi citò Genesi 1,1: «Nel
principio Dio creò i cieli e la terra». Mi
disse che sarebbe uno scandalo che il traduttore dissennato, a suo dire seguace
di Platone, avesse reso il verbo bārā’, che
secondo lui significa «creare dal nulla», con epoíēsen «fece,
produsse»! Gli risposi all’incirca così: Premesso che io avrei usato il verbo
greco ktízō «creare», come puoi esprimerti così verso un Giudeo del 3°
sec. a.C., che aveva come madrelingua l’ebraico e il greco e, quindi,
possedeva una sensibilità linguistica maggiore della nostra? Non dovresti essere
più umile?
Gli feci presente che il verbo bārā’
non significa «creare dal nulla», ma semplicemente «creare» e che
attribuire a tale verbo il significato «creare dal nulla» sia soltanto ideologia
basata sul consenso. Effettivamente bārā’
significa «creare» ed è semplicemente un sinonimo del verbo ebraico `āśāh
«fare, esercitare, praticare, produrre, ecc.», come vari brani mostrano. Ci fu
una reazione quasi isterica da parte del mio interlocutore, che aggiunse:
«Allora non ci siamo. Siamo completamente in disaccordo, eccetera». Per lui era
evidente la mia associazione a Platone e ad altri filosofi greci. Poco mancò che
mi trattasse come un apostata. Gli dissi che su tali cose bisogna essere
cauti e calmi, e che un onesto confronto e un’onesta ricerca può mostrare la
realtà delle cose. Continuò a vantare la sua insegnante di lingue antiche e i
suoi strumenti di traduzione. Oramai, era difficile ragionare pacatamente con
lui. Allora gli chiesi: «Scusa, vuoi ricordarmi perché mi hai telefonato?». Mi
rispose che stava per stampare la sua versione del NT e che cercava persone che
lo prenotassero sicuramente. Gli dissi che io consulto regolarmente i testi
originali. Gli augurai che la sua traduzione possa servire alla gloria di Dio,
arricchendo il panorama insieme alle altre esistenti. Così mi congedai da lui.
2. ALCUNI
APPROFONDIMENTI: Ho detto sopra che il verbo ebraico
bārā’ significa «creare, ecc.» e non
«creare dal nulla» e che è semplicemente un sinonimo del verbo ebraico
`āśāh «fare, ecc.». Verifichiamo tale asserzione.
■ È scritto letteralmente che «Dio cessò
tutta l’opera, che aveva creata, facendola»
(Gn 2,3). Quindi, Dio creò, facendo; i due termini sono semplicemente sinonimi.
■ È scritto: «Queste sono le discendenze dei
cieli e della terra, quando furono creati,
nel giorno che l’Eterno Dio fece
la terra e i cieli» (Gn 2,4). I due
termini si corrispondono.
■ È scritto: «Dio creò l’uomo... li creò
maschio e femmina» (Gn 1,27; così in Gn 5,1s). Si noti che già il
procedimento con Adamo fu «manuale» e non partendo dal nulla (Gn 2,7), e che la
donna fu tratta dall’uomo, quindi da ciò, che già esisteva (Gn 2,21s;
bānāh «costruì, fece, formò»).
■ È scritto letteralmente che «la mano dell’Eterno ha fatto
questo, e che il Santo d’Israele lo ha creato» (Is 41,20). Qui
troviamo prima `āśāh «fare, ecc.» e poi bārā’
«creare, ecc.». Di che cosa si trattava? Non della creazione primordiale, ma del
fatto di trasformare il deserto in un giardino durante la storia (vv.
18s). Quindi, qui i due termini sono sinonimi e qui Dio non crea dal nulla.
■ È scritto letteralmente: «Ma ora così parla
l’Eterno, che ti ha creato [bārā’], o
Giacobbe, che ti ha formato, o Israele» (Is
43,1); il secondo verbo è jāṣar
«formare, modellare», che indica la manualità del vasaio (cfr. Is 45,9).
Dio non ha creato o formato Israele dal nulla, ma nella storia! (cfr.
v. 15). Ciò è evidente anche nel verso 7: «...tutti
quelli che si chiamano col mio nome, che ho creato [bārā’]
per la mia gloria, che ho formato [jāṣar]
e anche fatto [`āśāh]».
Si noti come tre verbi sono qui semplicemente sinonimi! (così in Is 45,7). Tale
sovrabbondanza di termini sinonimici si trovano anche qui: «Infatti così dice
l’Eterno, che ha creato i cieli, egli, il Dio che ha formato la
terra e l’ha fatta; egli l’ha stabilita, non l’ha creata
perché rimanesse deserta; l’ha formata perché fosse abitata» (Is
45,18).
■ Che creare e fare siano sinonimi, è mostrato anche dal fatto che è
scritto letteralmente: «Poiché il tuo sposo è il tuo fattore [o colui che ti
ha fatta]» (Is 54,5 `āśāh), ma le traduzioni italiane, tranne la
Diodati, riportano tutte «il tuo creatore».
3. EVIDENZE RISULTANTI:
Tutto ciò mostra che il verbo bārā’ non
significa di per sé «creare dal nulla», ma semplicemente «creare».
Infatti, Dio non ha creato solo all’inizio, ma lo fa anche nella storia;
ad esempio, Dio ha creato il fabbro per fare spade e il
devastatore per distruggere (Is 54,16). Egli, nel
corso tempo, «forma i monti e crea il vento»
(Am 4,13); i monti crescono sotto la pressione delle placche tettoniche e il
vento si genera per l’alta e bassa pressione atmosferica, ma Dio ne governa i
meccanismi. Perciò è scritto: «L’Eterno fece levare un vento orientale
sul paese» (Es 10,13.19; cfr. Es 14,21; Nu 11,31;
Gr 51,1; Ez 13,13; Os 13,15; Gna 1,4).
Inoltre, «creare» e «fare» (ebr. `āśāh) intendono la stessa cosa,
essendo sinonimi. Ecco una lista di brani ragionati, in cui creare (bārā’)
e fare (`āśāh) compaiono insieme come sinonimi e riferiti alla stessa
azione: Gn 6,7 uomo (+ animali); Is 45,8 Dio crea, comandando alla natura di
fare (cfr. v. 7); Is 45,12 ho fatto la terra, ho creato l’uomo.
Il traduttore della Settanta non ha tradito il testo ebraico in
Genesi 1,1, sebbene avrebbe potuto tradurre con ktízō «creare», per
accontentare così il mio interlocutore!
Si noti che nella citazione di Gesù di Genesi 1,27 non usò il verbo creare
(sebbene ci sia nelle nostre traduzioni), ma poiḗsas (aor. ptc. att.) ed
epoíēsen (aor. ind. att. 3 sing.; Mt 19,4): «chi
li fece da principio, li fece maschio e femmina». Nel
testo greco di Genesi 1,27 troviamo tre volte epoíēsen (in Gn 5,1s ben 4
volte!). Si noti anche Marco 10,16: «Ora, al
principio della creazione [ktísis], Dio li fece
[epoíēsen] maschio e femmina».
Come si vede, le due radici sono intercambiabili.
4. UNA DOMANDA COCENTE:
Formulo da me tale domanda, anticipando chi me la farà: «Credi tu che, in
origine, Dio abbia creato dal nulla?». Sì, ci credo, ma non perché tale
significato si debba proiettarlo nel verbo ebraico
bārā’ «creare», ma perché la Scrittura lo attesta esplicitamente.
Leggiamo letteralmente: «Per fede comprendiamo che
i mondi sono stati preparati mediante
la parola di Dio, cosicché le cose visibili non sono sorte da cose apparenti»
(Eb 11,3). Si noti che l’autore non usò qui neppure il verbo creare. Dio non
trasse le cose visibili da altre cose già evidenti, perché già esistenti.
Questo pare essere l’unico brano esplicito.
Infatti, difficilmente qualcuno troverà, nella Bibbia, l’espressione «creare
(fare, trarre) dal nulla», visto che la locuzione «dal nulla (niente)»
nella Scrittura non ricorre mai. Tuttavia, per la nostra fede tale brano basta.
Dio è l’unico che «chiama il non-esistente, come se fosse»
(Rm 4,17; cfr. 1 Cor 1,28).
Perciò guardiamoci dal distorcere
addirittura il significato di verbi e termini, per amore di ideologia. Solo la
verità ci rende liberi; e per addivenire a essa, bisogna studiare
la Scrittura senza tare ideologiche e senza paraocchi.
5. ALTRI ASPETTI DEL
NT: Questo è un breve excursus. Poiché tutto deve essere riportato a Cristo, che cosa
ha a che fare questo tema con il Figlio di Dio? Inoltre, che cosa si afferma
riguardo a Dio creatore? Ecco qui alcuni aspetti maggiori.
Del «Logos» (rivelatore, difensore) viene detto che, fin dal
principio, era presso Dio, ossia a tu per tu con Lui, ed era Egli stesso Dio (Gv
1,1s). Egli era l’unico a essere a tu per tu col Padre e l’unico che ha potuto
spiegarlo (v. 18). A ciò si aggiunga la partecipazione pratica del Logos alla
creazione: «Ogni cosa divenne per mezzo di lui;
e senza di lui non divenne alcuna cosa, che è divenuta»
(v. 3).
Gesù parlò del «mondo, che Dio creò» (Mc 13,19).
L’autore della lettera agli Ebrei ribadì, tra altre cose, che Dio fece
(epoíēsen) i mondi mediante il suo Figlio (Eb 1,2; Rv, NR «ha creato»?).
Anche Paolo ricordò la bontà d’ogni cosa creata da Dio (1 Tm 4,4 ktísma).
Tuttavia, usò il verbo creare (gr. ktízō) per la rigenerazione paragonata
a una nuova creazione (cfr. 2 Cor 5,17 ktísis), affermando «noi siamo
fattura [poíēma da poiéō “fare”] di lui [= di Dio], essendo stati
creati mediante Cristo Gesù in vista delle buone opere»
(Ef 2,10; cfr. 4,24 l’uomo nuovo). Si veda anche qui l’uso sinonimico delle due
radici verbali!
Nell’Apocalisse fu ricordato nell’adorazione
celeste: «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria,
l’onore e la potenza: perché tu creasti tutte le cose, e per tua volontà
esistettero e furono create» (Ap 4,11).
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Verbi_ebraici_Ori.htm
13-02-2017; Aggiornamento: |