Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Matteo, l’evangelista dei giudei

 

Interpretazione biblica

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Nello stesso libretto sono contenute le domande per lo studio e il dizionarietto, dove trovare le risposte.

   Ecco le parti principali della parte di studio:
■ Introduzione all'Evangelo di Matteo
■ Nascita, battesimo e tentazione (Mt 1,1-4,11)
■ Attività in Galilea (Mt 4,12-16,12)
■ Istruzione dei dodici (Mt 16,13-18,35)
■ Viaggio verso Gerusalemme e ultimi giorni in essa (Mt 19-25)
■ Crocifissione e risurrezione (Mt 26-28).

 

Inoltre ci sono, tra altre parti, anche le seguenti:
■ Dizionarietto
■ Guida allo studio personale e di gruppo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DUE TESI A CONFRONTO SU MATTEO 6,22-23 (1)

 

 di Argentino Quintavalle - Nicola Martella

 

1. Le tesi (1) {Argentino Quintavalle}

2. Obiezioni e osservazioni (1) {Nicola Martella}

 

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Quanto segue è l'efflusso di un tema di discussione dal titolo Parlando di traduzioni, lingue bibliche e mentalità ebraica. In esso Argentino Quintavalle ha fatto continuamente riferimento a un «sottotesto ebraico», al quale bisognerebbe risalire, per capire quello greco. La sua tesi ricorrente e conclusiva è questa: «E quindi riaffermo che i greci non avrebbero potuto capire gran parte delle Scritture se non c’era qualche ebreo che gliele spiegava». In tale contributo mi ha lanciato anche una sfida personale riguardo a Mt 6,22s: «Nicola ha detto che le mie sono delle mere supposizioni, ebbene io ripeto l’invito a provare a spiegare, tanto per cominciare, il brano sopra citato, e poi vedremo se sono mere supposizioni». Non mi resta altro da fare che assecondare le sue argomentazioni e rispondere a esse.

   Come il lettore potrà constatare, si tratta di un'importante lezione di ermeneutica, ossia d'interpretazione corretta del testo biblico.

 

 

1. La tesi (1) {Argentino Quintavalle}

 

Mt 6,22s legge: «La lampada del corpo è l’occhio; se dunque l’occhio tuo è puro, tutto il tuo corpo sarà illuminato, ma se l’occhio tuo è viziato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso».

     «Se l’occhio tuo è puro» è un detto ebraico che significa «se tu sei generoso», ma i nostri traduttori non hanno riconosciuto quest’idioma ebraico. La Bibbia di Gerusalemme traduce «occhio chiaro»; la Ricciotti «occhio semplice»; la Riveduta «occhio sano»; la Nuova Riveduta «occhio limpido»; la Nuova Diodati «occhio puro». Ma nessuno di questi significati ha molto senso in questo particolare contesto.

     Chiediamoci anche: cosè un «occhio viziato»? In ebraico, avere un «occhio viziato», significa essere avaro — proprio come avere un «occhio puro» significa essere generosi. Gesù sta mettendo in guardia contro la mancanza di generosità. Questo s’adatta perfettamente al contesto: «Perché dovè il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Mt 6,21). «Voi non potete servire a Dio e a mammona» (Mt 6,24).

     Questo è solo un piccolo esempio, ma spero ora d’aver chiarito cosa volevo dire con gli articoli precedenti. Ci sono molte altre espressioni, nei testi greci degli Evangeli sinottici, che derivano da idiomi ebraici la cui interpretazione è andata persa man mano che ci si è allontanati dalle radici.

 

 

2. Obiezioni e osservazioni (1) {Nicola Martella}

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Partiamo dalla traduzione riportata sopra dal mio interlocutore. L’espressione al singolare «occhio puro» non esiste in ebraico. Ricorre comunque quella al plurale. Qui «puro» non significa mai «generoso».

     Secondo Elifaz di Teman per Dio i «suoi santi, i cieli non sono puri agli occhi suoi» (Gb 15,15); similmente si parla della luna, delle stelle e dell’uomo (Gb 25,5s). Ai suoi occhi sono pure le parole benevole (Pr 15,26).

     Il verso più importante, in cui ricorre direttamente l’espressione deputata è Hb 1,13: «Tu, che hai gli occhi troppo puri per sopportare la vista del male, e che non puoi tollerar lo spettacolo dell’iniquità, perché guardi i perfidi, e taci quando il malvagio divora l’uomo ch’è più giusto di lui?». È chiaro che qui sarebbe ridicolo intendere «occhi troppo generosi».

     L’unico luogo in cui tale espressione ricorre nella Bibbia — se viste anche alla luce delle altre — non ha nulla a che fare col tema generosità e avarizia! Perché dovrebbe avere un altro significato in Mt 6,22s. Qui l’espressione «se l’occhio tuo è puro» può benissimo significare semplicemente «se l’occhio tuo non è contaminato dal male». L’avarizia è solo uno di tali mali o vizi.

 

2.  APPROFONDIAMO LA QUESTIONE

 

I termini greci

     ■ Il primo termine greco (tradotto sopra con «puro») è in effetti haplous e significa sempre «integro, sano, normale» se applicato a occhio. La Vulgata tradusse con simplex «semplice». I significati di base sono «semplice, singolo, schietto, ingenuo, franco, sincero, onesto, naturale». Il termine ricorre nel NT solo in Mt 6,22 e Lc 11,34. L’avverbio corrispondente haplōs «semplicemente, schiettamente, sinceramente», ricorre solo in Gcm 1,5.

     ■ Il secondo termine greco (tradotto sopra con «viziato») è in effetti ponēròs e significa sempre «malvagio, cattivo»; la Vulgata tradusse con nequam «iniquo». I significati di base sono «sofferente, sfortunato, grave, penoso, cattivo, inutile, abbietto, di bassa lega, malvagio, perverso, triste». Come aggettivo sostantivato viene a designare o un uomo malvagio o addirittura il diavolo (il maligno). Il termine ricorre nel NT in modo così spesso che la lista sarebbe lunga, ma mai come sinonimo di avaro e derivati.

 

Verifica biblica

     ■ Generoso e avaro?: I termini «occhio / occhi» e «generoso» e derivati non ricorrono mai insieme. L’unico luogo in cui nelle traduzioni ricorre il termine «generoso» in italiano non ha a che fare con gli occhi e in ogni modo in greco c’è eughenēs «nobile [d’animo]». I termini «occhio / occhi» e «avaro» e derivati non ricorrono mai insieme.

     ■ L’occhio innocente: Si tratta dell’occhio esercitato al bene, alla sincerità e all’onestà. Denota una persona semplice, schietta, franca e sincera che conserva una buona coscienza.

     ■ L’occhio maligno: Si tratta dell’occhio esercitato al male e alla malignità. Denota una persona cattiva e malvagia che ha pervertito la sua coscienza. Si parla di «occhi alteri» (Pr 6,17) e di «chi chiude gli occhi per macchinare cose perverse» (Pr 16,30).

 

Una corretta traduzione

     Traduciamo quindi correttamente Mt 6,22-23a: «La lampada del corpo è l’occhio. Se dunque l’occhio tuo è integro, tutto il tuo corpo sarà luminoso, ma se l’occhio tuo è malvagio, tutto il tuo corpo sarà tenebroso».

     Si noti che il termine greco fōteinòs significa «luminoso, lucente, raggiante». In effetti una coscienza buona e schietta rende la persona raggiante, appagata e felice. Il termine greco skoteinòs significa «tenebroso, cupo, oscuro». In effetti una coscienza cattiva e perversa rende la persona cupa, dura, tenebrosa.

 

Luce e tenebra

     Nella seconda parte del verso 23 Gesù disse: «Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto [sarà] grande la tenebra!». Questa è la spiegazione di ciò che era forse un’espressione proverbiale. Il contrasto è qui tra «luce» e «tenebra», come in numerosi altri brani biblici, e non tra «generosità» e «avarizia».

     Il termine «luce» è spesso associato a Dio e alla vita in comunione con lui, mentre «tenebre» è una delle illustrazioni per il diavolo, della vita lontana da Dio e del destino dopo il giudizio.

 

3.  ALCUNE CONCLUSIONI

     Il mio interlocutore afferma che «se l’occhio tuo è puro» e «se l’occhio tuo è viziato» sono detti ebraici che significano rispettivamente «se tu sei generoso» e «se tu sei avaro». Nel dizionario d’ebraico e aramaico biblici che possiedo non c’è nulla di simile. Mt 6,22s può stare benissimo tra il v. 21 e il v. 24, senza dover significare ciò che si sostiene. L’occhio è lo specchio del cuore e della coscienza: dove essi sono schietti e semplici, serviranno Dio (v. 24a) e confideranno nella provvidenza di Dio (vv. 25ss); dove essi sono malvagi, cercheranno di assicurarsi la propria vita arricchendosi (vv. 19-21) e faranno della ricchezza (mammona) il loro obiettivo primario (v. 24b), a qualunque costo.

     Sembra come se Paolo, scrivendo a Timoteo, facesse una specie di commento a queste parole di Gesù, intrecciando le intenzioni del cuore alle scelte di vita e contrapponendo la «via della devozione» a quella dell’arricchimento: «Or la pietà con animo contento del proprio stato, è un grande guadagno; 7poiché non abbiamo portato nulla nel mondo, perché non ne possiamo neanche portar via nulla; 8ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti. 9Ma quelli che vogliono arricchire cadono in tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste concupiscenze, che affondano gli uomini nella distruzione e nella perdizione. 10Poiché l’amore del danaro è radice d’ogni sorta di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono trafitti di molti dolori. 11 Ma tu, o uomo di Dio, fuggi queste cose, e procaccia giustizia, pietà, fede, amore, costanza, dolcezza» (1 Tm 6,6-11).

 

Due tesi a confronto su Matteo 6,22-23 (2)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Mt6,22s_supposizioni1_Mt.htm

27-06-2007; Aggiornamento: 26-05-2010

 

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