Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

Interpretazione biblica

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL «BUON SAMARITANO» RAPPRESENTEREBBE GESÙ?

 

 di Nicola Martella

 

Caro fratello Nicola, pace nel Signore. Ti volevo fare solo una domanda. Trovo errato che molti predicatori dicono che il buon Samaritano rappresenti Cristo, in quanto Gesù alla fine dice al dottore della legge di fare il somigliante del Samaritano. Secondo me è impossibile, in quanto l’opera di salvezza è solo di Gesù Cristo e, quindi, non imitabile. Secondo me il Samaritano non può essere Gesù. Ti prego di correggermi se sbaglio. Grazie di cuore. {Marco Baesi; 16 ottobre 2011}

 

 

1.  RISPOSTA ALLE QUESTIONI: In questa e in altre questioni bisogna distinguere l’esegesi contestuale dalle possibili (e a volte facili e forzate) applicazioni. L’esegesi contestuale attesta che cosa l’autore o il narratore intendeva dire veramente. L’applicazione nell’oggi può essere legittima (rispecchia il senso originario) o illegittima (è una proiezione speculativa e snatura il senso originario).

     Le parabole erano fatti di cronaca o storie di tutti i giorni. Esse erano usate da Gesù per illustrare un solo principio, spesso legato al regno dei cieli o alla pratica della giustizia; il resto dei dettagli era in genere insignificante.

     A quel tempo, dare a qualcuno del «Samaritano» o paragonare qualcuno a questi, era una grande offesa; allora era come dare oggigiorno a qualcuno dello «zingaro», dell’indemoniato o altre cose simili. Infatti, i Giudei, fecero proprio così con Gesù: «Non diciamo noi bene che sei un Samaritano e che hai un demonio?» (Gv 8,53). Difficilmente Gesù avrebbe usato per sé una tale dizione, così culturalmente codificata. Quando gli Ebrei andavano dal nord al sud, e viceversa, facevano un ampio giro intorno alla Samaria, pur di non venire in contatto con tali abitanti. In calce alla risposta della Samaritana a Gesù, Giovanni ricordò: «Infatti, i Giudei non hanno relazione con i Samaritani» (Gv 4,9).

     L’ingiunzione di Gesù al dottore della legge riguardava l’imitazione dell’atto caritatevole fatto proprio dal Samaritano (Lc 10,37). Si trattava di spiegare chi fosse il «prossimo» (v. 29). A quel tempo, come tante volte nella storia, la religione e la dottrina erano diventate così massimaliste, da impedire ai religiosi (sacerdoti, leviti, ecc.) il realismo e la misericordia. Che proprio un «Samaritano» avesse esercitato sentimenti di umanità e il soccorso del malcapitato, intendeva mostrare, in modo vergognoso per i religiosi del tempo, come essi si fossero trincerati nell’amor proprio e nella propria giustizia e si fossero allontanati alquanto dalla pratica dell’amore e della misericordia, che proprio la legge mosaica richiedeva (Lv 19,18 Ebrei; Lv 19,34 stranieri). I capi religiosi del tempo si comportavano in modo meno degno di un Samaritano, uno che i Giudei disprezzavano.

     Che il Samaritano nella parabola (Lc 10,30-37) intendesse Gesù, è quindi solo una speculazione spiritualista di alcuni credenti odierni, che probabilmente non sanno neppure dove sia di casa l’esegesi contestuale (culturale, letteraria, storica, ecc.). Devo meravigliarmi sempre di nuovo dell’indice speculativo, che alcuni cristiani posseggono! Essi proiettano nel testo tutto ciò, che passa loro per la mente, per poi convincersi che sia effettivamente lì. Magari si sentono pure «ispirati», proferendo cose del genere, e ritengono di aver ricevuto una tale «intuizione» dall’Alto! Con siffatte premesse avrebbero bisogno ancora di latte, invece di farla spesso da maestri. Possiamo immaginarci che tipo di cibo comunicano poi ai loro discepoli!

 

 

2.  APPROFONDIMENTI: L’espressione «buon Samaritano» è una dizione che mai si trova nella Bibbia; inoltre Gesù rifiutò che lo si chiamasse «buono» (Mc 10,17s). L’idea che il «buon Samaritano» sia Gesù, è nata dalla mistica cattolica Maria Valtorta, che il 3 gennaio 1944 fece dire a Gesù quanto segue:

     «Io sono il buon Samaritano. Non ci sono che Io che ho pietà delle vostre ferite e che si curva su voi versandovi sopra, senza ripugnanze e stanchezze, l’olio e il vino spremuto dall’amore.

     Per tutto il fiele e l’aceto che mi date, o uomini che mi offendete nella mia natura e nella mia dottrina, Io vi do il vino del mio Sangue premuto dalle vene come da grappolo messo nel torchio, non tanto dai crocifissori, quanto dall’amore per voi che mi ha dato nelle mani dei crocifissori, e vi do l’olio della mia Misericordia che fluisce dal cuore squarciato anche dopo la morte, perché neppure fosse immune da offesa il mio cadavere e conservata una goccia del mio Sangue per Me.

     Satana ladrone vi assale e ferisce e poi vi abbandona. Il mondo vi guarda e vi deride, se pure non si unisce a Satana per ferirvi. Io solo vengo e ho pietà del vostro stato.

     Non ricusate l’Amico che vi vuole salvare. Lasciatevi curare da Lui. Venite da chi vi ama».

 

Chiaramente questi pensieri sono una proiezione e un’invenzione della sua mente e che lei mette in bocca a Gesù, certo non proprio incolpevolmente, visto che aggiunge alla Scrittura parole che Egli non ha mai pronunciato. Contrariamente a quanto afferma Maria Valtorta, si noti che nella parabola nessuno aveva offeso il Samaritano, ma questi s’era prodigato del malcapitato. Tale testo è pieno di speculazioni sacramentaliste (vino = sangue). Nella parabola non si intende parlare tanto dei ladroni, ma degli insensibili religiosi. Qui il ladrone diventa «Satana». È il classico modo di speculare spiritualista dei mistici cattolici (ma non solo), che poi attribuiscono tutto a una «rivelazione» divina. Il testo biblico viene snaturato e la narrazione viene usata come «specchio per le allodole» per ben altro. Così facendo, il messaggio originario si perde e viene sostituito con altro, quello che passa per la mente del mistico o della mistica di turno.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Samaritano_Gesu_Avv.htm

16-11-2011; Aggiornamento: 19-11-2011

 

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