Un lettore ci ha presentato le seguenti questioni.
Caro Nicola, pace del Signore. Mi permetto di porti una domanda che da tempo mi
frulla nella testa. Vado subito al punto.
■ 1. Nella Parola di Dio troviamo che i due discepoli di Emmaus
riconobbero Gesù solo «nello spezzare il pane». Non sono mai riuscito a capire
il perché. Da cosa lo riconobbero? Non capisco se Gesù fece un gesto particolare
o perché magari prima aveva ringraziato il Padre.
■ 2. Poi non capisco perché dopo la resurrezione i «suoi» non lo hanno
riconosciuto: Maria, i discepoli...
■ 3. Un’ultima cosa, scusa ancora, perché non si fece toccare da Maria,
ma dopo chiese a Tommaso di farlo.
Scusa il disturbo, ma sono domande che da anni non hanno trovato alcuna
soluzione. Ti ringrazio di cuore per la tua disponibilità. Un abbraccio nel
nostro amato Gesù Cristo. {Marco Baiesi; 23 giugno 2009}
Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito. |
1. I DISCEPOLI DI EMMAUS:
Sorvolo qui sul fatto curioso che alcuni cristiani usino il brano dell’incontro
di Gesù con i discepoli di Emmaus e il fatto che egli abbia rotto il pane con
loro (Lc 24), per parlare della «cena del Signore». Ci si immagini dei seguaci
sconfitti e delusi che si mettevano a celebrare la cena del nuovo patto con uno
sconosciuto!
Questi discepoli in pieno lutto per la morte di Gesù, invitarono tale eloquente
sconosciuto a pernottare da loro (Lc 24,28s). Avendo riconosciuto in lui
un’autorità in campo scritturale (vv. 25ss), gli diedero l’onore di fare la
benedizione prima del pasto; infatti è scritto: «E quando [Gesù] si fu messo
a tavola con loro, prese il pane, lo benedisse, e spezzatolo lo dette loro»
(v. 30). Solo a quel punto lo riconobbero (v. 31) e cioè «nello spezzare il
pane» (v. 35), ossia nella gestualità e nella coreografia particolare che
accompagnava la preghiera di ringraziamento e l’atto di fare il pane a pezzi e
di porgerlo agli altri. Era un gesto che essi avevano visto fare tante volte,
essendo quotidiano; e il modo con cui lo fece Gesù si era impregnato
profondamente nella mente.
2. GESÙ NON RICONOSCIUTO:
La fine tragica di Gesù rappresentò un grande trauma per i suoi seguaci,
la fine di tante speranze e ideali. Il profondo lutto mutò la percezione delle
cose. Nella cultura orientale il lutto era normalmente accompagnato, in modo
personale e collettivo, da profonda prostrazione, pianto, strepiti, digiuno
prolungato, disperazione, desiderio di voler morire, eccetera (cfr. Gb 2,11ss).
Riguardo ai discepoli si aggiungevano elementi come delusione esistenziale,
percezione di ideali traditi (Lc 24,21), paura di essere perseguitati, mancanza
di prospettiva, e così via.
In tutto ciò la mente classifica le cose che percepisce secondo ciò che
si aspetta, rimuovendo le informazioni contrarie. Che le nostre percezioni non
corrispondano sempre alla realtà dei fatti, è stato mostrato in tanti
esperimenti scientificamente controllati. Noi diamo sempre una lettura
soggettiva, parziale e selettiva di ciò che accade intorno a noi; non percepiamo
dettagli che riteniamo irrilevanti. Dieci testimoni dello stesso evento (p.es.
un incidente), lo vivranno con dieci punti di vista, atteggiamenti mentali,
capacità percettiva, intensità emozionale, attese e valutazione; il loro
racconto coinciderà in molti punti principali, ma non in tutti i dettagli.
Ad esempio, i segnali che arrivarono alla mente del cieco Isacco erano
contrastanti: «La voce è la voce di Giacobbe; ma le mani sono le mani d’Esaù»
(Gn 27,22). Imbrogliato dal figlio Giacobbe, Isacco interpretò gli elementi a
sua disposizione secondo le sue attese: le mani pelose al tatto (v. 23) e
l’odore dei vestiti tipico di Esaù (vv. 26s), e ciò sovrastò il fatto che la
voce fosse di Giacobbe (v. 22). Di un camuffamento si parla anche a proposito di
un
discepolo dei profeti che, per parlare col re Achab, si fece percuotere da
un suo collega e si mise una benda (1 Re 21,37ss); il re lo riconobbe solo dopo
che questi si fu tolto la benda (v. 41).
Una percezione alterata della realtà avviene, per altro modo, con l’assunzione
di sostanze tossiche come alcool, stupefacenti o psicofarmaci. A chi si
ubriaca il sapiente disse, tra altre cose: «I tuoi occhi vedono stranezze, e
il tuo cuore proferisce cose sconnesse. […] Dirai: Se mi hanno picchiato... non
mi fa male; se m’hanno percosso... non me ne rendo conto» (Pr 23,33.35).
Ritorniamo ai
discepoli di Emmaus, dopo la morte di Gesù. In tale situazione i
discepoli non assistettero solo a un fatto increscioso, ma a una catastrofe che
li coinvolgeva profondamente. La loro mente era in uno stato alterato. Per
questo è scritto che «gli occhi loro erano così impediti da non riconoscerlo»
(Lc 22,16). Solo quando arrivarono alla mente i segnali forti di un ricordo
abituale, «gli occhi loro furono aperti, e lo riconobbero» (v. 31).
Lo stesso vale anche per Maria Maddalena che stava fuori del sepolcro e
piangeva (Gv 20,11.13.15); ella «vide Gesù in piedi, ma non sapeva che era
Gesù» (Gv 20,14) e non lo riconobbe neppure quando le parlò (v. 15). Maria
pensava che fosse l’ortolano e la sua unica preoccupazione era quella di
ritrovare il corpo di Gesù per riportarlo nel sepolcro (v. 15). Solo quando Gesù
la chiamò per nome e nel modo usuale (tono, intensità, cadenza), allora ella lo
riconobbe e lo chiamò anch’ella nel modo usuale (v. 16).
Anche il
resto dei discepoli, quando Gesù si presentò, credevano all’inizio che si
trattasse di uno spirito (Lc 24,36ss), poiché un’apparizione di Gesù vivente non
corrispondeva alle loro attese. Ciò che non può essere secondo le nostre attese,
deve avere un’altra spiegazione, come suggerisce la mente.
3. GESÙ (NON) SI FECE TOCCARE:
Ecco alcune riflessioni preliminari che si possono fare per addivenire alla
verità. Bisogna distinguere la scena privata (con Maria Maddalena; Gv 20,14ss)
da quella pubblica (con i discepoli; v. 20). Bisogna altresì distinguere gli
aspetti morali: a un Giudeo era proibito di farsi toccare in alcun modo da una
donna, che non fosse sua moglie, e tanto più in un luogo pubblico. Inoltre Maria
non aveva alcun dubbio sulla presenza reale di Gesù, ma così non fu con i
discepoli, a cui neppure la prova del suo corpo dapprima servì per convincersi.
Passiamo ora ad approfondire alcuni dettagli. Per una donna come Maria
Maddalena, che passò dal profondo lutto all’incredibile realtà di un Gesù
risorto (lì c’era il suo proprio corpo), ciò significò un incredibile
coinvolgimento psichico e trasporto emotivo. Gesù, essendone cosciente, agisce
preventivamente, ingiungendole: «Non mi toccare» (v. 17). Gesù era
ritornato in vita, risalendo dal Paradiso, ma non era «ancora salito al Padre»,
ossia per essere glorificato. Inoltre egli conosceva troppo bene la personalità
fortemente impulsiva ed emotiva di Maria e, agendo così verso di lei, aveva
quindi le sue buone ragioni. Ella visse la tragedia del suo Maestro da vicino
insieme a poche altre donne (Mt 27,56), così la sepoltura (v. 61), la tomba
vuota (Mt 28,1ss) e i sentimenti convulsi che seguirono (v. 8). Ella era stata
liberata da Gesù da una forte demonizzazione (Mc 16,9; Lc 8,2) ed era quindi
particolarmente legata al suo Maestro.
Maria Maddalena reagì in modo impulsivo ed emotivo e non aveva dubbi sulla
presenza di Gesù. Quando ella arrivò dai discepoli, li trovò che «facevano
cordoglio e piangevano» (Mc 16,12); essi non crederono al suo racconto (v.
11), che dev’essere stato altamente emotivo; essi si trovavano altresì in uno
stato di «incredulità e durezza di cuore» (v. 14) che impediva loro di
prendere atto della novità dell’incontro del Risorto con alcuni di loro.
Rispetto a Maria, perciò, la reazione dei discepoli all’apparizione di Gesù fu
diversa, di terrore: «Essi, smarriti e impauriti, pensavano di vedere uno
spirito» (Lc 24,36ss). Perciò Gesù presentò il suo corpo come prova che era
proprio lui e non uno spirito (vv. 39s). Si noti che neppure ciò bastò, poiché «per
l’allegrezza non credevano ancora e si stupivano» (v. 41). Solo la prova
sperimentale successiva aiutò le menti dei discepoli, che rifiutavano ancora una
tale interpretazione della presenza reale e concreta di Gesù vivente; Gesù si
fece dare qualcosa da mangiare ed «egli mangiò in loro presenza» (vv.
41ss).
Quanto la morte fosse una cesura invalicabile per i Giudei e come la
risurrezione di Gesù fosse un evento inaspettato per i discepoli, fu mostrato
non solo dal fatto che i discepoli non crederono alle donne (Lc 24,11.21-24), ma
anche dalla reazione di Tommaso, che fu assente al primo incontro (Gv 20,24s).
Gesù sfidò Tommaso (v. 27), ma la sua reazione mostrò che non si arrivò alla sua
annunciata prova del nome (v. 28).
Poi Gesù ascese al cielo per essere glorificato. A tutto ciò fece riferimento
anche Paolo, quando affermò: «Da ora in poi, noi non conosciamo più alcuno
secondo la carne; e se anche abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora
però non lo conosciamo più così» (2 Cor 5,16).
Per l’approfondimento del periodo fra
risurrezione e ascensione e la cronologia dei fatti, si veda in Nicola Martella,
Dall’avvento alla parusia,
Panorama del NT 1 (Fede controcorrente, Roma 2008), l’articolo «Passione,
morte e risurrezione», pp. 45-55
(specialmente le pp. 52-55). Per l’approfondimento della relazione di Gesù verso
le sue discepole e le donne in genere, si veda in Nicola Martella,
E voi, chi dite ch’io sia?,
Offensiva intorno a Gesù 2
(Punto°A°Croce, Roma 2000), l’articolo «Il
ministero di Gesù e le donne», pp.
139-142.
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Questioni intorno a Gesù dopo la risurrezione? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Gesu_dopo_risurrez_Avv.htm
29-06-2009; Aggiornamento: 01-07-2009
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