Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Il Levitico 1

 

Interpretazione biblica

 

 

 

 

Il Levitico — Libretto di studio:

   Dopo le istruzioni d’uso e l’introduzione generale, seguono le domande sul testo, che rimarcano le parti principali del Levitico:
■ I sacrifici (Lv 1-7)
■ Il sacerdozio (Lv 8-10)
■ Purificazione del popolo (Lv 11-15)
■ Giorno della riconciliazione (Lv 16)
■ Ordinamenti per il popolo (Lv 17-20)
■ Ordinamenti per il sacerdozio (Lv 21-22)
■ Ordinamenti per le feste (Lv 23-24)
■ Ordinamenti per il paese (Lv 25-26)
■ Appendice: voti e decime (Lv 27).

 

Il Levitico — Libretto di testo

   Si tratta di una traduzione letterale che ricalca da vicino l’ebraico e che è strutturata secondo le parti evidenti del libro. Può risultare molto utile per chi vuole studiare il Levitico in modo profondo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Il Levitico 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’INTERPRETAZIONE BIBLICA

 

 di Nicola Martella

 

Quali sono i principi esegetici da tener presente, quando si affrontano questioni non chiaramente trattate dalla Bibbia? (p.es. il «fumo», la masturbazione, gli anticoncezionali).

     ■ La tentazione della versettologia: Per prima cosa bisogna resistere alla facile tentazione di arrivare a conclusioni affrettate, partendo da una lista di versetti tolti dal loro contesto. Tale «versettologia» si usa spesso per accreditare le proprie convinzioni e per dichiararle come «bibliche». In tal modo, però, si può «dimostrare» tutto e il suo contrario; ad esempio, si affermerà che il sabato sia obbligatorio per i cristiani del nuovo patto, oppure che lo sia la domenica; che la legge sia ingiuntiva per i cristiani gentili, oppure che non abbia più nessun significato.

 

     ■ La tentazione della proiezione: L’esegesi è l’analisi di un testo nel suo contesto naturale (storico, letterario, culturale, teologico) per risalire a ciò che l’autore originario intendeva dire veramente. È «l’effetto minatore». ● Al contrario, l’eisegesi è «l’effetto discarica»: si proietta nel testo opinioni non evidenti in esso, ma che si accreditano con la ripetizione e la convenzione. Così ad esempio, si afferma che tra Gn 1,1 e Gn 1,2 sia avvenuta la fantomatica caduta di Satana (gap theory o teoria restituzionista) [cfr. Nicola Martella, Esegesi delle origini, Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 31ss.], che Is 14,4-20 e Ez 28,1-19 parlino di tale caduta di «Lucifero» [cfr. ibid. pp. 35s], un personaggio inventato dalla Vulgata. ● Qui si potrebbero inserire le «grandiose» sovrastrutture dottrinali quali il dispensazionalismo (la storia ingabbiata in «dispensazioni») e la «teologia del patto unico» (il patto eterno di Dio si estrinsecherebbe nella storia di Dio con il suo popolo, Israele nell’AT e la chiesa nel NT, esautorando poi di fatto l'Israele storico). [Cfr. Nicola Martella, «I patti e gli altri approcci», Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 31-53.]

 

     ■ La tentazione dell’applicazione: Si passa dal testo, estratto spesso dal suo contesto naturale, all’applicazione che si vuole, pensando che essa sia parte del processo esegetico stesso. In tal modo, si proiettano nel testo significati che diventano evidenti solo a chi ce li pone o a chi si abitua a tale convenzione. Il metodo allegorico e quello deduttivo la fanno qui da maestro. Si pensi qui alla malsana interpretazione allegorica del Cantico dei Cantici, secondo cui Sulamita sarebbe, secondo i casi, la chiesa (Salomone sapeva già il «mistero» nascosto ai profeti!?), l’anima del credente, la monaca quale sposa di Cristo, eccetera. Ricordiamo che l’esegesi è una sola (il pensiero dell’autore originario), le applicazioni (legittime, verosimili e arbitrarie) possono essere molte e dipendono dalla situazione e dallo stato d’animo dei lettori.

 

     ■ La tentazione della riduzione: È evidente che gli scrittori del NT abbiano applicato in senso messianologico alcune parti dei salmi 8 e 22. Sarebbe però una grande riduzione pensare che un’analisi cristologica di questi testi esaurisca la loro portata. Infatti, tali salmi sono stati cantati per secoli nel tempio e nelle sinagoghe, sono stati oggetto d’investigazione prima e dopo Cristo. Esiste quindi l’esegesi normale di questi testi e l’applicazione messianologica che fecero gli autori del NT secondo i noti principi rabbinici «dal minore al maggiore» e «dal generale al particolare». Certamente si può addurre qui anche la «dinamica predizionale» con il «doppio riferimento», ma qui non è il posto per discutere questa possibilità. [Cfr. N. Martella, «Dinamica predizionale», Manuale Teologico dell’Antico Testamento, p. 138.]

 

     ■ Un esempio pertinente: Altrove abbiamo portato l’esempio del «figlio prodigo» (Lc 15,11ss), che qui riproduciamo. Questo testo faceva parte delle parabole del regno. L’esegesi corretta di questo brano ci porterà a concludere che Gesù intendeva Israele quale figlio (Es 4,22; Os 11,1) e Dio quale padre (Is 63,16; 64,8; cfr. Mt 6,9). Gesù invitava i Giudei di credere che Egli era il Messia promesso e ingiungeva loro di tornare per mezzo di Lui a Dio. I Giudei però rifiutarono Gesù quale Messia, quando venne e si presentò come il Re promesso. ● Se si vuole fare un’applicazione legittima di questa parabola, si converrà che essa può solo riguardare un credente che si è sviato dal Padre (Dio è Padre solo dei credenti!) e che è esortato a tornare a Lui. ● Certamente esistono anche applicazioni improprie di questa parabola, quando la si usa per predicare l’Evangelo ai non credenti. In tal caso, però, dov’è la coerenza teologica, secondo cui Dio è Padre solo di coloro che hanno già accettato Gesù quale Messia? Da un’errata applicazione del genere può nascere poi — come già succede — la falsa dottrina di una paternità universale di Dio (siamo tutti figli di Dio!?).

 

     ■ La ricerca di criteri biblici: Laddove gli scrittori della Bibbia non trattano per nulla un argomento (perché moderno; p.es. il «fumo») o lo fanno in modo oscuro per noi (perché distanti per storia, cultura dai destinatari primordiali; Gesù sceso negli inferi dopo la morte) o solo indirettamente (cfr. masturbazione, anticoncezionali), allora bisogna trovare «principi». A ciò aiutano l’analogia, risalire dal minore al maggiore o dal generale al particolare, eccetera. Si noti, però, che tali «criteri dedotti» rimangono principi orientativi e non sono pari all’esegesi. Tali principi e criteri sono spesso condizionati da chi li cerca (personalità, formazione culturale, appartenenza religiosa, ecc.).

 

     ■ Quando si pratica l’esegesi: Oltre a quanto detto sopra a proposito dell’esegesi, si fa bene a tener presente i seguenti aspetti. ● 1) La rivelazione è progressiva; ● 2) Ciò che è ordinato nell’AT non deve valere per forza nel NT e per i credenti delle nazioni (p.es. la circoncisione); ● 3) Nel NT vale non la Legge di Mosè, ma la «legge di Cristo» (1 Cor 9,21; Gal 6,2); ● 4) Non ci si può richiamare alla Legge di Mosè solo per ciò che ci aggrada: o si ubbidisce a essa in tutto (diventando cristiani giudei) o si diventa trasgressore della legge (Gal 5,3); ● 5) La decisione di At 15 per i credenti gentili è storica e fondamentale; ● 6) Per i cristiani gentili la legge mosaica non è ingiuntiva (altrimenti essi dovrebbero essere messi a morte per ogni trasgressione, per la quale essa prevede la pena capitale, ad esempio: la non circoncisione, la disattenzione dei sabati, le norme rituali, igieniche e alimentari), ma rimane orientativa del pensiero di Dio; ● 7) L’etica del nuovo patto si differenzia per principio da quella dell’antico patto (Rm 7,6; 2 Cor 3,6); ● 8) Che qualcosa venga comandato nel NT, non significa che valga automaticamente per tutti, ma può interessare solo singole categorie, esonerando altre: padri o madri, mariti o mogli, genitori o figli, padroni o servi, conduttori o membri di chiesa, eccetera. ● 9) E così via.

 

     ■ Quando una questione non è evidente: Dinanzi a un qualsiasi problema bisogna chiedersi, ad esempio, quanto segue: ● 1) È rivelato chiaramente nell’AT? ● 2) È rivelato chiaramente anche nel NT? ● 3) Se non è rivelato chiaramente, esiste un chiaro principio di analogia su cui basarsi? ● 4) Se non esiste un chiaro principio di analogia su cui basarsi, esistono altri criteri che si possono addurre? Sono essi universalmente riconosciuti validi dai cristiani? ● 5) Rientra ciò nella libertà cristiana individuale? (cfr. Rm 14,4; Gcm 4,12; cfr. 1 Ts 4,11). ● 6) Ha ciò a che fare con «l’etica della libertà e della responsabilità»? Si veda qui 1 Cor 6,12, dove Paolo mette le basi all’etica del nuovo patto: non tutto ciò che è lecito, è veramente utile, anzi potrebbe creare in me non una libertà maggiore ma una dipendenza («Ogni cosa m’è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa m’è lecita, ma io non mi lascerò dominare da cosa alcuna»). Lo stesso accade in 1 Cor 10,23s: non tutto ciò, che è lecito, è veramente utile né risulta positivo per la crescita (personale, di gruppo), anzi il mio vantaggio potrebbe significare il danno altrui («Ogni cosa è lecita ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita ma non ogni cosa edifica. Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi l’altrui»). ● 7) E così via.

     Inoltre, quando si affronta un certo problema di etica, si fa bene a non mischiare insieme aspetti del tutto diversi. Bisogna distinguere gli aspetti chiari della questione, risultanti da una corretta esegesi, dagli eventuali principi evinti mediante considerazioni generali, tratte dalla Bibbia. I primi hanno forza ingiuntiva, i secondi no, ma possono solo orientare il pensiero nella ricerca della volontà di Dio in una determinata questione. L’esegesi è chiara, se corretta, i principi evinti indirettamente possono basarsi su vari fattori posti a monte: sensibilità religiosa e culturale, collocazione geografica (p.es. Europa o Asia), consenso dottrinale e denominazionale, livello culturale, conoscenza biblica, conoscenza degli usi e costumi dei cristiani altrove, eccetera. Non bisogna negare tutto ciò; perciò c’è bisogno del confronto fra varie posizioni! Inoltre bisogna ribadire che una lista di versetti, tolti dal loro contesto, non ha forza probatoria.

 

     ■ L’onestà intellettuale: In certi casi è più onesto affermare: la Bibbia non tratta direttamente questo problema (masturbazione, «fumo», ecc.), ma questi potrebbero essere alcuni principi di analogia: 1); 2; 3)… ● È altresì onesto affermare: tali principi sono condivisi da certi (alcuni, molti, parecchi) credenti; altri dissentono per questi motivi: 1); 2; 3)…; ma la mia opinione è la seguente. Infatti, certi problemi etici si possono illuminare sufficientemente solo presentando tutta la gamma delle opinioni, altrimenti si inganna il lettore, che penserà che l’opinione dell’autore sia l’unica e incontrovertibile, anzi quella «biblica».

 

     ■ Attenzione agli argomenti scientifici: Non si fa mai bene a mischiare argomenti biblici e scientifici insieme, specialmente laddove la Bibbia non dice nulla di preciso al riguardo e dove le opinioni sono varie sulla questione. In tali casi è più onesto affermare: la Bibbia non tratta direttamente questo problema, ma i seguenti sono i risultati dell’indagine scientifica, medica, eccetera: 1); 2; 3)… Si tenga però presente che ciò che si afferma dev’essere basato su chiare investigazioni scientifiche, ossia su studi ampi e sufficientemente lunghi. In giro ci sono molte «bufale» e «leggende metropolitane» che si ritengono come scientificamente accertate, ma non lo sono. Ci si sinceri che quanto si afferma di «scientifico» non venga smentito da altri proprio con argomenti e prove scientifici.

     Seguendo questa «onestà intellettuale» ci guadagnano tutti: la verità, chi parla e chi ascolta.

 

Sulla «versettologia» cfr. Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 378s. Vedi qui anche «Ermeneutica», p. 155; «Interpretazione deduttiva», p. 193.

 

La ragione delle cose {Nicola Martella} (A)

Sovrastrutture dogmatiche e calvinismo {Nicola Martella} (D)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Interpretazione_biblica_Lv.htm

24-04-2007; Aggiornamento: 05-03-2010

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce