A un’e-mail di gruppo, in cui un caro amico (Maurizio M.) ci avvisava del suo
cambiamento di indirizzo, uno dei destinatari (Paolo N.) rispondeva mettendo in
oggetto: «Chi trova un fratello trova un tesoro»; e nel testo: «Siete tutti
d’accordo? Se il nostro tesoro è nei cieli e noi ne abbiamo ereditato un pezzo
grazie allo Spirito Santo, il detto deve essere vero per noi. […]». {06-10-07}
Ammetto che non ho capito tutta la frase. Ma ci tengo a puntualizzare un
luogo comune e a mettere, per così dire, le «i» sotto i puntini. Magari può
essere l’occasione di approfondimento e di confronto.
La nostra eredità non è «grazie allo Spirito
Santo» (come afferma Paolo N.), ma grazie ai meriti di Gesù Messia! Quando per
incuria o negligenza si sposta l’ottica biblica, ne escono sempre immagini
deformi; poi l’uso accredita tali mezze verità, codificando tale spostamento di
significato o di contenuto come una realtà ritenuta vera e assodata, diventando
essa poi la base per altre costruzioni deformi e producendo così nefasti frutti.
I termini «eredità» e «Spirito» non ricorrono mai insieme in un solo verso
biblico!
Lo Spirito Santo è sempre associato al «pegno» e
alla «caparra» — anzi Egli stesso è per certi aspetti tale (2 Cor 1,22; Gal
3,26s.29; Ef 1,14; 5,5) — ma i meriti e il prezzo dell’eredità sono la vita
offerta da Gesù Messia (Col 3,24; Eb 9,15; 1 Pt 1,3s). Lo Spirito è attualmente
(solo) il mediatore (rivelatore; Gv 16,14s) di Gesù in terra («Spirito di
Cristo»; Rm 8,9) e rende certi e sicuri i doni di Cristo nel credente! (Rm
8,16s; At 2,38 lo Spirito stesso è un dono).
Si fa sempre bene a controllare nella Scrittura
quanto alcuni affermano di accreditarle, per evitare di essere uno di quelli che
— per ignavia, superficialità o disavvedutezza — la contorce, a propria vergogna
o addirittura a propria perdizione (cfr. 2 Pt 3,16). Sono già i piccoli indizi a
svelare l’approccio alla verità e alla Scrittura, come pure la conoscenza o
l’ignoranza verso di esse.
Il mio motto recita: «Fidarsi è bene,
controllare nella Bibbia è meglio!». Così fecero i nobili Bereani con Paolo (At
17,11). Ciò si accorda con quanto Paolo raccomandava al suo collaboratore
Timoteo: «Studiati di presentar te stesso approvato dinanzi a Dio: operaio
che non abbia a essere confuso, che tagli rettamente la parola della verità»
(2 Tm 2,15).
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Eredita_Spirito_Car.htm
07-10-07; Aggiornamento:
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