Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Oltre alle parti introduttive (Bibbia, AT) e al Giochimpara finale, il libro contiene due parti distinte dell’AT: il «Pentateuco» e i «Libri Didattici».

 

◘ Ecco le parti principali del Pentateuco:
■ Il Pentateuco in generale
■ Genesi
■ Esodo
■ Levitico
■ Numeri
■ Deuteronomio.

 

◘ Ecco le parti principali dei Libri Didattici:
■ I Libri Didattici in generale
■ Giobbe
■ Salmi
■ Proverbi
■ Ecclesiaste
■ Cantico dei Cantici

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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UN NUOVO PATTO STIPULATO NELL’AT? 1

Mosè e i profeti

 

Fernando De Angelis - Nicola Martella

 

Le singole parti

1. Mosè e i profeti

2. Osea e il nuovo «matrimonio»

3. L’evangelo di Isaia

4. Il contesto del nuovo patto in Geremia

5. La conferma di Ezechiele

6. Aspetti finali

 

Come si vede dall’indice, questo confronto con Fernando De Angelis si estende per sei parti. Qui di seguito riportiamo la prima parte.

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Fernando De Angelis ha preso posizione sul mio articolo «È mai stato stipulato un nuovo patto nell’AT?». Egli mi scriveva: Caro Nicola, dopo aver ricevuto il link del tuo studio e averlo letto, ho subito pensato di risponderti dopo qualche giorno, ma non ho potuto fare a meno di coinvolgermi; e la notte mi ha «portato consiglio»: quello di risponderti subito, cercando di essere semplice.

     In tal modo, Fernando e io abbiamo concordato un dialogo, limitato nel tempo, su tale argomento. Per non appesantire troppo i lettori, divido le questioni in blocchi, che costituiscono articoli differenti. Qui di seguito riporto le prime due questioni.

A Fernando De Angelis mi lega un’amicizia, nata molti anni or sono, che mi portò a coinvolgerlo nel mio sito «Fede controcorrente», su cui diedi ospitalità a «Proiezioni Culturali» e al «Dizionario sull’evoluzione», tuttora esistenti. Poi, egli disse di aver esaurito la sua carica e rallentò la collaborazione. Intanto, aveva cominciato a «veterotestamentizzare» il NT e a «neotestamentizzare» l’AT, e ciò ha portato fra di noi una certa «distanza teologica». La stima sul piano umano non è mai venuta meno.

 

2.  I PROFETI ERANO PREDICATORI PIÙ CHE SCRITTORI?

 

2.1.  LE TESI (Fernando De Angelis): Noi oggi «leggiamo il libro» di Geremia e spesso teniamo poco conto che Geremia «predicava» in pubblico, per essere utile al popolo del suo tempo. Prima di chiedermi cosa vuol dire «a me» Geremia, allora, mi chiedo cosa capivano i suoi ascoltatori, nei panni dei quali cerco di mettermi.

     Per comprendere Geremia, i suoi ascoltatori non usavano certo la Lettera agli Ebrei, mentre è certo che conoscessero i profeti precedenti. Siccome il «nuovo patto di Geremia» riprende un tema già trattato anche da Mosè, Osea e Isaia, allora ci può essere d’aiuto fare una sintesi della base che Geremia presupponeva nei suoi ascoltatori.

 

2.2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella): Chiaramente Geremia e i suoi colleghi erano «proclamatori» (gr. proftai), ossia annunciavano pubblicamente la parola dell’Eterno. Ed era chiaro che tale parola di giudizio o di promessa doveva avere a che fare con le persone reali, a cui il proclamatore parlava, e con i loro discendenti.

     Che tali parole potessero essere anche lette, è mostrato proprio dal libro di Geremia: Dio gli ingiunse di scriverne una prima edizione. «Scrivi in un libro tutte le parole, che ti ho dette: poiché...» (Gr 30,2ss).

     Non sappiamo se si trattava di una prima edizione, visto che anche in seguito troviamo una tale ingiunzione da parte di Dio, perché Geremia scrivesse un libro di proclamazioni (Gr 36,1ss). Egli dettò a Baruk l’intero libro (vv. 4.18), poi gli dette l’ordine di andare presso il tempio e di leggerlo al popolo (vv. 5s), come poi avvenne (vv. 8.10.15). Quando tale esemplare cadde nelle mani del re Jojachim, che tagliuzzò il rotolo e lo gettò nel braciere (v. 23).

     Fatto sta che Dio ordinò a Geremia di scrivere un’ennesima edizione: «E dopo che il re ebbe bruciato il rotolo e le parole che Baruk aveva scritte a dettatura di Geremia, la parola dell’Eterno fu rivolta a Geremia in questi termini: “Prenditi di nuovo un altro rotolo, e scrivici tutte le parole di prima, che erano nel primo rotolo, che Joiakim re di Giuda ha bruciato» (Gr 36,27s; cfr. 51,60).

     L’ingiunzione di Dio a scrivere, per conservarne il ricordo o perché tutti potessero leggere, si trova riguardo a Mosè (Es 17,14; 34,1.27; 31,19), ed egli scrisse in un libro tutte quante le parole di questa legge (Dt 31,9.24; cfr. Es 24,4; Dt 31,22); il re doveva possedere una copia dell’intera legge (Dt 17,18). Tali parole potevano essere riprodotte, tra altre cose, su stipiti e porte (Dt 6,8s; 11,20) o su un monumento (Dt 27,3.8). Giosuè riprodusse la legge di Mosè su pietre (Gs 8,32), ossia perché tutti potessero leggerle su tale monumento. Egli stesso scrisse alcune cose nella legge di Dio (Gs 24,26).

     Anche ai profeti fu ingiunto di scrivere i loro messaggi in rotoli (Is 30,8) o su tavole pubbliche, perché le parole dell’Eterno fossero accessibili al popolo (Is 8,1; 30,8). Il primo dei profeti, Samuele, «espose al popolo la legge del regno e la scrisse in un libro» (1 Sm 10,25). Ad Habakuk fu ingiunto: «Scrivi la visione, incidila su delle tavole, perché si possa leggere facilmente» (Hb 2,2).

     Quindi, la parola proclamata e la parola scritta (e poi letta) erano una costante presso Mosè e presso i proclamatori d’Israele. Nel libro dei Re e delle Cronache vengono citati opere di proclamatori, che oggigiorno non possediamo più in forma autonoma (1 Cr 29,29; 2 Cr 9,29).

 

3.  GIÀ MOSÈ ANNUNCIA IL «NUOVO PATTO»?

 

3.1.  LE TESI (Fernando De Angelis): Sai bene che la fine del Deuteronomio (capp. 28-33) costituisce «l’impianto predizionale dell’AT», cioè una cornice entro la quale si manterranno i profeti successivi. Sintetizzo quanto scritto in 30,3-6: «Il tuo Dio farà ritornare i tuoi dalla schiavitù […] il tuo Dio circonciderà il tuo cuore e il cuore dei tuoi discendenti». Già Mosè, dunque, collega un’opera di Dio «nel cuore» (credo concepibile solo come «grazia») con il ritorno da una schiavitù che Israele si meriterà.

 

3.2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella): Come ben sai, il termine tecnico «impianto predizionale dell’AT» l’ho coniato io stesso nelle mie lezioni teologiche e si trova nelle mie opere da lungo tempo, oltre che nella mia opera «Radici 1-6» (Panorama dell’AT), anche nel Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002): «Impianto predizionale e predizione profetica», p. 184; «Impianto predizionale», pp. 184s.

 

Giovanni 1,17

 

Mosè parlò di un grande ritorno, dopo una grande apostasia, un grande giudizio storico e una grande dispersione. Non disse quando ciò si sarebbe temporalmente avverato. Questo fu compito dei proclamatori dell’AT, ai quali Dio rivelò sulla base di tale «impianto predizionale» tasselli nuovi per il grande puzzle teologico dell’AT. Come Mosè e i proclamatori indicavano, ciò doveva accadere in tempi escatologici, in connessione dell’avvento di uno specifico portavoce di Dio, per così dire un nuovo Mosè (Dt 18,15-19), e un nuovo Davide (Ez 34,23s; 37,24s).

     Già Mosè annunciò il «nuovo patto»? In senso stretto no. Infatti, tale rinnovamento spirituale d’Israele, connesso al ritorno in patria e alla conversione collettiva, non era visto da Mosè in funzione di una nuova legge (ogni nuovo patto la necessita, per essere tale; cfr. Eb 8,13), ma del mettere «in pratica tutti questi comandamenti, che oggi ti do» (Dt 30,8). Il vero «nuovo patto» prevede il superamento del regime legale precedente, che così viene messo definitivamente in ombra (Eb 10,1).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Nov_Patt1_M+P_R12.htm

06-02-2016; Aggiornamento: 07-03-2016

 

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