Una lettrice ci ha presentato le seguenti questioni.
Caro Nicola, […] in questo periodo ho avuto un gran pensare riguardo a una
domanda posta da uno dei bimbi della chiesa. Lui ha domandato all’anziano,
durante la scuola domenicale, se «Adamo poteva respirare sott’acqua» (a
mio avviso, è una domanda grandiosa!), partendo dal presupposto che nell’Eden
l’uomo fosse, in qualche modo, immortale. Informazione questa che molti, senza
volere, diffondono come vera, e io stessa, non essendomici mai soffermata,
tendevo in qualche modo a credere.
Ora, rileggendo attentamente i primi capitoli della Genesi, mi è parso
ragionevole credere che, in effetti, la morte fosse già esistente e in
qualche modo conosciuta dall’uomo (quando il serpente ne parla con la donna ad
esempio, lei capisce cosa vuol dire), solo non mi spiego come fosse possibile.
Voglio dire: l’uomo poteva morire, magari dopo un numero lunghissimo d’anni,
senza la sofferenza che accompagna il declino del corpo, senza mai ammalarsi,
magari addormentandosi serenamente, ecc. Ma è possibile? Non è troppo
irragionevole? E dopo cosa sarebbe accaduto? Si rialzava da qualche altra parte?
Mi rendo conto che queste sono, probabilmente, domande destinate a non avere
risposta concreta, quindi ho contentato i miei dubbi su un altro elemento: la
presenza dell’albero della vita (soprattutto in contemporanea a quello
della conoscenza del bene e del male) nel Giardino a che serviva?
Alcuni ritengono che l’albero della vita fosse una sorta di «fonte dell’eterna
giovinezza» capace di garantire all’uomo una sorta di «vita eterna» di fatto, ma
a me la cosa quadra poco (e fa anche un po’ ridere, a pensare che ne dovessero
usufruire periodicamente, soprattutto considerando che magari nemmeno si
sentivano mai male...). Voglio dire: se uno mangiava di quel frutto poi restava
«sempre» vivo, giusto? Altrimenti perché Dio stesso avrebbe interdetto l’accesso
al Giardino all’uomo per paura che ne mangiasse e divenisse immortale (Gn
3,22-24), o ho capito male? Ma allora che ci stava a fare l’albero e perché era
vicino a quell’altro (roba che uno si sbagliava ed era rovinato), messi tutte e
due al centro del Giardino?
Come vedi non ci capisco nulla, e vorrei sapere se puoi farmi luce sulla
faccenda. Grazie mille! Ti mando un abbraccio… {Angelina Resina, ps.; 22
febbraio 2009}
Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito. |
■ 1. Che Adamo (unitamente a Eva) fosse «immortale»,
è una convenzione dottrinale diffusa, ma che non trova alcun appoggio esegetico.
Tutte le anime viventi, ossia coloro che hanno un corpo, sono mortali. L’unico
che ne è eccettuato è Dio. Il credo della chiesa primordiale recita: «Ora al
re dei secoli, immortale, invisibile, solo Dio, siano onore e gloria nei secoli
dei secoli. Amen» (1 Tm 1,17). Lo stesso Logos (Dio presso Dio), una volta
diventato carne, è divenuto mortale; infatti Gesù Messia morì sulla croce.
Come ho mostrato nell’opera
«Le
Origini 1-2», non si può per nulla dimostrare che almeno all’infuori
dell’Eden non vi sia stata la morte. Nello stesso embrione la
differenziazione degli organi e la separazione dei tessuti avviene mediante la
morte di certe cellule. Già per motivi statistici, se non ci fosse stata la
morte nell’ambito della flora e della fauna, ciò avrebbe portato in breve tempo
al collasso ecologico e alla distruzione di ogni vita sulla terra.
■ 2. Non solo Eva
sapeva che cos’era la morte, visto che non chiese meravigliata che il
«serpente» glielo spiegasse; capì pure la sua offerta di «non-morte» (così in
ebraico). Perché desiderare la «non-morte», se si era già immortali?
L’uomo stesso non era immortale (concetto inesistente nell’AT), ma «perpetuo».
Ossia le sue cellule avevano la possibilità di rinnovarsi, senza che l’organismo
invecchiasse. Questa però non era una qualità intrinseca all’organismo umano, ma
avveniva mediante l’accesso all’albero della vita (l’uomo poteva mangiare
di tutti gli alberi tranne solo quello della conoscenza del bene e del
male; Gn 2,16s). Tale albero conteneva probabilmente sostanze che «vaccinavano»
l’uomo contro l’ossidazione, le malattie e l’invecchiamento. Ancora dopo
l’allontanamento degli uomini dall’Eden, Adamo e i suoi discendenti vissero per
secoli. Poi tale «quintessenza» smise lentamente il suo effetto, e la sua
efficacia diminuì nei posteri.
■ 3. Tale albero non garantiva una «vita eterna»
(il concetto di «eterno» è estraneo all’AT), ma una «vita perpetua»,
ossia di età in età; chiaramente ciò valeva fintantoché tale sostanza veniva
assunta con una certa regolarità. Non bastava l’assunzione una tantum. Infatti,
dopo la ribellione primordiale, Dio impedì all’uomo di continuare a mangiarne
perché egli non vivesse in perpetuo (Gn 3,22ss). Bisogna leggere Gn 3,22ss («ne
mangi e viva in perpetuo»; sono verbi della continuità) alla luce di Gn
2,16s (tutti gli alberi meno uno).
A stare in mezzo al giardino era solo l’albero della vita (Gn 2,9),
quindi non ci si poteva sbagliare. Per dire all’uomo di mangiare tutti gli
alberi tranne uno, Dio ha caratterizzato l’albero della conoscenza del bene e
del male in modo particolare. Fu Eva a mettere l’albero proibito al centro della
sua attenzione, proprio in quanto tabù: ella non solo lo mise al centro
(psicologico, non fisico) del giardino, ma aggiunse una sedicente proibizione a
toccarlo! (Gn 3,3.6).
■ 4. Non dobbiamo pensare con sufficienza che le
cose cambieranno nel nuovo mondo, ossia che gli uomini saranno immortali
in sé stessi dopo la risurrezione della carne. Non solo Ezechiele (Ez
47,5-12), ma anche Giovanni parlò del fatto che sulla nuova terra l’albero della
vita assicurerà ai redenti tale «vita perpetua». «Mangiare dell’albero della
vita, che sta nel paradiso di Dio», sarà un privilegio dei redenti, come ha
promesso Gesù (Ap 2,7). Perché mangiarne, se si ha l’immortalità già inerente in
se stessi? L’uomo non sarà mai immortale, essendo questa prerogativa assoluta
del Creatore. 1 Corinzi 15 ci dice che cosa accadrà, l’Apocalisse come accadrà,
ossia mediante l’albero della vita. Infatti, si legge: «In mezzo alla piazza
della città e d’ambo i lati del fiume stava l’albero della vita che dà dodici
raccolti, e porta il suo frutto ogni mese; e
le foglie dell’albero sono per la
guarigione delle nazioni» (Ap 22,2). L’albero della vita permetterà,
mediante la sua assunzione, di rimanere in stato di guarigione o di salute. Di
tale «diritto all’albero della vita» se ne parla ancora, dichiarando felici i
redenti che lo avranno (v. 14). Tale privilegio non verrà riconosciuto ai non
redenti, ossia a chi mistificherà la verità della Parola di Dio (vv. 18s).
■ 5. Alla domanda del bambino se Adamo
potesse respirare sott’acqua, bisogna rispondere di no. Dio aveva distinto gli
esseri muniti di polmoni dai pesci, che hanno le branchie. Ci sono molte
domande che si potrebbero porre. Eva poteva ferirsi? Se Adamo saltava da 10
metri d’altezza poteva rompersi le ossa? Se teoricamente un enorme dinosauro
fosse mai collassato addosso all’uomo, avrebbe potuto morire? Io risponderei di
sì a tutte queste domande.
Una nota umoristica: Ce lo vedete un dinosauro buddista che spazza
dinanzi a sé, per non calpestare uno degli animaletti, e che avverte
continuamente tutti di spostarsi mentre passa? Io no. Se si pensa a quanti
miliardi di microorganismi ci sono in una zolla di terra e quanti insetti,
vermi, roditori, talpe e altri animali vivono appena sottoterra, m’immagino la
«strage degli innocenti» che poteva avvenire ogni qual volta si spostava un
colosso su due o quattro zampe.
Per gli
approfondimenti si vedano le seguenti opere:
■ Nicola Martella, «Le origini e la morte», Temi delle origini,
Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 307-311.
■ Nicola Martella, Esegesi delle origini.
Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006): per l’approfondimento dei singoli brani sopra menzionati.
►
C’era la morte fin dalle origini? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Morte_origini_Ori.htm
23-02-2009; Aggiornamento: 06-10-2010 |