Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Manuale Teologico dell’AT

 

Antico Testamento

 

 

 

 

Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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UN NUOVO PATTO STIPULATO NELL’AT? 6

Aspetti finali

 

Fernando De Angelis - Nicola Martella

 

Le singole parti

1. Mosè e i profeti

2. Osea e il nuovo «matrimonio»

3. L’evangelo di Isaia

4. Il contesto del nuovo patto in Geremia

5. La conferma di Ezechiele

6. Aspetti finali

 

Come si vede dall’indice, questo confronto con Fernando De Angelis si estende per sei parti. Qui di seguito riportiamo la parte conclusiva.

 

1.  LE TESI (Fernando De Angelis): Ho scelto di concentrarmi su un solo aspetto, perciò rispondo al resto sotto forma di telegramma, ma con la disponibilità a essere in seguito più esplicito.

     Anch’io rimando a un mio più ampio scritto: il «Riassunto dell’Antico Testamento», che ti ho inviato.

     Il testo in Geremia 31,31 dice: «Con la casa d’Israele e con la casa di Giuda»; leggerci «tutta» la casa d’Israele e «tutta» la casa di Giuda non mi sembra necessario. Specie se si considera il fatto che i profeti considerano il «residuo» come qualcosa che rappresenta l’intero popolo (p.es. Is 1,9; 10,21). Significativo è che Geremia riprenda il concetto nello stesso capitolo 31: «Signore, salva il tuo popolo, il residuo d’Israele» (v. 7).

     È vero che Nehemia e Malachia descrivono una situazione tragica di Israele, ma Aggeo certifica che qualcosa del nuovo patto effettivamente avvenne (Aggeo 2,4-9) e il secondo Tempio che fu ricostruito divenne un punto di riferimento per le sinagoghe, che con la dispersione si erano diffuse in tutto il mondo allora conosciuto.

     Il nuovo patto di Geremia è stato un fallimento? In un certo senso sì, eppure l’opera di Dio è avanzata grandemente. A me sembra che tutto questo si applichi bene anche al nuovo patto di Gesù, con lo splendore della chiesa, che si vede in Atti 2-5, e il triste quadro che poi si può ricavare dagli ultimi scritti degli apostoli (2 Corinzi, 2 Pietro, Giacomo, Ebrei), ma sto andando fuori tema.

 

2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella): Ad alcuni aspetti ho già risposto al mio interlocutore sia per iscritto nelle altre parti precedenti, sia a voce in due discussioni telefoniche.

 

Ebrei 11,39s

 

2.1.  LA NAZIONE TOTALE: Nelle altre parti della trattazione abbiamo visto che in Geremia le locuzioni «casa d’Israele» e «casa di Giuda» intendono due regni politici autonomi e presenti sull’antico territorio d’Israele; essi saranno fusi insieme con a capo il nuovo Davide. Infatti, «gli uomini di Giuda vennero e unsero qui Davide come re della casa di Giuda» (2 Sm 2,4.7), ossia del regno politico di Giuda, contrapposto a «Israele», su cui regnò per due anni ’Is-Bošet (vv. 10s). Con tale locuzione si intendeva «tutta la casa di Giuda» (1 Re 12,21.23; cfr. Ne 4,16).

     Geremia intendeva così l’intero popolo del patto, che ritornerà in patria: «In quei giorni, la casa di Giuda camminerà con la casa d’Israele, e verranno assieme dal paese del settentrione al paese, che io detti in eredità ai vostri padri» (Gr 3,18; cfr. neg. 5,11; 11,10.17; cfr. pos. 21,37.31; 33,14). Anch’egli intendeva «tutta la casa d’Israele e tutta la casa di Giuda» (Gr 13,11).

     Ciò corrisponde in Ezechiele alla locuzione «una sola nazione», ossia «non saranno più due nazioni, e non saranno più divisi in due regni» (Ez 37,22). La «casa di Giuda» fu paragonata alle altre nazioni (Ez 25,8), quindi si trattava di un’intera nazione.

     Tale concezione e menzione della «casa» come intero «regno» si trovano anche altrove (Os 1,6s; 5,12.14; Zc 8,13 + nazioni; 10,6s).

 

2.2.  IL RESIDUO: Il residuo rappresenta l’intero popolo? La risposta è assolutamente «no». In Isaia 1,9 il piccolo residuo non rappresentava la totalità, ma era miserevolmente ciò, che era rimasto in vita d’essa, a propria vergogna (confronto con Sodoma, e Gomorra). In Isaia 10,20-23 il «residuo di Giacobbe» sarà ciò, che scamperà dallo sterminio della massa (rena del mare vs. residuo; cfr. Mi 7,18 «residuo della tua eredità»). Il «residuo del suo popolo» intendeva ciò, che fu deportato in Assiria, dopo che la maggioranza era caduta per la spada (Is 11,11.16). Non si trattava, quindi, di una rappresentanza (pars pro toto), ma del «residuo del popolo, che sussiste ancora» (Is 37,4), perché è scampato (vv. 31s). Essendo poca cosa, è paragonato a un vermiciattolo (Is 41,14).

     Anche in Geremia il residuo è ciò, che rimane, dopo l’annientamento della massa (Gr 8,3; 11,22s; 24,8; 25,20; 29,1; 31,7). Infatti, è scritto che «Nebuzaradan, capo delle guardie, portò in cattività a Babilonia il residuo della gente, che era ancora nella città, quelli che erano andati ad arrendersi a lui, e il resto del popolo» (Gr 39,9). Il resto della popolazione di Gerusalemme era morta. Mentre la massa degli scampati fu deportata, «il re di Babilonia aveva lasciato un residuo in Giuda e aveva stabilito su di loro Ghedalia» come governatore (Gr 40,11; cfr. v. 15).

     Ecco un’illustrazione per il residuo: una goccia che cade da un secchio, come la polvere minuta delle bilance, il pulviscolo che vola (Is 40,15). Ecco la definizione di residuo: «Di molti che eravamo, siamo rimasti pochi, come lo vedono gli occhi tuoi» (Gr 42,2); e anche questo resto era a rischio (Gr 44,7). Eccone un’altra in Ezechiele: «Io vi lascerò un residuo; poiché avrete alcuni scampati dalla spada fra le nazioni» (Ez 6,8; cfr. 14,22).

     In Geremia 31,7 per «residuo d’Israele» non si intendeva una rappresentanza di tutto Israele, ma tutto «Israele» (= Efraim), chiamato qui «Giacobbe» e «tuo popolo» e «una gran moltitudine» (v. 8). In tal modo s’intendeva ciò, che era rimasto del popolo, una volta fiorente e abbondante, che era stato decimato dalle superpotenze mesopotamiche e disperso nel «paese del settentrione» (v. 8). La menzione di Israele e di «Efraim è il mio primogenito» (v. 9) suggerisce che tale paese era l’Assiria; ciò è corroborato da locuzioni, che indicano Efraim: «vergine d’Israele» (vv. 4.21) e «monti di Samaria» (v. 5), che sono distinti dal monte Sion (v. 6; cfr. v. 12). Si veda inoltre la menzione di Rachele (v. 15) e di Efraim (vv. 18.20). Poi, nei vv. 23-26 Geremia parlò di Giuda. Infine parlò della casa d’Israele e della casa di Giuda insieme (vv. 27ss), riguardo a cui l’Eterno annunciò di voler ingiungere loro un nuovo patto (vv. 31ss), perché diventino «mio popolo» (v. 33), ossia un solo popolo del patto.

 

2.3.  «QUALCOSA» DEL NUOVO PATTO?: Dopo le nostre chiacchierate telefoniche, Fernando De Angelis ammette sopra che «Nehemia e Malachia descrivono una situazione tragica di Israele»; poi però vorrebbe in qualche modo pareggiare, suggerendo che Aggeo certificherebbe che «qualcosa del nuovo patto effettivamente avvenne».

     Sorgono allora le domande: Il nuovo patto è stato introdotto o no? Esiste un istituto giuridico come il patto, che si realizza a rate? Gesù è stato un nuovo Mosè, oppure ha riverniciato un presunto «nuovo patto» (con annessa nuova legislazione) già entrato in vigore prima di Lui? E negli Evangeli perché l’autorità è la legge mosaica, espressione del vecchio patto, e non la «legge nuova», espressione di un nuovo patto seducentemente già esistente? E perché i giudaizzanti nelle chiese intendevano applicare ai Gentili il vecchio regime legislativo, non menzionando un nuovo regime legislativo seducentemente già esistente? (At 15; cfr Gal).

     Proprio in Aggeo 2,4-9 Dio ingiunse al popolo di darsi da fare nel ricostruire il tempio, non come istituzione del nuovo patto, ma «secondo il patto, che feci con voi, quando usciste dall’Egitto» (v. 5). Il secondo tempio fu realizzato sul fondamento del vecchio patto!

     Fernando De Angelis chiede: «Il nuovo patto di Geremia è stato un fallimento?». Egli annuisce, suggerendo così che esso sia stato effettivamente stipulato al tempo dell’AT. No, come abbiamo mostrato altrove in questo studio, non furono mai realizzate le premesse, perché esso fosse inaugurato al tempo dell’AT. Il «nuovo patto di Gesù» è l’unico, che è stato stipulato; Egli non ha ripitturato un presunto «nuovo patto», inaugurato precedentemente, dandogli solo una patina di novità.

 

2.3.  ASPETTI CONLUSIVI: Quello di Fernando De Angelis non è un approccio teologico basato sull’esegesi contestuale, ma una presentazione filosofica della Scrittura basata su un’intuizione soggettiva. Egli non accerta la consistenza probatoria delle sue affermazioni mediante l’esegesi contestuale (letteraria, storica, religiosa, culturale, ecc.), che rispetta tutti gli elementi testuali, ma prende qui e là degli elementi e li lega insieme arbitrariamente secondo il suo progetto di filosofia della Scrittura. È come chi traccia la sagoma di un elefante, prende dalla Scrittura tante pulci (parole, locuzioni, parte di versi), le attacca alla sagoma, riempie il resto col soggettivismo e il personale arbitrio interpretativo e cerca di convincere prima se stesso e poi gli altri che tale elefante sia veramente esistito. Quando gli si chiede, dove in concreto nella storia dell’AT fosse stato inaugurato un tale importante paradigma teologico (nuovo patto), che avrebbe messo in ombra il vecchio regime legale mosaico e che avrebbe realizzato una trasformazione interiore tale, che lui la identifica con la «nuova nascita», e dove ciò fosse stato registrato dagli scrittori biblici come svolta epocale, egli non sa dire nulla di concreto.

     Tale evento straordinario — paragonabile a un nuovo esodo di tutto Israele, a un nuovo Sinai (nuovo patto, nuova legislazione), a una nuova conquista di Canaan da parte di tutto Israele e che comprende un «nuovo Mosè» (nuovo patto e nuova legislazione) e un «nuovo Davide» (nazione unica, Messia), una pace e una sicurezza perpetue per Israele e la supremazia del popolo del patto su tutte le altre nazioni, e così via, — non si è mai realizzato nella storia dell’AT. Mancavano semplicemente le premesse. I fedeli dell’AT agivano come coloro che, avendo la caparra delle promesse, aspettavano la realizzazione delle promesse di Dio, che si sarebbero concretizzate con l’avvento dell’Unto a re (Simeone Lc 2,25-32 Gesù salvezza e luce delle genti e gloria del tuo popolo Israele; Anna vv. 36ss «tutti quelli che aspettavano il riscatto di Gerusalemme»).

     Ben concluse l’autore della lettera agli Ebrei, dopo aver sintetizzato gli atti eroici e le sofferenze dei credenti dell’antico patto: «E tutti costoro, che ricevettero testimonianza mediante la fede, non conseguirono la promessa, avendo Dio previsto qualcosa di meglio riguardo a noi, affinché essi non fossero perfezionati senza di noi» (Eb 11,39s).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Nov_Patt6_Fin_MT_AT.htm

07-03-2016; Aggiornamento:

 

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