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1.
Sono stati portati uno o due asini a Gesù? (Argentino Quintavalle)
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2.
L’apporto della grammatica ebraica (Nicola Martella) |
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1.
SONO STATI PORTATI UNO O DUE ASINI A GESÙ? (Argentino Quintavalle):
Negli Evangeli sinottici troviamo questi fatti:
■ Asina e puledro (Mt 21,2-7)
■ Un puledro d’asino (Mc 11,2-7)
■ Un puledro d’asino (Lc 19,30).
Non c’è alcuna contraddizione. Mt 21,2-7 ci dice che c’erano sia un’asina che un
puledro. Marco e Luca si concentrano solo sul puledro e citano il fatto che
nessuno era mai montato su di esso. Marco e Luca si concentrano su questo
dettaglio mentre Matteo si concentra sulla realizzazione predizionale di Zc 9,9
(Mt 21,4s). Logicamente, se c’erano due animali, allora c’era
almeno un animale. E laddove si dice che c’era un animale, non significa che non
ce ne fossero due. Questo non è un gioco di parole, ma è un argomento di logica.
È come se dicessi che Franco e Giovanni ieri sono venuti a casa mia, ma oggi
incontrando una persona racconto che ieri Giovanni è venuto in casa mia e non
cito Franco, perché non è importante nel discorso.
Zc 9,9 è il brano della sacra Scrittura che
Matteo citò: «Dite alla figliuola di Sion: Ecco il tuo re viene a te,
mansueto, e montato sopra un’asina, e un asinello, puledro d’asina».
Possiamo vedere che Matteo include semplicemente entrambi gli animali
proprio come è stato profetizzato da Zaccaria. Ma perché erano entrambi necessari se Gesù ne cavalcava
solo uno? La risposta più «razionale» è che il puledro era giovane ed era ancora
attaccato alla madre, e viceversa. Essi camminavano insieme (Gesù però cavalcò
solo il puledro). La risposta più «predizionale» è che Giacobbe aveva già visto
profeticamente questo momento (Gn 49,10s). Era un’immagine del futuro d’Israele:
il Signore verrà per stabilire il suo regno e cioè in Israele. L’asina
rappresentava il vecchio Israele e il puledro, su cui si era seduto il Signore,
era l’Israele nuovo, giovane e restaurato, su cui Egli porrà il suo dominio.
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2.
L’APPORTO DELLA GRAMMATICA EBRAICA
(Nicola Martella):
Mi sono imbattuto in questa problematica, scrivendo il commentario sulle origini
(Gn 1,1-5,1a). In Gn 3,16 la differenza fra il «waw copulativo» (la congiunzione
«e» con funzione addizionante» e «waw esplicativo» (la congiunzione «e» con
funzione
chiarificatrice» porta alla soluzione del
caso. [Nicola Martella,
Esegesi delle origini (Punto°A°Croce, Roma 2006),
p. 233.]
In Zc 9,9 bisogna tradurre quindi in questo modo dall’ebraico: «...Ecco,
il tuo re viene a te: egli è giusto e vittorioso, umile e montato sopra un
asino, e cioè sopra un puledro, un figlio d’asina».
Nella nota a piè
di pagina di «Esegesi
delle origini» scrivevo proprio quanto segue.
In Zc 9,9 fu detto del re di Sion che sarebbe venuto
rokeb `al-ḥamôr we`al-`ajir,
letteralmente: «cavalcando su un asino
e
su un puledro». Questa affermazione è un nonsenso evidente: non si può
cavalcare contemporaneamente su un asino e su un puledro. Al primo oggetto
(asino) non fu aggiunto un secondo oggetto (puledro), ma il primo oggetto è
specificato più esattamente col secondo: «cavalcando su un asino,
e cioè
su un puledro». Fu detto, quindi, che l’animale, su cui il re avrebbe
cavalcato, sarebbe stato un asino, e poi fu specificato meglio che questo
animale non sarebbe stato un asino adulto, ma un puledro. Nel NT, dove fu
riportato l’adempimento di questa predizione, si parlò conseguentemente solo di
un puledro (Mc 11,1-11; Lc 19,28-40; Gv 12,12-15). In Mt 21,1-11 si parla
tuttavia di un’asina e del suo puledro. Nel v. 5 Matteo riprodusse in greco in
modo molto letterale il testo ebraico, compresa l’espressione epì ónon kaì
epì pôlon per l’ebraico
rokeb `al-ḥamôr we`al-`ajir.
Secondo Theodor Zahn, questo poteva dipendere dal seguente fatto: «La
circostanza — che i discepoli, secondo la predizione di Gesù, trovarono in
Bethphage un’asina legata e un puledro non ancora impiegato nel lavoro, che
andava ancora dietro alla madre, e li portarono a Gesù — ciò, nel suo accordo
letterale con la forma poetica di quella parola profetica, doveva mostrare al
lettore che non era stato il caso cieco a guidare e a disporre le cose piccole e
grandi nella storia di Gesù, ma Dio, il cui Spirito istruì i profeti». Theodor
Zahn, Das Evangelium des Matthäus (Brockhaus, Wuppertal 1984 [= 19224]),
p. 618. Per maggiore leggibilità abbiamo modificato l’interpunzione. A ciò aggiungiamo che la menzione dell’asina (la madre)
aveva il solo scopo di evidenziare che l’asino (il puledro) non era
effettivamente stato mai usato per alcun lavoro. Tale «waw esplicativo» viene discusso dall’autore in
«Esegesi
delle origini» anche alle pagine 265s (Gn 3,24) e 284 (Gn 4,4), dove è
importante per la comprensione del testo biblico.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Gesu_asini_Ori.htm
2007; Aggiornamento: 01-03-2008
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