Il lettore prende qui posizione riguardo al tema di discussione «
Esiste una differenza tra i peccati? Parliamone». A causa della sua specificità, della sua problematicità
e di un'adeguata risposta, ho preferito metterlo extra. Ritengo che il mio
interlocutore abbia il diritto di avere le sue opinioni su Matteo 18,6. In ogni
modo, ogni confronto dev'essere franco e rispettoso. |
1. Le tesi
{Leonardo Santis}
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È meglio suicidarsi o essere uccisi, piuttosto di scandalizzare?
Ciao, Martella, ogni tanto ti leggo. Sono un cristiano evangelico fedele alla
Bibbia, frequento una chiesa evangelica semplicemente cristiana,
adenominazionale.
Tu e Spedicato avete fatto un grave errore esegetico.
■ «Scandalizzare
un bambino è ben peggiore che suicidarsi buttandosi in mare con una pietra al
collo!!!» (Spedicato).
■ «Ha ragione
questo lettore, professore dell’università di Bergamo, a ricordare
l’insegnamento di Gesù: è meglio suicidarsi che dare «occasione di
peccato a uno di questi piccoli» (Mt 18,6)
o sedurre un minore» (Martella).
A vostro avviso Gesù avrebbe parlato di suicidio. È falso. Il brano che hai
citato si trova ben due volte nella Bibbia:
■ Mc 9,42 «E chiunque avrà
scandalizzato uno di questi piccoli che credono, meglio sarebbe per lui che
gli fosse messa al collo una macina
da mulino e fosse gettato in mare».
■ Lc 17,2 «Sarebbe meglio per lui
che una macina da mulino gli fosse
messa al collo e
fosse gettato nel mare, piuttosto
che scandalizzare uno solo di questi piccoli».
Si tratta quindi non di suicidio, ma d’essere uccisi per annegamento.
Leggetela meglio la Bibbia, per cortesia. È tipico dei falsi profeti torcere le
Scritture e mentire, come dice 2 Pt 3,16. {2 aprile 2009}
2. Osservazioni e obiezioni
{Nicola Martella}
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Visto che Leonardo è un «cristiano evangelico fedele alla Bibbia», dovrebbe
prima di tutto guardarsi dall’attribuire a qualcuno cose del genere: «È tipico
dei falsi profeti torcere le Scritture e mentire»; poiché così dà a intendere
che non ha capito che cosa sia un «falso profeta». Al singolare «falso
profeta» indica un mago At 13,6; ha in sé spiriti immondi Ap 16,13;seduce con
miracoli per far adorare idoli Ap 19,20; al plurale i «falsi profeti» sono «lupi
rapaci» e fanno frutti cattivi Mt 7,15ss; seducono la gente con insegnamenti
contrari alla «sana dottrina» anche compiendo gran segni e prodigi Mt 24,11.24;
introducono come falsi insegnanti di soppiatto eresie di perdizione e rinnegano
il Signore 2 Pt 2,1. I falsi maestri predicano in genere un altro Cristo, un
Evangelo diverso e sono mossi da un altro spirito (Gal 1,8s; 2 Cor 11,3s). Pensi
veramente che io abbia fatto una di queste cose?
Se egli ritiene d’aver ragione, ha peccato di superbia, non indicando con
umiltà al suo prossimo quello che ritiene essere un errore, anzi un «grave
errore esegetico». «Venuta la superbia, viene
anche l’ignominia; ma la sapienza è con gli umili» (Pr 11,2). Usando il suo
metodo, devo asserire che non ha la «sapienza che
viene da alto», poiché essa «prima è pura;
poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza
parzialità, senza ipocrisia» (Gcm 3,17). Ha usato invece una sapienza piena
di carnalità (v. 16), visto che non ha usato «amore in verità» e viceversa (Ef
4,15). Infatti un «grave errore esegetico» è quello che compromette
un’importante dottrina della fede, ad esempio una che riguarda la salvezza o la
perdizione.
Non si scrive con quel tono a qualcuno che neppure si conosce. Ciò manca
di buona creanza, oltre che d’amore cristiano. E dare del «falso profeta» a
qualcuno per una cosa così marginale, è vergognoso. Tanto più che il mio sito
(oltre alle mie pubblicazioni) combatte menzogne e falsi profeti d’ogni tipo. È
quindi veramente un «cristiano evangelico fedele alla Bibbia»? Allora metta
dapprima in pratica il «frutto dello Spirito» (Gal 5,22).
Invece di sparare subito con un cannone sui passeri, avrebbe fatto bene a
presentare con umiltà quello che lui ritiene essere un problema, lasciando
aperte una possibilità di maggiore verifica e di confronto. Poi, che egli abbia
ragione o meno, avrebbe fatto bene ad informarsi in modo più approfondito
riguardo a che cosa c’è veramente nel testo greco e quali possibilità
permette. L’unica cosa che ha fatto è citare due versi del NT, senza portare
prove testuali ed esegetiche reali (che cosa c’è nel testo greco? che cosa
dicono i vari esegeti su tale brano? e così via).
Per sua informazione e per permettergli di valutare meglio le cose, traduco
letteralmente Mt 18,6 dal greco (quindi non si trova solo
due volte nel NT, ma tre!): «Ma
chi dà occasione di peccato a uno di questi piccoli [o minimi], che credono in
me, per lui sarebbe conveniente che una macina d’asino fosse appesa al suo collo
e che fosse inabissata in mare aperto». Qui il testo greco non dice
esplicitamente chi compie l’azione, ma viene solo descritta quest’ultima, la
quale ha poi la macina (non l’uomo) come unico soggetto grammaticale in ambedue
le proposizioni coordinate.
Il
parallelo con i versi che seguono danno a intendere che è possibile che la
stessa persona compia l’azione: «Ora, se la
tua mano o il
tuo piede
ti è occasione di peccato,
tu mozzali e gettali via da te»
(v. 8; v. 9 l’occhio). Lo stesso vale anche per Mc 7,42 e Lc 17,2 nel loro
contesto.
Esiste anche una questione di logica in tutto il contesto, come egli ha
formulato nel titolo «È meglio suicidarsi o essere uccisi, piuttosto di
scandalizzare?». Si può ritenere che si tratti di un’azione preventiva, con cui
una persona, tentata di dare una grave occasione di peccato a qualcuno, atto con
cui si rovinerebbe la vita altrui, la impedisce facendo un’azione drastica verso
se stesso (suicidio). Se così non fosse, come fanno gli altri a sapere che
accadrà un tale crimine e a mettere a morte tale persona preventivamente
sull’interpretazione delle intenzioni? Nessuna legislazione antica e
moderna mette a morte qualcuno preventivamente, mettendogli al collo una macina
e inabissandolo in mare, per farlo affogare, per impedire così che possa
eventualmente nuocere agli altri; ciò non accade neppure se qualcuno chiede lui
stesso di essere ucciso, perché teme di poter commettere qualcosa di grave agli
altri. Tutt’al più viene preso per pazzo e viene rinchiuso per non fare male a
se stesso e per essere curato.
Sono tutti eretici gli esegeti che, partendo dal testo originale, hanno
interpretato tale verso nel suo contesto nel senso del suicidio? Pur a voler
consentire che sono aperte tutte e due le possibilità (suicidio e omicidio), si
può attribuire a qualcuno di essere un falso profeta, uno che mente e che torce
le Scritture per un dettaglio del genere? È così che agisce un «cristiano
evangelico fedele alla Bibbia»? È questo l’insegnamento che dà «una chiesa
evangelica semplicemente cristiana, adenominazionale»? (a parte il fatto che se
è evangelica, non è adenominazionale). Ammetto semplicemente
la mia preoccupazione.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Matteo18-6_suicidio_omicidio_UnV.htm
02-04-2009; Aggiornamento:
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