Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

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Manuale Teologico dell’AT

 

Interpretazione biblica

 

 

 

 

Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LA RAGIONE DELLE COSE

 

 di Nicola Martella

 

Come cristiani, che amano la sacra Scrittura e temono Dio, come dobbiamo interpretare la realtà intorno a noi, i fatti che accadono, le diverse posizioni dottrinali e quant'altro?

   Quante volte ci siamo chiesti in una cosa specifica (un diverbio, un dibattito, un thriller, un processo): «Da quale parte sta la verità?». Magari siamo partiti con un’idea fissa, un pregiudizio programmatico, ascoltando il nostro intuito o partendo dalla nostra personale esperienza, e abbiamo preso partito per una delle parti. Può darsi che poi il nostro giudizio abbia pendolato in modo incerto tra una posizione e l’altra. Alla fine, il nostro «fiuto» iniziale è stato confermato o del tutto sconfessato, oppure è subentrato un elemento del tutto inaspettato che ha dato tutto un altro corso alla questione.

   Giorni fa, Argentino Quintavalle mi ha spedito la seguente storia che presenta due ragioni contrapposte: «Un giorno un poveruomo ebbe la fortuna di trovare una borsa con 5000 euro: che pacchia per un povero! Però questo povero aveva sentito dire nella chiesa che l’uomo più ricco della città aveva perso la borsa e che offriva la somma per lui stupefacente di 500 euro come ricompensa a chi gliel’avesse riportata! Il poveruomo si affrettò ad andare dal ricco per ridargli la borsa. Il ricco ne verificò il contenuto e poi, sgarbatamente, disse al povero: “Vedo che hai già preso la ricompensa! Nella borsa c’erano 5500 euro!”. Indignato, il povero pretese, che lui e il ricco andassero dal pastore della chiesa per sbrogliare la faccenda. Dopo averli ascoltati attentamente, il pastore si voltò verso il ricco e gli disse: “Sono certo che voi direte la verità, un uomo come voi non può mentire”. Questa dichiarazione provocò lo stupore del pover’uomo. Ma di colpo il pastore diede la borsa a quest’ultimo. Questa volta fu il ricco a stupirsi. Spiegò il pastore: “Voi che siete il ricco notabile di questa città, non avete mentito. Lui, il povero, nemmeno. Tuttavia, se egli fosse stato disonesto, si sarebbe tenuto tutto il contenuto della borsa. Ora, secondo le vostre parole, la vostra borse conteneva 5500 euro: questa, ho inteso dire, ne conteneva 5000. Non è dunque la vostra borsa che è stata ritrovata, ma quella di un altro. Secondo me, se la deve tenere il povero, in attesa che il suo proprietario la reclami!”» {spedita da }

 

Qual è la morale di questa storia? Che tutti e due dicono la verità! (Certo tutti e due avrebbero potuto dire anche una menzogna!). Tempo fa ascoltai una massima politica che recitava all’incirca così: «Dove due diritti si contrappongono, deve intervenire un terzo per sbloccare la situazione». In tali casi c’è bisogno, come nella storia, di una terza istanza che possa mediare tra due convinzioni. «Se non t’ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni» (Mt 18,16).

     Prima di giudicare, si fa bene ad ascoltare anche l’altra campana. Il fatto di essere cristiani non significa essere sempre dalla parte del giusto in ciò che si dice e in ciò che si fa. La verità è stata biblicamente rivelata, ma non tutti hanno la stessa luce sulla verità. Ci sono questioni dove tutto è nettamente chiaro alla luce della Scrittura (bianco e nero), ad esempio: l’Evangelo, la persona e l’opera di Cristo, la salvezza per grazia mediante la fede. Altre cose si trovano in una zona grigia: o perché Dio non ha rivelato una netta risposta al riguardo (p.es. momento del rapimento della chiesa; anticoncezionali) o perché possono convivere due convinzioni culturali e dottrinali differenti (Rm 14 cristianesimo giudaico e non). Al riguardo rimandiamo al seguente libro: Nicola Martella (a cura di), Uniti nella verità, come affrontare le diversità (Punto°A°Croce, Roma 2001), e particolarmente agli articoli: «Quando nessuno ha ragione» (M. Oxenham), pp. 77-81; «Il bianco, il nero e il grigio» (N. Martella sulla questione «Che cos’è “biblico”?», pp. 82-91; «Verità che ci uniscono, questioni che ci differenziano» (R. Diprose), pp. 92-94.

     Ecco qui di seguito alcuni vizi di logica e di teologia: Si possono dire cose giuste al posto sbagliato (p.es. parlare di cristologia nel Cantico dei Cantici). Si possono accostare insieme impropriamente dei versetti e convincersi di qualcosa (p.es. che il sabato sia comandato ai cristiani delle nazioni; che sia una mancanza di fede andare dal medico). Si può trattare solo una parte della questione, tralasciando negligentemente o colpevolmente altre problematiche connesse, ad esempio: la sottomissione della donna senza la responsabilità dell’uomo; la fede senza le opere; la sovranità di Dio senza la responsabilità dell’uomo. Nel tentativo di combattere una sovrastruttura ideologica o dottrinale ingiusta, se ne erge un’altra contrapposta alla prima e che usa argomentazioni nettamente antitetiche, assomigliano pericolosamente alla prima. Si proietta la propria prassi devozionale ed ecclesiale nella Bibbia, ritenendo poi che quest’ultima confermi la prima. Si filtra l’interpretazione della sacra Scrittura con le convenzioni e tradizioni della propria denominazione o del proprio movimento, rimuovendo e ignorando tutto ciò che nella Bibbia non s’accorda col proprio convincimento («era per quei tempi»; «era l'opinione personale di Paolo»).

     Per approfondire la questione, nell’opera di Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), rimandiamo ai seguenti articoli: «Ermeneutica», p. 155; «Interpretazione allegorica», pp. 192s; «Interpretazione deduttiva», p. 193; «Sistemi teologici», pp. 332ss; «Teologia biblica e dogmatica: confronti», pp. 352s; «Versettologia», pp. 378s.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Ragion_cose_MT_AT.htm

24-04-2007; Aggiornamento: 05-03-2010

 

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