Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Manuale Teologico dell’AT

 

Interpretazione biblica

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Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DUE TESI A CONFRONTO SU MATTEO 6,22-23 (2)

 

 di Argentino Quintavalle - Nicola Martella

 

3. Le tesi (2) {Argentino Quintavalle}

4. Obiezioni e osservazioni (2) {Nicola Martella}

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere il punto sottostante

 

Due tesi a confronto su Matteo 6,22-23 (1)

 

3. La tesi (2) {Argentino Quintavalle}

 

 Nicola sbaglia nella sua interpretazione di Mt 6,22s a fare troppo affidamento sui dizionari d’ebraico i quali difficilmente sono in grado di spiegare gli ebraismi. Io non sono stato l’unico ad aver interpretato così quel passo di Matteo, ed ecco le prove:

     ■ 1) Adam Clarke (1762-1832) fu un teologo metodista inglese e uno dei più seri studiosi biblici, che ha rafforzato gli insegnamenti di John Wesley, e quindi persona al di sopra delle parti che non può essere accusata di giudaizzare né di gnosticizzare. Uno studioso di cui la chiesa può essere fiera. Nel suo commentario su Mt 6,22s egli dice testualmente (traduzione mia): «Un occhio viziato era una frase in uso tra gli antichi giudei, per indicare un uomo invidioso e avaro; un uomo che si lamenta della prosperità del prossimo, che ama il suo denaro e che non farebbe mai la carità per amore di Dio».

     ■ 2) John Gill (1697-1771). Teologo Battista inglese, grande studioso di Latino e Greco sin dall’età di 11 anni. Ha fatto poi studi di Logica e d’Ebraico. Una mente geniale di cui la chiesa può essere fiera. Anche lui non può essere accusato di giudaizzare o gnosticizzare. Ecco il suo commento su Mt 6,22s (traduzione mia): «Se dunque l’occhio tuo è sano, cioè se tu sei munifico e generoso. L’argomento di Cristo è per la generosità e contro l’avarizia, ed egli sta parlando completamente nel linguaggio dei Giudei, i quali avrebbero potuto capirlo. Nella letteratura giudaica leggiamo di tre tipi d’occhi; un occhio buono, un occhio passabilmente buono, e un occhio malvagio, in riferimento alle offerte delle primizie (Mishnah Trumot, 4,3).

     Un “occhio buono” dava il quarantesimo, la scuola di Shammai dice la trentesima parte. Un occhio “passabilmente buono” dava il cinquantesimo; e un “occhio malvagio” dava la sessantesima parte (Maimonide Bartemora & Ezra Chayim). Un “occhio sano” significa che è generoso e un “occhio viziato” significa il contrario, perciò si legge spesso (Talmud Bab. Bava Bathra, fol. 37,2 & 71,1 & 72,1) di “commercio” e “dare con occhio sano” o con “occhio viziato”; cioè, generosamente, largamente, o in modo sempre più avaro, e questo ci è d’aiuto per capire il senso delle parole del Signore, il cui significato è: se egli non è un uomo avaro, ma la sua mente è disposta alla generosità, se questo è il caso, allora tutto il suo corpo sarà illuminato. Tutte le sue azioni saranno influenzate da questo nobile principio; tutta la sua vita sarà illuminata, guidata e governata da esso».

 

Quelli che ho citato sono dei giganti della chiesa per quanto riguarda l’interpretazione della Bibbia. Non a caso hanno scritto un commentario su ogni singolo libro della Bibbia che tutti dovrebbero leggere (ma ci vorrebbe tempo e possibilità per tradurli). Mi fermo qui, ma potrei citare un altro gigante della teologia cristiana, John Lightfoot, e in tempi più recenti Edwin A. Abbott, Israel Abrahams, C.F. Burney, Gustaf Dalman, C.G. Montefiore, Charles C.Torrey. Altro che gnosticismo giudaizzante, queste erano persone che avevano capito come si leggeva la Bibbia.

     Per quanto riguarda gli autori moderni cito i seguenti:

     Robert A. Guelich, The Sermon on the Mount (Waco, TX: Word Books, 1982), pp. 329 (traduzione mia): «Nel sermone sul monte Gesù ha usato un idioma ebraico “se l’occhio tuo è sano… se l’occhio tuo è viziato”. La maggior parte dei traduttori hanno fallito nel rendere chiaro che il significato non ha niente a che fare con la qualità fisica degli occhi. Il concetto è etico. Nella letteratura rabbinica, se tu hai un “occhio sano” tu sei una persona generosa; ma se tu hai un “occhio viziato” tu sei una persona avara o avida».

     Ed infine do la mia umile testimonianza che avendo personalmente parlato con un rabbino ebreo-cristiano mi ha confermato che in Israele l’occhio sano è un modo di dire per indicare una persona generosa e l’occhio viziato indica una persona avara.

 

 

4. Obiezioni e osservazioni (2) {Nicola Martella}

 

Osservazioni e obiezioni alle tesi

     Mi aspettavo una dimostrazione chiara, diretta e incontrovertibile, basata su prove esegetiche e sulla citazione di fonti contemporanee al primo secolo. Ma di tutto ciò non c’è ombra nello scritto del mio interlocutore. La sua logica (o il suo sillogismo) è questa: siccome non sono solo ad affermare ciò che dico, dev’essere vero. Ma questa non è una prova, a meno che le fonti citate non le portino. Mi ricorda un amico che mi mando anni fa una lista di citazioni su 1 Cor 11 provenienti da autori contrari alla preghiera della donna; poiché tali citazioni non contenevano prove documentarie, ma solo asserti, gli risposi che si poteva continuare a fare liste di citazioni pro e contro la preghiera della donna, ma senza che ci si avvicinasse di un millimetro alla verità; altrimenti la logica sarebbe quella della lista più lunga.

     Passiamo ora all’analisi di tali fonti. Mi è saltato all’occhio che gli autori citati sono perlopiù vecchi di vari secoli; si ha l’impressione come se l’esegesi non abbia fatto d’allora in poi nessun passo positivo!? Alcune domande da porsi possono essere, ad esempio le seguenti: Tali autori hanno portato prove certe o solo fatto asserzioni? Quanto citato proviene dai tempi di Gesù o da vari secoli dopo, quando la cultura, la lingua e tanti modi di dire erano mutati? Le persone, che si cita, sono credibili in un certo aspetto solo perché hanno meriti in altri campi?

     ■ 1) Adam Clarke: Egli parla di «antichi giudei»: quanto antichi? Chi conosce la lingua e la cultura giudaica, sa che non sono rimaste immobili. Egli parla di «occhio viziato», ma il testo greco ha qui «occhio malvagio», un’espressione troppo generica per essere ristretta all’invidia e all’avarizia. Quindi, non troviamo qui nessuna prova.

     ■ 2) John Gill: Egli fa delle asserzioni interpretative (generosità contro avarizia), ma non porta una prova esegetica. Presume che sia così e attribuisce ciò ai Giudei. Poi basa la sua tesi dapprima sulla Mishna, poi su due rabbini e infine su un trattato del Talmud babilonese. Si noti che il rabbino Maimonide, se si tratta di Moshe ben Maimon (detto anche Rambam), è vissuto nel 12°-13° secolo (!), quindi non è proprio contemporaneo con Gesù. Questa è quindi la prova! L’autore non fa nessun tentativo di analizzare il testo greco, di farne un’esegesi corretta e di portare prove documentarie contemporanee. Sebbene l’autore citi la «scuola di Shammai» (1° sec. d.C.), non riporta nessun detto di questo rabbino che spieghi le asserzioni di Gesù nel loro proprio contesto. Si noti infatti che le citazioni delle opere giudaiche si riferivano alle offerte delle primizie, mentre Gesù non stava parlando di culto e di offerte rituali, ma del modo di rapportarsi a Dio (e al mondo) e di essere in se stessi (semplice o malvagio); quindi «l’ambito vitale» è diverso. Ribadiamo anche qui che Gesù non parlò di «occhio viziato», ma di «occhio malvagio». Si può quindi capire l’asserzione di Gesù già di per sé, così come si presenta in greco, anche senza le proiezioni di Gill, prese in prestito dall’«ambito vitale» rituale riguardo alle offerte delle primizie.

     Si possono citare «giganti della chiesa per quanto riguarda l’interpretazione della Bibbia», ma ciò non significa che nel punto specifico abbiano ragione. Da quando hanno scritto Clarke e Gill, tante sono state le analisi esegetiche e le scoperte. Anche tali studiosi più recenti devono portare però prove certe al riguardo. Finora non ne ho viste.

     ■ 3) Robert A. Guelich: Anche lui, sebbene sia un autore recente, si ferma ai proclami, ma non porta nessuna prova documentaria. Scredita tutti i traduttori (!) e riporta il luogo comune di una generica «letteratura rabbinica», che come abbiamo ribadito è medioevale quanto alla recensione finale del Talmud. Non ci voleva proprio lui per sapere che ciò «non ha niente a che fare con la qualità fisica degli occhi»!

     ■ 4) Argentino: Quello che gli dice un odierno «rabbino ebreo-cristiano» è prova documentaria? Ciò che si dice oggigiorno in Israele è ingiuntivo per l’esegesi? Non mi sembra questo un modo serio di procedere nella ricerca e nell’accertamento della verità.

 

Aspetti conclusivi

     Gli effetti sono imprevedibili, quando si confondono gli «ambiti vitali» (Sitz im Leben), in cui sono inserite alcune affermazioni. Per esempio, prendendo un argomento non controverso fra me e il mio interlocutore, se si cita il comandamento «tu non uccidere» per avvallare la tesi che non bisogna difendersi da un esercito aggressore e si introducono al riguardo citazioni esterne che avvallano tale tesi, non è detto che si affermi la verità su tale soggetto; anzi, si può scoprire che tale comandamento regolava l’ambito interpersonale nella quotidianità, mentre esisteva nella Torà una «legge bellica» che regolava l’aspetto particolare. I due «ambiti vitali» sono dissimili sebbene trattino un argomento simile. Si possono fare liste di citazioni di famosi rabbini e di altri studiosi a favore e contro l’argomento se in guerra si possa uccidere o meno, ma se si trascura la «legge bellica» della Torà, si farà dire al comandamento «tu non uccidere» ciò che si vuole. Similmente le parole di Gesù in Mt 6 e le osservazioni dei rabbini sui vari modi di comportarsi della gente riguardo alla legge sulle primizie appartengono a due distinti «ambiti vitali» e, come tali, possono non avere nulla a che fare l’uno con l’altro.

     Alla fine di questa discussione, devo asserire che il mio interlocutore non mi ha convinto. Mi sarei aspettato delle prove più solide. Ritengo quindi che il lettore greco nel mondo ellenista capisse perfettamente quanto Gesù disse in questi versi, senza filtri culturali giudaici e senza dover conoscere le norme sulle primizie e le interpretazioni rabbiniche al riguardo. Per lui era chiaro che Gesù contrapponeva una coscienza «semplice» (schietta, onesta) a una «malvagia»; l’occhio esprime il rapporto di tale coscienza verso il mondo esterno e tutto il suo essere verrà influenzato da tale rapporto. L’evangelista Matteo non fece nulla per spiegarlo ulteriormente; tutto doveva essere già chiaro così.

 

Due tesi a confronto su Matteo 6,22-23 (3)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Mt6,22s_supposizioni2_MT_AT.htm

27-06-2007; Aggiornamento: 26-05-2010

 

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