Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

NT: Persone e contingenza

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IDEALIZZARE LA CHIESA DI GERUSALEMME?

 

 di Alessio Pancani - Nicola Martella

 

Ogni tanto mi viene sotto gli occhi uno scritto che idealizza la chiesa di Gerusalemme, ch viene presa come sedicente luminoso modello per un cristianesimo autentico. Che in tale assemblea non tutto era rose e fiori, sfugge a parecchi. L’occasione di questo articolo mi è fornito da uno scritto di Alessio Pancani, in cui non si comprende se riporta le sue convinzioni o quelle di F.E. Marsh, che egli appoggia. Lo riporto così com’è. Le mie osservazioni, che seguono, vanno oltre a questo scritto.

 

1.  CRISTIANESIMO A CONFRONTO (Alessio Pancani): Mettendo a confronto la chiesa primitiva con lodierno cristianesimo, F.E. Marsh propone un quadro piuttosto amaro, ma disgraziatamente troppo spesso esatto, del parallelo che esiste fra queste due realtà.

     «La moltitudine di quelli che avevano creduto era dun sol cuore e di unanima sola; non vi era chi dicesse sua alcuna delle cose che possedeva ma tutto era in comune tra di loro. Gli apostoli, con grande potenza, rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù; e grande grazia era sopra tutti loro. Infatti non cera nessun bisognoso tra di loro; perché tutti quelli che possedevano poderi o case li vendevano, portavano limporto delle cose vendute, e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi, veniva distribuito a ciascuno, secondo il bisogno» (Atti 4,32-35).

     Seguendo il cristianesimo moderno, questo passo, oggi, potremmo leggerlo così: «E la moltitudine di quelli che avevano creduto era di cuore piccolo e di molteplici sentimenti; ognuno dichiarava che tutte le cose, che possedeva, erano sue e non avevano niente in comune fra di loro. Rendevano testimonianza con debolezza e poche erano le benedizioni, che giungevano su di loro. Grande era legoismo di tutti, mancavano damore: perché tutti quelli, che possedevano poderi ne acquistavano altri e a volte ne portavano una piccola parte per il bene comune, così i loro nomi erano scritti sui giornali ed erano pubblicamente encomiati, secondo i loro desideri». {20-08-2015; formattazione nostra}

 

2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella): Chiaramente anche in tale confronto fra la chiesa di Gerusalemme e il cristianesimo attuale c’è qualcosa di vero. Tuttavia, pensare che

l’esperienza gerosolimitana fosse quella nonplusultra, che bisogna assolutamente raggiungere, per essere veramente «biblici», è un abbaglio e un errore. Esperienze storiche non si possono ripetere, mancando le medesime circostanze di partenza. Inoltre, con tale tesi si fa impallidire e si svaluta ogni iniziativa veramente praticabile oggigiorno. A ciò si aggiunga che in qualche modo si suggerisce che i problemi delle chiese odierne siamo soprattutto di carattere economico e che, se se si realizzasse nuovamente tale «cassa comune», tutti i problemi ecclesiali si risolverebbero.

     Lassemblea messianica non si può ridurre alle esperienze temporanee dei credenti giudaici di Gerusalemme. Essi agirono così non per idealismo collettivistico della proprietà, ma perché pensavano che il Messia dovesse arrivare nel giro di mesi, o almeno di 

 

pochi anni. Che sarebbe successo, quando le ultime case e gli ultimi poderi fossero stati venduti e il ricavato fosse stato «distribuito a ciascuno, secondo il bisogno»? Tardando il Messia, in effetti tale sistema portò in breve tempo allimpoverimento dellintera chiesa; appena arrivò la carestia, tali credenti giudei ebbero bisogno del sostegno dei credenti gentili (At 11,29s). Paolo e la sua squadra misero in moto una grande organizzazione, che coordinasse la raccolta dei fondi; alcune epistole di Paolo ci parlano di tale impresa e della sua opera di persuasione (Rm 15,25ss.31; 2 Cor 8,1-8; 9,1-15). L’esperimento storico, quantunque nobile, poiché motivato dalla vicina parusia del Signore, divenne fallimentare a tutti gli effetti. Ciò che restò, fu un ideale, che si può realizzare in altro modo.

     Infatti, nelle epistole troviamo altri modelli, che rispettavano la proprietà privata dei credenti (Fil 2,4) e, allo stesso tempo, promuovevano la loro responsabilità verso lopera del Signore, sostenendo i servitori del Signore (Fil 4,10.15s). Ad esempio, al tempo del NT c’era una grande ospitalità pratica tra i credenti, che permetteva ai servitori itineranti di spostarsi di comunità in comunità, per portare l’insegnamento del Signore (Tt 3,12ss; 3 Gv 1,5-8), oppure permetteva ai missionari di farvi tappa per raggiungere altre zone senza Evangelo (Rm 15,18-24.28).

     La storia della chiesa è piena di modelli allora attuali e confacenti, per vivere una vita santa insieme come corpo di Cristo in un certo luogo. I missionari e le chiese hanno creato scuole, ospedali, infrastrutture economiche e sociali e quant’altro. Il problema non è che le chiese non assomiglino a quella di Gerusalemme (anch’essa aveva enormi problemi), ma che i credenti odierni si siano impantanati nel materialismo e abbiano smesso di vivere nella «tensione escatologica», ossia di aspettare veramente e concretamente il Signore, che viene, e di assoggettare il resto a tale obiettivo.

     L’importante non è realizzare il «collettivismo dei beni» della chiesa di Gerusalemme, ma combattere in se stesso il materialismo, cercando prima il regno di Dio e la sua giustizia (Mt 6,33). Poi, ogni assemblea locale cercherà le forme di sociologia ecclesiologica più conformi al suo tempo, ai suoi bisogni, alla sua cultura e al suo contesto.

 

Mi fermo qui e lascio ai lettori ulteriori approfondimenti riguardo ai vari e seri problemi, che affliggevano l’assemblea di Gerusalemme. Essa esprime un certo ideale, ma non bisogna farne un paradigma di chiesa biblicamente idealizzato e irrinunciabile.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Idealiz-Gerus_Avv.htm

25-08-2015; Aggiornamento:

 

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