Non è mia intenzione entrare in una discussione fra fratelli all’interno di una
realtà ecclesiale locale, né prendere partito per qualcuno. D’altro canto, è
stata richiesta la mia opinione da un lettore e uno dei servizi offerto dal sito
«Fede controcorrente» è di rispondere ai quesiti posti. Confido nella maturità
dei fratelli che quanto qui detto non verrà usato in modo strumentale per
questioni e situazioni che non conosco. Non potendo verificare le cose con tutte
le parti in causa, devo necessariamente ritenere che chi ha posto il quesito,
abbia rappresentato correttamente i fatti e le opinioni altrui. Le mie
riflessioni vogliono rappresentare solo un approfondimento biblico, su cui
riflettere. |
La questione del lettore
▲
Caro Nicola, per avere un tuo prezioso parere, ti
invio un estratto di una predicazione che è stata fatta nella nostra Assemblea e
che mi ha lasciato molto perplesso. Mi puoi dire cosa ne pensi? Il
discorso in generale verteva sul marchio 666 che Satana sta già apponendo da
tempo sui suoi e che noi credenti dobbiamo stare attenti a non accettare. Ma
la premessa è che «Quando Gesù tornerà sarà perché non ci sarà più fede
sulla Terra e solo quando il male avrà pervaso completamente l’umanità
allora la pasta sarà pronta per il forno...». Shalom… {Sandro
Bertone; 9 marzo 2009}
Ecco qui di seguito uno stralcio della predicazione
di tale predicatore anonimo.
Parabola del giudice iniquo:
«Poi propose loro ancora una parabola, per mostrare che bisogna continuamente
pregare senza stancarsi, dicendo: C’era in una città un giudice che non temeva
Dio e non aveva rispetto per alcun uomo. Or in quella stessa città c’era una
vedova che andava da lui, dicendo: “Fammi giustizia del mio avversario”. Per un
certo tempo egli si rifiutò di farlo, ma poi disse fra sé: “Anche se non temo
Dio e non ho rispetto per alcun uomo, tuttavia, poiché questa vedova continua a
infastidirmi, le farò giustizia perché a forza di venire, alla fine non
m’esaurisca”. E il Signore disse: “Ascoltate ciò che dice il giudice iniquo. Non
vendicherà Dio i suoi eletti che gridano a lui giorno e notte. Tarderà egli
forse a intervenire a loro favore? Sì, io vi dico che li vendicherà prontamente.
Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?”»
(Luca 18).
La nostra speranza, la
speranza della Chiesa è quella dell’instaurazione del Regno di Dio; il Signore
Gesù quando venne sulla Terra parlò ripetutamente del Regno dei Cieli; è venuto
a predicare il Regno; è venuto a farci entrare nel Regno e questo Regno sarà
pienamente stabilito quando egli ritornerà. Più volte ripeté «Io tornerò e
v’accoglierò presso di me». Noi aspettiamo il ritorno del Signore, perché
lui dovrà stabilire il Suo Regno qui sulla Terra e questo Regno sarà stabilito
in modo repentino, non gradatamente, ma improvviso. Gesù diceva nessuno sa il
giorno e l’ora, quel giorno verrà come un ladro, all’improvviso.
Perciò se il Signore non è
ancora tornato, non è perché il mondo non è sufficientemente cristianizzato, ma
possiamo dire che il Signore non è ancora tornato, perché il mondo non è
ancora sufficientemente nemico di Dio, perché quando il mondo sarà veramente
e completamente nella sua pienezza, nella sua maggioranza, ostile a Dio, allora
il Signore tornerà; la
parabola del lievito ci parla di questo: Finché la pasta non sia
completamente lievitata, non è pronta per il forno, ma quando sarà completamente
lievitata, e allora il fuoco del forno potrà cuocerla.
«Egli disse loro un’altra
parabola: “Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prende e
impasta con tre misure di farina finché tutta la pasta sia lievitata”»
(Matteo 13,33).
«Poi disse di nuovo: “A
che paragonerò il regno di Dio? Esso è simile al lievito che una donna prende e
ripone in tre stai di farina, finché sia tutta lievitata”» (Luca 13,20s).
La risposta ▲
La formattazione dei testi altrui è come al solito a
cura della redazione, per renderli adatti allo stile del sito. Non so chi sia
tale predicatore, e questo è un vantaggio perché io sia neutrale nella
questione. Ribadisco nuovamente che non intendo entrare negli equilibri e nelle
problematiche di una comunità locale; il mio parere riguarda solo le cose
scritte, così come mi sono state recapitate.
Ammetto che, dalle cose lette e riferite, anch’io
rimango «molto perplesso».
Quanto al «marchio» è
espressamente detto che sarà la «bestia», ossia il tiranno escatologico ostile a
Dio, a far apporre tale suggello sugli uomini. Nonostante la recessione
mondiale, oggigiorno si può ancora comprare e vendere senza problemi; alta cosa
sarà in tali particolari 3,5 anni del tempo della fine (= 42 mesi, 1260 giorni;
Ap 13,16ss). Tali piaghe divine particolari e reali contro la gente marchiata
ancora non si vedono (Ap 14,9ss; 16,2; 19,20; 20,4); se non ci sono queste
ultime, non c’è ancora tale suggellamento particolare. Anticipare all’oggi ciò,
che sarà un giorno, è un madornale errore, sia per le cose negative, sia per
quelle positive; le prime cose fanno cercare nemici contemporanei su cui
proiettare attributi «bestiali»; le seconde cose alimentano false dottrine di
prosperità e trionfo, promesse da «operai fraudolenti» che si ritengono
particolari superapostoli unti.
Ciò che disse Gesù sulla
fede al suo ritorno, era una domanda che permette due scenari completamente
diversi e addirittura concomitanti, come ci mostra la parabola del grano e della
zizzania (Mt 13,24ss). Il NT ci parla del fatto che verso la fine ci sarà una
disaffezione dalla fede (2 Ts 2,3ss). Se però ci sarà un «rapimento» e la
risurrezione anche dei viventi, ciò significa che di credenti ci saranno e non
pochi (1 Ts 4,13-18). Inoltre, quando il Messia istaurerà il suo regno, in esso
entreranno grandi folle di gente credente, oltre all’innumerevole schiera dei
martiri della grande tribolazione (Ap 20,4b). Un tribunale deciderà chi entrerà
nel regno e chi no (Ap 20,4a), e il Messia stesso separerà la gente così come fa
un pastore con capri e pecore (Mt 25,31ss). Anche all’inaugurazione del regno ci
saranno quindi credenti vivi.
Ciò che tale predicatore
afferma sul regno fisico e politico del Messia, è condivisibile, come
pure il fatto che sarà non processuale, ma immediato quanto a instaurazione.
L’avvento di tale regno
messianico non dipende
comunque dal grado di cristianizzazione del mondo (sarebbe un indice abbastanza
vago) né dalla sua scristianizzazione e dal suo indice di malvagità, ma solo dal
consiglio imperscrutabile di Dio. Ci sono solo alcuni indizi utili, che non
bisogna ideologizzare né strapazzare; ne cito alcuni.
▪ 1) Si parla che l’avvento del Signore non verrà prima dell’apparizione
nel mondo del dittatore escatologico ostile a Dio (2 Ts 2,3s.8ss). Attualmente
c’è qualcuno o qualcosa che lo trattiene ancora (vv. 6s).
▪ 2) Si parla della necessità che «sia entrata la pienezza dei Gentili»,
prima che Dio ritorni al suo popolo storico e salvi il resto fedele attraverso
il crogiolo della tribolazione (Rm 11,25; Ap 4ss).
▪ 3) L’adempimento
della promessa divina è condizionata dalla sua pazienza attuale e dal suo
desiderio che molti si salvino mediante il ravvedimento (2 Pt 3,9; 1 Tm 2,4).
▪ 4) Un’altra
condizione è questa: «E questo evangelo del Regno sarà predicato per tutto il
mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la
fine» (Mt 24,14). Solo Dio sa però quando questo indice di misura sarà
ottimale.
Quella del lievito è
un’interpretazione arbitraria che deriva da una concezione allegorica,
tipologica e simbolica, in cui si dà alle cose un valore sempre uguale. Si
interpreta perciò il lievito sempre in modo negativo. Certamente esso era
negativo quando Gesù parlava del «lievito dei Farisei e dei Sadducei», ossia
della loro dottrina che permeava e condizionava la vita del popolo (Mt 16,6.11),
specialmente dei primi, che erano molto influenti (Lc 12,1). Non si deve però
partire dalla etichettatura qualificatrice delle immagini, ma dalla corretta
esegesi del testo biblico. Nel contesto di
Matteo 13,33 e di Luca 13,20s il lievito è qualcosa di positivo: qualcosa di
piccolo è capace di trasformare una grande massa. Gli apostoli a cui Gesù affidò
l’Evangelo erano appena dodici e il messaggio da trasmettere era semplice e
formalmente inappariscente, eppure divenne la «dynamis di Dio», che
trasformò singole vite, famiglie, gruppi, popoli, il mondo e la storia (Rm 1,16;
1 Cor 1,8.24; 2,4s; 2 Cor 13,4; Col 2,12; 2 Tm 1,8; cfr. Gal 4,4). In Matteo 13
Gesù illustrò le proporzioni delle cose alle origini riguardo al regno di Dio e
gli effetti finali straordinari, usando l’immagine del seme di senape (vv. 31s)
e del lievito (v. 33); così anche in Mc 4,30ss e in Lc 13,18-21.
Abbiamo parlato sopra della
«etichettatura qualificatrice delle immagini»,
amata da alcune persone e diventata convenzione in alcuni gruppi. Abbiamo messo
ciò in contrasto con una corretta e rigorosa esegesi contestuale. Essa appurerà
se il lievito in un contesto è negativo o positivo. Un esempio è quello della
rugiada: non bisogna chiedersi se è di per sé positiva o negativa (si
etichetterebbe volentieri il primo aspetto), ma come tale figura è usata nel
contesto concreto. Allora ci si accorgerà che lo stesso autore usa la
rugiada come immagine qui positiva (benefica; Os 14,5) e lì negativa (effimera;
Os 6,4; 13,3); si veda pure come figura positiva Dt 32,2; Sal 110,3;
133,3; Is 26,19; come figura negativa 2 Sm 17,12.
Mi piacerebbe poter dialogare
con tale predicatore e con quanti sono coinvolti con lui in questo tipo di
messaggio, certo con correttezza, onestà intellettuale e pacatezza.
Per l’approfondimento di molte questioni qui trattate
rimando ai seguenti testi:
■ Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale.
Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007).
■ Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso.
Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007).
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Regno_lievito_fede_Esc.htm
10-03-2009; Aggiornamento:
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